FORUM Club Italiano del Colombaccio

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Topics - massimiliano

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Discussioni Generali / CAPANNO COLOMBACCI
« il: 07/02/2024 - 09:19 »
Cedesi in comodato d'uso gratuito , appostamento fisso per colombacci con regolare tabella e permesso proprietario zona Colle di Val d'Elsa (Siena) .

Condizioni di uso e varie da stabilire col proprietario dell'autorizzazione.

Per informazioni 340.7131970

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La Federcaccia-Uct ha annunciato che la giunta regionale ha approvato il calendario venatorio della Toscana 2023/2024.
Era rimasto uno degli ultimi in sospeso: finalmente anche il calendario venatorio della Toscana 2023/2024 è stato approvato; ne ha dato notizia la Federcaccia-Uct che, in attesa della pubblicazione del testo ufficiale, lo definisce molto simile a quello delle stagioni passate («un impianto ormai consolidato»); ritorna però il moriglione e, in deroga, entra la tortora dal collare.

L’apertura è tradizionalmente fissata alla terza domenica di settembre, la fine della stagione al 31 gennaio; la preapertura, prevista, sarà disciplinata con una delibera successiva.

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Discussioni Generali / ....E LA CACCIA ?
« il: 09/02/2022 - 14:14 »
SI FA PRESTO A DIRE "GREEN": QUALI SARANNO LE RIPERCUSSIONI SU LAVORO E ECONOMIA? - LA TUTELA DI AMBIENTE E ANIMALI ENTRA NELLA NOSTRA CARTA NEGLI ARTICOLI 9 E 41: NESSUNO SCAZZO IN PARLAMENTO ED ESULTANZA BIPARTISAN, TANTO CHE NON CI SARÀ BISOGNO DI UN REFERENDUM VISTI GLI OLTRE DUE TERZI DEI VOTI FAVOREVOLI - FESTEGGIANO LA BRAMBILLA DI FORZA ITALIA E IL MINISTRO CINGOLANI, MA ORA DOPO LE BELLE PAROLE MESSE NERO SU BIANCO COSA SI FARA', AD ESEMPIO, CON GLI ALLEVAMENTI INTENSIVI?

Forse è l'unico effetto positivo della pandemia, tra fenicotteri rosa in giro sulle strisce pedonali, picchi che martellavano alberi nel centro di Milano, papere con seguito di paperotti a zonzo senza paura di finire sotto l'autobus.
 
E non c'è bisogno di interpellare il commissario Rex, la giungla di Mowgli, Zanna Bianca o Masha e Orso, lo charme di Duchessa, i dalmata in fuga da Crudelia Demon, Gatto di Colazione da Tiffany.
 
Gli animali, cani, gatti, conigli, criceti, tartarughe, pesci ma non solo, persino il perfido serpente Bis di Robin Hood, insieme ad alberi secolari, pianure, laghi, valli, montagne, foreste anche non amazzoniche fanno parte dell'amorevole immaginario collettivo da tempo immemore e la battaglia per farli entrare in Costituzione è iniziata anni fa.
 
Ieri è accaduto. In compagnia del resto del creato, con ambiente, biodiversità e ecosistemi, gli animali hanno trovato la propria tutela costituzionale negli articoli 9 e 41 della Carta.
 
Il primo è una dichiarazione di principio che li accosta alla tutela del paesaggio e del patrimonio artistico, il secondo una precisazione sulla libertà di iniziativa economica, che non può ledere ambiente, biodiversità, ecosistemi, animali.
 
A differenza degli argomenti che dividono, in questo caso il passaggio al Senato e alla Camera è avvenuto senza ostacoli, con oltre i due terzi dei voti favorevoli in entrambe le Camere. Ciò significa che questa legge costituzionale non potrà essere sottoposta a referendum.
 
Fine della storia, almeno in teoria. Leggi entreranno nel dettaglio per specificare meglio come bisognerà comportarsi con la natura e gli amici dell'uomo che in molti, per delusione, cinismo o smisurata passione, arrivano a preferire agli esseri umani.

Intanto è come l'allunaggio nella storia delle missioni spaziali. Animali come gli uomini? Non proprio, ma certo non palloni da prendere a calci come ha fatto il difensore francese Zouma a un gatto in un video diventato virale proprio ieri, che gli ha scatenato addosso la rabbia del web.
 
Creature da tutelare, con diritti se non uguali, simili a quelli che pretendiamo per noi stessi. L'arco costituzionale è per una volta compatto per un successo bipartisan, e le dichiarazioni di gioia arrivano da Enrico Letta per il Pd («Il Parlamento unito difende il pianeta e il domani») a Luigi Di Maio per i 5S («passo avanti per le future generazioni») fino a Forza Italia e alla Lega (libertà di voto in Fdi), c'è chi gioisce più di altri, soprattutto al governo.

Il ministro della Transizione ecologica, Stefano Cingolani, usa toni enfatici: «Giornata epocale, ne sono molto contento come cittadino e come proprietario di cani, gatti e pappagalli».

Ma tra i politici il ruolo di paladina degli animali va senza discussione a Michela Vittoria Brambilla. Sono note le sue campagne, i programmi televisivi dedicati a trovare casa a cuccioli abbandonati, al punto da aver pagato con una certa ironìa nel centrodestra quella che era considerata una battaglia «di sinistra», se non addirittura una fissazione.
 
In realtà, come ricorda Brambilla, non facciamo che raggiungere Paesi quali Germania, Austria, Svizzera: «La tutela ambientale non è una materia o un diritto soggettivo, e oggi lo scriviamo in Costituzione come valore di rango primario anche nell'interesse delle future generazioni, facendo della tutela dell'ambiente e degli animali un valore obiettivo».

 
Non finisce qui. Perché una cosa è dare rango costituzionale alla natura, altra cosa è limitare allevamenti intensivi e vessazioni immotivate di cavie o frenare ruscelli di scorie nere che ancora oggi si buttano nei fiumi e nei mari.

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Discussioni Generali / REFERENDUM ANTICACCIA
« il: 28/10/2021 - 14:36 »
ENPA prende le distanze dal referendum anticaccia: “Iniziativa improvvida”

Carla Rocchi non ha gradito nemmeno la gestione della raccolta firme da parte dei comitati promotori

La presidente dell’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali), ha detto la sua sul referendum anticaccia che sta facendo discutere parecchio. La presa di posizione è per certi versi sorprendente: “Il referendum sulla caccia? Le grandi associazioni animaliste come Enpa, Lipu, Lav, Oipa, Leidaa, la Lega nazionale per la difesa del cane si sono tenute alla larga da questa iniziativa che valutiamo improvvida.

Non vogliamo essere corresponsabili di una avventura pericolosa. Nessuno oggi si azzarda a toccare la legge 157 a tutela della fauna, il rischio è che potrebbe essere peggiorata e non migliorata. I cacciatori oggi sono pochi ma sono bene rappresentati politicamente. Tra l’altro, i due comitati promotori del referendum non solo raccolgono le firme separatamente ma il 12 ottobre scorso sono arrivati a scontrarsi in Tribunale.

(La cosa si commenta da sola)



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Nota inviata da ISPRA a tutte le regioni Italiane, e per conoscenza a Ministero della Transizione Ecologica e a Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

I dati meteoclimatici indicano che il corrente anno è stato caratterizzato da una situazione meteorologica decisamente critica, contraddistinta da temperature massime assai elevate, temperature medie superiori a quelle degli anni passati e prolungati periodi di siccità, che hanno determinato in tutta Italia una situazione di accentuato stress in molti ecosistemi della zona mediterranea. A tale situazione di per sé già critica, si è aggiunta, nel corso del periodo estivo, una drammatica ricorrenza di incendi, molti dei quali di comprovata origine dolosa, che ha interessato estese superfici percorse dal fuoco in diversi contesti del Paese con particolare risalto nelle regioni Calabria, Sardegna e Sicilia. Secondo i dati elaborati dall'European Forest Fire Information System (EFFIS) della Commissione europea dall’1 gennaio al 14 agosto 2021 sono stati percorsi dal fuoco in Italia 120.166 ettari.

L’insieme di questi eventi ha determinato una condizione di pregiudizio per la conservazione della fauna in ampi settori del territorio nazionale che rischia di indurre effetti negativi nel breve e nel medio periodo sulla dinamica di popolazione di molte specie esponendo ad ulteriori problemi in particolare i taxa che già per altri motivi versano in condizioni di criticità.

Pur non essendo disponibili ad oggi stime attendibili dei danni arrecati al patrimonio ambientale e, in particolare, alla fauna selvatica, è incontrovertibile il pesantissimo danno subìto da boschi, macchia mediterranea, pascoli e fauna selvatica a seguito degli eventi in parola.

Per le specie legate ad ecosistemi terrestri totalmente o parzialmente chiusi la situazione appare particolarmente difficile a seguito della perdita di ambienti causata dagli incendi che hanno recentemente interessato vaste aree del territorio nazionale e che, oltre a causare la morte di un numero imprecisato di individui, hanno limitato fortemente la disponibilità delle risorse trofiche essenziali per la fauna e ridotto in alcuni contesti a zero le possibilità di rifugio. Contrariamente a quanto avviene in altri contesti geografici ed ecologici, dove gli incendi si possono considerare un elemento naturale e fisiologico degli ecosistemi, nella regione mediterranea essi rappresentano un importante fattore di modificazione dell’ambiente per tempi medio-lunghi con alterazione o perdita della struttura, della composizione e della distribuzione della vegetazione, ovvero degli habitat cui sono legate le diverse specie, modifica del microclima, attraverso l’alterazione della quantità di radiazione solare che raggiunge il suolo, come conseguenza della riduzione (fino alla distruzione) della copertura vegetale, innalzamento dell’escursione termica per periodi anche prolungati, aumento della ventosità, modificazione del tasso medio di umidità nell’aria e nel suolo, ecc. In questi ambienti il fuoco rappresenta un importante fattore limitante per il successo riproduttivo delle popolazioni di specie selvatiche nel periodo estivo, ma può anche condizionare negativamente la dinamica delle stesse popolazioni negli anni seguenti. I soggetti che riescono a sfuggire dal fuoco sono costretti a cercare nuovi siti di insediamento non sempre presenti o disponibili esponendoli comunque al rischio di perdite indirette (per predazione, caccia, etc.).

Come noto ISPRA assicura un costante monitoraggio delle variabili meteoclimatiche e idrologiche, anche nell’ambito della collaborazione con gli Osservatori distrettuali permanenti sull’uso delle risorse idriche presenti nei sette distretti idrografici del nostro Paese. I dati raccolti sono pubblicati in bollettini periodici e vengono altresì utilizzati per elaborare ed aggiornare gli Standardized Precipitation Index per l’Italia, pubblicati mensilmente nel sito ISPRA.

Anche il perdurare di condizioni climatiche estreme nel corso della corrente stagione estiva, soprattutto nel caso di specie che nel nostro Paese raggiungono il limite meridionale del proprio areale, ha sicuramente determinato un peggioramento delle condizioni fisiche degli individui rispetto a quanto si registra in annate caratterizzate da valori nella norma dei parametri climatici poiché risulta necessario un maggior dispendio energetico per raggiungere le fonti idriche che si presentano ridotte e fortemente disperse. Ciò può condizionare negativamente il successo riproduttivo e aumentare la mortalità degli individui giovani e adulti rendendo i soggetti maggiormente vulnerabili a malattie e predazione. A ciò va ad aggiungersi un impoverimento quali-quantitativo dell’offerta trofica, determinato dal perdurare di condizioni climatiche siccitose. La scarsa disponibilità di risorse trofiche condiziona sia specie che si nutrono di bacche, semi e insetti, sia specie erbivore che, a causa della scarsa disponibilità idrica, non sono in grado di compensare il basso tenore d’acqua presente nei tessuti vegetali di cui si nutrono.

Per quanto concerne gli ecosistemi acquatici, le temperature elevate e la siccità determinano la perdita o forte limitazione dei livelli idrici di zone umide, stagni e invasi favorendo tra l’altro l’insorgenza di estesi fenomeni di anossia, con conseguente alterazione delle reti trofiche esistenti e parziale o totale collasso delle biocenosi. Allo stesso tempo, con il perdurare della crisi idrica molti ambienti palustri nel corso dell’estate tendono a seccare, riducendo il successo riproduttivo delle specie che nidificano più tardivamente e costringendo gli uccelli a concentrarsi nelle poche aree che rimangono allagate. In un tale contesto, inoltre, l’impatto antropico sugli ecosistemi acquatici risulta ancora più incisivo: le già ridotte risorse idriche naturali vengono infatti sfruttate con maggiore intensità, per far fronte alle crescenti richieste per usi civili, agricoli e industriali. Al tempo stesso, le sostanze inquinanti derivanti dalle attività agricole, industriali e civili tendono a concentrarsi con maggiori impatti sugli ecosistemi acquatici.

Come già evidenziato in passato da questo Istituto in occasione di eventi analoghi, tenuto conto degli eventi ambientali particolarmente avversi per la fauna, si ritiene che, seguendo il principio di precauzione, in occasione della prossima apertura della stagione venatoria andrebbero assunti provvedimenti limitativi eccezionali atti a evitare che popolazioni poste in condizioni di particolare vulnerabilità possano subire ulteriori danni in particolare nelle regioni che sono state interessate da estesi incendi e condizioni climatiche estreme nel corso dall’attuale stagione estiva. Nello specifico, richiamando quanto previsto dalla legge n. 157/92, art. 19, comma 1 laddove si dispone che “le Regioni possano vietare o ridurre per periodi prestabiliti la caccia a determinate specie di fauna selvatica di cui all'articolo 18, per importanti e motivate ragioni connesse alla consistenza faunistica o per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali o climatiche o per malattie o altre calamità”, si raccomanda di considerare le misure di seguito evidenziate.

Addestramento ed allenamento dei cani da caccia – L’addestramento e l’allenamento dei cani comportano uno stress aggiuntivo per le popolazioni di fauna stanziale, particolarmente nel caso dei Galliformi, dei Lagomorfi e degli Ungulati, e, nelle condizioni sopra descritte, possono indurre una mortalità non trascurabile. Per questa ragione sarebbe opportuno sospendere l’autorizzazione a svolgere questo genere di attività sino al ripristino delle condizioni ambientali, incluse quelle vegetazionali.
Caccia da appostamento – Sino a quando continuerà il deficit idrico si ritiene opportuno venga previsto il divieto di caccia da appostamento, che potrebbe determinare una concentrazione del prelievo in corrispondenza dei punti di abbeverata. Tale eventuale divieto risulta di particolare rilevanza qualora sia stata autorizzata l’anticipazione del prelievo (la cosiddetta preapertura) nei confronti di taluni uccelli.
Caccia agli uccelli acquatici – La riduzione dell’estensione delle aree umide con caratteristiche idonee ad ospitare l’avifauna acquatica dovrebbe indurre a particolare cautela; in particolare, si ritiene opportuno venga considerato un posticipo all’inizio di ottobre dell’apertura della stagione venatoria agli Anatidi e agli altri uccelli di palude. Si ricorda peraltro che tale indicazione, motivata da considerazioni biologiche e tecniche che prescindono dalle condizioni climatiche contingenti, è contenuta nel documento “Guida per la stesura dei calendari venatori ai sensi della legge n. 157/92, così come modificata dalla legge comunitaria 2009, art. 42” a suo tempo trasmesso da ISPRA alle Amministrazioni regionali nonché ribadito nell’ambito dell’espressione da parte di ISPRA dei pareri sui calendari venatori regionali. Sulla base dell’andamento climatico che caratterizzerà il prossimo mese di settembre, si potrà valutare se la situazione si sarà normalizzata o potranno rendersi opportune ulteriori misure di tutela.
Caccia alle specie stanziali – L’introduzione di eventuali misure atte a limitare il prelievo sulle popolazioni delle specie non migratrici andrebbero valutate caso per caso, sulla base dei dati sul successo riproduttivo raccolti a livello locale dagli organismi di gestione degli ambiti territoriali di caccia e dei comprensori alpini. In assenza di informazioni dettagliate a riguardo, si suggerisce di adottate a titolo precauzionale misure volte a limitare la pressione venatoria nel corso della stagione (ad esempio attraverso il rinvio dell’apertura della caccia ad inizio ottobre e la limitazione del carniere normalmente consentito). Particolare attenzione andrebbe prestata nelle situazioni ove è prassi abituale effettuare ripopolamenti di lepri o di Galliformi nel corso dell’estate; la mortalità dei soggetti rilasciati, già elevata in condizioni ambientali normali, nella situazione attuale potrebbe diventare talmente alta da rendere pressoché inefficace lo stesso intervento di ripopolamento. Qualora non siano ancora stati effettuati i rilasci, si suggerisce di attendere il miglioramento delle condizioni ambientali e, conseguentemente, di posticipare l’apertura della caccia nei confronti delle specie oggetto di ripopolamento per consentire l’ambientamento dei soggetti immessi. In caso contrario, si ritiene realistico ritenere che solo una frazione minima dei contingenti introdotti in natura sia ambientata, pertanto si suggerisce di adottare provvedimenti volti ad evitare che si eserciti un eccessivo prelievo nei confronti delle popolazioni naturali.
Caccia nelle aree interessate da incendi - L’esercizio dell’attività venatoria a carico di talune specie può rappresentare un ulteriore motivo di aggravamento delle condizioni demografiche delle popolazioni interessate, non solo nelle aree percorse dagli incendi, ma anche nei settori limitrofi e interclusi, allorquando l’azione del fuoco abbia interessato percentuali importanti di un’area (es. oltre il 30%) e quando gli incendi si siano succeduti nell’arco degli ultimi anni negli stessi comprensori. Lo scrivente Istituto suggerisce quindi alle Amministrazioni competenti di attivare specifiche iniziative di monitoraggio soprattutto a carico delle popolazioni di fauna selvatica stanziale o nidificante, potenzialmente oggetto di prelievo venatorio, valutando eventuali misure di limitazione del prelievo stesso. In particolare si suggerisce di considerare provvedimenti finalizzati ad estendere il divieto di caccia nelle aree forestali incendiate (come già previsto dalla Legge n. 353/2000, art. 10, comma 1 per le sole aree boscate) almeno per due anni a tutte le aree percorse dal fuoco (cespuglieti, praterie naturali e seminaturali, ecc.), nonché ad una fascia contigua alle aree medesime, le cui dimensioni andrebbero stabilite caso per caso in funzione delle superfici incendiate, della loro distribuzione e delle caratteristiche ambientali delle aree circostanti.
 

Il Responsabile del Servizio Coordinamento Fauna Selvatica

Dott. Piero Genovesi

 

Il Responsabile dell'Area pareri Tecnici e Strategie di Conservazione e Gestione Patrimonio Faunistico Nazionale e Mitigazione Danni e Impatti

Dott. Roberto Cocchi

 

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Nella seduta del 06/09/21, la Giunta Regionale Toscana ha approvato due distinte Deliberazioni riguardanti il “Piano di prelievo della specie cinghiale nelle aree vocate per l’annata venatoria 2021/22” e le “Misure accessorie per la gestione del cinghiale nel territorio a caccia programmata 2021/22”.


Con il primo atto si stabiliscono i numeri relativi ai piani di prelievo della specie, relativamente alle aree vocate ricadenti nei comprensori  a caccia programmata, nelle AFV, AAVV e Zone di Rispetto Venatorio.

Nella delibera riguardante le “misure accessorie” per la gestione del cinghiale, si disciplinano gli interventi di prelievo venatorio del cinghiale in area non vocata, con la forma della braccata.


Tali attività si svolgeranno sotto l’egida dell’ATC, in aree individuate dallo stesso con l’ausilio delle squadre iscritte all’ATC e da questo di volta in volta individuate.

Tali attività potranno essere svolte nel periodo 1 Ottobre - 31/dicembre 2021 per l’attività svolta nel territorio a caccia programmata e dal 1 Novembre al 31 Gennaio per le Zone di Rispetto Venatorio, per un massimo di due giorni a settimana, con esclusione del martedì e venerdì, con inizio dopo le ore 10:00 del mattino.


Di seguito alleghiamo i testi delle delibere che saranno pubblicati nei prossimi giorni sul BURT:




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Accogliendo in parte le richieste degli animalisti (i soliti Wwf, Lipu, Enpa, Lac, Lav e altri) il Tar delle Marche ha disposto la sospensione della caccia della tortora in preapertura prevista dal calendario venatorio 2021-22 dal primo settembre.
 
La sospensione è attiva fino alla trattazione collegiale fissata per il 15 settembre 2021. La richiesta sospensiva riguardava anche altre specie cacciabili in preapertura, ovvero alzavola, germano reale e marzaiola, oltre alle date previste per pavoncella, combattente, quaglia, nonchè le deroghe a storno, piccione e  tortora dal collare. Il  Tar non ha ritenuto valide le argomentazioni proposte dagli animalisti. Ciò considerato che "le censure di legittimità in buona parte sovrapponibili a quelle che sono già state esaminate e disattese dal Tribunale con la recente sentenza n. 451 del 29 maggio 2021, che non risulta appellata".

Diversa la questione relativa alla tortora, la quale, scrive il Tar, "dovrà essere affrontata in sede collegiale".

Vai al Decreto del Tar

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Brutta sorpresa per i cacciatori siciliani, che si vedono sottrarre la possibilità di andare a caccia in preapertura a 24 ore dall’avvio della stagione. Con Decreto del 31 agosto, infatti il Tar della Sicilia (sede di Catania) ha accordato la sospensione cautelare richiesta sul calendario venatorio da Wwf, Lipu, Legambiente, Enpa, Lndc. Pertanto ha disposto che il calendario venatorio sia rimodulato sul parere Ispra riguardo alle date di apertura, ad eccezione della tortora selvatica per cui ritiene che la caccia vada integralmente sospesa. La richiesta si riferiva in particolare alle 5 giornate di preapertura (1, 4, 5, 11 e 12 settembre 2021, per le specie Colombaccio e Coniglio selvatico; nei giorni 1, 4, e 5 settembre 2021, per la specie Tortora selvatica), ma anche alle date relative a coniglio selvatico, colombaccio, quaglia, merlo, gazza e ghiandaia, ovvero 19 e 20 settembre, anzichè il 2 ottobre come richiesto da Ispra.

Il Tar ha tenuto conto anche della “particolare situazione emergenziale nel territorio siciliano occasionata da diffusi incendi sviluppatisi nel periodo estivo e degli intuibili effetti sull’ambiente e sulla fauna stanziale”, ritenendo che appare prevalente “l’interesse pubblico generale alla limitazione dell’apertura della stagione venatoria, così come proposta, motivatamente, nel parere prot. n. 33198 del 22.6.2021 dell’ISPRA”.



La trattazione collegiale è fissata per il 7 ottobre.

Vai al Decreto del Tar



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Discussioni Generali / TOSCANI SI PARTE
« il: 31/08/2021 - 12:26 »
TOSCANI : PARTIAMO IN SORDINA (MA PARTIAMO )
APPROVATA LA DELIBERA SULLA PREAPERTURA
 
Di seguito alla comunicazione ufficiale della Regione Toscana, riportante le modalità e le date di svolgimento della preapertura, comunichiamo quanto segue:

 
Come potrete notare i giorni previsti sono quelli di mercoledì 01/09/2021 e di domenica 05/09/2021 dalle ore 6.00 alle ore 19.00.

 
Il prelievo sarà consentito solo per la specie storno nelle modalità descritte e sulla base delle disposizioni della delibera n. 665 del 21/06/2021.

 
Nonostante le reiterate argomentazioni anche di carattere tecnico-scientifico, la Regione ha ritenuto di riconfermare quanto anticipato escludendo il prelievo venatorio della tortora selvatica.

 


 

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Abbiamo appreso con rammarico la decisione dell’Assessore Regionale Saccardi di non consentire, per le prossime giornate di pre-apertura, il prelievo della specie Tortora selvatica (Streptopelia turtur).


Dispiace rilevare come, nonostante ci fossero i presupposti per una scelta diversa, la Regione abbia deciso di non affrontare il problema, scegliendo una strada estremamente restrittiva che penalizzerà una parte consistente dei cacciatori.


Nel merito delle argomentazioni riportate dal comunicato appena inviato a tutte le associazioni, che riportiamo di seguito integralmente, riteniamo necessario ribadire che la Commissione Europea non ha mai richiesto, a nostro giudizio, <l’obbligo di una rendicontazione immediata dei capi abbattuti> suggerendo invece una riduzione del prelievo complessivo nella flyway orientale di cui la regione Toscana fa parte.


Le proposte dunque di una eventuale riduzione dei carnieri giornalieri e annuali, di consentire una sola giornata di pre-apertura per la specie in oggetto, di rendicontare il numero dei capi nell’arco della settimana successiva, si sarebbero rilevate scelte del tutto funzionali al rispetto del principio di salvaguardia della specie.


Di seguito il testo integrale della missiva dell’ Assessore Saccardi:


“Carissimi,


la Regione Toscana si è impegnata, ormai da diversi mesi, per permettere la preapertura alla tortora selvatica il 1° Settembre 2021. La preapertura rappresenta una consolidata tradizione per la Toscana ed un importante, quanto necessario, messaggio di ripresa dell’attività venatoria dopo le difficoltà dovute al Covid-19.


Durante tutti gli incontri Istituzionali con gli Assessori delle altre Regioni ed il Ministero, abbiamo dato la nostra disponibilità a ridurre il carniere giornaliero a massimo 5 capi per cacciatore, ad indicare una sola giornata di preapertura ed a ridurre del 50% il prelievo della specie durante la stagione venatoria del 2021/2022. Tutto ciò al fine di favorire l’approvazione di un Piano Nazionale di Gestione della Tortora Selvatica da parte del Ministero per la Transizione Ecologica (MITE), che però non è mai arrivato.   


Così ho pensato di scrivervi, con chiarezza e trasparenza, poiché ritengo le Associazioni Venatorie della Toscana competenti e appassionati interlocutori per il mio Assessorato e reputo necessario spiegare una scelta, da me personalmente non condivisa, obbligata dall’inerzia del Governo, dalle pronunce giurisprudenziali, dalle circolari ministeriali. Mi sono confrontata a lungo e più volte con colleghi di altre Regioni del Centro Italia che stanno facendo la stessa difficile scelta obbligata.


Il MITE, in una nota,  ha imposto  a Piemonte, Liguria e Val d'Aosta, facenti parte della flyway occidentale,  il divieto totale di caccia ed indicato, testualmente, per le altre Regioni, che il Piano Nazionale di Gestione della Tortora Selvatica: “Rappresenta lo strumento per dare attuazione ai principi generali del piano europeo”. Ed in un altro passaggio: “Alla luce di tali considerazioni si ribadisce che allo stato attuale il prelievo della Tortora selvatica non appare in linea con le previsioni dell’articolo 7 della Direttiva Uccelli”.


Inoltre, per la flyway orientale (di cui fa parte la Toscana) è indicata una particolare restrizione relativa all’obbligo di rendicontazione immediata dei capi abbattuti, per la verifica del rispetto del carniere massimo. Questo presuppone l’uso di una metodologia di rendicontazione certa che eviti ogni possibilità di andare oltre al carniere complessivo assegnato alla Toscana. 


Ritengo che sarebbe davvero incomprensibile, per il mondo venatorio, dover bloccare la preapertura immediatamente dopo l'avvio, al raggiungimento del numero di 4.500 (quattromilacinquecento) tortore,  concesse all'intera Regione Toscana dai criteri indicati dal MITE. Infatti, dai dati, emerge che negli anni passati sono stati abbattuti oltre 9.000 capi e si stima che quasi 1/3 (dai 15.000 ai 20.000) dei cacciatori toscani partecipano al prelievo della Tortora in preapertura. È evidente come il raggiungimento del carniere massimo possa esaurirsi in pochissimo tempo dopo l’avvio della preapertura con la conseguente immediata chiusura del prelievo per questa specie. 


Inoltre, la Regione si vedrebbe costretta ad imporre l'uso della APP tesserino venatorio elettronico Toscaccia al fine di ottenere una rendicontazione immediata e una chiusura istantanea appena raggiunti i 4.500 capi abbattuti. Ritengo che l’uso del tesserino venatorio elettronico deve rappresentare una libera scelta dei cacciatori toscani e non una mera imposizione.


È essenziale tenere in considerazione che l'eventuale prosecuzione del prelievo oltre i 4.500 capi, farebbe scattare SANZIONI PENALI a carico dei cacciatori in quanto la tortora diverrebbe non cacciabile, al pari di una qualunque specie protetta.


Tutto questo deriva da una mancata scelta politica a livello del MITE e del MIPAAF, che avrebbero potuto benissimo attivare la moratoria sulla specie come già avvenne per la beccaccia nel mese di gennaio di qualche anno fa, oppure assumersi la responsabilità di approvare il Piano di Gestione Nazionale della Tortora Selvatica.


Corre pertanto l'obbligo da parte della Regione Toscana, impegnata da anni nella salvaguardia della Tortora, di tutelare anche gli appassionati di questo tipo di caccia da tutte le criticità e da possibili pesanti sanzioni.


Le considerazioni sopra espresse hanno portato alla decisione di non effettuare la preapertura sulla specie Tortora Selvatica per la stagione venatoria 2021/2022.


Le due giornate di apertura anticipata riguarderanno quindi solo la specie Storno, con le modalità previste dal prelievo "in deroga".


Lo comunico adesso per non mettere in difficoltà i cacciatori a ridosso della data prevista per la preapertura. So che questa decisione susciterà delusione e proteste, ma sapete anche che la Regione Toscana è stata, quando ha potuto, decisamente a favore della caccia, anche in periodo di lockdown, facendo scuola in tutta Italia. Oggi però non ci sono le condizioni per una scelta che sarebbe rischiosa dal punto di vista giuridico per i dirigenti, per l’Assessore, per la giunta, e soprattutto per i cacciatori stessi.


Confermo il mio concreto impegno a riprendere un confronto serrato con i Ministeri ed ISPRA per arrivare, a breve, all'approvazione di un Piano Nazionale di Gestione sostenibile per la specie Tortora Selvatica e soddisfacente per l'attività venatoria, con l'aiuto delle altre Regioni, che per la quasi totalità (ad oggi, in Italia centrale, tutte ad eccezione delle Marche) hanno effettuato la medesima scelta di non attivare la preapertura.


Un saluto.


Stefania Saccardi”


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Con sentenza depositata il 6 luglio 2021, la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità delle modifiche introdotte lo scorso anno dalla Regione Liguria che consentivano l'installazione di appostamenti temporanei per la caccia in assenza di formale diniego da parte del proprietario o conduttore del fondo.

L'articolo invalidato aggiungeva nella parte finale dell'art. 29, comma 13, della legge della Regione Liguria 1° luglio 1994, n. 29 (Norme regionali per la protezione della fauna omeoterma e per il prelievo venatorio), un ulteriore periodo ai sensi del quale «l consenso si intende validamente accordato nel caso in cui non esiste un formale diniego». La disposizione si pone in contrasto con la riserva di competenza legislativa allo Stato in materia di «ordinamento civile» di cui all'art. 117, secondo comma, lettera l), Cost. in quanto, consentendo ai cacciatori di mantenere - se il proprietario non manifesta espressamente il suo dissenso - sul fondo altrui il materiale utilizzato per la costruzione degli appostamenti temporanei, inciderebbe sulle facoltà dominicali garantite dall'art. 832 del codice civile.

Si legge nella sentenza: "Nel caso in esame, l'art. 2, comma 1, della legge reg. Liguria n. 9 del 2020, nell'aggiungere nella parte finale dell'art. 29, comma 13, della legge reg. Liguria n. 29 del 1994 un ulteriore periodo, introduce una presunzione di consenso del proprietario del fondo al mantenimento su di esso del materiale usato per la costruzione degli appostamenti temporanei, che eccede i limiti del legittimo intervento del legislatore regionale, invadendo la competenza riservata allo Stato nella materia «ordinamento civile». La norma impugnata comprime, infatti, le facoltà assicurate dal codice civile al proprietario del terreno, presumendo il suo consenso a mantenere su di esso i materiali utilizzati per l'installazione degli appostamenti temporanei, e, inoltre, impone a questo uno specifico onere formale nell'espressione del diniego, così derogando al principio generale della libertà delle forme di manifestazione della volontà negoziale stabilito dall'ordinamento civile".
 

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Da Taranto verde ai parchi eolici nel mare della Sardegna: le dieci opere che Legambiente chiede di inserire nel Recovery fund
L’associazione lancia le sue proposte per il Pnrr nazionale. Nel progetto anche gli impianti per i rifiuti e l’economia circolare delle metropoli del Centro-Sud e le infrastrutture ferroviarie per Calabria e Sicilia

MILANO – Dieci “opere faro che possono proiettare l’Italia verso un 2030 più sostenibile e verde”. Dalla riconversione green dei poli industriali di Taranto e Brindisi, alla realizzazione di parchi eolici in mare aperto in Sardegna, nel Canale di Sicilia e nell’Adriatico.

Sono questi alcuni dei dieci progetti che Legambiente chiede di inserire nel Pnrr italiano, il piano da presentare entro un mese a Bruxelles che dettaglia come impiegare i fondi europei di Next Generation Eu destinati all’Italia: oltre 200 miliardi di euro. Un progetto che, ha garantito il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, nel convegno dell’assocIazione “sta venendo bene, è interessante, completo”.

Nelle priorità di Legambiente rientrano anche i digestori anaerobici che permettono di trattare i rifiuti organici delle aree metropolitane del Centro Sud – Roma, Napoli, Reggio Calabria, Bari, Catania, Palermo, Messina e Cagliari – per potere dare alla spazzatura delle città una seconda vita come biometano e compost di qualità e rendere ogni provincia autosufficiente negli impianti di riciclo in modo da stoppare il “turismo dei rifiuti” e creare le condizioni per decarbonizzare i trasporti locali, oltre a creare una riserva di fertilizzante del suolo per i territori vicini.

PIl Recovery fund secondo Legambiente è stato depositato nelle mani di numerosi ministri: oltre a Cingolani, Enrico Giovannini (infrastrutture e mobilità sostenibili), Andrea Orlando (lavoro e politiche sociali), Luigi Di Maio (Affari esteri), Maria Rosaria Carfagna (sud e politiche territoriali), Stefano Patuanelli (politiche agricole, alimentari e forestali) – che, insieme al sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Vincenzo Amendola, hanno partecipato all’evento “La nostra Italia. Più verde, innovativa e inclusiva”.
“Ormai mancano 30 giorni alla scadenza fissata da Bruxelles per l’invio del Pnrr – il commento rilasciato da Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – Dal nuovo Esecutivo guidato da Mario Draghi ci aspettiamo scelte coraggiose e radicali sui progetti da finanziare, puntando solo sulle tecnologie pulite per la produzione di energia rinnovabile, sull’idrogeno verde, sugli impianti di economia circolare, sulla mobilità a emissioni zero in città e sulle tratte extra urbane, sulla rigenerazione urbana, sull’agroecologia, sul turismo sostenibile e sulle aree protette. Solo così si potrà concretizzare la transizione ecologica di cui si parla da anni e proiettare davvero l’Italia al 2030 rendendola più verde, pulita e inclusiva, dando delle risposte concrete ai cittadini e ai giovani che continuano a scioperare per il clima. L’Europa le idee chiare sulla decarbonizzazione dell’economia continentale. In Italia finora non è andata così. È questo il momento giusto per dimostrare quella volontà politica che è mancata finora, evitando allo stesso tempo gli errori del passato. L’Italia non perda questa importante occasione”.

Oltre a chiedere riforme trasversali e semplificazioni per velocizzare l’iter autorizzativo dei progetti di economia verde, l’associazione porta il caso degli eco-incentivi auto per mostrare come le risorse potrebbero essere usate in modo più efficiente per l’ambiente: “Nel 2020 con il bonus auto è stato destinato un miliardo di euro di soldi pubblici per rottamare 125 mila vecchie auto e ridurre le emissioni di 61.000 tonnellate di CO2 all’anno – ha ricordato l’associazione – Con un miliardo avremmo potuto acquistare 2.500 autobus elettrici o 40.000 tax e car sharing elettrici, per tutti in 100 città, riducendo le emissioni di oltre 100.000 tonnellate di CO2 all’anno”.

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Il Consiglio Regionale della Liguria, con 18 voti a favore (maggioranza), 3 contrari (Lista Ferruccio Sansa Presidente) e 7 astenuti (Pd-Articolo Uno, Movimento 5 Stelle, Linea Condivisa) ha approvato l'odg 19 sugli spostamenti fra Comuni in zona arancione per caccia, pesca sportiva e ricerca di funghi e tartufi.
 
L'odg era stato presentato da Stefano Mai, e sottoscritto dai colleghi leghisti Sandro Garibaldi e Alessio Piana. Chiede alla giunta di attivarsi ne confronti del Governo affinché anche la caccia, come era stato detto per la pesca sportiva, possa essere praticata anche al di fuori del proprio Comune di residenza, abitazione o domicilio su tutto il territorio regionale.

L'odg chiede che anche i pescatori amatoriali possano praticare la pesca al di fuori del comune di residenza su tutto il territorio regionale, in quanto anche questa attività si svolge in forma individuale e all’aperto. La stessa cosa è stata richiesta per la raccolta di funghi e tartufi, affinché sia considerata alla stregua della cura dei terreni ai fini di autoproduzione, anche personale e non commerciale.
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PS: Toscana apripista da sempre in ambito venatorio . 

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Covid, morto Raoul Casadei

da REPUBBLICA

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