Club Italiano del Colombaccio - Forum

Club Italiano del Colombaccio => Racconti di Caccia => Discussione aperto da: Vecchio Forum - 23/01/2012 - 17:06

Titolo: Racconti di Caccia [ARCHIVIO]
Inserito da: Vecchio Forum - 23/01/2012 - 17:06
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Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 23/01/2012 - 17:11
LA BEFFARDA INTRIGANTE CREATURA

di Baccarelli Diego
non so se e come riuscirò a terminare questo racconto, poichè la stanchezza accumulata nel corso della giornata, in oltre sei ore di caccia sulle mitiche pendici del Monte Peglia, mi rende difficile tradurre sulla tastiera del pc le forti emozioni appena vissute alla corte della Regina. Una Regina che si è presa gioco di me, irridendo furbescamente il mio giovane setter inglese, ripetutamente inchiodato sulla "calda", appena abbandonata dalla fantomatica Creatura con voli saettanti e tutti maledettamente fuori portata del mio ultraleggero calibro 20.

Ad essere sinceri fino in fondo devo dire però che, sulla prima rimessa, alla seconda ferma di Devil, la Regina ha commesso un errore sbagliando la via di fuga, dando a me la potenziale opportunità? di raggiungerla, da una distanza di circa 35 metri, con due fulminee stoccate. Purtroppo però anche io ho commesso un errore. Anzi no...ne ho commessi due, perchè entrambi i colpi sono andati incredibilmente a vuoto!!!

Nonostante la bruciante delusione, la corte alla beffarda, intrigante creatura è andata avanti, pressante e continua, per altre tre ore, con ferme stupende di Devil e avvistamenti lampo della "Sorniona", tutti, purtroppo, regolarmente fuori tiro.

Alle tredici e trenta, dopo una veloce, frugalissima colazione, abbandono il campo di battaglia, libero lo zio di Devil, il generosissimo Jimmy, e inizio una nuova avventura in una zona boscosa a circa cinquecento metri di distanza dalla prima.

L'impresa, è inutile nasconderlo, si presenta subito alquanto difficile, perchè il bosco, più che da Regine, sembrerebbe da Re di Macchia, essendo abbondantemente assortito di pruni, rovi, marruche e di quant'altro possa essere stato messo lì, per lacerare panni e pelle in abbondanza.

Ma la passione per la Regina è almeno tre metri più su dell'infinito e non si lascia per nulla intimidire dal peso degli anni e dagli ostacoli della natura.

Spinti, sorretti e guidati da questa grande forza sconosciuta, ci inoltriamo nel folto della macchia, cercando di sfuggire all'abbraccio insidioso dei rovi.

Mentre Io e Devil, essendo ormai a corto di energie, avanziamo lentamente e con grande fatica, Jimmy, come una vera, gioiosa macchina vivente, spazia alla sua maniera, scendendo e risalendo la china con estrema facilità? alla ricerca della mitica preda.

Mentre lo osservo, a circa 150 metri, risalire, con andatura possente e decisa, l'altro versante della macchia, improvvisamente il suono del beeper inizia a battere il tempo, imitando il verso del falco, segno inconfondibile che Jimmy era in ferma.

Al richiamo del beeper del blasonato parente, risponde subito, in estatico consenso, il giovane Devil, mentre io sono sempre lì, a distanza e con il cuore in gola, a godermi lo spettacolo. Uno spettacolo breve ma straordinario, con la Protagonista assoluta della rappresentazione che resta inspiegabilmente dietro le quinte, per poi andarsene furtivamente, senza curarsi di chi era addirittura riuscito a coprire con fatica la distanza e a prendere posto in prima fila per applaudire fragorosamente quella che doveva essere la sua ultima scena.

Un rito magico che»?.Grazie al Cielo, ho potuto celebrare poco dopo sul grande palcoscenico della natura, con il giovane, Devil, protagonista assoluto di una ferma stupenda sulla vicina «rimessa»? e con il velocissimo Jimmy impegnato subito dopo a recuperare la Regale Creatura, finalmente sacrificata, con il calibro 20, sull'altare di Artemide, Dea della Caccia.

Diego Baccarelli

Perugia, 18 Gennaio 2012
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 23/01/2012 - 21:45
Questo racconto è di Rimescolo.
Carissimo Diego, voglio raccontarti di una beccaccia che ogni volta che volava "cantava".

Non so quanti beccacciai hanno avuto questa opportunità?, è una cosa molto rara, ma oltre al fatto che cantasse ogni volta è sottinteso che ogni volta la facesse franca.

Era il mese di dicembre del 1975, io e l'amico fraterno Enrico cacciavamo beccacce con i setter Ringo (suo) e Pelè (mio), avevamo incontrato questa beccaccia in un posto chiamato "cancellini", vicino allo stradello che conduceva al "salto alla cervia".

Primo volo, acconpagnato da un flebile e prolungato " tgen gen gen gen gen..." e si allontana senza avere la possibilità? dello sparo.

Al quel tempo si facevano fare al massimo due voli alla solita regina, dopo si cambiava zona e se ne cercava un'altra, questo era il nostro metodo, il motivo è facile da capire. Ebbene ogni quattro o cinque giorni ritornavamo a far visita alla solita canterina e lei puntualmente ci lusingava con il suo " tgen gen gen gen..." e si dileguava nella nostra difficile macchia mediterranea.

Finchè la mattina di natale del 1975 decidemmo con il vecchio "RIMESCOLO" di fare un salto veloce ai cancellini a fargli visita, alle 11 saremmo tornati a casa.

Enrico non venne, non voleva correre il rischio di macchiare la festa, con il ritardo. Pelè inizio la cerca con metodo (ormai era entrata nel suo naso da diverse volte)e dopo alcuni minuti il suono del campano sotto la pettorina cessò di suonare il classico den dereden dendereden den. Avvisai il babbo con un fischio convenzionale che il cane era fermo, lo avevo posizionato in una piccola radura per l'eventuale stoccata. Mi accostai silenziosamente a Pelè, ricordo benissimo la sua ferma espressiva e statuaria e il suo respiro gonfio a cadenza regolare, mi domandavo da quale parte questa volta la regina decidesse l'involo, quando udii il battito d'ali e l'ormai rituale canto uscire dal bosco, indirizzai un tiro d'imbracciatura allo sbaleno...non avvertii nessun sentore di speranza di abbattimento, ne piume che indicassero la presa. Al classico avviso rivolto a Rimescolo, "ECCOLA", non seguì ne lo sparo ne la vista della regina, ci pensò Pelè a rallegrare un percorso abbastanza lungo, impegnativo e per certi versi piacevole, con il ritorno dal fitto bosco con la beccaccia in bocca! il bacio alla regina e a Pelè chiuse questo capitolo così speciale che ho voluto raccontare a te e spero leggano Barzagnino e altri beccacciai.

Non ebbi la soddisfazione di aver visto il mio unico colpo sparato andare a segno, ma ebbi la sensazione che la rarità? dell'evento avesse voluto una fine senza vincitori ne sconfitti, solo un rispetto delle regole imposte dalla natura senza enfasi o eccessive manifestazioni di esultanza.

Con l'amico fraterno Enrico, dividemmo altre numerose avventure di caccia, pochissime altre beccacce accennarono il canto flebile "tgen gen gen gen", quella dei "cancellini" fu ricordata spesso e ancora oggi è nella mia memoria, una beccaccia speciale!!!

un caro saluto e un abbraccio ai beccacciai,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 23/01/2012 - 21:57
Il racconto di barzagnino.
anche io voglio raccontarvi il mio primo incontro con la regina, nel 1960 anno della mia prima licenza di caccia dopo molti tentativi e la promessa che non avrei portato con me nessun altro, zio peppino mi portò a caccia di beccacce naturalmente a montarale,partimmo da oro con la lambretta di mio zio lui davanti e io con in braccio il cane dietro, dopo due ore e non avendo trovato nulla mio zio disse andiamo in un posto che lui chiamava il vallino d'oro per le innumerevoli beccacce che vi aveva trovato, appena arrivati lillo si mise in ferma sotto dei grossi cerri, mio zio mi disse guarda che la beccaccia quando frolla uscirà? sensaltro tra quei due cerri davanti, tu spara quando la regina sarà? a quell'altezza,io tremavo dall'emozione e quando la beccaccia prese il volo io all'altezza dei cerri avevo sparato 4 colpi, e con il quarto la beccaccia era caduta, stavo già? andando a raccoglierla quando mio zio disse fermati perchè ai commesso 3 errori. primo ti avevo detto che la beccaccia sarebbe volata trà? i due cerri e quindi bastava solo un colpo, secondo non andare mai a raccoglierla lascia che sia il cane a riportarla perchè il merito dell'azione di caccia è anche il suo, poi prendendomi per un'orecchio mi disse il terzo errore che ai commesso è quello di non aver raccolto i bossoli sparati, da quel giorno nemmeno più un bossolo sparato da me è più caduto in terra anche perchè misi via il mio breda antarex e comperai una doppietta senza estrattori automatici che tutt'ora conservo per ricordo, anche oggi quando torno a casa nella cacciatora ci sono bossoli che raccolgo sparati da altri,solo dopo molti anni e solo dopo che mio zio per motivi di salute non è potuto più andare a caccia hò portato con me piolo e per altri 25 anni abbiamo fatto coppia fissa, ora lui si è dedicato esclusivamente alle palombe ed i miei numeri non sono più quelli di una volta ma non mi importa anche se la padello o non posso sparargli mi consola il fatto che potrò incontrarla di nuovo e finchè avrò forza nelle gambe andrò sempre alla sua ricerca.

Diego io possso parlare con mio zio e se lui è d'accordo si può organizzare un'incontro per rivivere con lui e ascoltare dalle sue labbra le avventure che ha vissuto, e grazie per le emozioni che ci dai con i tuoi racconti ciao e a presto.

giulio.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 25/01/2012 - 18:31
a questo punto dovrò racontare anche io il mio primo incontro con la regina. era il 1970,

io cacciavo solo tordi e palombe. una sera Piero lo zio di mia moglie ( allora mia fidanzata) mi disse : Paolo domani mattina vuoi venire con me a beccacce? come mai gli chiesi, sei sempre stato geloso dei tuoi posti. lui mi rispose: sto invecchiando e diventando un po sordo, non sento più il campanello del cane, mi serve un socio giovane e fidato,se ti ci porto giurami che non dirai mai a nessuno i nostri posti da beccacce. così feci e la mattina dopo partimmo per la mia prima avventura alla regina. aveva un setter inglese che si chiamava Edi.appena iniziato a cacciare, mi disse: cerca di stare sempre il più vicino possibile al cane e come senti rallentare il suono del campanello, seguilo piano piano e sempre da dietro, quando lui ti guarda,significa che la beccaccia ce l'ha dove punta il naso, cerca di rimanere sempre molto calmo e guarda davanti al cane, devi cercare di farla frollare tu.dopo un po è capitato che il cane ha fatto tutto quello che Piero mi aveva detto. l'ho chiamato piano ma non mi sentiva,allora l'ho chiamato più forte ma sempre attento a guardare davanti al cane, perchè avevo paura che mi partisse la beccaccia,come non detto, mi scolonna proprio davanti al cane e fortunatamente l'ho presa al primo colpo. prima di poter dire qualcosa, mi sono sentito dire:bravooooo. l'aveva vista cadere, mi si avvicinò, mi fece una carezza e mi disse: ecco fatto un altro beccacciaro. a quei tempi, nelle nostre zone c'erano solo 3 beccacciai, Piero. lo zio di Barzagnino e il medico di condotta di Piegaro dottor Franco Parlani. erano tutti e tre bravissimi e rispettosi fra loro. dopo qualche anno, i vecchi hanno smesso e allora io e Barzagnino ci siamo uniti e abbiamo cacciato insieme per tanti anni nei posti dei due più grandi beccacciai di Tavernelle. mi sembra ieri che abbiamo iniziato, invece mi sono gia invecchiato anche io e per problema di gambe non posso più praticarla.PECCATO, ho smesso gia da tre anni. da li in poi mi dedico esclusivamente alle palombe. un abbraccio a tutti beccacciai dicendo: divertitevi più possibile finchè potete.

saluti a tutti e al grande Diego.

Paolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 25/01/2012 - 22:27
Di solito cacciavo con un monocanna beretta cal.24 con cartuccie caricate da me, riutilizzando il bossolo fino allo sfinimento, con polvere Sipe e borraggio chimico se l'avevo, altrimenti crusca.

Passeri, quelli grossi di una volta, gazze, qualche tordo, merlo e cesene, ma sempre a fermo, queste erano normalmente le mie prede proibite.

La licenza era ancora lontana, mi dovevo arrangiare, e soprattutto non farmi vedere da mio padre.

Aveva fatto una delle nevicate di quei tempi. Uno, due giorni di bufera, e si restava nelle stalle con le vacche ed i tori, era l'unico luogo caldo, anche se le pareti grondavano di condensa, il respiro delle vaccine.

Vimini e canne erano la materia prima, cesti e canestre i manufatti.

Oppure i "zocchi", scarpe con fondo di legno, riutilizzando per la copertura quanto recuperato, erano l'occupazione.

Tornato da scuola, credo la 2° media, forse il'63, pranzato in fretta, attento a non farmi vedere, calzati scarponi, presi furtivamente la vecchia doppietta a cani esterni di mio nonno e 2-3 cartuccie.

Al pagliaio della paglia, dove aveva una buca per cuccia in inverno, sciolsi la bracca, forse un pò tedesca, di mio padre. E giù a capofitto per il campo, con la neve al ginocchio, verso il fosso.

Infossato rispetto ai campi, qualche quercetta e tamariggi, un uccellone si alzò davanti alla cagna, forse si era trovata allo scoperto, alla virata vidi il becco enorme, un tuffo al cuore, non sparai neanche un colpo, sia perchè sarebbe stato troppo azzardato sia perchè ero rimasto mezzo impietrito.

Rimasi a guardarla finchè potevo, poi tirato un respiro profondo, chiamata la cagna, gli dissi "me la devi ritrovare, tanto lontano non può essere andata".

Sudato ed esausto per la neve al ginocchio, dopo una ventina di minuti, la cagna in ferma, naso alto verso il crociale di un fosso con un filare di siepe.

Dieci metri dietro la cagna, immobile, incredulo, indeciso sul da farsi, una paura indescrivibile di sbagliare.

Non so quanto tempo fosse passato, ad un tratto si alza in volo, esce dal mio lato e prosegue parallela al fosso. Alzo la vecchia doppietta, miro, premo il grilletto, ed incredibilmente cade. La cagna la raccoglie, la guardo, liscio le penne.

Di corsa, al limite del respiro, torno a casa. Salgo in camera di mio nonno, a letto per malattia,trionfante gli mostro la beccaccia tenendola per il becco.

Sembra non voglia credere che sia una mia preda, ma gli occhi luccicano anche a Lui.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 25/01/2012 - 23:12
Per Giamp.....Mi fa molto piacere rileggerti e ritrovarti in una così bella storia che potrebbe essere anche una favola, considerato il bambino e che eri nel tempo magico e unico della nostra infanzia.
Un caro saluto Levante
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 26/01/2012 - 07:20
Cari ragazzi,  mi fa enormemente piacere leggere i vostri racconti che testimoniano ancora l'esistenza di gente cacciatora. Roba dura, vera nel cuore, tradizioni che vengono da lontano, comportamenti che fanno onore. Purtroppo mi sa che siamo gli epigoni di questa tradizione romantica, e dopo di noi il diluvio. Ah! i cacciatori romantici di Cencio - alias Vincenzo Chianini, una razza in via d'estinzione, ma non ancora, non ancora. Mio padre è andato a caccia già? con la morte addosso e se potrò anch'io. Un famoso scrittore di caccia pregava che Dio lo rimeritasse facendolo morire nel sonno io invece vorrei morire con il fucile tra le mani perchè a Dio piacendo la caccia è stata ed è la più grande passione della mia vita. ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 26/01/2012 - 11:37
Complimenti per i racconti scritti con la passione che ci accomuna ma ora per favore ricominciamo a parlare di lui de ROI please
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 26/01/2012 - 16:53
Vi leggo con piacere....."con l'ansia di un cuore fanciullo".

Giamp ti ho in cuore...
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 27/01/2012 - 09:55
Cari Amici,

ho letto con molto piacere i vostri racconti ed i vostri commenti e se potrò ancora contribuire a rendere un po' più ampio e piacevole l'orizzonte delle nostre esperienze venatorie, lo farò molto volentieri.

Intanto, se siete d'accordo, vi vorrei proporre alcuni racconti già? pubblicati su altri siti e sulle maggiori riviste venatorie nazionali, che narrano di me, della Regina e dei miei carissimi ausiliari.

A tra poco Amici.

diego.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 27/01/2012 - 10:19
FU COSI' CHE IN UNA BRUMOSA MATTINA DI DICEMBRE»?»?
A suggerirmi l'idea, questa volta, non  era  stata  la  solita, irresistibile passione che ti assale all'improvviso, che ti fa sognare ad occhi aperti nella magica penombra  di  un bosco appena sfiorato dai tenui bagliori dell'alba, spingendoti alla frenetica ricerca di quelle emozioni che, al calare dell'autunno,si ripropongono e si rinnovano, accompagnando i tuoi passi lungo i remoti sentieri che hanno segnato il tempo della tua « bella vita vagabonda»? e alimentato il prezioso carniere dei tuoi tanti, struggenti ricordi.

No, non dovevo a queste fantastiche sensazioni l'idea di organizzare un incontro di amici per trascorrere insieme, in un angolo di mondo integro ed incontaminato, uno scampolo di vera passione venatoria. A stimolare la mia mente era stata la diffidenza e l'opposizione di coloro che, caparbiamente, continuano a non voler capire l'importanza fondamentale dell'impresa agricola nella gestione della fauna e della caccia ai fini della integrazione del reddito e dell'occupazione, ma anche in funzione della creazione di nuove opportunità? integrative alla caccia tradizionale.

Da questa stringente esigenza nacque l'idea, peraltro non molto congeniale alla mia indole romantica, di cacciatore solitario follemente innamorato della mitica «Signora del bosco»?, di rendere partecipi e, soprattutto, interpreti di una realtà? entusiasmante, dirigenti venatori, amministratori pubblici e semplici cacciatori, invitandoli, non alla corte della «Regina»?, ma a quella di sua maestà? il «Re di Macchia»?, signore sovrano di Agrincontri: di quel piccolo lembo di mondo selvaggio, dove l'opera sapiente dell'uomo sembra essere riuscita a fermare l'avanzare del tempo e a conservare integro il gusto antico, il sapore inconfondibile delle nostre incrollabili tradizioni.

Fu così che, in una brumosa mattina di dicembre, dopo le rituali raccomandazioni dell'amico GiBi De Ferrari, ci ritrovammo a calcare i sentieri boscosi di Agrincontri che portano alle fatidiche altane immerse nella fitta vegetazione dell'omonimo Centro di caccia.

Al caratteristico suono del corno che annunciava l'inizio della battuta, come al perpetuarsi di un rito,»? tutte le creature della macchia ammutolirono»?, mentre, in lontananza, nel folto della boscaglia, cani e battitori iniziavano la loro canora, trepidante avventura, districandosi sapientemente nel groviglio di rami e di rovi, alla ricerca di qualche scontroso «solengo»? da spingere verso le poste.

L'incitamento dei bracchieri si udiva in lontananza, confondendosi con il coro altalenante dei fedeli amici a quattro zampe, severamente impegnati a sviluppare sul terreno impervio, in un crescendo entusiasmante di bassi e di acuti, la cerca con cui stavano accompagnando alle altane il loro odiato nemico.

Il «Signore del bosco»? apparve all'improvviso, ansimando, preceduto dal rumore dei rami spezzati, arrestandosi al limitare di un sentiero tormentato dai rovi.

Rimase stranamente seduto a fissare le canne dell'arma impietosamente puntate sulla sua fronte irsuta, come a voler implorare una grazia per una condanna che nessuno aveva mai pronunciato.

Incalzato dalla muta assordante dei cani, balzò incontro al piombo che avrebbe dovuto traghettarlo dal mondo della luce a quello delle tenebre. Ma»?. non accadde nulla. Il grilletto,  inspiegabilmente, non scattò, bloccato da una strana, eterea magia, lasciando «il solitario cacciatore»?, frastornato e attonito, ai suoi ansiosi pensieri, mentre il Re di macchia, riappropriandosi del suo destino, andava a riprendersi il trono nel folto impenetrabile della boscaglia.

Simultaneamente, dalle altre poste, si udirono alcuni spari seguiti, a breve distanza, dall'abbaiare appagato dei cani e dall'incontro rituale e festoso dei cacciatori con bracchieri, cani e battitori.

Il suono del corno, malinconicamente, annunciava subito dopo che ad Agrincontri, nella fantasmagorica cornice di colori che sovrasta il mitico colle di Todi, un'altra stupenda giornata di caccia si era conclusa,   dimostrando agli  scettici  e  ai diffidenti

che anche questa è arte venatoria autentica, certamente meritevole di essere vissuta e collocata nello scrigno prezioso dei ricordi.

diego baccarelli
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 27/01/2012 - 20:00
Ciao Sauro, la scorsa settimana ti ho inviato un ala e il libretto degli avvistamenti, ti è arrivato?

Avrei un racconto datato ottobre 1971, breve ma significativo per l'abitudine e l'intelligenza del colombaccio, se credi sia interessante facci ciò che vuoi.

Era l'ottobre del 1971, ed io feci una breve licenza di tre giorni per aver donato il sangue ad un parente bisognoso di trasfusione.

Partii da Casale Monferrato in tarda mattinata e dopo 6 ore e mezzo di treno arrivai a Campiglia, mio paese natale e di residenza. Mi trovavo alle casermette per

il servizio militare, C.A.R, dopo il giuramento fui trasferito a Mantova fino al dicembre dell'anno successivo.

Ad attendermi alla stazione c'era il vecchio Rimescolo (mio padre) che sapendomi voglioso di andare il giorno successivo a caccia, mi annunciò senta tanti preamboli che aveva scoperto un quercia primaticcia agli "schiumai" che era visitata da una ventina di colombacci. Gli "schiumai" erano collocati all'interno di una grande zona boschiva

ai confini dei comuni di Suvereto e Sassetta ed erano distanti circa 7 km da Campiglia. La notte trascorse molto lentamente, immaginavo già? l'emozione del giorno dopo, il " tascapane " era pronto, la cartuccera da 25 cartucce preparata nei minimi dettagli (cartucce con piombo dell'8 polvere Sidna per la prima canna e piombo del 6 con polvere Rottweil per la seconda). Il fucile era una doppietta GITTI cal 12 ed era usanza caricare la canna dx con piombo più piccolo e la sx con cartuccia più potente per tiri relativamente più lunghi o leggermente infrascati. Alle 5 del mattino dopo una breve colazione  ci dirigemmo a piedi verso tale meta con la speranza di trascorrere una giornata interessante. Un'ora e mezzo di cammino e arrivammo alla quercia con ghiande mature, il silenzio era religioso, l'alba frizzante era il preludio di una giornata da ricordare. Mio padre di poche parole, ma di grande carisma mi sistemò a tiro della quercia e si raccomandò di sparare solo a colpo sicuro e a fermo. E' un branchetto di una ventina di colombi, mi disse, ma se ne vedono cascare uno a volo non tornano più alla quercia perciò fai come ti dico, torno a prenderti verso mezzogiorno che si mangia insieme.

Accendo subito una sigaretta (a quei tempi fumavo), e quasi alla fine della "DIANA", (la sigaretta) un fruscio accompagnato da fragoroso batter d'ali mi avvolse con frenetica emozione. Erano tutti posati sulla quercia, un attimo di tranquillità? apparente e partì il primo colpo, il primo colombaccio della stagione mi fece compagnia per una mezz'ora, dopo ritornarono e si ripetè la solita emozione, un altro sparo e un altro favaccione raccolto. Nessuno a disturbare questa meravigliosa simbiosi,

nessun rumore che non fosse il fruscio del loro arrivo accompagnato dal fragoroso batter d'ali della posa sulla quercia ricca di ghiande mature, solo con me stesso immerso in un ambiente incontaminato e magico, un rivolo d'acqua che dissetava i primi pettirossi e i primi merli della migrazione autunnale, tordi non ne vidi, una o due ghiandaie fecero capolino per dividere il pasto con i colombacci ma che immediatamente spaventai con un versaccio.

La terza posa fu più vissuta e osservata, cominciarono a cibarsi di ghiande, non stavano un momento fermi, sembravano irrequieti, invece "sghiandavano" naturalmente, partì il terzo colpo e fu raccolto il terzo meraviglioso uccello.

Non mi era sfuggita la cadenza del loro ritorno, ogni mezz'ora facevano visita, erano rimasti una quindicina, ancora relativamente tranquilli.....

Nella mia mente si faceva sempre più convincente la prova dello sparo all'involo, se ritornano gli sparo a fermo e quando partono provo al volo mi dicevo, e siccome cambiando posizione di una decina di metri, mi ritrovavo una visuale più ampia, così decisi. Rimescolo mi aveva sistemato un capannello che evitasse questa tentazione, ma io che già? a quel tempo volevo camminare con le mie gambe, cambiai postazione e fu l'errore.

L'attesa del loro quarto arrivo fu interminabile, una mezzora lunghissima, estenuante, ma finalmente arrivarono. Avevano in qualche modo intuito il pericolo tant'è che prima di posarsi fecero due giri di perlustrazione per poi decidere di posarsi all'interno della quercia. Un attimo di preparazione e scattò il piano che avevo preparato con cura. Gli spari furono due, ma il colombo ucciso in volo e visto cadere dal resto del branco, interruppe quella meravigliosa orgia di emozione che mi aveva donato una altrettanto frizzante giornata d'ottobre, i colombi non tornarono più!!!!!

Aspettai più di tre ore con la consapevolezza di avere fatto una sciocchezza, all'arrivo di Rimescolo non ci fu bisogno di tante spiegazioni, raccontai e lui capì che si cresce anche sbagliando, te l'avevo detto annuì con il sorriso sulle labbra, si mangiò insieme sotto la quercia degli "schiumai" per poi fare ritorno al paese più bello del mondo con 5 colombacci nel tascapane, il babbo si era limitato ad esplorare la zona per una visita i giorni successivi (lavoro permettendo).

Questo racconto per ricordare una giornata di caccia dei miei vent'anni, per ricordare la saggezza di Rimescolo babbo, per evidenziare il comportamento, le abitudini e la maestosità?  del colombaccio, i chilometri che abbiamo fatto per poterlo cacciare, la testimonianza e la consapevolezza di un errore di caccia, il tutto nella speranza che altri possano godere di queste sane, sofferte, romantiche e desiderose emozioni.

Morale: i giovani cacciatori dovranno avere dei riferimenti vissuti di esperienza e serietà?, considerare la caccia come materia di studio e come obbiettivo di crescita dell'individuo, conoscenza dell'ambiente e degli animali che lo popolano, disponibilità? e collaborazione con tutti gli organismi interessati, tolleranza verso le altre forme di caccia, rispetto per chi opera non solo al mantenimento, ma anche allo sviluppo di questa arte in modo etico e moralmente sportivo.

LA QUERCIA degli SCHIUMAI   ottobre 1971

un caro saluto

con emozione e rispetto,

Renato Bianchi
Questo scrissi a Sauro verso la fine di novembre....

un caro saluto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 27/01/2012 - 21:14
Complimenti, Renato! Perchè la caccia, la vera caccia è questa, quella che tu hai mirabilmente descritto e vissuto, in "religioso" silenzio, nel fiore dei tuoi vent'anni, vivendola ed onorandola nel segno della saggezza e del rispetto delle regole, soprattutto, di quelle non scritte!

Bravo Renato.

Saluti cari.

diego
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 27/01/2012 - 22:23
Nella vita di un Cacciatore capitano a volte degli episodi che, se ben analizzati, determinano un salto di qualità? nella tenica, una presa di coscienza delle potenzialità? aprendo nuovi orizzonti al nostro personale eden venatorio.
Giornata scialba, da un paio di giorni passo assente. Nella mattinata il vuoto.

E' quasi mezzogiorno, sono da solo, il buon senso consiglierebbe di scendere a casa per pranzare.

Però qualcosa mi dice che bisogna crederci, poi dalla radiolina sento che i vicini concorrenti, sfiduciati, scendono tutti dai palchi per il pranzo. Allora decido, rimango, qualche craker ce l'ho, l'acqua pure, un sorso di Borghetti anche.
E' dura, cerco di tenermi impegnato "giocando" con i piccioni, tenendo sempre d'occhio gli avvistatori, li accudisco, li accarezzo.

Sono circa le 13,00, la regina degli avvistatori, una picciona di circa 3 anni inizia a segnare verso nord/nord-ovest. Non vedo nulla.

Continua a segnare insistentemente ed io continuo a non vedere alcunchè.

Poi finalmente ad ore 10, a circa 4 km, contro cielo vedo il nugolo.

Senza alcuna speranza lancio i volantini, l'enorme branco vira a sinistra di circa 90° puntando decisamente verso di me, praticamente tornando indietro rispetto agli Appennini verso cui era diretto. Cosa da non credere!

Non ricordo bene quali e quante manovre feci con i volantini, ma probabilmente, data l'enorme distanza, è probabile che li feci ripartire e o girare attorno all'impianto.

Quando il branco si trovò in prossimità? del fiume, circa 700-800 mt., iniziai con gli stantuffi.

Il branco arrivò alto da ovest verso est, fece una passata, alla fine della collina e del bosco tornò indietro, rifece tutto il bosco questa volta da est verso ovest continuando a scendere di altezza.

Rannicchiato in fondo al palco, una emozione indescrivibile, tirando questo o quel filo in funzione della posizione del branco, il cuore in tumulto, mille dubbi e nessuna certezza.

Leggera brezza da est, quindi la buttata avverrà? da ovest verso est, e quindi questo giro del branco dovrebbe essere quello giusto.

Infatti rigirata la direzione alla punta ovest del bosco, continuando ad abbassare la quota, il branco si disponeva alla buttata.

Incominciarono i ciaccioni, poi l'avanguardia ed il centro corpo del branco.

Tutto brulicava di palombe, li sentivo buttarsi giù tutt'attorno, tra gli zimbelli, sul capanno, non finivano più!

Non saprei con certezza quanti, ma certamente diverse centinaia.
Poi, ad un certo punto, uno zimbello credo prese paura ed iniziò a svolastrare attorno allo stantuffo e la magia finì.

Ma tanto a quel punto cosa si poteva fare, la sublimazione era già? stata raggiunta!
Da quel giorno capii come in questa caccia tutto sia possibile, niente sia scontato, e che la conoscienza non abbia limiti che possano essere raggiunti dal povero nembrotte.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 01/02/2012 - 15:33
31 dicembre 2000
Era l'ultimo giorno dell'anno, ero reduce da una decina di giorni di intenso lavoro e da una situazione familiare molto delicata, il suocero era ricoverato a Pisa, in ospedale.

Desideravo isolarmi per una mattinata,(il pomeriggio sarei andato con la moglie a far visita al suocero). Di primo mattino, dopo aver preparato la cartuccera del cal 20 e preso una tascata di cartuccine del cal8, portai il combinato 8/20, salii sulla mia R4 e mi inoltrai nella strada che dalla "salvestrina" porta alla "collacchia".

L'obbiettivo da raggiungere era un grosso lellero nei trafossi.

Percorsi alcune centinaia di metri e mi ritrovai impantanato in un guado ghiacciato, era molto freddo e fra una manovra e l'altra, aiutato da tronchi e frasche tagliate al momento, riuscii a venirne fuori. La macchina da rossa era diventata marrone, tante  erano le pennellate di fango che aveva ricevuto da uno spasmodico e disperato avanti e indietro con sterzate da ogni angolazione. Gli scarponi si erano appesantiti anch'essi, ma continuai verso la meta desiderata, e intorno alle ore 8 arrivai a destinazione. Alcuni merli avevano già? consumato la colazione, ma mi appostai ugualmente ad aspettarne altri, e dopo due o tre tiri, immerso in maestosa e silenziosa solitudine, ecco che avvertii il trotterellare tipico di un cinghiale che transitava nella mia dirazione.

Sensa esitazione apro il conbinato e cambio la cartuccia con una terzarola da me caricata con polvere Rottweil, l'incontro è immediato, il colpo parte e ferisce il solengo anteriormente, mi sfila veloce di fianco per risalire il fosso, inserisco nel fucile una palla e sparo in fretta un secondo colpo prima che sparisse nel folto.

Un momento di riflessione, un accertamento dei colpi sparati mi convincono che il cinghiale è ferito e raggiungibile dal percorso insanguinato.

Inserisco nel conbinato l'ultima cartuccia a terzarole che dispongo, e inizio la ricerca. Percorsi molti metri, quando udii un rantolo accompagnato da sbruffi che mi indicavano la sua presenza,(rooooooon,pfufff,rooooooon,pfufff)mi avvicinai e fui attaccato con ferocia dallo stesso, solo la lucidità? e la prontezza evitò il peggio...

lo colpii nuovamente ma fu necessario un altro colpo a pallini nel collo per finirlo mortalmente.

Non nascondo che ebbi paura, aveva due difese ben affilate che mi avrebbero devastato, e poi nessuno sapeva dove ero andato a cercare serenità? e svago, sarebbe stato un "casino". Lo eviscerai e inserii nel ventre foglie di alloro, non per i mosconi che non c'erano per il gran freddo, ma per un rituale improvvisato al momento.

Tornai a casa verso mezzogiorno in condizioni a dir poco grottesche, la mucca (R4)  piena di fango, io insanguinato, infangato e infreddolito...

La visita al suocero fu rimandata al giorno successivo, (i cognati mi sostituirono) ritornai sul posto con tre amici per il recupero del verro combattivo ed entusiasmante.

Un avventura che ricordo con gioia e amarezza allo stesso tempo, per non averla potuta esprimere con la dovuta enfasi per ovvie ragioni familiari, ma così fù e così ho cercato di raccontarla nella sua verità? e interezza.

con emozione e rispetto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 03/02/2012 - 08:51
Leggevo "affascinato ed incuriosito"...mi accorsi che avevo il mento imprigionato tra l'indice ed il pollice...sembrava stessi in meditazione...mi accorsi,alla fine del racconto,di essere preso da una AMOREVOLE INVIDIA....

Ma cosa vi racconto Io??????

un abbraccio cicciodelibero.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 03/02/2012 - 11:21
Hai ragione Ciccio....i nostri amici hanno vissuto storie molto belle e..intriganti.......(e noi che cosa ci inventiamo??)......è un piacere leggere.
Un abbraccio Levante
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 03/02/2012 - 21:56
Prima licenza di caccia
Era l'ultima domenica di agosto del 1967,

non avevo ancora compiuto 16 anni, ma il maresciallo dei carabinieri di allora con la firma del babbo(che si assumeva la responsabilità?) mi permisero di partecipare al rituale magico che rappresenta per noi l'apertura di caccia.

A quel tempo la caccia apriva alla stanziale l'ultima domenica d'agosto per chiudere il 31 di marzo, gli acquatici si potevano cacciare fino al 30 aprile!!!!!

La tradizione ormai consolidata negli anni, prevedeva che lo "squadrone", cosi veniva chiamato, facesse tappa verso mezzogiorno, a casa nostra per consumare la zuppa di pane e verdure che la mamma preparava orgogliosamente per i partecipanti cacciatori.

Erano un gruppo di amici di Rimescolo, fagianai e lepraioli, cinghiali non ce n'erano ma la nobile stanziale era un bel cacciare, e noi con i fedeli e capaci "pippo" e la "titta" (successivamente si unì la "morina") si cacciavano lepri.

Affermo per onor del vero che stare alla posta ad aspettare la lepre non mi entusiasmava troppo, ma la determinazione dello zio Giovanni mi obbligava a stare all'erta e a seguire le fasi della cerca dei cani.

Difficilmente non veniva scovata, e difficilmente non la incarnieravo, bei tempi!!!

Ma torniamo alla prima apertura da me vissuta, mi avevano procurato (gli amici del babbo)una doppietta del cal.20, l'avevo già? sperimentata con un buon successo nel mese di luglio e i primi di agosto alle volpi, (a quel tempo si cacciavano anche in estate con i cani) e dopo ogni cattura facevo con altri amici il giro dei contadini vicini per ricevere l'obolo...uova, qualche piccioncino,e rare volte un galletto facevano parte del ricavato che ovviamente andava cucinato con i vari partecipanti.

Erano tempi di magra, ma l'amicizia pareva sincera e faceva superare le difficoltà? del periodo. La notte precedente l'apertura generale non mi fece chiudere occhio, e così è stato per molti anni a seguire, ma la prima fu memorabile.

La sera si erano riuniti i capi squadra, un gruppo di leprai era destinato in "fontanella", un altro alle "volpaiole"...un gruppo di fagianai doveva andare in "poggio grande", l'altro al "frullino" e alla "concia".

In totale eravamo in 15 passionisti, e a parte il sottoscritto e altri due amici, tutti esperti e validi cacciatori. Non nascondo che nei miei confronti avessero un occhio di riguardo, anche perchè all'epoca ero molto diligente e desideroso di esperienze, ascoltavo e seguivo i "maestri" con rare negligenze di prove individuali.

Ero nel gruppo del babbo, e dello zio, e con noi c'erano altri due amici, la zona da battere era la "fontanella".

Furono catturate dal nostro gruppo un paio di lepri e un fagianotto di 6/7 etti che colpii di seconda canna, mi volò dai piedi...

La zona di caccia era molto vicina a casa nostra ed io ovviamente conoscevo a mena dito ogni anfratto, i maestri mi avevano insegnato ogni via di fuga della lepre, per capire le abitudini e i metodi di cerca ci sono voluti degli anni, ma le vie di fuga le avevo già? memorizzate sin da allora.

Stavamo tornando al raduno di mezzogiorno, la zuppa cominciava ad interessare ognuno di noi, la giornata era calda, i cani avevano svolto il loro compito in maniera egregia, e mi seguivano cacciando ancora, vogliosi di regalarmi un'emozione da ricordare. Lo zio che non perdeva mai la concentrazione mi allertò, conosceva i cani, e subitò seguì lo scovo di un leprone maschio che padellai clamorosamente!!!

Lo zio Giovanni non sparò, altri amici che nel frattempo si erano uniti per il rientro di mezzogiorno non ebbero la visione per poter sparare, ma i cani inseguirono e il babbo mi urlò: corri al "passo", sembra un controsenso ma il "passo" era una via di fuga della lepre, un luogo che avevo ben memorizzato e che senza indugio raggiunsi a perdifiato.

Per farvi capire avevo tagliato un percorso e mi ero ritrovato al "passo" prima della lepre che spinta dai cani "pippo e titta", mi giunse come in sogno davanti a tutta velocità?. La colpii questa volta al primo colpo, i cani la morsero con delicatezza quasi a volermela dedicare intatta, la gioia fu immensa, sembrò un film, il palcoscenico la "piana del finocchi", gli attori i miei cani ed io, la platea il gruppo di amici che ancora ricordano l'episodio, (non tutti purtroppo perchè ci hanno lasciato).

In ogni racconto (assoluta verità?) cerco di trasmettere emozioni che ho vissuto, con varianti che tendono a far capire quanto sia importante la conoscenza del territorio, della selvaggina che lo popola, l'importanza dei fedeli ausiliari, la pericolosità? che  può derivare da scarsa conoscenza delle reazioni di alcuni selvatici (l'attacco del cinghiale ferito) nel racconto precedente, ecc.. ecc..

Non racconterò di grandi carnieri, ma di episodi che potranno servire a crescere con metodo, ricerca, etica ed emozione.

Che il desiderio di esperienze non abbandoni nessuno,

con emozione e rispetto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 05/02/2012 - 11:10
Quanta saggezza ed insegnamento c'è nei Tuoi racconti...amico Renato.

L'unione dei diversi gruppi d'amici...il ritrovarsi tutti davanti alla "genuina zuppa

di pane e verdure",tanto amorevolmente preparata da Tua MADRE...

Ritrovo nei Tuoi racconti,amico mio,delle tradizioni antiche ormai sconosciute...ma che,qualora ci fossero ancora,sicuramente "partorirebbero"....CACCIATORI VERI.

Una valanga di svariate emozioni,che Ti appartengono,ma che Tu ci doni...NON puoi aver

sentore di quanto io Ti sia riconoscente...

Un abbraccio cicciodelibero.

Con stima....
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 06/02/2012 - 07:59
In casa si è sempre respirato aria di caccia, piume più polvere, cani bagnati, fangosi, con mia madre che protestava ma poi li asciugava premurosa.Polvere, quella da sparo, DN con l'innesco di Sipe, che mio padre nei dopocena senza televisione, misurava  con la bilancina e versava nei bossoli di cartone accuratamente disposti sul tavolo di cucina, mentre io sorvegliavo attento che non se arrovesciasse nessuno e mi sentivo importante, quando piano piano accostavo i cartoncini per la chiusura con l'orlo tondo. Cartone, quello delle buone cartucce di allora, che raccoglievo appena sparate e accostavo alle narici inspirando profondamente l'odore più buono del mondo, il profumo della caccia.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 06/02/2012 - 15:05
Quando il mondo della caccia potrà? ancora continuare a fregiarsi di attori come Vasco, Renato, Barzagnino, Levante, Delibero, Badger, Piolo e tanti altri ancora,non dovrà? mai temere per il suo futuro, perchè la parte che sono in grado di recitare questi nostri amici,appartiene alla storia dell'uomo ed è parte integrante e sostanziale  della nostra vita.

Chi avversa la caccia o la interpreta in modo diverso, potrà? solo aspirare al ruolo di misera comparsa!!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/02/2012 - 13:07
Diego,

la considerazione che hai su di me, come cacciatore, mi fa sentire tanto "grande"

forse non merito tanto, certamente Diego sarà? sempre oltre che un "GRANDE CACCIATORE"

un "GRANDE AMICO" che io e tutto il Club dovrà? sempre ringraziare per quanto hai fatto per me e gli amici cacciatori di colombaccio.

Ciao Diego un grande abbraccio.

Vasco.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/02/2012 - 13:50
Carissimo,amico di sempre,Diego...non puoi immagginare quanto sono e siamo felici della Tua presenza nel NS Sito...è come avere sempre "il vento in poppa" e rafforzo il complimento dicendo - NON solo il vento in poppa...ma anche quello FAVOREVOLE alla migrazione - Non troppo forte,non troppo debole...GIUSTO...e delle diverse CACCE il più

DESIDERATO.

Quindi NON Ti permettiamo di "sparire"....

Un sincero abbraccio Cicciodelibero.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/02/2012 - 17:44
Cari Amici,

per quanto mi sarà? possibile e fino a quando sarò in grado di farlo, potete esserne certi, non mi tirerò indietro e non "sparirò" dalla vostra "scena" e volete sapere perchè? Perchè ho avuto la fortuna di finire in un Sito di cacciatori gentiluomini, di simpatici amici, con cui è un vero piacere dialogare e scoprire, giorno dopo giorno, che, nonstante le delusioni e le amarezze, il mondo della caccia è anche questo, un mondo fantastico, straordinario, capace ancora di esprimere valori che appartengono al passato e di raccontare storie che vanno ben oltre l'immaginario colletivo, perchè vissute da ciascono di noi nel segno della passione e della vera amicizia.

E' con questo spirito, cari amici, che io ringrazio Vasco e tutti Voi, per avermi concesso questa opportunità? che io cercherò di onorare nel miglior modo possibile.

Un abbraccio.

diego
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/02/2012 - 18:03
NEVICATA DEL 1956
A sentire i notiziari, a vedere le immagini, i racconti di Giamp50, a toccare con mano il "ghiaccio" di questo periodo, la mia mente ritorna indietro nel tempo...al quel tragico febbraio/marzo del 1956.

Non è proprio un racconto di caccia, è più un racconto di catture non consentite...che offro al lettore come testimonianza di vita vissuta.

Il nostro piccolo podere (8 ettari) fu interamente coperto da 70/80 cm di neve, e vi rimase ghiacciata per più di un mese. Gli alberi da frutto, olivi compresi, morirono tutti, mettendo in ginocchio la mia famiglia già? di per se povera.

L'unica risorsa che si presentò per un breve periodo, fu l'invasione di uccelli di piccole dimenzioni, pettirossi, passere scopaiole, tordi, merli, passeri e fringuelli.

Ero stato istruito alla loro cattura con lacci, tagliole, petraccole dallo zio Giovanni, e mi ci dedicai per una decina di giorni, con 5 tagliole.

Oltre quel numero non era possibile tenderle, tanto era il freddo, alcune volte mi battevano nelle dita e a stento arrivavo alla "rivista" della quinta. Ovviamente le tendevo vicino casa, una paletta per fare una piazzola sotto la siepe o un cespuglio o vicino al pagliaio. Ogni ora o poco più uscivo di casa, con le mani caldissime raccoglievo le prede, le ritendevo e rientravo in casa, al "focarile", con le mani ghiacciate.

Facemmo scorta di piccola selvaggina, ma dopo una ventina di giorni di gelo lo scenario al "termine rosso" diventò tristemente spettrale e insopportabile, gli uccelli cominciarono a morire di stenti, dal freddo e dalla fame, le catture cessarono, si trovavano morti dappertutto. Fu veramente un periodo difficile per noi ma soprattutto per gli uccelli che non riuscirono a superare un così lungo periodo di grande freddo.

Al momento nel nostro territorio persistono gelate con venti medio/forti di grecale, temperature da +1 a -5, neve ne ha fatta pochissima, ma lo scenario che osservo alla tv è molto simile al quel terribile 1956, in giardino ho molti ospiti, merli, pettirossi, capinere, passerotti e qualche storno,(mangiano olive e lellera della siepe) possono stare tranquilli e cantare se vogliono, il 1956 è ormai solo un ricordo!

con emozione e rispetto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/02/2012 - 18:29
Caro Rimescolo speriamo di non dover pagare caro questo assaggio di un inverno d'altri tempi. Nella mente io ho la nevicata a Firenze nel 1985, meno 20 con tutti gli ulivi bruciati dal gelo e la neve ghiacciata che durò per un mese. Chissà? se si può fare per i colombacci quello che i cacciatori di selezione fanno per gli ungulati con la neve. Mi sa che non si può. Mi viene in mente quello che raccontava lo scozzese che andava  a dar da mangiare ai fagiani nella neve con i colombacci che si azzuffavano per rubare un po' di orzo, speriamo bene. Ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/02/2012 - 23:55
Caro Renato,

la nevicata del 1956 io non me la potrò mai dimenticare perchè il 9 febbraio, in un piccolo paese interamente ammantato di bianco, a due passi dalla bella Todi,riuscii a fidanzarmi con la ragazza che, dopo sette anni, diventerà? mia moglie e poi la mamma dolce e premurosa dei miei due splendidi figli, per cui, Caro Renato, il ricordo legato ai problemi causati da quella gelata,  stenta ad emergere dalle pieghe  della  mia memoria e si perde nelle nebbie del sogno più bello della mia vita.

Complimenti per il tuo racconto, con  altrettanta emozione e non meno rispetto dall'amico

diego
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 08/02/2012 - 12:17
ragazzi anche io mi ricordo della nevicata del 1956 detta anche in dialetto perugino la calaverna, io avevo 14 anni le scuole erano chiuse e io e il mio amico carlo decidemmo di prendere i fucili dei nostri genitori che nel frattempo erano al lavoro per andare a caccia, allora la vigilanza venatoria era praticamente nulla e quindi si decise di andare dentro una riserva poco distante, e di non fare troppo baccano ,tutti e due avevamo un calibro 20 monocanna piegevole, che i nostri genitori usavano al capanno, entrati dentro la riserva stavamo decidendo da che parte proseguire quando vediamo la macchina del guardiano che veniva verso di noi, cominciammo a correre verso casa passando per il bosco dove il guardiano non poteva passare senza sentire i spini che entravano nelle gambe, scampato il pericolo andammo al mercato quando ci trovammo davanti il guardiano che con fare bonario disse oggi hò visto due ragazzi in riserva non sapete chi possano essere,perchè non sempre può andare bene capito.

Da quel giorno riprendemmo le nostre fionde, andando a trovare nel fiume nestore i sassi rotondi, tagliando le linguette delle scarpe per fare la pezza della fionda,chidendo le camere d'aria al gommista per fare i lacci, tagliando la siepe di lauro ceraso del giardino delle monache per costruire la fionda che poi facevamo curvare vicino al camino andando in bicicletta a citta della pieve dove vendevano dei quadrelli in gomma che erano più potenti della camera d'aria, ancora oggi conservo due fionde che chiaramente non uso anche perchè i lacci sono tutti ossidati, ma ogni volta che le prendo in mano mi ricordo dei bei tempi passati e che purtroppo non tornano più.

Oggi nel mio paese è nevicato, non come nel 1956 ma il terreno è tutto bianco,e io invece di prendere la fionda come allora prendo la macchina e vado a vedere il rientro dei colombacci nella zona 52, e credetemi che anche cosi mi divertirò.

un saluto a tutti e a presto  giulio.

P.S mentre scrivevo mi ha telefonato piolo e mi a detto vengo anchiooooooooooooo.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 08/02/2012 - 17:21
Caro Giulio,

la fionda che tu hai mirabilmente rievocato nel tuo racconto è "l'arma" che mi ha permesso, alla tenera età? di circa 13 anni e dopo un'infinità? di tentativi andati tutti regolarmente a vuoto, di incarnierare una Averla (chiamata volgarmente Castrica).

Vederla venire giù dal ramo dell'albero, raccoglierla ed accarezzarla con la stessa emozione di chi crede di aver appena.....conquistato il mondo, mi rendeva felice e, soprattutto, mi faceva capire che da quel mondo meraviglioso io non potevo più uscire!

E così, ringraziando il Cielo, è stato. L'unica cosa che è cambiata da allora è il calibro del mio fucile: dal calibro "23" della fionda, sono passato al calibro 12, passando dal 16 al 20 e al 28, con "discreti" risultati, ma con qualche emozione in meno!

Ciao Giulio e complimenti!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 08/02/2012 - 17:24
A CACCIA DI RICORDI IN MEMORIA DI UN AMICO
Per Silvano, la prima, vera, entusiasmante esperienza alla corte di sua maestà? «la Regina del bosco»?, si preannunciava tutt'altro  che fortunata.

Infatti le condizioni del tempo non promettevano nulla di buono; nuvole minacciose, appena sfiorate dalle ultime ombre della notte, si rincorrevano faticosamente nel cielo, segnalando l'imminente arrivo della pioggia.

Una leggera foschia avvolgeva, in un tenero abbraccio, le cime del Monte Pausillo, dissolvendosi pigramente all'orizzonte, là? dove le agitate acque del Lago Trasimeno tornano ad incontrarsi, per ritrovare la quiete perduta.

Improvvisamente una strana scia luminosa sembrò lambire le nubi, eclissandosi furtivamente al timido apparire delle prime luci dell'alba.

E' allora che, puntuale, come fa sempre, oscillando, la mitica Signora del bosco ci apparve all'improvviso, confondendosi però quasi subito con le foglie degli alberi scolorite dal tempo.

Pensavamo fosse quello il segnale, la prova che, ancora una volta, nella magica notte dell'otto dicembre, Lei, la Regina, l'imprevedibile, intrigante eroina di tante fantastiche avventure, era tornata, era lì, ad alimentare la nostra speranza, a dare un senso profondo alla nostra struggente passione.

Preceduti da quella forza scatenata della natura che rispondeva al nome di Mino, il mio irriducibile setter bianco arancio, senza dire una parola, ci incamminammo lungo il sentiero impervio che ci avrebbe faticosamente condotto nel folto della boscaglia.

Mino, quella mattina, non era del solito umore, appariva agitato, nervoso ma, soprattutto impaziente di interpretare un improbabile effluvio, cullato dall'onda di un flebile sospiro di vento.

Nel fargli mordere il freno, mi chiedevo chi fosse e cosa rappresentasse per me quel fascio armonioso di muscoli che stava per lanciarsi di nuovo nella gioiosa, frenetica ricerca della sua mitica preda.

Mino era l'amico inseparabile e fedele, il complice, un po' interessato e un po' ruffiano, di tante entusiasmanti avventure, ma anche il testimone fidato e sornione di tantissime ignobili «padelle»?.

Gli amici lo conoscevano solo di fama, perché pochi erano stati quelli che avevano avuto la fortuna di poterlo vedere in azione. Infatti il mio particolare modo di interpretare la caccia, mi aveva imposto il rispetto, pressoché assoluto, di una regola, secondo cui la «Signora del bosco»?: primo, si corteggia; secondo, quando va bene, si conquista; terzo, non si stupra!

Con Silvano però era diverso, la sua occasionale partecipazione alla corte della Regina rappresentava per me, non solo la classica eccezione, ma anche una favorevole circostanza per vivere con lui le eventuali gioie e le inevitabili amarezze della nostra comune passione venatoria.

Le prime gocce di una pioggia fredda, leggera, insistente e maledettamente fastidiosa, segnavano l'inizio della nostra straordinaria avventura.

Inoltrandoci nel folto della macchia, diventava sempre più difficile evitare l'abbraccio soffocante degli scopi già? intrisi di pioggia e le carezze dei rovi e dei pruni che, impietosamente, segnavano il faticoso evolversi della nostra tormentata vicenda venatoria.

Silvano, pur sorretto da una vibrante passione, non riusciva, tuttavia, a nascondere la preoccupazione per l'aumentare dell'inclemenza del tempo e per le crescenti difficoltà? che incontravamo nel seguire le veloci evoluzioni di Mino, severamente impegnato a trasmettere, via etere, le linee e i punti della sua avida, irresistibile cerca.

Ma ecco che qualcosa di importante sta per accadere; al suono serrato, nervoso, insistentemente prolungato del campano, ne segue subito un altro molto più leggero, più lento, quasi impercettibile, poi»?.poi il silenzio assoluto.

Uno sguardo, un cenno, un'intesa e ci ritroviamo, dopo qualche istante e con il cuore in gola, uno di fronte all'altro, a contemplare, con la pioggia che ci entrava ormai nelle ossa, a contemplare una statua vivente in ferma stupenda!

L'emozione è altissima, l'attesa, moderatamente lunga, è comunque snervante. Il frullo ovattato della Beccaccia, uno scarto improvviso al di là? della fitta vegetazione, la fucilata fulminea che esplode rabbiosa dal mio vecchio automatico e il miracolo con cui si compie il destino della nobile, misteriosa creatura.

IL classico, indugiato riporto costituiva il suggello regale di Mino alla nostra incontenibile soddisfazione.

Il segno indelebile di una velata, gioiosa malinconia mi sembrò di cogliere nello sguardo di Silvano, mentre l'incontenibile Mino ripartiva all'inseguimento di un'altra entusiasmante avventura.

Decidemmo di allontanarci da quella zona, prendendo un altro sentiero che, almeno all'inizio, ci sembrò meno impervio del precedente.

Avanzando lentamente e seguendo le puntuali segnalazioni di Mino, in prossimità? di una fitta, impenetrabile boscaglia, notammo sul terreno, leggermente allentato dalla pioggia, il segnale inconfondibile di lavori in corso, che ci avvertiva della possibile, ravvicinata presenza del «Re di macchia»?.

Spinti da un comune presentimento decidemmo, in silenzio, di dividerci, sostituendo le leggere «dispersanti»? con le ben più robuste cartucce a palla, lasciando l'infaticabile Mino alle sue insistenti,frenetiche ricognizioni.

Cerco di incunearmi, come posso, in un viottolo parzialmente coperto di scopi grondanti di pioggia, riuscendo ad approdare, un po' più in basso, in una piccola piazzola di ginestre quasi interamente soffocate dai rovi.

Mino stava venendo verso di me, percorrendo, con andatura insolita e con grande sospetto, l'ultimo tratto del sentiero che ci separava.

Giunto a qualche metro dal mio punto di osservazione, si arrestò improvvisamente, rimanendo quasi seduto, immobilizzato in una ferma stranissima.

Non masticava l'effluvio come era solito fare, i denti erano stretti, gli occhi esageratamente dilatati, il pelo della groppa e del collo, pur appesantito dalla pioggia, era incredibilmente sollevato in segno di difesa e forse anche di sfida.

Un attimo che sembrò un'eternità?, il tempo di riprendere fiato ed ecco la macchia che ondeggia e sussulta, un fremito di paura, un urlo strozzato nel tentativo, fortunatamente riuscito, di richiamare il cane e la provvidenziale attenzione di Silvano appostato leggermente più in alto; un soffio fortissimo, un fragoroso spezzare di rami, un colpo, due colpi, poi»?poi il silenzio impressionante del bosco, rotto dalle grida di esultanza di Silvano che non riusciva a credere ai suoi occhi: due cinghiali, un maschio e una femmina, giacevano distesi, su un tappeto di foglie, fermati per sempre dalla sua infallibile doppietta.

All'abbraccio commosso, seguì il faticoso recupero, con l'impareggiabile Mino ad osservare l'atto finale di quella straordinaria, incredibile avventura.

Diego Baccarelli
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/02/2012 - 00:55
Diego,

sei riuscito a tenermi col fiato sospeso fino alle ultime righe del racconto, avevo capito la presenza del cinghiale, ma tanta è stata la suspense che ho temuto per la sorte del cane, che sai quanto mi stanno a cuore.

Sono tornato a casa tardi alle una, come sempre accendo il computer per leggere il forum, ora vado a letto con il sorriso dentro e la stessa senzazione che suscita un film d'avventura con il lieto fine. Applausi appapp  è sempre un piacere leggerti.

vasco.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 10/02/2012 - 22:07
Loris,

quando il peso degli anni comincia a farsi sentire, i ricordi tornano a bussare con insistenza alla porta della memoria e finiscono per prevalere sulla forza della speranza. Ma nel cuore di un cacciatore la speranza non muore perchè la passione che l'alimenta non può morire. Ed è così che, camminando lentamente sull'onda dei ricordi, noi continueremo ad andare a caccia,  attingendo al fuoco della  passione e senza mai perdere di vista le ragioni della speranza, che poi sono quelle che tu ci hai narrato con il tuo racconto.

Saluti.

diego
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 10/02/2012 - 22:29
Caro Vasco,

ti ringrazio per gli applausi!!!!

A presto. Un caro saluto.

diego
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/02/2012 - 19:42
Tra i 20 ed i 30 anni mi ero preso una cotta per la coturnice.

Le prime tre quattro volte andai con gente conoscitrici dei posti, poi mi prese la febbre ed iniziai ad andare da solo, temerarietà? della gioventù.

Partivo con i miei due spinoni, con la 500 alle 02,00, alle 04,00 parcheggiavo sullo spiazzale all'inizio della gola. Zaino, siero, due ore di passo cadenzato ed alle 06,00 ero sugli scogli sopra la gola, e qui si iniziava.

Posti meravigliosi, visuali da mozzafiato, caccia dura e poco carniere, ma caccia stupenda.

La notte, mentre salivo all'interno della gola dell'Infernaccio, fucile carico e cani avanti, mille pensieri, paure ancestrali e fantasie si intrecciavano nella mia mente.

Una mattina, fine ottobre o inizi novembre, si prospettava una giornata metereologicamente problematica, stavo indeciso nella 500 sullo spiazzale, quando arrivò un'altra auto, era un giovane, uno sguardo d'intesa e decidemmo di cacciare insieme.

Fortunatamente non piovve, ma in alto c'era nebbia, visuale 30-40mt.

Decidemmo di battere il lato sud del monte della Priora, lui più alto, un 200 mt.

Saranno state verso le 11,00, un fischio del compagno, orecchie dritte, inizio a sentire il sibilo del vento sulle ali delle coturnici, ma con la nebbia non riuscivo a vederle.

Dopo una manciata di secondi, interminabili per me, un gruppo di Kamikaze sforano la nebbia, sfrecciano ad una trentina di metri avanti a me in picchiata verso il baratro.

Per quando alzai il fucile erano nuovamente scomparse nella nebbia.

Mentre scendevamo dai 1.800 ai 1.400, il compagno propone di fare una capatina sul lato est, visto che a questa quota la nebbia non c'era.

Dico, sono le 14,00, non ci conviene, rischiamo il buio e poi la nebbia incombe.

Rispose che avremmo fatto presto, ed andammo.

Mentre tornavamo indietro, improvvisamente ci piombò addosso un nebbione da tagliare a fette.

Finché il sentiero era tracciato andavamo sicuri, oramai li conoscevo bene, ma arrivati ad un prato il sentiero sparisce e c'è da ripescare il sentiero un 500-600mt avanti sul lato opposto.

Non riuscivamo a riallacciare il sentiero, ci si fece notte.

Ogni volta che ci rendevamo conto di non sapere dove eravamo tornavamo indietro al punto di partenza. Regola basilare.

Poi, ma oramai saranno state le 21,00, in uno di questi avanti/indietro capitammo su di una carbonaia, mi si accesero subito le luci, la conoscevo bene, 30mt più sotto passava proprio il sentiero che noi dovevamo prendere.

Verso le 23,00, sfiniti, ginocchia tremolanti che mollavano, arrivammo allo spiazzale.

Oramai parco dei Sibillini, ma un giorno o l'altro debbo ritornarci.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 12/02/2012 - 01:23
Una montagna, due cacciatori, un cane, due cani, una storia, mille emozioni raccontate in modo semplice ma efficacemente coinvolgente da giamp50, per dimostrare ancora una volta che la caccia, nobilmente intesa, non è sinonimo di predazione, ma espressione massima di una passione che nasce, cresce e prende forza dalle straordinarie bellezze della natura, che dialoga con le sue creature, che attinge alle sue risorse e ne assapora i frutti che profumano di polvere da sparo e tutto nel pieno rispetto del ciclo infinito della natura.

Complimenti, Giamp.

diego
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 13/02/2012 - 21:17
Quando mio padre acquistò il vecchio podere, avevo dieci anni e andare a vivere in quel luogo selvaggio e isolato,  mi sembrò un gran regalo.
L'enorme casa,  costruita sulle fondamenta di una antica  fortezza medioevale,dominava dall'alto la vallata da dove attutiti arrivavano i rumori, compresa la voce del fiume nelle notti di piena.  
Il lato nord-est del terreno era ricco di sorgenti compresa la fonte da cui si attingeva l'acqua per la casa e la proprietà? era delimitata da due fossi ricchi di piante. L'unica strada che portava a questo antico luogo terminava nella nostra aia ed era adornata, nei suoi ultimi 70 metri, da querce centenarie e siepi di rosmarino che mio padre amava piantare ovunque.
Questo luogo era un «posto buono»? dove la natura ogni giorno aveva qualcosa di nuovo da mostrare e da raccontare. Se d'inverno la neve lo incantava e la primavera lo faceva sbocciare,  era l'autunno il mese più ricco di vita.
Questo luogo aveva infatti il privilegio di essere proprio sotto la linea di passo di tordi, merli,  cesene, fringuelli etc. Quella volta era molto abbondante il passo degli storni di cui a quei tempi, dalle mie parti, non si sapeva cosa fosse la stanzialità? perché gli storni migravano da nord a sud.
Esattamente li aspettavamo dietro alcuni filari di viti a poche decine di metri da casa. Le cesena invece segnavano il passo proprio sull'aia come pure i sasselli mentre i tordi bottacci venivano un po'più da nord e si posavano sulle querce del viale e sulla grande quercia con l'edera all'inizio del fosso lato sud, luogo prediletto dalle  tordele.  
Le grandi vigne che coronavano tutta la parte nord-ovest, erano ricche di lepri mentre i fagiani trovavano il loro terreno migliore nell'icolto sottostante e nei terreni limitrofi abbandonati e pieni di rovi. Ma anche dopo i primi mesi di caccia a passo finito, questo paradiso sapeva regalare grandi emozioni.
La casa era circondata da centinaia di olmi e da alcuni enormi gelsi tutti pieni di edera.Per me bambino, ma anche per mio padre,  era una grande emozione cacciare   d'inverno tordi e merli, dalle finestre della stalla o del primo piano.
Ci si svegliava con quel pensiero e con lo stesso pensiero  si andava a dormire. Credo fosse pesante per mio padre andare a lavorare la mattina come per me andare a scuola. Benedetta era la neve che ci isolava e ci regalava giornate bellissime.
 La mia passione per la caccia cresceva a dismisura ogni anno che passava fino che a 15 anni ebbi i miei primi tordi da richiamo (me li prestava   mio cugino che  non aveva  tempo per andare a caccia in ottobre)
Quella caccia mi rapì completamente per 25 anni.... fino all'incontro ravvicinato del terzo tipo con i colombacci e comunque, tale era la passione che insieme ai piccioni, nei primi anni, quando cacciavo le palombe da appostamenti temporanei a terra, mi portavo dietro sempre qualche gabbia con tordi e merli da richiamo.
Devo tanto di quello che sono a mio padre che non c'è più e che avrei voluto portare con me sul capanno a caccia di colombacci,  una  esperienza che non ha mai potuto vivere. Lui mi ha trasmesso l'amore per le piante, la passione per la  caccia e soprattutto il mistero della natura che si manifesta a tutti coloro che hanno occhi e cuore per accoglierlo.   Grazie babbo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 14/02/2012 - 01:35
Grazie levante.

vasco
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 14/02/2012 - 13:05
Grazie Levante!!!

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 14/02/2012 - 18:36
Complimenti a Levante e grazie per averci parlato del suo fantastico rapporto con suo Padre. Un rapporto padre e figlio che, in qualche modo, ci ricorda un po' la storia di ognuno di noi, la nostra storia che, come nel mio caso, è la storia di un Padre, non cacciatore, che si preoccupa del proprio figlio tredicenne alle prese con un fucile militare trasformato in calibro 28, capitato nelle sue mani non si sa come e usato di nascosto per regalare alla Mamma qualche passero da fare in padella con olio e salvia.

Fucile che mi lasciava ogni tanto qualche segno sulla fronte, perchè aveva il maledetto vizio di "sfocacciare" senza ritegno!!.

Volete sapere come andò a finire? Che il mio caro, preoccupatissimo Papà?, su benevola segnalazione dei Carabinieri, riuscì a mettere le mani su quell'attrezzo "infernale" nascondendolo sul tetto di casa, ponendo momentaneamente fine alla mia partita con i passeri della zona.

Ho detto momentaneamente, perchè, non ci crederete, alla fine, passando attraverso l'abbaìno, riuscii a ritrovare quella specie di archibugio sotto i coppi della nostra casa e con la complicità? della mia Cara Mamma, continuai, con mio Padre che forse sapeva ma fingeva di non sapere, ad alimentare la mia passione cacciando, in assenza del mio Papà?, i passeri che osavano avventurarsi sugli alberi intorno a casa.

diego.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 14/02/2012 - 19:35
Cari Amici,ascoltare,vivere,partecipare con emozione ai Vs ricordi,e con rammarico

scoprire alla fine che alcuni di questi "luoghi" da Voi menzionati sono oggi resi

inaccessibili (Parchi,Oasi ed altro)mi ferisce nel profondo e mi conduce ad una riflessione spontanea : "un tempo la LIBERTA' veniva...forse vissuta più intensamente".

Restano i ricordi,e per chi è un pò avanti con l'età?,proprio questi trovano "più spazio per esprimersi" in quanto la memoria "di fissazione" (cioè l'immediata o giornaliera) comincia a fare "cilecca".

Il mio DNA da cacciatore l'ereditai dalla famiglia di mia Madre...mentre il mio Papà?

mi trasmetteva l'indole di "pensatore".

La famiglia di mia madre,padre,fratelli,zii ecc. GRANDI CACCIATORI DI PALUDE...il tutto

prima della BONIFICA della pianura PONTINA e del Parco Naturale Lago di Fondi...

Viviamo di ricordi e GRAZIE...cicciodelibero.

N.B.Quale altra MENOMAZIONE di LIBERTA' ci aspetta?????
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 18/02/2012 - 23:36
Ultimi giorni di settembre del 1994, vado all'appostamento, il passo è alle porte,  il lavoro da fare prima d'iniziare la stagione è sempre impegnativo, come al solito tocca sempre a me, ragione per cui è sempre meglio anticipare i tempi.

Appena arrivato alla capanna, inchiodata alla quercia del capanno principale vedo una tabella,                 (Oasi di Protezione),  fortunatamente il cuore è in buono stato e riesco ad evitare l'infarto, dopo che ho visionato le altre tabelle mi precipito  in Provincia per avere spiegazioni. Purtroppo dopo aver ascoltato dall'impiegato la motivazione della tabellazione, prendo atto che il mio appostamento, dopo anni di sacrifici, è andato  purtroppo perduto, le solite angherie dei signori. Con la rabbia in corpo decido di lasciare la caccia al colombaccio e riprendere quella con il cane da ferma.

Facile a dirsi e, dopo una notte passata tra letto frigorifero sigarette battutine della mia cara moglie e una lunghissima corona»?.... la passione prende il sopravvento e  con gli occhi fuori dalla testa per non aver chiuso occhio, la mattina, prima che si faccia giorno, mi ritrovo sul fuoristrada con carte geografiche militari e bussola in cerca di un nuovo posto per cacciare il magnifico.

Era da tempo che sentivo parlare della zona di Monte Santa Maria Tiberina e  Palazzo del Pero, due comuni, vicino ai confini tra Umbria e Toscana, scelgo quella zona, la solita guardatina alle cartine mi suggerisce  il posto più in alto che mi consente di osservare più panorama possibile, una strada porta proprio li  in cima e non esito ad imboccarla.

Dopo quattro ore di su e giù per i monti, in lontananza, vedo un bosco di cerro, l'unico del posto fra tante piante di carpano faggio e castagno, poco lontano, circa due km. una casa, è  l'unica possibilità? di avere informazioni sulla proprietà? del bosco, mi precipito.

Seduto su un tronco di castagno un anziano, con la pippa fumante in bocca, vedendomi arrivare mi viene incontro e  mi accoglie così:  (Cocco mio, da dua vieni, che fè tu qui che nse vede n'anima).

-Buon giorno, mi scusi, una domanda, mi chiamo vasco, -  (io Primo) -  conosce il proprietario del bosco di cerri ?                              ( è l'mio e del mi fratello che l'vole compra?) - beh magari, se fa al caso mio si può fare. - L'esperienza insegna,  Primo ne ha da vendere e  anticipa quello che mi restava tanto fatica dire,              (dìo, ma che ve a caccia), -  si,  ho la passione della caccia alle palombe - ( che  vorristi fa la caccia pe le palombe, la faceva lmi fratello, ma no tuquì, lassù nti cerri).  Messo al chiodo col fiato tra i denti, ormai certamente Primo aveva capito l'antifona - se non do fastidio, il posto mi piace ma non so se è buono per il passo,  poi se lo fosse potrei comprare il bosco se lo vuol vendere -  (Ta me me fariste nfavore, almeno vedo ncristiano ngiro, tuquì nc'enno più manco i sorci, tra npo vien su Tersilio, lmi fratello, spettelo stà? a magnà? tuquì cusì ce parli la macchia è anche robba sua è lu che amministra, poi se vol telefonà? fa puro).

 L'invito di Primo mi rincuora, senza esitare accetto, meglio di così non poteva andare, dopo aver  avvisato al telefono  mia moglie che non tornavo per l'ora del pranzo e ascoltato  la sua litania, carico Primo nel fuoristrada per fare un giro di perlustrazione»?.Tornati a casa,  puntuale, poco dopo arriva Tersilio, il fratello,  un energumeno più giovane di Primo,  dall'aspetto burbero e prima che apro bocca, stringendomi la mano:

(che sete pe le tasse)   »  no no non sono stipendiato dallo stato,  lavoro il ferro, faccio il fabbro uno dei pochi che ancora fanno il ferro battuto  -   (alora sete uno che fatiga, che nite a cerca tuquì, da dua nite)       »  sono in cerca di un posto per fare la «caccia»? alle palombe »  come seduto su uno spillo  con gli occhi spalancati aspetto la risposta che tarda ad arrivare»?. Mmmmmm  ( Ho capito nnicosa, ma dio, nnè che vien da Città? de Castello, quilli nce li voglio tuquì monno striqulato nnicosa, dio fa lgrano, si sarpresenteno i dò foco ta la machina, si sè chi enno ardielo, stì delinguenti monno tirato anche ta le galine, stì luridi»?»?)

  - no no, vengo da  Perugia, è la prima volta che metto piede da queste parti -  ( e mia me vorre di chè summiato la strada stanotte?) -  No, sono qui per caso, mi ha consigliato il posto  un amico mio che taglia la macchia. -  (e chi è Tonino del moro?)   -  Non ricordo se si chiama Tonino»? » « hai visto mai ci fosse qualcosa contro»? -  non mi ricordo come si chiama  »  (Da lmuso me sembri nbon cristiano, l'permesso tel firmo, cusì podarsi che m'arpia voia anche ta me, io l'ho amazzate le palombe al mi tempo, però taviso, se me fe casino la pla macchia te manno via subeto arcordete).

Finalmente dopo tanto sconforto una bella notizia, dalla felicità? mi ridevano anche gli orecchi, saluto con un abbraccio i  due fratelli, ringrazio per la cena e fisso l'appuntamento all'indomani mattina per firmare la domanda che autorizza l'istallazione dell'appostamento che fu mio solo per quell'anno.
 Poi così per caso, come quasi sempre accade, un giorno, frequentando il nostro FORUM conosco Matteo,  PALOMBARO,  un cacciatore giovane, pieno di entusiasmo e voglioso di apprendere i segreti della nostra passione, un ragazzo oltremodo squisito e intelligente che mi invita a visitare l'appostamento.    Dalle sue prime descrizioni del luogo capisco che  l'appostamento è  situato  più o meno sulla zona dove era quello fatto da me tanti anni prima e   dopo circa 45 minuti di macchina Palombaro imbocca la stessa strada che anche io percorrevo, la conferma che il suo appostamento era sullo stesso luogo circa cento metri più in alto dove era il mio,  ci fu quando arrivai in cima al suo capanno. In un attimo ho ricordato i bei momenti di caccia vissuti in quello splendido scenario  in un istante torno indietro nel tempo di quasi venti anni,cima al suo capanno. In un attimo ho ricordato i bei momenti di caccia vissuti in quello splendido scenario, in un istante torno indietro nel tempo di quasi venti anni, l'emozioni che quei cerri mi hanno regalato, non per le catture, ma per qualche curata mozzafiato che ancora mi fa tremare le gambe non lo dimenticherò mai.
Una su tutte :
(Era quasi l'ora di sbaraccare, circa mezzogiorno, mentre osservavo un volantino che rientrava , mi accorgo che un altro piccione allungava il collo guardando verso il cielo, non vedevo nulla, ho pensato ad un moscerino che era li davanti, anche Silvio con me sull'unico capanno, l'amico inseparabile con la vista da falco non vedeva nulla, poi come sempre fa, con un forte grido che mi fa sempre inc»?.re,
- elle sono altissime - e mi indica la direzione, io non riuscii a vederle, troppo alte e lontane per i miei occhi , un branco all'infinito che ormai passato sopra al nostro capanno senza averlo visto si dirigeva verso il vicino valico,non ricordo quanti e quali movimenti feci con i richiami, i due volantini li feci girare tre volte prima di farli rientrare, ma ancora, purtroppo, non le vedevo, però le grida di Silvio che le vide girare e tornare indietro mi allarmarono e poco dopo anche io riuscii a vedere il branco e cominciai le solite manovre poi, vederle venire giù dall'infinito ad ali chiuse come se precipitavano beh è uno spettacolo che ti fa sempre fermare il cuore. Erano sicuramente più di duecento, davanti a noi a circa cento metri ad ali aperte a prendere il vento in petto per poi posarsi, mi preoccupo per Silvio, non riesce mai a rimanere immobile, lo fermo tirandolo per un braccio e con l'altra mano "tocco" leggermente per l'ultima volta il colombaccio sulla ribaltina del cerro di entrata, sono secondi che durano un eternità?, ma eccole tutte ad ali aperte alla ricerca del ramo per posarsi, quei cerri erano bianchi da così tante palombe. L'atto finale pose fine ad un momento indimenticabile. Silvio lo ricorda sempre, io non dimenticherò mai la sua faccia incredula per quello a cui aveva assistito).
Scendo dal capanno e porto Palombaro (Matteo) a fargli vedere dove era il mio appostamento, Matteo mi Indica dove secondo lui era il cerro di una antica caccia, sorridendo gli ricordo che non era poi tanto antica solo di 16 anni fa, lì su quel cerro era il mio capanno e poco più in la in un altro cerro di entrata, era ancora fissata su un ramo di castagno la mia firma, una forcina in ferro. Immancabile la bella risata di Palombaro, avevo fatto la stessa cosa anche per lui. l'emozioni che quei cerri mi hanno regalato, non per le catture, ma per qualche curata mozzafiato che ancora mi fa tremare le gambe non lo dimenticherò mai.
 Una  su tutte :
  (Era  quasi l'ora di sbaraccare, circa mezzogiorno, mentre  osservavo un volantino che rientrava , mi accorgo che un altro piccione allungava il collo guardando verso il cielo,  non vedevo nulla, ho pensato ad un moscerino che era li davanti, anche Silvio con me sull'unico capanno, l'amico inseparabile con la vista da falco non vedeva nulla, poi come sempre fa, con un forte grido che mi fa sempre inc»?.re,
  - elle sono altissime -  e  mi indica  la direzione, io non riuscii a vederle, troppo alte e lontane per i miei occhi , un branco  all'infinito che ormai passato sopra al nostro capanno senza averlo visto si dirigeva verso il vicino valico,non ricordo quanti e quali movimenti feci con i richiami,  i due volantini li feci girare tre volte prima  di farli rientrare, ma ancora, purtroppo, non le vedevo, però le grida di Silvio che le vide girare e tornare indietro mi allarmarono e poco dopo anche io  riuscii a vedere il branco  e cominciai le solite manovre poi, vederle venire giù dall'infinito ad ali chiuse come se precipitavano beh è uno spettacolo che ti fa sempre fermare il cuore.   Erano sicuramente più di duecento, davanti a noi a circa cento metri ad ali aperte  a  prendere il vento in petto per poi posarsi, mi preoccupo per Silvio, non riesce mai a rimanere immobile, lo fermo tirandolo  per un braccio  e con l'altra mano "tocco" leggermente per l'ultima volta  il colombaccio sulla ribaltina del cerro di entrata, sono secondi che durano un eternità?, ma eccole tutte ad ali aperte alla ricerca del ramo per posarsi, quei cerri erano bianchi da  così tante palombe.  L'atto finale pose fine ad un momento indimenticabile.  Silvio  lo ricorda sempre, io non dimenticherò mai  la sua faccia incredula per quello a cui  aveva assistito).
Scendo dal capanno e porto Palombaro (Matteo) a fargli vedere dove era il mio appostamento, Matteo mi Indica dove secondo lui era il cerro di una antica caccia, sorridendo gli ricordo che non era poi tanto antica solo di 16 anni fa, lì su quel cerro era il mio capanno  e poco più in la in un altro cerro di entrata,  era ancora fissata su un ramo di castagno la mia firma, una forcina in ferro. Immancabile la bella risata di Palombaro, avevo fatto la stessa cosa anche per lui.

Ho impiegato due serate per scrivere e ricordare  tutto questo,  spero che il dialetto perugino sia comprensibile a tutti, per qualcuno sarà? noioso leggerlo, sicuramente troppo lungo, per me non poteva essere più corto di così. Chiedo venia.

Vasco Feligetti.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 19/02/2012 - 14:53
Ultimi giorni di settembre del 1994, il passo è alle porte, il lavoro da fare nell'appostamento prima che si inizia  la «caccia»? è sempre impegnativo, come al solito tocca sempre a me, ragione per cui è sempre meglio anticipare i tempi, così la mattina presto decido di andare all'appostamento.

Appena arrivato alla capanna, inchiodata alla quercia del capanno principale vedo una tabella, (Oasi di Protezione), fortunatamente il cuore è in buono stato e  fortuna mia evito l'infarto, dopo che ho visionato le altre tabelle mi precipito all'ufficio caccia della Provincia per avere spiegazioni. Purtroppo dopo aver ascoltato dall'impiegato la motivazione della tabellazione, prendo atto che il mio appostamento, dopo tanti anni di sacrifici, è andato purtroppo perduto per sempre, le solite angherie dei signori. Con la rabbia in corpo decido di lasciare la caccia al colombaccio e riprendere quella con il cane da penna.

Dopo una notte passata tra letto frigorifero sigarette battutine della mia cara moglie e una lunghissima corona»?.... la passione prende il sopravvento e con gli occhi fuori dalla testa per non aver chiuso occhio, la mattina prima che si faccia giorno, mi ritrovo sul fuoristrada con carte geografiche militari e bussola in cerca di un nuovo posto per cacciare il magnifico.

Era da tempo che sentivo parlare della zona di Monte Santa Maria Tiberina e Palazzo del Pero, due comuni, vicino ai confini tra Umbria e Toscana, concentro la ricerca nei monti circostanti, la solita guardatina alle cartine, poi  l'esperienza mi fa scegliere la strada che porta sul monte più alto da dove potrò osservare più panorama possibile, non esito ad imboccarla.

Dopo quattro ore di strade impervie  su e giù, in lontananza, vedo un bosco di cerro, l'unico del posto fra tante piante di carpano faggio e castagno, poco lontano, circa due km. l'unica casa, è la  possibilità? di avere informazioni sulla proprietà? del bosco, non avevo incontrato anima, mi precipito.

Seduto su un tronco di castagno un anziano, con la pipa fumante in bocca, vedendomi arrivare mi viene incontro e mi accoglie così: (Cocco mio, da dua vieni, che fè tu qui che nse vede mè n'anima).

-Buon giorno, mi scusi, una domanda, mi chiamo vasco, - (io Primo) risponde  - conosce il proprietario di quel bosco di cerri ? ( è l'mio e del mi fratello che l'vole compra?) - beh magari, se fa al caso mio si può fare. - L'esperienza insegna,  Primo ne ha da vendere e anticipa quello che mi restava tanto fatica dire,             (dìo, ma che ve a caccia) - si, ho la passione della caccia alle palombe - ( che vorristi fa la caccia pe le palombe, la faceva lmi fratello, ma no tuquì, lassù nti cerri). Messo al chiodo col fiato tra i denti, ormai certamente Primo aveva capito l'antifona - se non do fastidio, il posto mi piace ma non so se è buono per il passo, poi se lo fosse potrei comprare il bosco se lo vuol vendere - (Ta me me fariste nfavore da ride, almeno vedo ncristiano ngiro, tuquì nc'enno più manco i sorci, tra npo vien su Tersilio, lmi fratello, spettelo stà? a magnà? tuquì cusì ce parli la macchia è anche robba sua è lu che amministra, poi se vol telefonà?  fa  puro).

L'invito di Primo mi rincuora e senza esitare accetto, meglio di così non poteva andare, dopo aver avvisato al telefono mia moglie che non tornavo per l'ora del pranzo e ascoltato la sua litania, carico Primo nel fuoristrada per fare un giro di perlustrazione»?.Tornati a casa poco dopo arriva Tersilio, il fratello, un energumeno più giovane di Primo, dall'aspetto burbero e prima che apro bocca, stringendomi la mano:

(che sete pe le tasse) » no no non sono stipendiato dallo stato, lavoro il ferro,  - (alora sete uno che fatiga, che nite a cerca tuquì, da dua nite)  »  sono alla ricerca di un posto per fare la «caccia»? alle palombe  »  Come se fossi seduto su uno spillo  e con gli occhi spalancati aspetto la risposta che tarda ad arrivare»?.         ( Mmmmmm  Ho capito nnicosa, ma dio,  nnè che vien da Città? de Castello,  quilli nce li voglio tuquì monno striqulato nnicosa, dio fa lgrano, si sarpresenteno i dò foco ta la machina, si sè chi enno ardielo, stì delinguenti monno tirato anche ta le galine, stì luridi»?»?)

- no no, vengo da Perugia, è la prima volta che metto piede da queste parti - ( e mia me vorre di chè summiato la strada stanotte?) - No, sono qui per caso, mi ha consigliato il posto un amico mio che taglia la macchia. -  (e chi è Tonino del moro?)  - Non ricordo se si chiama Tonino»? » « hai visto mai ci fosse qualcosa contro»? - non mi ricordo come si chiama  »  (Da lmuso me sembri nbon cristiano, l'permesso tel firmo, cusì podarsi che m'arpia voia anche ta me, io l'ho amazzate le palombe al mi tempo, però taviso, se me fe casino la pla macchia te manno via subeto arcordete).

Finalmente dopo tanto sconforto una bella notizia, dalla felicità? mi ridevano anche gli orecchi, li saluto con un abbraccio, li ringrazio per la cena e fisso l'appuntamento all'indomani mattina per fargli mettere  la  firma  sulla domanda che autorizza l'istallazione dell'appostamento, che poi fu mio solo per quell'anno.

Poi così per caso, come quasi sempre accade, un giorno, frequentando il nostro FORUM conosco Matteo, PALOMBARO, un cacciatore giovane, pieno di entusiasmo e voglioso di apprendere i segreti della nostra passione, un ragazzo oltremodo squisito e intelligente che mi invita a visitare l'appostamento.

Pochi giorni dopo decidiamo di andarci, durante il viaggio e dalle sue prime descrizioni del luogo capisco che l'appostamento è situato più o meno sulla zona dove era quello fatto da me tanti anni prima e dopo circa 45 minuti di macchina Palombaro imbocca la stessa strada che anche io percorrevo, la conferma che il suo appostamento era sullo stesso luogo circa cento metri più in alto dove era il mio, ci fu quando arrivai in cima al suo capanno.  Scendo a terra e porto Palombaro (Matteo) a fargli vedere dove era il mio appostamento, Matteo mi Indica dove secondo lui era il cerro di una antica caccia,  sorridendo gli ricordo che non era poi tanto antica solo di 16 anni fa e lì su quel cerro  c'era  il mio capanno e,  poco più in la in un altro cerro,  quello di entrata, a dieci metri di altezza  c'è  ancora impressa la mia firma, una forcina in ferro fissata  sul palo di castagno ancora efficiente. Immediata fu la simpatica  risata di Matteo,  avevo fatto la stessa cosa anche per lui.

 Sono episodi  che in un momento ti fanno passare davanti tanti anni  e  tanti ricordi  che rimarranno impressi per sempre, indelebili,  le emozioni che quei cerri mi hanno regalato, non per le catture, ma per qualche curata mozzafiato che ancora mi fa tremare le gambe non lo dimenticherò mai.
Una su tutte :
(Era quasi l'ora di sbaraccare, circa mezzogiorno, mentre osservavo un volantino che rientrava , mi accorgo che un altro piccione allungava il collo guardando verso il cielo, non vedevo nulla, ho pensato ad un moscerino che era li davanti, succede spesso, anche Silvio con me sull'unico capanno, l'amico inseparabile con la vista da falco non vedeva nulla, poi come sempre fa, con un forte grido che mi fa sempre inc»?.re,

   - elle sono altissime - e mi indica la direzione, io non riuscii a vederle, troppo alte e lontane per i miei occhi , un branco all'infinito che ormai passato sopra al nostro capanno senza averlo visto si dirigeva verso il vicino valico, non ricordo quanti e quali movimenti feci con i richiami,  forzai i volantini lasciandoli girare senza sosta per tre volte  prima di farli posare, ma ancora, purtroppo, non le vedevo, però le grida di Silvio che le vide girare e tornare indietro mi allarmarono e allora via ancora un'altra volta con i volantini, pochi istanti dopo anche io riuscii a vedere il branco e cominciai le solite manovre per ingaggiarli, vennero giù tutte, scesero giù dall'infinito ad ali chiuse come se stavano precipitando, beh è uno spettacolo che ti fa sempre fermare il cuore. Erano sicuramente più di duecento, davanti a noi ormai a circa cento metri ad ali aperte a prendere il vento in petto per poi posarsi. Mi preoccupo per Silvio, non riesce mai a rimanere immobile, lo fermo tirandolo per un braccio e con l'altra mano "tocco" leggermente per l'ultima volta il colombaccio sulla ribaltina del cerro di entrata, sono secondi che durano un eternità?, l'adrenalina sale a mille,  ma eccole tutte ad ali aperte alla ricerca del ramo per posarsi. Quei cerri erano bianchi da così tante palombe. L'atto finale pose fine ad un momento indimenticabile).

 Silvio lo ricorda sempre, io non dimenticherò mai la sua faccia incredula  e le sue parole:  ( non avrei mai creduto a tanto se lo avessi raccontato).

 Spero che il dialetto perugino sia comprensibile a tutti,  forse ho esagerato nei particolari,  ma se li avessi tralasciati avrei tolto, secondo me,  la parte migliore.  Chiedo venia.

Vasco Feligetti.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 19/02/2012 - 17:07
Era la metà? di gennaio, un gennaio freddo, ventoso, pieno di ghiaccio. Dopo una giornata a tordi abbastanza infruttuosa, decidemmo di andare a fare la spera al lago Acquato, un piccolo specchio d'acqua per metà? all'interno di un'azienda faunistica, annidato tra le colline prospicienti il mare. Annottava, e non un volo nè un fischio rompevano la malinconia di un altro giorno di caccia che se ne andava. In mezzo all'acqua, celati tra i falaschi, sempre attenti a non imboccare dagli stivali al ginocchio, scrutavamo quel po' di cielo al confine del monte che si sovrastava, cercando di non fare attenzione al gelo che ci congelava i piedi, l'acqua intorno a noi era parzialmente ghiacciata. Ormai era buio quando d'un tratto due ombre  invasero la scena. Due germani cominciavano la ronda concentrica sopra lo specchio d'acqua, lenti, guardinghi, sembravano non volersi abbassare mai, eppure eppure ingrandivano piano piano, finchè le ombre diventarono distinte e la femmina, sempre avanti, emise un piccolo, caratteristico richiamo, ancora un giro, ancora uno, poi finalmente furono a tiro. Sparammo insieme uno, due, tre botte, e tutti e due gli uccelli precipitarono nell'acqua scura. Ma mi avvidi subito che non li avevamo fermati e allora, nel buio ormai quasi totale, entrai d'istinto nell'acqua che mi arrivò subito fino alla vita, una fiammata a bruciapelo e raccolsi la femmina mettendola in carniera con un unico movimento e avanti ancora, con l'acqua ormai al  petto e un'altra botta là? dove vedevo l'acqua incresparsi, e finalmente agguantai il maschio e tornai indietro riguadagnando l'arginello.

Quando arrivai alla macchina ero praticamente uno spaventapasseri bagnato. Un amico mi prestò un maglione, mi misi le scarpe senza le calze. Poi, per strada, ci fermammo ad un bar dove ordinai un ponce bollente. Il barista mi chiese " ha avuto un incidente?" ma io sorridevo e non lo ascoltavo, nella mente avevo solo il momento in cui  avevo afferrato il capoverde e  l'avevo finalmente fatto mio, per sempre.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 21/02/2012 - 10:22
Il racconto di "badger" mi ha fatto tornare in mente un episodio dei miei vent'anni e dell'irresponsabilità? e temerarietà? della mia gioventù.
Avevo terminato da poco il sevizio militare e lo spinone bianco arancio Gem dell'Adige era cresciuto, quindi doveva essere una giornata di fine febbraio o inizi marzo del 1973, giornata fredda, nevischiava.

Ancora buio, mi recai senza cani presso un lago agricolo, molto esteso, frequentato da anatre, circondato da cannucciaie ed infossato tra due collinette.

Parcheggiai la 500 lontano, feci un giro largo, scesi nel fosso e da questi risalii dal basso verso l'argine e, con trepidazione, cercavo di sbirciare, senza espormi, la superficie dell'acqua.

All'estremità? sud/est vidi 4 marzaiole, concorrenti quella mattina non ve ne erano, mi sembra fosse giorno di mercato.

Schiacciato a terra ne scrutavo il comportamento nella speranza che si avvicinassero un pò, ma niente da fare. Allora caricai piombo grosso e sparai un colpo alla più vicina.

L'anatra a cui avevo sparato rimase dritta sull'acqua, le altre si alzarono in volo, una tornò indietro e si rituffò vicino a quella rimasta. Sconcertato ed inesperto sparai un'altro colpo alla marzaiola di prima, non avevo capito che non si era alzata perchè ferita e che quindi avrei dovuto sparare non a lei ma alla compagna ritornata.

Comunque, al secondo colpo si rovesciò. La compagna ripartì e la presi al volo.

Sempre immobile e nascosto dopo una mezzora ritornarono le altre due e presi anche loro.

Situazione finale, due marzaiole raccolte, una morta in mezzo al lago ed un'altra ferita tra il canneto.

Provai anche con lancio di zolle di terra per far muovere l'acqua del lago, ma non c'era nulla da fare, rimaneva al centro.

Allora mi venne l'idea geniale! Andai a casa, presi i cani, un materassino da mare, una bottiglietta di brandy e panni di ricambio.

I cani acciuffarono la ferita nel canneto ma non c'era verso di riuscire a far loro vedere quella in mezzo al lago, ed allora iniziai a gonfiare con la pompetta il materassino.

Misi il materassino in acqua, mi ci distesi delicatamente sopra ed iniziai a vogare con le palme delle mani muovendole molto lentamente, arrivai ad una ventina di metri dall'argine quando dell'acqua gelida si infiltrò tra la mia pancia ed il materassino.

Una contrazione istintiva e dell'altra acqua, e questa volta abbondante, ricoprì il materassino. Istintivamente mi gettai in acqua ed a nuoto, senza mai respirare, arrivai all'argine.

Non riuscivo a respirare, la gola, i polmoni si erano chiusi, penso fossi paonazzo, presi la bottiglietta di brandy e la buttai giù, mi spogliai completamente nudo rivestendomi con i ricambi, ricominciai tra mille stenti a far entrare un pò di aria nei polmoni, e piano piano mi ripresi, ma la paura fu tanta, tanta.

Credo che quella mattina mi abbia salvato il non aver fatto colazione.

Con movimento forzato ripresi temperatura, ritornai nella normalità?, intanto con tutto il casino fatto l'anatra si era un pò spostata ed il Gem, avvistatala, la recuperò.

Finale, tornai a casa trionfante con le quattro anatre e la pelle!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 05/03/2012 - 15:18
Una mattinata d'inverno
Il racconto che mi appresto a scrivere risale ad una fredda mattinata del 1973 o del 1974. Ricordo benissimo che avevo terminato il turno di notte all'ITALSIDER di Piombino, e che arrivato a Campiglia c'era ad attendermi l'amico fraterno Enrico, destinazione Monte Calvi, a beccacce.

L'amico Enrico aveva la settimana di ferie per cacciare la beccaccia ed io lo accompagnavo con la disponibilità? derivata dalla turnazione aziendale, o con i riposi settimanali.

Velocemente mi cambio e mi attrezzo per la battuta, un pezzo di pane con la salciccia per il pranzo, la cartuccera e l'automatico A300 della beretta cal.20 che ancora uso e conservo amorevolmente. Si parte con la vespa e si raggiunge il posto di caccia, saranno state le otto e decidemmo di cercare la regina a ridosso del monte calvi verso le "bocchette e il sasso all'alloro", zone poco frequentate dai cacciatori ma molto valide per quel periodo di temperature rigide, vi stazionavano una colonia di capre del "Pazzagli" e i loro pascoli e la loro dimora era visitata saltuariamente da qualche beccaccia.

Ringo, il setter di Enrico, inizia la cerca e dopo l'ispezione di alcune rimesse va in ferma. Enrico mi avverte con il solito fichio ondulato e melodico che devo stare attento e subito segue "ECCOLA"...la regina esce dal bosco e si scopre alla fucilata che la investe, Ringo raccoglie e riporta all'amico.

E' una bella regina, e dopo averla osservata, lisciata e averne nascosta la testa sotto l'ala la inserisco nella tacana.

Continuiamo a battere la zona, Ringo stà? cacciando un pascolo notturno, la beccaccia non è molto distante e viene bloccata decisamente verso un ginepraio, mi apposto su uno scoglio e al segnale di pronto (sempre con il fischio) Enrico accosta il cane, Ringo gattona e ferma di nuovo nella mia direzione fin quando la regina si invola ed è colpita nuovamente, il rituale si ripete, Enrico grandissimo altruista oltre che esperto e fraterno amico, si complimenta e continua l'ispezione della zona.

Passano poche decine di minuti e Ringo rallenta il suono del campano che tiene sotto la pettorina, den deden den deden, Den, due fischi di accertamento, nessun movimento, Ringo è di nuovo in ferma, Enrico mi fa cenno di raggiungere la razzina sottostante, in punta di piedi, senza rumore, ma velocemente sono piazzato, Ringo si muove den den..

silenzio assoluto, Enrico raggiunge il cane e senza forzarlo mi avverte di stare attento. Non cerca la possibilità? dello sparo, sa che sono piazzato, si fa sentire di lato fino a quando la beccaccia decide di incolonnarsi, tuttutttuutttuuu...segue "eccola" e la colpisco facilmente. Enrico si complimenta, Ringo riporta e si sdraia mentre noi commentiamo che la zona è vergine e le beccaccie non sono scanate.

Ci sediamo anche noi per consumare un morso di pane, sui grotti del "sasso all'alloro", decido di dare aria alle beccacce incarnierate, inserisco la mano nella tacana ma con stupore mi accorgo che ne ho persa una. Con tranquillità? e senza fretta terminiamo il bivacco ma Ringo dopo una breve pausa e un sorso d'acqua, continua la cerca e lo sentiamo in ferma, colleghiamo subito che probabilmente ha trovato la mia perduta e aspettiamo che se ne accorga per il riporto, due fischi seguiti a breve distanza da altri due fischi ci convincono che Ringo è in ferma su una nuova beccaccia.

Vai avanti mi viene detto, c'è una piazza carbonaia lungo lo stradello delle bocchette, appena ci sei arrivato fammi un fischio.

Felinamente la raggiungo e comunico all'amico la posizione, l'accostamento verso il cane e segue l'avviso "ECCOLA", pochi istanti e mi appare nel breve e limitato spazio visivo, un colpo di stoccata e la quarta regina cade.

Nessun sentore di invidia o gelosia da parte di Enrico, bensì un grandioso e manifesto compiacimento traspariva dal suo sguardo, avevo 21/22 anni e lui 38/39 (un grande maestro).

Dovevamo ricercare la perduta dalla tacana, e facemmo a ritroso il percorso, Ringo non degnava prede già? abboccate e ci dovemmo impegnare, naturalmente la ritrovai di lì a poco. Erano quattro regine in bella mostra, tutte accarezzate e lisciate e tutte per suo volere con la testa nascosta sotto l'ala, custodite nella mia tacana della cacciatora. Si era fatto mezzogiorno, la sera dovevo ritornare in fabbrica e un po di apprenzione faceva timidamente capolino, decidemmo di fare un ultima escurzione alla "crocetta" dopodichè io sarei ritornato a casa per dormire e lui (Enrico) avrebbe continuato a cacciare fino a sera. In prossimità? della "crocetta", Ringo inizia un nuovo accostamento, lungo e intrigato, dopo alcuni minuti blocca il suono del campano,

è in ferma, sono ben posizionato, mi pronuncio per l'ennesima volta, Enrico mentre si accosta al cane mi avvisa che ci sono molte fatte del pascolo, io non afferro ma non ho il tempo di riflettere che un ripetuto "eccola" "eccola" mi allertano, era la coppia che si era involata, una nella mia direzione che colpii, l'altra si dileguò.

Una nuova pacca, un sorriso, una carezza a Ringo e lasciai Enrico per ritornare alla vespa e al riposo pomeridiano.

Spero con questo racconto di aver reso onore a Ringo per la sua caparbietà? e capacità? di "trattare" le regine, ma soprattutto ad ENRICO per la sua delicatezza nel saper istruire e avviare alla caccia un giovane come me, mai avido nel tiro, mai arrogante. Grazie Enrico!

Con rispetto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 22/03/2012 - 20:35
Erano i primi anni di caccia dal palco, tutto nuovo, tutto da imparare giorno dopo giorno, errore dopo errore, un successo esaltava ed appagava per tutte le sconfitte precedenti.

Avevamo spostato il palco di un 120mt circa, là? dove spesso vedevamo buttarsi le palombe che cercavamo di richiamare.

Diciotto metri di palco, posizione perfetta da tutti i punti di vista, appena una quindicina di metri sotto alla grande quercia rossa. L'avevamo proprio azzeccato, a volte si attaccavano anche ai bordi del capanno.

In più di una occasione mi era capitato di stare con la palomba buttata a 2-4mt e guardarci ambedue stupiti negli occhi.

Ero riuscito a fare due femmine volantino perfette per il posto, partivano a comando, si buttavano nella buca, rasentavano le chiome, imboccavano il corridoio, giravano attorno ad una quercia e rientravano sempre nel corridoio tra le chiome.

All'inizio una delle due si era attaccata ed era stata fuori una notte, al mattino la ritrovai sul palco, non fece più un errore.

Eravamo ancora all'età? della pietra, cacciavamo solo con due volantini ed una racchetta  a stantuffo rudimentale non sempre funzionante.

Una mattina, ero da solo, intravvedo un branchetto di una ventina di Palombe abbastanza vicine, lancio ugualmente le due femmine, il branco viene insieme alle volantine.

Ce li ho tutte sulla testa a pochi metri, non so cosa fare, nel turbinio di ali ed ebbro di emozione ho paura di prendere le piccione, non sparo, poi ad una ventina di metri, dentro la buca, vedo, o meglio credo di vedere, una Palomba che sta girando. Il laccetto non ce l'ha, decido di tirare il grilletto, nell'attimo della trasmissione del comando dal mio cervello all'indice destro, quella che credevo una palomba, completa la virata ed il laccetto, provvisoriamente nascostosi per forza centrifuga sotto l'ala destra, ricade giù, ma troppo tardi, il comando neurologico era già? partito e l'indice esegue prima che gli arrivi il contrordine.

La picciona cade fulminata. La rabbia, il rammarico, la vergogna mi assalgono. Non sparo più!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 26/03/2012 - 20:52
Aveva una decina di mesi il mio Gem dell'Adige, spinone bianco arancio, quando nel luglio del 1972 girovagavo sulle stoppie, lasciate alte dalle mietitrebbie, nella vallata del Fiumicello, levando quaglie a destra ed a manca senza che lui se ne interessasse minimamente.

Incredulo, sfiduciato ed incavolato, alla fine, dopo alcune ore e dopo non so più quante quaglie, singole e coppie, aver levato con i piedi, mi siedo su di un greppetto all'ombra di un olmo masticando amaro.

Dopo qualche minuto vedo il cucciolone partire, fare una decina di metri di filata ed impietrirsi in ferma.

Da quel momento fu un susseguirsi di ferme, guidate e ferme, sempre a testa alta, imperturbabile, come se fossero dieci anni che faceva quel lavoro.

Io ero in paradiso.

E fu lui, Gem, che con il suo grande naso, con la sua ferma ineguagliabile, la sua forza e determinazione, mi insegnò poi negli anni seguenti ad andare a caccia!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 27/03/2012 - 20:29
CACCIA IN PUGLIA
Ultimi giorni d'ottobre del 1975, un amico di Porto Cesareo (LE) mi telefona che sono entrate tantissime allodole, è vento di grecale, mi invita a partire immediatamente.

Organizzo in poche ore un viaggio con altri due amici, ottengo tre giorni di ferie e nel pomeriggio di venerdì partiamo dopo aver caricato in macchina i nostri calibro 20 e tante cartucce con piombo 10. Ci avvicendiamo alla guida della fiat 128 e dopo 10 ore di viaggio arriviamo a destinazione, Porto Cesareo, dall'amico Leonzio.

Un caloroso saluto e via subito a letto, era mezzanotte e la mattina seguente la sveglia era rimessa alle 4.30, il posto stabilito era vicino all'albergo ma Leonzio dopo averci accompagnati, era dovuto andare a lavorare con l'accordo che ci saremmo rivisti a mezzogiorno.

Arrivammo a buio fitto in una oliveta secolare per l'uscita a tordi, ovviamente già? occupata da cacciatori locali, i quali in dialetto accesero una calda e vivace discussione con l'amico Leonzio a suon di "vossignoria" ecc..ecc..

Più volte tentai di non insistere con quel posto, bensì cercarli altri e soprassedere, ma Leonzio ci sistemò in prima linea e gli altri accettarono di tirarsi indietro.

L'attesa dell'alba fu lunga e preoccupante, ma finalmente i primi tordi cominciarono a uscire dalla pineta dirimpetto e cominciò quello che si rivelò una piacevolissima sorpresa di caccia e di ospitalità?.

Ricordo che eravamo in tre giovani toscani con tre fucili cal.20, due doppiette e il mio semiautomatico Beretta A300.

Erano i tempi che non si salvavano neanche le mosche, non oltrepassava la linea nemmeno un tordo uscito dalla pineta, e con stupore collettivo, i cacciatori che erano stati spinti all'esterno, si avvicinarono a noi per raccoglierci le prede e per saperne di più dei nostri calibri e della nostra origine.

Non potrò mai dimenticare quel gesto, da noi la gelosia del posto e l'avidità? del tiro è predominante. Alle sette, quando ormai l'uscita era agli sgoccioli sentimmo vociare

due individui che cercavano gli amici di Leonzio, non nego che ebbi un pò di apprensione, e invece al nostro identificarsi ci vennero incontro con tanto di pasticcini e caffè per la colazione. Non state leggendo una favola, è una realtà? che ho vissuto a 24 anni in un territorio maltrattato ma ricco di umanità? e ospitalità? sincera. A mezzogiorno ci ritrovammo con Leonzio e ci dedicammo alle allodole, alle pispole, agli strillozzi (sulla battigia della costa). Complessivamente sparammo il giusto, la domenica pomeriggio dopo aver acquistato delle palamite fresche facemmo ritorno a casa con un animo arricchito da un comportamento inconsueto e positivo, grazie all'amico Leonzio per everci dato questa opportunità? e grazie a quei cacciatori che erano molto avanti a noi, in fatto di ospitalità? e di altruismo.

I giovani che leggeranno questo racconto sappiano che il racconto è assoluta verità? e ne tengano conto per la loro esperienza futura.

Con rispetto saluto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 29/03/2012 - 12:27
Bel racconto Rimescolo.....Anche io da parte mia posso dire che la Puglia otre ad avere bellissimi posti per cacciare è piena di bravissime ed ospitali persone!!!!!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 01/04/2012 - 21:02
Copio ed incollo da una discussione aperta 1 anno fà?.
Un mercoledì di una decina di anni fà? nei giorni centrali del passo, alba e mattinata con cielo fortemente coperto e momenti di pioggerellina, movimento pressochè assente causa condizioni atmosferiche. Ero da solo nell'impianto, il socio era andato a lepre con i segugi. Verso le 10,00 ritirati volantini e cimbelli per pioggia, mi misi, mezzo infreddolito ed umidiccio, al riparo sotto il pavimento del palco nella testarda convinzione che, se il tempo fosse migliorato ed il cielo allargato, i branchi di palombe entrati il giorno precedente si sarebbero mossi.

Verso mezzogiorno, smesso di piovere, il cielo iniziò ad aprirsi da ovest verso est.

Mi dissi: bisogna che mi sbrighi a rimettere su tutto l'arsenale che vedendo chiaro verso gli Appennini possono ripartire da un momento all'altro.

Stavo ultimando la sistemazione degli ultimi due piccioni sugli stantuffi in una posizione resa alquanto pericolosa dalla viscidità? dei rami bagnati, quando sentii un fischio, era arrivato un amico del socio, si sistemò sul palco di ribattuta posizionato dietro il mio ad una venticinquina di metri in posizione più alta ed al margine del bosco.

Persona simpatica, grande tiratore, ma poco compatibile con il mio modo di vedere la caccia. Più che cacciatore lo ritenevo un tiratore, ma per non fare uno sgarbo al socio assente bisognava fare buon viso a cattivo gioco.

Non passarono dieci minuti dalla mia sistemazione sul palco, che i piccioni mi indicarono un branco enorme alla mia destra ad un paio di Km.

Sinceramente non ci credevo ma diedi ugualmente i volantini. Il branco, appena prima di coprirsi dietro la collina di fronte, alla vista dei volantini iniziò a virare a destra e, con un angolo di 70/80°, puntarono dritti verso di me.

Se qualcuno me lo avesse raccontato non ci avrei creduto.

Tanta era ancora la distanza che feci fare ancora un giro ai volantini, dopodichè iniziai con la classica manovra dei cimbelli durata una eternità?, con mille dubbi ed incertezze di cosa era meglio muovere, di quanto e per quanto.

Il branco di diverse centinaia di soggetti mi arrivò sopra ed iniziò le manovre. Fece due passate di perlustrazione, si divise con una avanguardia di una cinquantina, prese il vento. Il cuore sembrava volesse uscire dal petto.

L'avanguardia arrivò sopra il palco di ribattuta ad una altezza di una quindicina di metri in planata. Il branco al completo era dietro di un centinaio di metri in fase di inizio posata. Io ero al settimo cielo per la soddisfazione del lavoro svolto e per lo spettacolo a cui assistevo, neanche respiravo per paura di essere sentito, già? pregustavo la posata di quell'orda, il brulicare delle ali tra i rami delle querce, il tremare del bosco.

Quando all'improvviso una voce mi chiamò per nome e mi disse "...ce li ho sopra, sparo?"

All'improvviso ed all'unisono l'avanguardia scartò, tutte le ali diedero il massimo della potenza, si gettarono come frecce nella vallata a sud. Il branco riprese immediatamente le distanze e quota e se ne andò anch'esso.

Rimasi inebetito con l'unica voglia di buttarmi giù dal palco.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 01/04/2012 - 21:42
Giamp, capitano sempre al momento giusto, gli amici......
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 02/04/2012 - 16:48
GIAMP,ma l'amico del Socio era a TIRO di fucile?

Una leggera "sfregatina di piombo" bassa l'avrei tentata...avrei poi detto : "c'era una

palomba ritardataria".
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 02/04/2012 - 22:24
La vecchiaia per tutti gli esseri viventi è una brutta bestia, eppure, anche in condizioni fisiche precarie, vi sono dei grandi cani che con la loro esperienza e naso riescono ancora a donare azioni ed emozioni che rimangono indelebili nella memoria del cacciatore.

Ricordo ancora quando Lilla, setter inglese grandissima instancabile lavoratrice che non mollava mai con particolare specializzazione sulla lepre tanto da battere in più di una occasione squadre di lepraioli, rasentando, dopo i due giovani cani passati senza accenno alcuno, un greppo molto ripido si girò, si arrampicò di alcuni metri e rimase in ferma in una posizione insostenibile per il debilitato suo treno posteriore, e si rovesciò all'indietro, ma il fagiano era lì.

Gem, lo spinone, vissuto una quindicina di anni, la mattina dormiva di grosso, e siccome volevo evitare di aggravare i suoi acciacchi immergendosi nelle acque gelide del fiume, facevo entrare in casa l'altra cagna ed uscivo dall'altro cancello senza svegliarlo.

Immancabilmente dopo un paio di ore di caccia lungo il fiume, tornando indietro verso casa, lo vedevo, naso a terra, seguire le mie tracce dell'andata del mattino.

Quando si svegliava e si accorgeva che l'altra cagna non c'era, aspettava il momento giusto che qualcuno dei familiari aprisse il cancello, e lui si infilava per venirmi a cercare, ed immancabilmente mi trovava.

Quante volte dovetti scendere dentro il fosso per farlo risalire dopo aver levato un fagiano od una beccaccia. Sapeva benissimo quali fossero i suoi limiti fisici, eppure ci andava lo stesso.

Il regalo più grande che si possa fare ad un anziano cane da caccia è quello di usarlo da solo in un luogo non accidentato, in orario consono, magari solo per un'oretta. E se riesce a trovare qualcosa gli avremo dato una tale felicità? che gli permetterà? di trascorrere i giorni in attesa del trapasso in totale serenità?.

D'altronde lui o lei ci aveva dato tutto negli anni migliori!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 04/04/2012 - 17:00
Io non ho racconti...e mi nutro dei Vostri.

Esiste quella storia perché c'era il Vostro CANE.

Una dedica a LUI (il vostro amato cane) ed all'amico conduttore che narra la storia...

mentre mi emoziono.
"IL MIO CANE"
Vivevi di gioia

nelle sconfinate distese,

di acqua e di bosco,

mentre raggi di sole

accarezzavano e pettinavano

il Tuo manto.

Quanto più di riuscito

alla Dea Diana

era in Te.

La Tua forza e dedizione

toccò il mio cuore

perché fosti

il mio migliore

di fedele amico.

Nel silenzio la mente

ha dolenti tempie

Ti ricorda e non si abitua.

Mi percorrerà? la schiena

un brivido "sempre"

dove di rugiada intriso

venivi a me con la Tua prima preda

o dove osannai la Tua prima ferma.

Cinereo candore t'invade

sei ancora brace

che gli alari arroventa

o fantasma di nebbia nella brughiera

petalo non dischiuso di smeraldo...

"sempre" sarai nei miei racconti.
Con rispetto Cicciodelibero.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 04/04/2012 - 19:38
ciccio sei unico grande
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 04/04/2012 - 19:45
Grazie Delì, a nome dei nostri fedeli ausiliari, siano cani o piccioni!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 04/04/2012 - 20:41
Gli Atc ancora non erano stati concepiti, eravamo partiti in quattro, io ero il giovane, settimana dei Santi e Morti, in Puglia, avevamo girovagato tutta la giornata senza trovare una zona ricca di allodole.

Intanto mi divertivo ad alimentare il barbagianni degli amici ed a vederlo rigurgitare il bolo di penne.

Uno degli altri tre, commerciante di trattori agricoli, a quei tempi con la Cassa per il Mezzogiorno agli agricoltori del sud non conveniva ripararli ma alla prima rottura li svendevano e con i finanziamenti agevolati ed a fondo perduto della Cassa ne compravano dei nuovi, acquistava al Sud, portava al Centro, li riparava e li rivendeva, propose di andare a trovare il presidente della Coldiretti di un paese, che non ritengo opportuno citare, che Lui conosceva per farsi dare indicazioni di zone con presenza di allodole.

Lo trovammo, il Presidente, in compagnia di un Napoletano. Subito ci disse di no! Poi ci ripensò.

La sera al ristorante dell'albergo trovammo una squadra veneta che aveva già? riempito un frigorifero di gelati di allodole, merli e tordi, tra questi ricordo ancora che c'era un noto ciclista professionista dell'epoca.

Tra il Presidente e Napoletano e squadra Veneta incominciarono a volare frasi un pò pesanti.

Stavano per sfidarsi a chi il giorno successivo avrebbe riportato il carniere più pesante, in Kg o Qli, senza limiti di specie animali, poi per fortuna tutto finì in bevute generali.

La mattina, un'ora prima dell'alba, il Presidente ed il Napoletano vennero all'albergo e ci accompagnarono, percorrendo un dedalo di strade e stradine, al posto di caccia.

Era una vallata laterale alla grande vallata del fiume, esposta ad est, con qualche centinaia di ettari di seminato a grano duro.

I due ci prestarono anche un'asta per il barbagianni che si era rotta, e ci dissero nel loro dialetto: qui nessuno vi disturberà?, è zona nostra, potete stare fino alle quattro del pomeriggio, dopodichè non ci dovrete più tornare nè indirizzarci altri.

Naturalmente assentimmo e ringraziammo.

I miei compagni montarono i riparini, specchietto e barbagianni, io dissi che avrei fatto dei giri nella vallatella.

Per il sorgere del sole mi resi conto della ricchezza del posto, mai viste tante allodole in vita mia, su quei terreni seminati, gli unici della zona, vi si erano fermati branchi di centinaia e centinaia.

In più verso le dieci iniziarono ad entrare branchetti di allodole che andavano giù sul barbagianni come api sul miele.

Io cacciavo al balzello, facevo il giro, scaricavo la decina del carniere ai capannelli dei compagni e ricominciavo.

Alle sedici, come daccordo, smettemmo, ripassammo in paese a restituire l'asta, ringraziammo e salutammo.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 05/04/2012 - 08:29
Il "Sommo" Delì ci induce e ci stimola a racconti con il fedele ausiliare...non mi posso esimere....
Il mitico "BAFFO"
Baffo, un meticcio da seguita allevato in casa e vissuto in casa per ben 18 anni, ha regalato a me, agli amici cacciatori, e alla mia famiglia emozioni, compagnia, fedeltà?,

"amicizia". Ma raccontiamo uno degli innumerevoli episodi di caccia vissuti con Baffo:

premetto che Baffo aveva una capacità? di cerca della selvaggina coinvolgente, seguiva l'usta accompagnando la traccia con abbaio cadente e baritonale, raddoppiando quando lo scovo era imminente, non era uno specialista solo per cinghiali, amava cercare lepri, fagiani, caprioli, volpi...stava a me capire ed invogliare o dissuaderlo da un selvatico che al momento non fosse interessante.

L'apertura della caccia alla lepre lo vedeva protagonista, ed io insieme ad altri amici

battevamo le campagne di Suvereto in cerca dell'orecchiona. L'alba era prossima e la sciolta, nei pressi di una seccia con nascita di ciuffi di erba medica e di velucchio, ottimo pasto per la lepre, avvenne con sollecitudine richiesta dall'amico che non stava più nella pelle. Il terreno, fresco ma non inumidito dalla rugiada mattutina, permise a Baffo di "olfattare" con gusto tutta la pastura della notte, ed in solitario

concerto di vocalismi melodiosi, si accostò verso un vigneto in cerca dell'accovatura.

Non trascorse molto tempo...Baffo con lo "striso" caratteristico annunciò lo scovo e inizio la seguita all'interno dell'ampio vigneto.

Pochi minuti e scorsi il leprone attraverso i filari, un colpo, seguito da un altro partirono dalla mia doppietta Bernardelli a cani esterni e raggiunsero la lepre, la quale dopo alcuni metri fu preda di Baffo che la morse con delicatezza e guardandomi con quegli occhioni umani sembrava volesse ringraziarmi o essere ringraziato...in seguito ho creduto con convinzione che questi sguardi fossero di ringraziamento per l'opportunità? e la gioia che gli avevo procurato.

Non so in quale misura e in quale intensità? la mia fosse paragonabile alla sua e viceversa.

Gli amici condivisero l'emozione e portarono a casa la preda, dalla quale fu tolto immediatamente il sangue e il fegato per le successive pappardelle.

La mattinata proseguì e fu arricchita da una seconda lepre che scovata prese a correre fra strade di campagna e si rifugiò in un campo arato da poco, Baffo non riuscì a portare a termine la seguita, il caldo di settembre era ancora bollente, e l'ora tarda, saranno state le undici lo avevano affaticato. Da lontano però assistei alla "rimessa" della orecchiona, a zigo zago faceva degli spostamenti in mezzo al coltrato alternati a salti, per poi accovarsi dietro una zolla.

Dovetti prendere dei riferimenti, delle mire, con alberi distanti, d'altra parte l'ambiente era tutto uguale, non era facile localizzarla.

Baffo era esausto e assetato, allora mi accostai lentamente verso la direzione memorizzata, fra gli zolli avevo difficoltà? di movimento, arrivato al punto nevralgico comincia a salire la drenalina, non riesco a scoprire la lepre, insisto la cerca in quel raggio con perlustrazioni a 360° e all'improvviso di lato mi schizza dagli zolli, un colpo la raggiunge e una spolverata si leva dal campo, Baffo mi viene incontro stremato ma noto nei suoi occhi un bagliore diverso da quello mattutino della prima lepre, sembrava volesse chiedere scusa per non avermi aiutato a sufficienza.

Il rapporto fra di noi è stato speciale, aveva due occhi umani, la lucentezza, l'espressività? lo rendevano raro, grazie Baffo!!!!!!!!!

Rivolgo ai giovani un invito a cacciare con il cane, sempre, ad osservare i loro comportamenti, ad istruirli senza mai sopraffare il loro carattere, a considerarli amici complici di azioni di caccia, solo così riuscirete a condividere con loro speciali emozioni. Insieme a loro anche nella caccia al colombaccio, per il recupero!!!

con rispetto e affetto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 05/04/2012 - 09:46
x RIMESCOLO E GLI ALTRI AMICI

Ciao , leggendo quello che hai scritto sono riuscito a sentire la tua emozione e l'amore x il fedele Baffo .
Come te io ho amato la mia ormai defunta Lady setterina vissuta con me per ben 16 anni, e morta il 23/07/2006.
Tanti ricordi , tante emozioni tante altre cose che solo io e lei sappiamo.Dopo 6 anni, quest'anno ho finalmente avuto il coraggio di prendere un altro cane , Dea Breton di 3 mesi,con lei rivorrei vivere tante altre amozioni.

Un sincero saluto

C71
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 15/04/2012 - 19:52
E' proprio vero che il tempo vola, a volte ritornano in mente episodi che sembrano accaduti ieri ed invece poi, ricontando gli anni, ci si accorge che sono passati diversi lustri.

Credo fosse il primo anno in cui avevamo spostato il capanno principale e le Palombe venivano giù come api su fiori ricchi di nettare.

La soddisfazione era enorme e le cavolate ogni tanto pure.

Pomeriggio, sul capanno principale ero da solo, su un grosso capanno laterale vi erano in tre, conoscenti del mio socio, che chiacchieravano amichevolmente per trascorrere il tempo.

Avvisto un branchetto a nord/est, forse una quindicina, contemporaneamente lancio il grido "PALOMBEEE" ed i volantini, i tre tacciono, temo che si facciano vedere.

I tre volantini rientrano solleciti e dietro il branchetto, leggera brezza da nord/est per cui non si butterà? subito, difatti mi oltrepassa a sinistra e punta verso la Montagnola, un rialzo ricoperto di pini. Non sparo, debbono venire qui, mi dicevo, ed inizio immediatamente con gli stantuffi di destra, sorvolano la Montagnola, virano ancora a sinistra di 180° puntando verso gli stantuffi. Ritocco con le ribaltine di dietro/basse e, con brezza al petto, vengono giù come cacio sui maccheroni.

Ma che fanno? Perchè rasentano il limitare del bosco? Rintanato sotto il palco mi domandavo.

Ma porca...!, e si posano tutte sulle quercette a filo bosco, a tiro sì ma dalla parte del campo, per cui non ne vedo nessuna, solo l'ondeggiare di alcuni rametti.

Rimango interdetto per qualche decina di secondi, non so cosa fare, poi l'idea brillante, sicuramente saranno lì dove ondeggiavano quei rametti, e visto che l'arma è preparata per l'ampio raggio, decido, sparo, tre colpi in successione veloce su quei rametti e poi il silenzio assoluto, per quanto sforzi l'udito non sento neanche un tonfo.

Poi alcuni colpi dall'altro capanno. Per fortuna loro ne prendono tre.

Io feci una figura di ..., tre colpi a fermo e nessun raccolto!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 18/04/2012 - 20:33
Era il '79, ero stufo di piccioni rabberciati, riuscii a mettermi in contatto con un Signore cacciatore di Amelia, più che altro fortunosamente, presi appuntamento.

In quel periodo lavoravo a Ravenna in più avevo i muratori alla casa acquistata, ma parola è parola, per cui alle cinque del mattino salii sulla Diane6 a metano e partii alla volta di Amelia.

Una volta arrivato in paese faticai un pò per trovare la casa di campagna del signor Elvo, ma dopo un paio di richieste informazioni finalmente la individuai.

Un Signore calmo, di corporatura, certamente in pochi minuti mi radiografò e penso proprio che, pur senza far nulla trasparire, captò subito l'ansia, l'inesperienza e la voglia di strafare che sicuramente sprizzavano dai miei pori.

Gli dissi che avrei voluto un paio di coppie di giovani.

Di contro mi propose di prendergli tutti i giovani che aveva.

Ero un pò preoccupato per il costo, con tutto quello che avevo sentito dire da altri "malcapitati".

Lui credo che capì subito e mi disse:

"Guarda che i giovani vanno selezionati, se li prendi tutti potrai scegliere i migliori e poi con quelli formare le coppie che ti interessano.

Per il prezzo non ti preoccupare, te li metto come piccioni da carne"

Si, veramente un gran Signore.

Presi tutti gli undici giovani e tornai di corsa a casa.

Belli, veramente belli, docili, non litigavano mai tra di loro, intelligenti, insomma Ternani veri, Ternani puri.

Grazie signor Elvo, sicuramente lassù attorniato da Ternani e Palombe!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 19/04/2012 - 17:51
Così GIAMP,grazie ad ELVO,hai a tutt'oggi una batteria di campioni...Ternani PURI.

Un saluto cicciodelibero.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 19/04/2012 - 19:57
Ehh, magari fosse così, Delì,

sai nella vita di cavolate se ne fanno parecchie, attraverso traversie varie e scelte che oggi non rifarei, ho perso scentemente e stupidamente quel ceppo.

Anche se dal punto di vista del lavoro/bellezza non mi lamento con gli attuali Casalesi rinforzati Ternani, non mi perdonerò mai, perchè la Storia e la Tradizione hanno in loro stesse un valore intrinseco non eguagliabile.

Adesso la dico grossa, è un pò come un'opera d'arte, oppure che so come un'auto d'epoca, le moderne avranno tante cose e tecnologia in più, ma non potranno mai raggiungere il fascino di una d'epoca. Ciao.

P.S.- e comunque con loro ho iniziato ed appreso la tecnica, prima era scaccia!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 20/04/2012 - 17:23
GIAMP,sarei curioso di sapere di quei "pargoletti"..11..cosa è venuto fuori.

Se hai bisogno di "rinsanguare"...TERNANI puri sono a Tua disposizione.

Colgo l'occasione per raccontarti di un amico di ...Amelia.

Carissimo amico,ma sospettoso...mi ha regalato dei volantini validissimi.

Passano degli anni...conoscevo tutte le sue diverse voliere ed un BEL GIORNO...mi dice:

"ora ti faccio vedere una coppia di puri Ternani,regalandoti un loro piccolo".Credimi NON sapevo dell'esistenza di quella voliera e mentre procedevamo verso questo "nuovo sito" mi aggiunse al suo dire:"sei l'unico a cui dono la razza pura,raccontandomi la provenienza di quella stirpe e come l'aveva avuta e da chi".

Sono ancora oggi sorpreso,felice per la stima dimostratami e pensieroso per la lunga attesa prima della concessione.

E' proprio vero il detto : "prima di conoscere a fondo una persona mangia con Lui più sale possibile".

Un abbraccio cicciodelibero.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 20/04/2012 - 18:47
ciao Giamp, ciccio e tutti gli altri.

caro giamp, io credo che cavolate le facciamo tutti ( io sicuro ). l'importante è stare bene e tirare sempre avanti. quando ci incontreremo te ne racconto una anche io. a scriverla mi ci vuole troppo. ti anticipo solo che in un branco di 50 palombe in curata, qualcuno ha sparato a volo e sono caduti solo due volantiniiiiiiiiii. ciao a presto.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 20/04/2012 - 19:50
Grazie dell'offerta, "Delì". Se ne avrò bisogno approfitterò della Tua generosità?.

E' venuto fuori che praticamente, nonostante la mia ignoranza di allora e la massa di errori conseguenti, piano piano iniziarono ad insegnarmi la caccia alle palombe con i volantini.

In un certo momento avevo fatto, o meglio mi erano nati, una coppia di giovani che me li portavo sulla spalla.

Poi, dopo qualche anno, come certamente avrai già? capito essendo io nato cacciatore da cane da ferma, resomi conto del troppo impegno richiesto dalla caccia alle palombe che mi distoglieva dall'altra, tornai in toto alle origini, dismettendo la stretta selezione dei Ternani.

Poi quando ripresi fui ammaliato dal canto delle sirene senza barrature ecc.

Qualche goccia di sangue è rimasta nei miei odierni.

Ciao "piolo", felice di risentirTi.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 22/04/2012 - 20:28
Prima apertura, la prima licenza l'avevo presa l'ottobre precedente, si direbbe correva l'anno 1967, avevo 17 anni non ancora compiuti, giravo ancora con il motorino, un Guzzi Cardellino 65cc, con acceleratore a leva sul manubrio e le tre marce a leva sul lato serbatoio, a cui regolarmente dopo alcuni Km, se non andavo piano, si surriscaldava la testa cilindro.

In quegli anni mio padre, per problemi vari, aveva sospeso la caccia ed io avevo in uso il suo sovrapposto Beretta S56E da 71cm e  strozzature di 7/10 - 10/10 di allora e cioè prima canna 18,4-17,7 e seconda canna 18,3-17,3.

Avevo un giovane bastardo che tutto poteva sembrare meno che un cane da caccia e che comunque capiva più o meno quanto me!

La mattina ancora buio, dietro mia richiesta, mio padre mi accompagnò con la 500 verdina, sportelli con apertura in avanti, a circa 5Km da casa, in una zona che sapevo "buona" per lepri. Poi sarei tornato a casa a piedi.

Naturalmente di dormire durante la notte neanche a parlarne.

Attesi all'inizio del campo prescelto i primi albori dell'alba dopodichè iniziai ad affondare nello spazio sottostante che comunque era abbondantemente guarnito di cacciatori.

Dopo un'oretta, forse, od anche meno, al di là? del fosso e nei pressi di una ripa vidi un leprone scantonare. Era abbastanza vicino, forse troppo, sparai il primo colpo, lo presi ma dietro e continuava a trascinarsi lentamente con le zampe anteriori. Sparai il secondo colpo ma evidentemente lo mancai.

Iniziai a correre saltando il fosso per prenderlo con le mani ma quando ero a pochi metri sentii un'altro colpo e il leprone si rovesciò. Rimasi inebetito.

Arrivò un rozzo trentenne per prendersi la lepre, gli dissi timidamente che la lepre spettava a me, rispose che quando lui gli aveva sparato la lepre ancora camminava e che quindi era a metà?, annuii accontentandomi, presi il mio coltellaccio e la dividemmo.

Mi incamminai su e giù per le dolci colline marchigiane verso casa.

Arrivai ad una vignetta bassa e sporca, assolata in una zona libera da cacciatori, mi misi in cima al centro e cercai di far cercare all'interno il cucciolone, ma questi evidentemente non sapeva proprio, allora entrai un pò dentro muovendo i filari.

Dopo un pò dall'angolo basso sinistro sgaiattolò via una bella lepre, nei pochi metri di visibilità? gli rilasciai un colpo ma non la presi.

Se ne andò in direzione di un campo di granturchetto. Io me ne andai verso casa essendo oramai tardi.

Dopo pranzo ingaggiai un ragazzotto dal doppio dei miei anni ed andammo a battere il campo di granturchetto.

Lucio, così si chiamava, di caccia ne capiva forse meno di me, ma aveva un cane, un bracco tedesco pesante di una decina di anni, che gli era stato regalato dal suo datore di lavoro, che di caccia ne capiva più di noi due messi assieme.

Io ero in cima al campo di granturchetto, Lucio in fondo, il cane batteva in mezzo.

Ad un certo punto in mezzo al granturchetto intravvidi un paio di orecchione e rivolto a Lucio gli gridai:

"vedo u paru de recchie, che fò, sparò? però no so s'è nu cuniù"

In effetti nelle vicinanze vi era una casa colonica ed a quei tempi era ancora uso allevare conigli in libertà? per i campi.

"Spara,spara" rispose, ma quando riabbassai gli occhi le orecchie erano sparite, allora stupidamente entrai nel granturchetto e la lepre, senza che io me ne accorgessi, mi passò alle spalle ed uscì in alto.

Sentii due colpi, vidi il compagno che sparava in direzione delle mie spalle a destra, mi girai e vidi la lepre in fuga ma oramai fuori tiro.

Lo rimbrottai per non avermi avvisato all'uscita della lepre dal campo, però tra me e me mi dissi quanto ero stato coglione ad entrare dentro il granturchetto.

Chissà? perchè, a fronte di tanti altri episodi molto più recenti e dimenticati, questi "antichi" rimangono sempre vivi e vitali stampati nella memoria?

Mah, forse saranno delle pietre miliari nella nostra vita di cacciatori!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 23/04/2012 - 15:56
Di "cappellate" da giovani se ne fanno tante.

Il mio primo Fagiano mi costò,per marcare con continuità? il punto di caduta,un marasma di spine di rovo.Per farla breve,a corpo libero,puntai il sito preciso ed incurante degli spini recuperai il selvatico caduto a circa 15 metri(ai limiti opposti della macchia di rovi).

Un cacciatore che assistette alla scena,ridendo a crepapelle mi disse : "guarda che c'era una stradina che ti portava a confine dall'altra parte della macchia ed il recupero sarebbe stato più semplice". Guardai lievemente inviperito quello "spiritoso" sconosciuto ,ma il Fagiano che avevo tra le mani,valeva per me,più degli innumerevoli graffi sulla pelle ed il perdono "a denti stretti" dello spiritoso.

Spesso l'emozione è come avere una benda sugli occhi...rendendoci anche troppo audaci.

Un saluto cicciodelibero.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 06/05/2012 - 14:43
Ottobre 1973
All'epoca lavoravo all'italsider di Piombino, nel reparto controllo qualità? dell'acciaio, la nostra squadra era composta da 5 amici, tre dei quali cacciatori.

Il nostro rapporto di amicizia è tutt'ora saldo e i due oramai pensionati faranno parte della comitiva della cacciuccata.

Un breve preambolo per inoltrare un racconto di quel periodo, che ancora ricordo come fosse ieri, per la suggestione e l'entusiasmo che lo caratterizzò.

Avevamo concordato con "STOPPO" e "MALIZIA" (cognati) una mattinata insieme a colombi sul promontorio di Piombino (Populonia), ancora oggi meta preferita e prestigiosa per la storia del presente e del passato glorioso di questa parte di territorio toscano, non solo per la caccia al colombaccio.

Facevo il turno di notte, e da poco disponevo di una piccola utilitaria, uscii dalla portineria in anticipo, un'ora di permesso mi permise di arrivare a Populonia che era ancora buio, portavo con me il cal.20 A300, ad accogliermi c'era il grande amico "STOPPO" che insieme al cognato avevano occupato un trampolino (abusivo) dietro al capanno "LA GUARDIOLA" e una posta a terra sulla "puppetta".

Detto capanno all'epoca era considerato alla pari del "NANFI", il migliore per la migrazione autunnale del colombaccio.

Fu subito giorno, io ero sul trampolino con "Malizia", mentre "Stoppo" era sulla "puppetta" a 50 metri circa. L'emozione e l'ansia traboccavano, ma l'attesa fu interrotta da un tiro d'imbracciatura del "Malizia" che colpì il "lattaiolo" di turno.

"Lattaioli" erano chiamati quei colombi che avevano sostato la notte nelle vicinanze e la mattina presto facevano lo spollo, appena all'alba, la similitudine con il "lattaiolo" che era il primo a portare il latte nelle case o nei negozi è presto fatta.

Compiaciuto mi guarda aspettando l'elogio che regalo volentieri,e si prosegue.

La distanza dal capanno regolamentare era appena appena sufficiente, ma gli amici erano accettati dal capo, un certo sig.Vinicio che in seguito meglio descriverò, per aver saputo gestire situazioni di curate di colombacci.

Ovviamente le indicazioni espresse erano tassative, sparare dopo che avevano sparato i componenti del capanno, noi eravamo accettati ma abusivi.

Il primo branco non tardò ad apparire all'orizzonte, proveniva proprio da Campiglia, il mio paese, "Vinicio" iniziò con la maestria riconosciuta da tutti, l'azione di richiamo e il branco convinto entrò di fronte, allentato e perfettamente a tiro per tutti. Sullo spaglio alcuni colombi risalirono verso di noi che colpimmo entrambi dimostrando buon affiatamento. Spirava un leggero vento di scirocco e le condizioni erano favorevoli anche alla nostra ubicazione, purtroppo dalle 8.30 quando il nostro carniere era composto di 12 colombacci in tre, il vento cambiò repentinamente orientandosi a levante/greco levante.

Lo spettacolo delle curate aumentò notevolmente, prima di entrare al capanno i colombi venivano a prendere il vento sulle nostre teste, a mezzo tiro, non sparammo più un colpo perchè lo spaglio prendeva la direzione opposta alla nostra.

Alle undici circa andai a far visita al piccionaio "VINICIO", il quale mi accolse calorosamente facendoci i complimenti per il comportamento assunto nella mattinata.

Ricordo che aveva al collo un collare ortopedico per una improvvisa e inopportuna artrosi cervicale che gli impediva di assaporare per intero le meravigliose giornate autunnali, ma ciò non gli impediva di "giocare" i suoi piccioni ternani, per gli amici ospiti del capanno. La tesa era disposta come lo è tutt'oggi, con pochissime varianti, racchette a bilanciere disposte frontalmente, tutte comandate singolarmente, così come i volantini che anzichè volare in gruppo li aveva addestrati e selezionati a volare trasversalmente da una piccionaia all'altra. Mi colpì la sensibiltà? dei comandi e le teleferiche di fili che arrivavano tutti al capanno centrale, dove non c'erano angoli retti d'attrito e l'uso massiccio di canne per lo scorrimento dei comandi.

L'anno passato abbiamo fatto visita con alcuni amici del forum a questo capanno, ho rivissuto il ricordo, non è cambiato assolutamente il paesaggio che lo circonda e l'arricchisce, sullo sfondo il golfo e il mio paese....una cosa importante per gli amici è notevolmente cambiata: la direzione del passo con scarsissimi carnieri.

Il mitico "Vinicio" non c'è più ma due nuovi componenti ci allieteranno della loro presenza al nostro convivio di sabato, disponibili per una visita al capanno per chi lo vorrà?, anche "STOPPO" farà? parte della comitiva, ma il suo presente è "cinghialaio".

Mi rendo conto di andare per le lunghe, quando mi lascio prendere dai ricordi, non me ne volete....

un abbraccio con emozione e rispetto,

a sabato prossimo a Baratti, per la cacciuccata.

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/05/2012 - 13:33
Non ricordo esattamente l'anno ma, ricontando gli anni vissuti dai miei pochi cani, credo fosse più o meno un 17-18 anni fà?.

Eravamo ai primi di novembre, nel mio Comune si restituiva alla caccia una zona di ripopolamento ed il regolamento prevedeva l'accesso ai residenti a turni per evitare affollamenti pericolosi, con un solo cane a testa, un prelievo di un solo capo di stanziale ed un orario limitato 07,00/11,00.

A quell'epoca deliziavano la mia caccia vagante una setterina ed una bracca tedesca, ambedue eccellenti e con caratteristiche specialistiche che si autocompensavano.

Optai per la setterina perchè ritenevo più opportuno farle avere qualche esperienza in più sulla lepre.

Scelsi una zona con limitata presenza di lepri nella convinzione di poter cacciare liberamente senza troppa concorrenza e, tra l'altro, era una zona da me molto frequentata in gioventù dove ogni fosso, ogni anfratto mi riportava alla memoria episodi assopiti ma non dimenticati.

Cacciai con molto divertimento le prime tre ore, trovai la pastura, la canina seguì più volte la traccia, credetti in più occasioni che stesse per saltare, ma alla fine dovetti convenire che per quella mattina la furbona l'avesse fatta franca.

Decisi di impiegare l'ultima ora su qualche fagiano.

Risalii la collina, abbastanza ripida, fino ad un lungo e largo frattone che circoncideva buona parte della collina stessa. Conoscevo bene quel posto!

Dopo pochi metri la setterina accennò una ferma ed andò in guidata, nel giro di qualche decina di minuti mi offrì 4-5 belle azioni, fin quando non mi decisi di scegliere.

Al riporto della femmina di fagiano mi accorsi che al di sotto avanti del frattone c'era un anziano cacciatore, bella presenza, doppietta, più sugli ottanta che settanta, senza cane.

Misi la fagiana nella cacciatora, segnai il capo, misi il guinzaglio alla cagnina e mi avviai verso l'anziano collega.

Salutai, a mia domanda mi rispose che non aveva preso niente, che non era riuscito a sparare ai fagiani che avevo levato, gli dissi: piazzatevi più avanti, là? sotto, vedrete che qualche altro fagiano ve lo manderò giù.

E così fù, però, con mio grande dispiacere, non riuscì ad incarnierarne uno.

Oramai eravamo agli sgoccioli, mancavano pochi minuti allo stop dell'orario, tra me mi dissi: al prossimo glielo sistemo io.

Dopo poco la cagnina riandò in ferma, silenziosamente corsi avanti piazzandomi di fronte in uno slargo, in uno sbattimento di ali ed in uno sgaggiolamento infernale emerse fuori dalle piante e si buttò giù.

Dalla mia posizione lo controllavo bene, attesi una decina di metri, il momentaneo compagno acquisito non sparava, arrivatomi ad una trentina di metri lo abbattei.

Scesi al di sotto del frattone, il cacciatore mi disse che non era riuscito a sparare, il fagiano giaceva un 70-80 metri in basso sull'arato.

Lo presi dalla canina, lo lisciai per bene, era un bellissimo maschio con una coda stupenda, lo porsi al cacciatore.

Mi guardò interdetto, mi disse: ma è tuo!

Risposi: guardate che io il mio capo l'avevo già? preso, ho continuato a far cacciare la canina solo per Voi, poi ho visto che Voi eravate fuori tiro ed allora ho sparato per Voi.

Replicò: ma allora te lo pago, dimmi quanto ti devo.

Vi ripeto, dissi ancora, il fagiano è Vostro, non mio!

A quel punto non insistette oltre, prese il bel maschio e ringraziò.

La mia soddisfazione più grande di quel giorno fu l'immaginarmi di quando il cacciatore ottantenne sarebbe giunto alla sua frazione, posizionata poco più in alto, ed alla sua casa con il fagiano in mano e la coda che toccava in terra.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/05/2012 - 18:48
A quell'epoca tutto sembrava normale....

grazie, queste testimonianze e racconti sono scritti per far crescere nella tolleranza e nel rispetto i futuri seguaci della passione e dell'arte della caccia.

Stimoliamo altri a testimoniare azioni ed emozioni positive,

con rispetto saluto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 08/05/2012 - 17:36
GIAMP...sei un GRANDE dal cuore NOBILE.

Ti abbraccio forte cicciodelibero.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 08/05/2012 - 19:41
Non esagerare "Delì", sono semplici normali episodi che ogni tanto mi ritornano in mente.

Sai, io vengo da quando, andando a caccia ed incontrandosi, ci si salutava, ci si scambiava informazioni e pareri e magari, qualche volta, alle nove del mattino, ci si fermava assieme a fare colazione, e che, mentre facevi colazione in 7-8 in circolo con fucili tassativamente scarichi, ti scappasse la furbona da qualche metro dove era rimpiattata schiacciata a terra.

E da quando in una zona, rimasta una femmina di lepre, la si lasciava, e guai a chi si fosse azzardato a cacciarla, sarebbe stato indicato al pubblico ludibrio!

Poi purtroppo le cose sono degenerate, ma spero sempre che piano piano si ritorni alla serenità?, cordialità? e rispetto di un tempo.

Cordialissimi saluti.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 08/05/2012 - 21:52
Grande il tuo gesto giamp, mi ha ricordato quando sparai ad una lepre che non avevano scovato i nostri cani, un segugio nero me la mando in faccia e quando la consegnai ai proprietari del magnifico cane vollero per forza regalarmela. Bei momenti, altri tempi, ma credo che con più attenzione da parte di tutti si potrà? vivere ancora in armonia,

me lo auguro, da parte mia l'impegno ci sarà? sempre.
Giamp, nella macchina del presidente Paci c'è posto, se puoi mi farà? immenso piacere rivederti a Baratti.

Un abbraccio.

vasco
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/05/2012 - 06:48
Sarebbe una bella opportunità? avere Giamp nella comitiva, i dissapori nascono e svaniscono fisiologicamente, una stretta di mano conta più di tante parole al vento.

"Adriatici" sarete i benvenuti,

un caro saluto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/05/2012 - 18:29
Dai GIAMP...VIENI ALLA CACIUCCATA.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/05/2012 - 19:58
Vi ringrazio molto dell'invito, ma purtroppo gli impegni di lavoro non me lo permettono.

Auguro a tutti una stupenda giornata.

Cordiali saluti.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/05/2012 - 21:17
Le ultime starne veraci.

Siamo nel '79, da poco spostatomi in questa zona, una mattina, probabilmente fine giugno, sulla stradina bianca di accesso alla mia casa vedo un brulicare di pulcini che scappano da tutte le parti, poi i due superbi genitori.

Erano nate nella ripa incolta e calancosa di fronte, più volte trovai il cerchio classico di fatte segno del riposo notturno.

Più volte il mio spinone Gem, dopo spasmodiche filate sulle pasture mi portò sul branco, erano quindici compresi genitori, ma erano furbe, non si facevano avvicinare più di tanto, e per loro e mia fortuna potevano andarsi a rimettere dentro alla riserva privata e salvarsi.

Così mi ci divertii tutta la stagione, ne presi 4 o 5.

Poi purtroppo mi accorsi che qualche altro, cacciatore non si può definire, andava ad aspettarle al confine della riserva per fucilarle ignobilmente a terra.

Chiusa la caccia al 31 Marzo ne rimasero sei.

Non riuscii mai a spiegarmi perchè sistematicamente il martedì, e solo il martedì, tutte e sei, iniziavano la pastura in fondo al campo di erba medica ed arrivavano fino alla mia stradina bianca. E questo per tutto il mese di Aprile.

Alla fine di aprile non le vedevo più, tutto contento pensavo fossero in cova e già? pregustavo una nutrita presenza per la stagione successiva.

Invece scomparvero completamente, i trattamenti primaverili di pesticidi alle colture specializzate le aveva sterminate!

Essersi spostate dalla ripa calancosa ai campi coltivati fu loro fatale.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 10/05/2012 - 15:50
l'ultima beccaccia.

Lady setter bianconera di 15 anni malata di diabete da un anno, dovevo farli due punture al giorno .Fine stagione del gennaio 2006.Come tutti i fine settimana andavamo  nella nostra casetta in campagna ( Chianni,  Prov..di Pisa ). Il giorno succesivo mi svegliai alla solita ora (06:00)per recarmi in uno dei miei soliti posti. Uscito da casa fù travolto da un leggero ma "freddo" vento di tramontana, era una bellissima giornata, arrivato nel posto come sempre la vecchiona si sedette accanto a me alzando lo sguardo nella direzione da dove da anni vedevamo arrivare veloci ombre scure , ne vedemmo una soltanto ma passo cosi vicino che la vecchiona fece un mezzo salto e mi guardò, come per dirmi andiamo cerchiamola. Aspettai che facesse giorno e mi incaminai dove di solito la trovavo ( la rimessa ), chiaramente sapevo di non avere più il cane di una volta, però la sua esperienza e la sua passione erano superiori alla sua età? . Arrivammo alla prima rimessa e la vecchiona gattonando come se evesse paura di svegliarla si girò e mi guardò,come per dire qui non cè.Prima di arrivare alla seconda rimessa la vecchiona incomincio a cacciare strusciando il petto in terra e ad agitare la coda, gattonò per una quarantina di metri e poi entro in ferma.Al mio "Sù" dette la fogata e la Regina si alzò incolonnandosi verso le cime delle piante sfoglie, ma non gli detti tempo . La vecchiona colpì per l'ultima volta, morì l'estate seguente il 23/07/2006.Il vuoto lasciato da Lady fù immenso, non è stato facile separami da lei dopo 15 anni di convivenza.Edesso dopo 6 anni dalla sua morte ho avuto il coraggio di riprendere un cane, Dea Breton di 4 mesi.Non sò sè riuscirò a rifare un cane come  avevo, i tempi sono cambiati e sono cambiato IO..

Un saluto a Lady compagna di vita e di caccia.

C71
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 10/05/2012 - 19:50
C71 hai vissuto e ci hai regalato un bel racconto, mi hai fatto venire la pelle d'oca,

i cani ci regalano sempre tutto di loro stessi, è il nostro "aspetto" che cambia.

Vedrai che Dea saprà? soddisfarti per quello che è la sua originalità?, non cercare paragoni con la Lady, oltre ad essere due razze diverse, come hai giustamente detto i tempi sono cambiati, ma i cani saranno sempre disponibili e fedeli, in bocca al lupo.

con affetto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/05/2012 - 07:42
Grazie Rimescolo, non sarebbe giusto fare paragoni hai ragione.

Pensa che come mi viene in mente qualsiasi posto ho rivedo alcune foto non riesco a non emozionarmi.

Un abbraccio sincero

C71
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 12/05/2012 - 22:18
Non ricordo bene l'anno, ma sempre basandomi sugli anni dei cani, dovrebbe essere stata una apertura ad estatini intorno all''87.

I miei vecchi spinoni correvano sulle praterie di Manitù, stavo cercando in tutti i modi di rifarne qualche altro ma senza risultati, nonostante mi rifacessi alle migliori genealogie esistenti, ma tutti sfaticati!
A quel tempo mi recavo talvolta presso un rivenditore di avicoli per l'acquisto di pulcini, un tipo, diciamo così per carità? di patria, strano e particolare, bugie a gò-gò.

Sotto un gelso centenario, legata a catena, aveva una setterina con evidente sangue spurio, alimentata a carcasse morte.

Mi propose più volte di prenderla, magnificandone le qualità? e dichiarandone un'età? da cucciolona.

Invece avrà? avuto un 15-20 mesi e se voleva affibbiarmela era semplicemente perchè non sapeva che farne dopo esiti precedenti certamente negativi.

La terza volta che mi recai presso di Lui, la setterina spuria mi fece tanta pena per come era tenuta, che le sciolsi la catena e la misi in macchina.

Arrivato a casa, prima di entrare nel cortile, presi il tubo dell'acqua, sapone allo zolfo, lavaggio profondo, asciugatura, antiparassitario. Successivamente sverminatura, vaccinazione ed alimentazione soft.

Dopo un paio di settimane di ambientamento ed attaccamento al nuovo "capo branco", iniziai con qualche breve escursione su terreno. Cerca sostenutissima, passione incontrovertibile e ferma. Mi chiedevo, ma quale sarà? il problema?

Bene mi dissi, passiamo al concreto. Appena uscii dalla porta di casa con il fucile in mano andò a cacciarsi nel posto più lontano ed inaccessibile che poteva.

Riposto il fucile, andai a tirarla fuori da sotto il groviglio di tavole, era terrorizzata, sbavava ed occhi fuori dalle orbite. Cercai in tutti i modi di tranquillizzarla e la lasciai in pace per un'altra settimana vezzeggiandola in continuazione.

La settimana servì anche a me per rifletterci sopra e decidere cosa fare e come procedere, la situazione non era certamente facile e di probabile esito non positivo. Però decisi di provare lo stesso anche spinto dalla grande passione e dalle grandi capacità? di cerca dimostrate senza fucile.

I due maggiori piaceri della canina erano la cerca e la carne cruda.

Andai da un rivenditore di giocattoli ed acquistai una pistola da bambini e relative capsule, dal macellaio dei ritagli di carne, ed iniziai.

Iniziai mettendomela sotto l'ascella sinistra, facendogli annusare la carne fresca, sparando un colpo con la pistola giocattolo e dandogli, non appena calmata, dei ritagli di carne. I primi giorni non fu semplice, allo sparo facevo fatica a tenerla, si agitava e sbavava da paura, però piano piano, giorno dopo giorno, iniziò ad abituarsi ed a capire che dopo il piccolo colpo della capsula ci sarebbe stato il premio.

Andai avanti gradatamente, passai alle capsule del cal.24, poi alle cartuccie del 24, a quelle del cal.12, alle prove in campo con quaglia liberata, ferma, abbattimento e premio.

Nel giro di un tre mesi ogni titubanza fu rimossa e si dimostrò eccellente con una eccezionalità? sulla lepre, ero alle stelle.
Ed arriviamo all'apertura ad estatini su detta, avevo la spinona di grande genealogia di una quindicina di mesi ma che dimostrava poca passione e la setterina spuria in calore.

Agosto molto piovoso, nei campi antistanti la mia casa ancora stoppie, i campi di stoppia con ricacci di erba medica dell'anno precedente della riserva privata confinante arati il venerdì e sabato, le quaglie, che fino ai giorni precedenti stavano dentro, erano venute tutte fuori, speravo che gli altri non se ne fossero accorti.

A notte fonda, lascio la setterina in calore a casa, prendo la spinona e vado a piazzarmi. All'alba ero da solo, non mi sembrava vero.

La spinona si dimostra, come comunque temevo, una completa delusione, sono demoralizzato ed incavolato.

Sono a circa 400mt da casa, dopo poco inizio a sentire i guaiti della setterina che evidentemente mi sentiva e sapeva. Salta la recinzione ed arriva, inizia a cacciare e ferme su ferme, incontenibile!

Dopo un paio di ore arriva un'altro cacciatore, ha un paio di cani, cerco in tutti i modi di stare lontano, sapendo di essere in fallo con la cagna in calore, ma quell'imbecille sembra che lo faccia apposta a venirmi sempre appresso, poi, visto che i suoi non trovavano mentre la mia ogni tanto fermava, si decise a levarsi di torno.

Con l'ultima quaglia finii le cartuccie, è una vergogna dirlo, ma successe proprio così, le precedenti le presi tutte di prima e qualcuna di seconda, quella indiavolata mi mangiò sette cartuccie, mi dette la certezza per due volte che fosse caduta, ma non riuscii ad incarnierala, se ne andò ancora.

Comunque il carniere era più che soddisfaciente e, dopo essere tornato a casa, non ritenni di rifornirmi di cartuccie e ricercarla.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 13/05/2012 - 19:12
Bravo Giamp, cè un vacchio detto a Livorno che dice Sagacia batte abbandono.. Hai avuto pazzienza e sei stato premiato..

SltC71
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 21/05/2012 - 22:18
A volte capitano episodi difficili da credere.

Battevo lungo un fosso demaniale con letto molto profondo e vegetazione mista di rovi, canne ed arbusti vari, ed argini con pioppi altissimi e foltissimi di molte decine di anni di età?.

La setterina con sangue spurio, dopo diversi accenni, imbrocca la passata e punta dritta dentro il fosso rimanendo in ferma sull'argine una trentina di metri avanti a  me.

Giro al largo, attento a non far rumore, mi porto una ventina di metri avanti ricercando un punto dove avrei potuto intravvedere l'alzata del probabile fagiano e fermarlo prima che si potesse tuffare tra le ramaglie dei pioppi.

Attendo, la setterina va in guidata e scompare nel fosso. Attendo ancora, e poi il frullo silenzioso, era una femmina, ma non si alza subito, sento lo sfrascare del suo volo dentro il fosso, procede per alcune decine di metri, poi, con lo scudo di un gruppo di pioppi, si alza per gettarsi veloce parallela al fosso sempre dietro ai grossi pioppi.

Non mi ha lasciato un buco di due metri di visibilità?!

Preso dalla rabbia, se non altro per il lavoro svolto dalla canina, calcolo più o meno dove doveva essere arrivata e lascio andare due colpi sulle ramaglie ad una quarantina di metri di distanza ed ad una ventina di altezza, naturalmente senza speranza alcuna.

Salto, non senza difficoltà?, il fosso, richiamo la setter e cerco di capire verso quale rimessa si possa essere diretta.

Procedo, dopo un duecento metri la cagna si arresta di colpo, piega a sinistra, ferma e poi abbocca.

La fagiana era incredibilmente caduta e moribonda colpita sul fianco sinistro.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 23/05/2012 - 17:49
L'amico Renzo Stella, appassionato cacciatore genovese, mio tramite, ha voluto dedicare agli amici del Club due suoi racconti, meritevoli, a mio avviso, di essere portati alla vostra attenzione.

Cordialmente.

diego

1° racconto:

Poche frasi, forse scarne di contenuto, ma dedicate col cuore agli amici che praticano questa nobile arte. Nobile e difficilissima; dove si inizia a lavorare quando la caccia è ormai terminata
 Liguria»?.. e Colombacci d'Ottobre
-   Cùmbi.. arrivan i cùmbi, figgeau sun in sciu mà?à? , amiéé quanti ghe né----
( Colombi, arrivano i colombi, ragazzi sono sul mare, guardate quanti sono »?. )
Il grido quasi strozzato si perde tra i castani ed i pini marittimi ; alberi nati vicini uno all'altro, ed uno vicino all'altro hanno da migliaia  di anni colonizzato i monti che sovrastano la costa.

Dall'alto di uno di questi, il più alto, quello che pare nato apposta per ospitare il palco tra i suoi possenti rami, la coppia di amici avvisa con quel grido gli altri compagni che i Colombacci stanno passando sul mare.
Un branco enorme, forse mille, o forse poco meno»?.., quasi sicuramente di più,  vola in direzione dellOvest, come per agguantare il Sole che sta per iniziare la sua discesa.

Un vento sottile, pungente, proveniente da Nord piega i rami più deboli in direzione di quello stormo di uccelli e verso il grande mare

I rami stessi paiono salutare quello stormo di colombi durante il loro migrare, e allo stesso tempo sembra additarli per farli meglio scorgere dai cacciatori appostati su quelle capanne aeree.
Poco lontano in qualche parata a terra , i cacciatori non «specializzati»? per questa nobile preda , udendo il grido di avviso, quasi si sdraiano a terra per meglio nascondersi, rinunciano al colpo tirato al tordo che saetta via;  in cuor loro sperano che al momento qualche sbandato pennuto dalle mostrine bianche si avvicini al tiro utile. Difficile, ma può capitare, e allora è emozione grande per chi è abituato a raccogliere frutti, veloci sì, ma di  piccole dimensioni. Attimi»?..che durano ore !
La nuvola scura viaggia diritta per la sua strada, come se a lei nulla importasse; e sotto di lei si disegnano strade, palazzi, coste frastagliate e spiagge ciottolose. Alla sua destra, poco lontano, i dolci monti della bella Liguria; aspri, forti, odorosi di rosmarino salvia  e resina, colorati di ruggine, in un caleidoscopio di colori cangianti che nessun pittore potrebbe così ben rappresentare. Perfino usando la fotografia è difficile immortalarne la bellezza struggente .

Le piume delle ali  e delle mostrine candide , come tanti sergenti di un esercito in marcia, sono appena mosse da quel vento di traverso; quella fredda tramontana che li aiuta nel percorso lungo e faticoso.

 Eppure vanno, richiamati dal tempo, alternandosi alla testa del battaglione in marcia; i petti possenti costruiti per il lungo ed estenuante volo, le ali forti ,instancabili. Inseguono la via da sempre, sempre la stessa anno dopo anno, secolo dopo secolo, inseguendo il  meraviglioso mistero della vita
Il volantino ora si sta avvicinando allo stormo selvatico; attaccato alla zampetta ha una fettuccia di seta per farlo riconoscere in volo,per far sapere all'uomo quale è la sua parte  su quel palcoscenico immenso .; le ali truccate, sbiancate come i capelli di una star,  per ingannare gli altri ; quasi come una meravigliosa puttana
Si avvicina ,passa oltre, scarta, cabra, ripassa e ricomincia il ballo. Non migra ,lui, è nato vicino all'uomo, e per l'uomo ora lavora da consumato attore

 E come un attore  un poco guascone, compie l'azione che l'uomo ha saputo insegnargli: senza saperlo sta per tradire i suoi simili; con atteggiamenti da vero capo li guida verso la trappola, lassù verso quei monti dalle forme dolci, dal colore arrugginito; verso quell'unico pino verde dove è il suo posatoio.

E gli altri suoi compagni già? sbattono le ali da fermi per attirare quell'esercito di soldati dalle bianche mostrine .

Cabra ancora, gira e rigira una volta di più; poi si posa veloce e sta a guardare, torcendo il collo delicato a destra e a manca. L'occhio vigile ed attento
Il mucchio selvaggio ora non si può fermare, qualcosa o qualcuno gli ha detto che è arrivato il momento di avvicinarsi a  quelle fronde smosse dal vento freddo della tramontana.

Ore di volo ininterrotto abbisognano di una sosta, e dove, se non proprio tra quei rami accoglienti dove il compagno è atterrato ?

 Tutto lo stormo di colombacci si avvicina veloce al palco, sempre più a tiro di fucile; gli uomini trattengono a stento le grida in gola, la respirazione si fa affannosa, l'adrenalina sale nelle vene

Gli altri cacciatori , quelli nelle parate a terra, diventano piccoli e quasi invisibili; hanno paura a guardare; come se  il bianco dei loro occhi potesse tradirne la presenza. Ma che spettacolo ammirano

Gli uomini sui palchi aspettano abbassati, coperti dagli stessi rami. Sopra di loro solo cielo e colombi.
< Non ancora,»? non ancora, aspettate! >

Nessuno fiata , nessuno si muove, ma pare che la mente possa gridare quest'ordine a tutti i presenti.

 Ed i presenti lo sanno. E' la caccia »?.
Ora gli uccelli sono lì, maestosi, veloci »?»?stupendi ! E sono tanti, tantissimi; sicuramente più della stima fatta da molto lontano.
Ora, ora  si può ! I fucili tuonano; la scarica si sente da lontano; prima quelli alti, sui palchi, poi qualcuno ,tra i più fortunati, anche dalle parate a terra esplode qualche colpo
L'esercito dei pennuti si sbanda, qualcuno cade, colpito»? pochi esemplari ; gli altri fuggono via veloci

Velocemente riprendono il cielo, lasciano quei monti color verde marrone; scappano volando verso quel mare azzurro e poi ,quando la calma abbraccia nuovamente le loro ali di bianco segnate ,virano leggermente a destra e nuovamente compatti vanno verso il Sole che scende

Vanno lontano, verso Ovest .
 Da questi palchi non riusciremo mai a vedere dove poseranno le loro zampe, dove chiuderanno le loro ali.

Guardiamo a Est e a Sud, nel poco spazio che ci concede l'orizzonte ottico; sperando di rivedere ancora una volta la stessa scena, e poi ancora ed ancora.

Una rappresentazione fantastica, che la regia della Natura è capace di regalarci ogni autunno.

E il nostro volantino allungando il delicato collo ci guarda dal suo posatoio, roteando quella testina prima a destra e poi a sinistra

 Ora qualcuno dovrà? scendere da quassù,  per raccogliere i frutti che la natura ci ha regalato .

Pochi in verità?, semplicemente fantastici.
 Renzo stella
2° racconto:
Dedicata agli amici che praticano questa meravigliosa e storica caccia
 Aspettando Palombe
Ottobre, mese d'autunno

Foglie stanche ,rosse.

Cadute sulla terra

Notte che arriva fredda.

Porta tempesta
Mille e mille lampi,di un attimo sfuggente.

Mille e mille ancora che allungan ombre nella scura notte

Nubi invisibili ed altre nere, confuse nel buio
Stelle che lassù state a guardare

Luna che ti nascondi,complice.

Vento che ci porti gocce sul viso, e che disordini  chiome di piante
Fango che incolla le nostre gambe stanche.

Terra che non ha paura.

E poi il sole»?..
E poi il sole, che imperator, dissolve

E mille e mille lampi tacciono timidi

E mille e mille fragori si spengon timorosi
Nubi sciolte a l'aure mattiniera

Luna che splendi, ancor pallida ci lasci

Ombre che si accorciano ,meste.
E noi, bagnati, ad attender ali possenti

Guardando l'orizzonte dove il Sole nasce.

E saranno stormi di uccelli scuri

Che passeranno alti dove il Vento li mena
 Di    Renzo Stella
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 23/05/2012 - 19:07
Onore e gratitudine al protagonista di così grande, profonda, riflessione e descrizione di momenti della nostra passione.

Grazie, Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 24/05/2012 - 00:17
Cari Amici,

il grande Renzo Stella ci ha voluto regalare questo ....volo straordinario di colombi, raccontato magistralmente con un sussurro di colori e di parole dall'alto di uno stupendo palco, che domina il meviglioso mare della Liguria ed io, interpretando il vostro pensiero, con grande ammirazione gli voglio dire, ancora una volta, grazie Renzo e...al prossimo racconto.

diego
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 24/05/2012 - 09:34
Ringrazio per l'accoglienza e per l'apprezzamento. Bellissimo sito !
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 24/05/2012 - 11:32
Leggere questi racconti è per me..."una cara abitudine" che si vorrebbe incessante e duratura.Dopo aver letto una così precisa e dettagliata descrizione del "magico evento"

e della "nuvola alata",bevendo a grandi sorsi ciò che si è conosciuto,è quasi come aver ingerito un "filtro d'amore" (che non vorrebbe congedo)...un sortilegio d'una memoria che non è mai deserto e che si muove sul" fiato delle emozioni"trasmesse.

Ancora oggi,l'emozione non regge,di certo,le mie gambe e di coforto è la "ragione di

resistenza"...la mia testardaggine d'attesa e di preparazione...per una "fiaba d'ali

serrate...in evoluzione".

GRAZIE DIEGO e RENZO...di cuore GRAZIE.

Con stima Cicciodelibero.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 24/05/2012 - 12:28
Solo le persone speciali sanno descrivere momenti così speciali, che danno alla vita  sapori  e colori nuovi, che fanno rivivere, indimenticabili, vecchie emozioni.

Grazie Renzo, grazie Diego.

Vasco Feligetti
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 26/05/2012 - 05:11
Era un periodo particolarmente fortunato, avevo due cagne, non avevano ancora tre anni ed erano veramente eccellenti, ognuna con le sue caratteristiche e preferenze.
Una kurzhaar, figlia di un cane di un mio amico a suo tempo scelto da cucciolo dal sottoscritto, di grande genealogia di lavoro, grande passione, ottimo naso, ferma sicura. Recupero e riporto eccezionali, con lei non mi capitò mai di perdere un capo. Addirittura li sentiva e li indicava anche se rimanevano su piante e cespugli a qualche metro di altezza, al che era sufficiente farli cadere con una canna o bastone che erano subito in carniere, non vi erano rovi che la intimorissero.
Una setter inglese, anch'essa di genealogia lavoro, acquistata da cucciolona da un conoscente. Anch'essa grande passione e grande cerca. Stile e ferma. Era un piacere ammirarla battere il terreno.
Andare a caccia con queste due ausiliarie era veramente un piacere. La certezza che mi infondevano mi permetteva di cacciare senza preoccupazione alcuna di prevenire errori o di lasciare inesplorate zone del territorio di caccia, concedendomi di ammirare ed assaporare pienamente la bellezza della natura e del loro lavoro.

Mi rendevo conto che avrebbero meritato una cucciolata. Ma a me cuccioli non servivano, per chi caccia da solo due cani sono il massimo, tenerne di più di due e farli cacciare a turno neanche a parlarne, non è da me.

Quasi mi ero deciso a cederne una, naturalmente scegliendogli il nuovo proprietario, per fare una cucciolata con l'altra, ma poi non ne ebbi la forza.
A volte, aprendo il cancello del cortile, facevo fare loro una sgroppata, al massimo arrivavano fino al fosso e nel giro massimo di un quarto d'ora tornavano, bastava richiudere il cancello.

Quel maledetto giorno avevo effettuato dei lavori di pulizia, rimaneva da portare fuori erba e ramaglie, mentre la moglie provvedeva, nell'aprire il cancello le due cagne uscirono, io ero rientrato in casa stavo preparandomi per andare al lavoro, non potevo ritardare. Nella certezza assoluta che nel giro di un quarto d'ora sarebbero ritornate, Le dissi di richiudere il cancello appena rientrate.

Non le rividi più, le cercai per giorni ovunque chiedendo a tutti, nessuno le aveva viste.

Riempii tutta la zona di manifestini, per settimane ricevetti segnalazioni continue. Corsi in continuazione da un capo all'altro sperando sempre che fosse la volta buona, ma le speranze andarono sempre deluse.

Anche se ci provassi non riuscirei ad esprimere la rabbia, l'amarezza ed il dolore provati per la perdita, a volte ripensandoci, a distanza di quasi vent'anni, ancora un magone mi assale.

L'unica mia speranza fu che fossero finite in buone mani.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 26/05/2012 - 09:27
Ricordo adesso che addirittura feci una cosa inammissibile per il mio modo di pensare, andai addirittura da una veggente/chiromante che all'epoca andava per la maggiore in zona, ancora me ne vergogno, ma quando non si sa più dove sbattere la testa ci si attacca anche alle cose più assurde!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 27/05/2012 - 17:47
Il KURZHAAR è,a mio modesto parere,uno dei migliori cani in senso assoluto: valido

in tutti i tipi di caccia.

Sarà? il mio prossimo ausiliare.

Comprendo la Tua disperazione per la grave perdita...DUPLICE.

Sono,sicuramente,stati RUBATI.

Non Ti vergognare per TUTTI i tentativi fatti,cadendo anche nel ridicolo,ma di certo

nella disperazione tutto è ammesso.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 29/05/2012 - 22:15
Per la mia esperienza Delì, diverse sono le grandi razze di cani da caccia, tutte ottime, ognuna naturalmente con le sue caratteristiche, quello che fa la differenza sono le linee di sangue e gli accoppiamenti, oltre naturalmente poi il manico, senza sottovalutare la fortuna.

Quello che ho comunque registrato, è che portare a caccia un cucciolone in mezzo ad altri cani adulti ed esperti ne ritarda e ne diminuisce notevolmente le capacità? e lo sviluppo venatorio, ne mortifica l'iniziativa e ne impedisce l'acquisizione delle modalità? di conclusione.

Preferisco perdere una annata dal punto di vista del carniere ma andare a caccia solo con il cucciolo/cucciolone, incominciando dai tre mesi e, se il sangue c'è, i risultati saranno eccezionali e le soddisfazioni ancora maggiori.

Ricordo ancora il primo fagiano e la prima lepre incarnierati con la madre della mia attuale Kurzhaar all'età? rispettivamente di 4 e 6 mesi!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 30/05/2012 - 12:00
In sintonia con l'analisi fatta da Giamp...resta inteso che ogni soggetto ha un proprio comportamento, sta a noi individuarne le caratteristiche ed evidenziarne e svilupparne i pregi, senza soffocare in alcun modo il suo carattere.

Aggiungo per esperienza, che un cane da caccia tenuto in casa ha comunque un legame con il conduttore diverso, l'intesa e il collegamento è superiore.

Riferito a Ciccio: ho avuto la possibilità? di cacciare con "LUNA", una stupenda KURZHAAR di un amico, che me la concedeva per suoi eccessivi impegni di lavoro.

Metodo di cerca scrupoloso e non troppo ampio, ottimo legame con me, ubbidiente e tenace sul fiato del selvatico, riporto eccellente, nessun problema di "pillacchere" o erbe infestanti per il pelo.

Per concludere Ciccio....hai fatto un ottima scelta!

un caro saluto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 30/05/2012 - 12:28
Giamp50 Rimescolo buon pomeriggio, visto la vostra esperienza con i cani da caccia volevo un consiglio per quanto riguarda il mio usiliare nonche fedele compagna di caccia Dea.Come già? sapete Dea ha raggiunto i 5 mesi di vita, per la prima volta ieri siamo andati in un campo per addestramento cani vicino a casa e gli ho messo due quaglie.Dopo un giro lontano da dove le avevo posizionate facendola lavorare sul campo a zig zag mi sono avvicinato dove avevo messo la prima quaglia .Mi aspettavo visto le ferme meravigliose fatte da Dea in allenamento con la farfallina di vederla inchiodare sul fiato della quaglia, e invece non ha fatto una vera ferma si e soffermata con il naso in terra agitando i suoi 3 centimetri di coda e a fatto partire il selvatico ( se cosi posso difinirlo ). Be ho detto fra me... sicuramente le seconda la fermarà?, ancora peggio non è riuscita a trovarla.Dopo una mezzoretta di ricerca mi sono arreso.

La domanda e questa, devo prendergli ancora quaglie a non finire ho devo farla diciamo girare anche a vuoto ? Cioe e meglio fargli sentire sempre selvatici ogni volta che usciamo o no ?. Sinceramente e un ottima cercatrice non molla mai , so che ancora piccola per dire la sua.
GRZ

C71
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 30/05/2012 - 19:40
Ciao carissimo C71, capisco il tuo desiderio di riuscire nell'addestramento, che poi è quello di tutti, esperti e meno esperti.

Il tempo di calendario di Dea è giusto per il primo approcio con i selvatici "facili", quagliette di allevamento.

Il mio consiglio è questo: prova ad acquistare una o due quaglie, metti le calzette come ai piccioni e dopo averle fatte annusare a Dea, senza essere visto, valle a posizionare in un prato che non sia spigato e non sia ricco di fioritura.

Alle calzette applica un filo lungo 7/8 metri, e fissalo ad un perno ben visibile da te.

Dopo un breve giro in altre direzioni dal punto fissato, sempre a vento, portati in prossimità? della quaglia e osserva il comportamento di Dea.

Non dare voce di incitamento ne di divieto, qualunque cosa faccia, se ferma avvicinati delicatamente e accarezzala, senza dare voce. Se si invola e la rincorre lascia fare e una volta raggiunta sarebbe positivo la prendesse in bocca.

Se non si invola recuperala e cerca a vuoto in altra direzione, vedrai che l'atteggiamento di Dea sarà? più curioso e la cerca più attenta.

Questo "giochino" lo farai per due tre volte, fino a quando capirai che Dea ha scoperto il trucco, successivamente utilizzerai solo quaglie libere e volatrici, ma non troppe, a giorni alterni.

Non forzare i tempi, a sette mesi comincerai a insegnare cosa deve o non deve fare.

Una fase importante in questo periodo è il riporto, con pallina impiumata o meglio ancora con "selvatici" morti, quaglie e piccioni.

Ricorda sempre di dare ad ogni riporto un contentino, crosta di formaggio o crocchette appetitose, per facilitare la consegna dell'oggetto o del selvatico, utilizza un corridoio non troppo largo ma lungo, l'inizio è una cosa meccanica il cane deve associare il riporto al contentino, successivamente diventerà? una soddisfazione per entrambi.

Per la cerca e il riporto di un selvatico abbattuto non facilitare mai il compito con lancio di sassi o qualsiasi altra cosa, aspetta che il cane ti guardi e indica la direzione, non avere fretta.

Per ora basta, se vuoi in seguito farmi sapere o chiedere, sono disponibile, in bocca al lupo,

un caro saluto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 30/05/2012 - 20:50
Sempre difficile dare consigli, molto dipende dal cucciolone.

Parti dal presupposto che Lei, pur avendo l'istinto innato della cerca, non sa che cosa cercare.

Le ferme sulla farfallina sono ferme a vista, quelle che deve imparare sono quelle su emanazione del selvatico.

Le deve scattare il clik nel cervello e, quando scatterà?, probabilmente Ti meraviglierà?.

Per la seconda quaglia che non ha trovato non mi preoccuperei minimamente.

Essendo, come Tu affermi, un'ottima cercatrice, la porterei qualche volta su terreno libero. I campi di addestramento sono pieni di "puzze" e le quaglie puzzano di allevamento ed, a volte, volano poco con il rischio che i cuccioloni le abbocchino, presupposto per rovinarne la ferma.

Cordiali saluti.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 30/05/2012 - 21:52
Iniziare alla caccia un cucciolo è sempre impegnativo ma per me è stata una esperienza sempre entusiasmante. Incitare la ferma a vista è secondo me sbagliato, il cane non lavora con l'olfatto ma con gli occhi, a tutto svantaggio della cerca sulla passata. Tutto diventa facile se si ha a che fare con un cane intelligente, in qualche caso, molto raro, i campioni fanno da soli, bisogna però partire con un progetto preciso, da cui non si può prescindere, il cane da ferma non può fare tutto e subito, occorre un addestramento a lungo termine, anche di qualche mese. La cosa però da rispettare con assoluta fermezza è quella di non abbattere mai un selvatico prima che il cane non lo fermi categoricamente e per parecchie volte.

Quando il nostro inseparabile amico si renderà? conto che non potrà? mai prendere in bocca un selvatico se non dopo lo sparo del nostro fucile, allora e solo allora fermerà? sempre. Per ottenere questo è indispensabile assicurarsi di lasciare sempre animali in buona salute, che volano molto, in modo che il cane non riesca mai ad abboccarne uno. Non lasciare mai quaglie in terreni con l'erba alta o bagnata, non volano, se la prende prima che s'involi abbiamo commesso un grandissimo errore difficilmente e solo con tanta pazienza correggibile.

Le quaglie vanno tenute alcuni giorni in ampie voliere dove possono rafforzare la propria muscolatura, andrebbero liberate solo quando si ha l'assoluta certezza che volano molto lontano dove il cane non può arrivare, è meglio lasciarle almeno un giorno prima dell'addestramento, o per lo meno qualche ora prima, se si liberano poco prima il cane impara subito che l'emanazione di chi ha posato la quaglia lo porta su di essa, cosa facilmente riscontrabile dagli esperti cinofili.

Beh non mi resta che augurarti tante ferme, del resto per gli amanti cinofili è l'augurio più bello, se poi saranno accompagnate da tante prede, allora si farà? anche festa.

Ciao C71 un abbraccio.

vasco
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 31/05/2012 - 09:29
Vi ringrazio tantissimo dei vostri consigli mirati e da esperti del campo.

Visto che Dea si presenta molto bene ho paura di fare degli sbagli.

A due mesi nascondevo un calzino pieno di piume di beccaccia, poi facendo finta di niente portavo Dea in zona dicendoli "cerca" ,lei lo trovava lo riportava a me mettendosi seduta a terra e io gli davo la ricompensa. Questo lo facevo 2/3 volte la settimana e cambiavo sempre zona.Alternavo con la"farfallina"2/3 volte alla settimana. Dici bene Vasco a imparato a fermare a vista , ecco perchè ho smesso. Poi e successo piu volte che le galline uscivano dal pollaio saltando la rete e Dea fra ferme e gattonate non gli faceva fare vita. Una volta a gatturato una tortora che era rimasta nella voliera e la riportata a me. Ho notato che prima fermava anche se a vista piccioni e tortore in cortile ,ora le rincorre quasi subito. Come devo comportarmi?

Grz mille

Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 31/05/2012 - 19:32
Corda di ritegno, COLOMBO71, non credo vi sia altra alternativa, e subito, visto che ha avuto la deleteria opportunità? di abboccare la preda e quant'altro esponi.

Cordino di 10-15 metri, sottile ma resistente alla strattonata.

Portarla su quaglia, come descritto da Vasco, con collare e cordino. Quando inizia a sentire e tu ritieni che sia arrivata vicino e Lei non si ferma perchè la vuole abboccare, forte strattonata al cordino da rovesciarla all'indietro.

Però prima dovresti addestrarla al "terra", in modo che dopo la strattonata e la giravolta Tu possa inchiodarla con il comando terra.

Con la ferma non si scherza!

Questo è il metodo antico, oggi vi sono i collari elettrici, ma io li vieterei.

Cordiali saluti.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 31/05/2012 - 20:05
Ognuno ha cose da "raccontare", giustissimo, credo però che si voglia forzare i tempi di "dressaggio". Credo di interpretare la domanda di consigli da esporre su una cucciola di 5 mesi, per di più breton, scelta non soltanto per ferme da gare, percorsi incrociati, ampie ispezioni, prese di punto ecc... ma per farne una compagna di caccia, riporto dei colombacci incluso.Dico questo perchè in questo particolare momento della crescita si deve permettere alla cucciola di liberare tutte le sue curiosità?, rincorsa del selvatico e abboccamento se ne consegue l'opportunità?. Niente deve essere impedito o rimproverato in questa fase, anche se ammazzasse il miglior volantino o la più bella gallina, fai finta di niente e fattela riportare!!!

L'addestramento impegnativo e mirato per la cerca, la ferma e il collegamento aspettare 7/8 mesi!!!!altrimenti rischi di robottizzare la Dea con insicurezze e annullamento del suo carattere. Questa ovviamente è la mia abitudine di addestramento, e ricorda che è più facile sciupare un cane con richieste assurde, che farlo eccellente, nel suo D.N.A c'è quasi tutto basta lasciare il tempo che emerga...

un grande saluto, e calmaaaaaaaaaaaaaa

bonaaaaaaaaaa
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 31/05/2012 - 20:07
Dimenticavo, consigliabile il libro:

ADDESTRAMENTO DEL CANE DA FERMA di Felice Delfino, editoriale Olimpia.

Grande testo, anche piacevole da leggere!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 01/06/2012 - 12:00
Vi ringrazio nuovamente dei consigli dati.

Proverò a fargli fare ciò che vuole per un altro mese , poi sè non vedo cambiamenti riguardo alla ferma sul fiato proverò a portarcela con il cordino e a dirgli "terra" cosa che fa gia molto bene.

Con DEA e il terzo cane che ho, i precedenti però sono stati due Setter .L'ultima Lady a 5 mesi faceva gia ferme strepitose sul fiato del selvatico. Sò che il Breton e un altra cosa , ma non pensavo di avere un problema di questo genere.Si e vero quello che dice Rimescolo che io in primis caccio il colombaccio, però amo la regina dei boschi e mi piacerebbe che Dea oltre alla cerca e al riporto fermasse...

Un abbraccio

Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 01/06/2012 - 17:11
Questo non è propriamente un racconto di caccia, piuttosto il tentativo di descrivere la suggestione che il mondo della caccia può provocare in un ragazzino di 15 anni. E mentre scrivo ti penso Giagio. Bene, andavo a scuola e l'unica occasione di seguire mio padre era la domenica mattina, quando si usciva a tordi, fringuelli e in genere l'uccellame che si muoveva nelle campagne intorno a Firenze, non troppo lontano, perchè il pranzo domenicale era sacro ed anche perchè il mezzo di locomozione era una lambretta 15o con parabrezza. In quegli anni avvicinandosi il sabato notte io non dormivo e, poichè mio padre aveva il sonno pesante, era mio compito preparare il caffè, poi vestito di tutto punto, stivali di gomma compresi, lo andavo a svegliare, cosa non del tutto scevra di difficoltà?. Ebbene quella mattina mi sentivo proprio male, avevo gli occhi lucidi, rabbrividivo, in una parola, avevo un bel febbrone. Ma non volevo rinunciare per niente al mondo, troppo desideravo l'odore della terra, lo sbrillume delle stelle che impallidivano mentre io, rigorosamente un passo indietro al tiratore, perchè lo era eccome se lo era, zirlavo con il richiamo nero di gomma a mantice, pronto ad avvisare "attento davanti" perchè lui, come me adesso, i tordi era un po' che non li sentiva più. Poi sospiravo la fucilata, espirando forte quando il tordo si accenciava precipitando nella vigna, non ne perdevo uno. Disgrazia, o fortuna non so, volle che quella mattina, forse spinta da un istinto che un uomo non sa, si alzasse anche mia madre, la quale mio "sgamò" subito. Ti senti male, non una domanda un'affermazione ed io "ma cosa dici" ma ero rosso come un peperone. Dopodichè passamo al termometro ed io a cercare di non farlo andare sotto l'ascella, a  tenerlo sulla maglia. Niente da fare, il maledetto coso di vetro dichiarò la sua diagnosi, 39 di febbre. A letto di corsa mentre lui se ne andava, ed io sentivo il rombare modesto della lambretta bicolore. Alle 12, minuto più, minuto meno tornò e mi ricordo ancora il mazzetto abbondante di bottacci, non da tutti i giorni, anzi da giorno di festa. Mi sarei messo a piangere. Ebbene, forse voi non ci crederete, ma sono 45 anni che non ho una linea di febbre, posso aver avuto l'influenza, ho preso anche il bronco polmonite  (a caccia naturalmente) ma la febbre no, mai più, brutta vigliacca che mi hai privato di un ricordo bellissimo, di quando la caccia era solo magia. ciao a tutti
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 01/06/2012 - 18:35
Sembrerà? strano, incomprensibile, inspiegabile, BADGER a me hai emozionato....

Non ricordo situazioni identiche con privazione di uscita domenicale per febbre, ma la domenica e i nostri vecchi al solo pensarli e ricordarli emozionano a vita.

un abbraccio,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 02/06/2012 - 05:18
Mio nonno assieme a mio padre partivano per campigna marittima, alle 23 un vagone dalla stazione di Santa Maria Novella veniva tutte le sere attaccato al treno per piombino, così mio nonno e mio padre partivano nella notte di Firenze per arrivare la mattina in maremma. Mio nonno faceva portaee a mi padre una  borsa stracolma di cartucce,e comprava  per il suo compagno una ciambellina al forno della stazione che immancabilmente mio padre dopo due minuti finiva. La guerra era da pochi anni passata....di fucilate mio nonno ne ha tirate sempre poche, ma campigna marittima appena usciti dalla stazione era immensa nella maremma e si cacciava allodole tordi, e tutta la minutaglia volatile che si poteva trovare,la fame  era tanta e la passione ancor di più......Ora quando prendo il traghetto per l'elba e passo da campigna marittima da quella stazione che 5o anni fa vedeva mio padre e mio nonno scendere dal treno il cuore mi sobbalza, la bellezza del paesaggio il sapere che la maremma in quegli anni era tutt'uno con la caccia  e la dura vita dei contadini, mi fa capire ancora di più la caccia, la caccia quella cosa che ancora oggi io tramando dalla mia famiglia, dove  generazioni  e generazioni si sono succedute con questa passione e dove io spero di tramandare a mio figlio la stessa  viscerale voglia di prendere un treno alle 23 di notte e di raggiungere alle 6 di mattina la stazione di campigna marittima. Credo che alla fine scriverò un libro perchè rimanere  ancorati  ai ricordi solo una volta l'anno non è il massimo, ma con lo scritto con le aprole renderò anche onore a mio nonno che ha fatto si che la mia passione,la nostra passione non finisca ,Il prossimo figlio nonno lo chiamerò come te e grazie.. Guglielmo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 02/06/2012 - 07:15
Koala, la stazione che ricordi e racconti è Campiglia M/Ma. ed io abito proprio a Campiglia M/Ma!

Saluto,
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 02/06/2012 - 08:06
scusa rimescolo si proprio campiglia marittima, mio nonno quando sparava parecchio sparava 50 cartucce e rigorosamente a fermo, immagina che veniva li da te alle lodole un saluto,,ps spero  un domani leggerai il mio libro
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 02/06/2012 - 14:09
Koala...scrivilo,mi hai emozionato ed incuriosito...è come "ricucire fedelmente la Storia

delle Generazioni... una "pelle antica" che racconta... ed è MAESTRA di VITA".

Grazie.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 02/06/2012 - 14:10
Dimenticavo...GRAZIE...NONNO GUGLIELMO.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 03/06/2012 - 20:44
Una decina di anni fà?, eravamo in tre all'impianto su due palchi, nel principale in due ed uno su quello di ribattuta.

Avvistato un branchetto, dato il via ai volantini e rientrati, in curata, movimentazione cimbelli, solito fermi fermi, brezza da ovest, due passate, colombacci allineati da est verso ovest in fase di pre-posa.

Non sono solo, quindi tiro al volo quando saranno a pochi metri sopra le nostre teste, per me terrò la coda del branchetto, per il socio con me nel principale alla mia sinistra il corpo e per l'altro socio nel palco di ribattuta la punta.

Sono ad una settantina di metri alla mia destra, ad est, ultime due leggerissime toccatine alle ribaltine infossate dietro al principale, procedono scendendo dolcemente, faccio passare le prime palombe, saranno un 6-8 metri sopra la mia testa, con la coda dell'occhio intravvedo che l'avanguardia sta abbassando il carrello. Mi scoppia il cuore non farle posare, ma gli accordi sono questi.

Al momento giusto dò il fuori, per me avevo tenuta l'ultima, i compagni sparano, esco anch'io, un colpo e va giù bene. Si odono i tonfi delle prede dei soci, la mia invece non la sento, dopo alcuni secondi un paio di battiti d'ali su solido come fossero gli ultimi aneliti di una vita.

Il compagno scende, recupera abbastanza facilmente le altre poi, quando lo indirizzo verso la mia, a pochi metri dal palco, solo penne, qualche goccia di sangue ed una strisciata di 1,5mt.

Il compagno risale, io scendo, sì, in effetti incredibilmente, dalla strisciata delle penne sembra essersene andata a gambe. Effettuo giri concentrici sempre più ampi ma niente da fare, non si trova una penna.

Vado a casa, prendo la cagna, ma tutto inutile.

Dopo pranzo anche l'altro socio torna con i suoi due cani, batte palmo palmo ma ancora niente, è un mistero! Sarà?, penso in ultima analisi, ripartita in volo senza che me ne accorgessi, però quei due battiti d'ali su un corpo solido non mi convincevano ed erano indice che il petto poggiava e che non era in grado di rialzarsi.

Il giorno dopo silenzio venatorio, vado al lavoro.

Il seguente, verso le 10,00, sceso per sgranchirmi le gambe, ritorno a ricontrollare quella strisciata di penne, vado rimuginando tra me e me, quando il socio grida Palombe.

Mi rannicchio appiattito ad un tronco di quercia, agli spari alzo il capo verso il cielo e sopra la mia testa, ad una decina di metri, in una forchetta, vedo la palomba appoggiata ad ali allargate.

Quel metro e mezzo di strisciata di penne per terra ci aveva talmente fuorviato che nessuno di noi aveva minimamente pensato ad alzare lo sguardo!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 04/06/2012 - 07:30
badger, bellissimo e emozionante ricordo. Ti capisco ci sono passato anche io .
Pensa che non ho piu sentito l'odore della caccia che sentivo da piccolo. La cartucciera , la borsetta delle cartucce , la custodia di cuoio del fucile amanavano un odore che mi avvolgeva la mente. E sogniavo..
Un saluto

C71
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 04/06/2012 - 09:48
Hooooo che peso mi sono levato,,,, x la cronaca Dea Ieri pomeriggio durante il solito giro vicino casa a incominciato a gattonare in un campo erba medica, all'inizio pensavo avesse sentito un topo o chissa cosa. Tutto mi aspettavo ma che stesse cacciando un fagiano no.Dopo una diecina di metri e rimasta ferma, io che godevo come pochi sono rimasto dietro di lei in silenzio dopo circa un minuto a  dato la fogata e con mio stupore ho visto un maschio di fagiano volare. Lei lo ha rincorso per un centinaio di metri ma arrivata alla maccchia si e fermata ed è tornata da me.

Slt

C71
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 21/06/2012 - 23:54
C'erano in Paese, tra altri, due cacciatori particolarmente rognosi che venivano spesso coinvolti in discussioni sia per il posto di caccia che per l'impossessamento dell'abbattuto.

Fatto sta che comunque riuscivano sempre ad aver ragione loro, sia quando un'altro cacciatore abbatteva un animale levato da loro, sia quando erano loro ad abbattere un animale levato da altri.

Naturalmente gli altri alla fine lasciavano andare, anche per non compromettersi.

Un giorno, guarda caso, si incontrarono in un crociale di un fosso e cadde un fagiano maschio.

Apriti cielo, inizia subito una gazzarra che si sentiva ad un km di distanza.

Alla fine il cacciatore senza preda, arrivato in faccia all'altro che teneva il fagiano per il collo, con una gran smanata glielo strappa.

L'uno andò a casa con la testa ed il collo e l'altro con il corpo!

Ricordo ancora le risate che facemmo e la soddisfazione per essersi finalmente scornati fra loro.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 22/06/2012 - 13:36
Incredibile, un episodio analogo successe che avevo poco più 12/13 anni.

Seguivo il babbo, eravamo a caccia di lepri alla Fardina, (una località? ai confini con la riserva di Monte Pitti), con l'amico, Santino.

Santino era un anziano cercatore di lepri dal carattere molto pacato e schivo, in sintonia con il nome che portava...i nomi non vengono certo distribuiti a caso, lo disse anche lo Zucconi del cafaggio, se mi chiamo Zucconi c'è una ragione! la zona di sciolta comprendeva il podere di un certo "orecchione" che di nome faceva Dante, credeteci che è la verità?. Il vecchio Rimescolo (così chiamato per la fierezza e l'austerità? che l'accompagnava) ed io, eravamo appostati sopra una piccola altura in attesa che la lepre venisse scovata dai cani di Santino, (i nostri erano al servizio dello zio in altra zona). Al caro Santino, mentre seguiva i cani nell'oliveta di orecchione, si involò un bel fagiano maschio, un colpo e il fagiano cadde d'ala e cercò rifugio in mezzo alle frasche vecchie di potatura. Non fosse mai successo, uscirono dalla casa colonica il Dante con il nipote sbraitando e inveendo a più non posso contro il pacifico Santino reo di aver sparato al fagiano che i due avevano intenzione di cacciare in tarda mattinata. Assistemmo per poco alla scena, Rimescolo accorse per stemprare gli animi e recuperare il fagiano ferito che sentitosi scoperto prese a correre di pedina, subito fu raggiunto dalla fucilata del babbo. Corsi al recupero ma una volta raggiunto e tenuto per il collo, mi si avventò il nipote di orecchione, un giovane sulla trentina molto robusto, e me lo tolse. L'atteggiamento non ebbe il plauso di Rimescolo, il quale si diresse verso il maleducato e con decisione riebbe il fagiano, lo prese per le gambe e lo divise, poi lo riprese per le ali e lo ridivise, per gettargliero in faccia a brandelli...con il consiglio di rientrare in casa e non permettersi più di infierire contro un vecchio(Santino) e contro un bimbo (io).

L'avvisò anche che poteva ritenersi fortunato, se io non ci fossi stato, l'avrebbe riempito di botte. Grande temperamento quello di Rimescolo...aveva due mani che sembravan panchetti! La mattinata proseguì, sinceramente non ricordo le fasi successive nè l'esito, era rimasta in me una grande amarezza e un po di paura, oltre al dispiacere di aver visto "sbrandellare" un bel fagiano con rabbia e grinta dal babbo forse per scaricarsi di un torto subito e di un comportamento assurdo nei confronti soprattutto di un vecchio che pensavano solo.

Gli anni passarono e con la prima licenza di caccia mi trovai spesso a perlustrare quella zona, la Fardina, e un bel pomeriggio mi incontrai con Dante, aveva in spalla un vecchio monocanna del cal.16, la morina stava cacciando un fagiano, pochi abbai e la femmina si levò dal rovaio per rientrare in riserva.

Avevo la doppietta cal.20, gli avventai una coppiola senza nemmeno levargli una penna di dosso, il vecchio Dante sempre con il fucile a spalla mi guardò esclamando con voce rauca:

bimbooooo quelli animali lì vanno ammazzatiiii....e si avviò verso casa.

con emozione e rispetto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 22/06/2012 - 14:03
Renato,ma che carattere Papà? Rimescolo! Una figura nobile da cui dovrebbero prendere esempio molti "colleghi" della nostra epoca!

Complinenti per il racconto e...per il tuo Papà?.

diego
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 22/06/2012 - 19:11
Amico Diego, forse ci siamo conosciuti tardi....in tempi migliori avremmo sicuramente ridotto le distanze delle nostre residenze, per condividere le passioni della vera caccia.

Un abbraccio,

Renato
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 02/07/2012 - 21:10
Da giovane per alcuni anni ebbi l'opportunità? di frequentare diverse riserve private del maceratese accompagnando con i miei cani degli invitati. Contesti bellissimi, selvaggina autentica e dura da cacciare in novembre/dicembre, ancora c'erano le starne.

Quella domenica di ottobre eravamo in zona semi collinare in una riserva attualmente trasformata in oasi, i fagiani erano come le galline nel pollaio, eravamo in quattro e dovevamo prelevarne otto, poi passati a dodici.

Avevo il giovane spinone Gem dell'Adige, 13 mesi di età?, dressato su quaglie selvatiche.

Il guardiano della riserva ci accompagnò ai confini della riserva e ci dette le indicazioni a cui attenerci: non sparare alle lepri, sparare solo ai fagiani maschi, alle femmine solo se sconfinavano fuori.

Nonostante le immancabili padelle degli ospiti, tanti erano i fagiani e tante le azioni da manuale di Gem che nel giro di un'oretta facemmo la quota.

Ricordo ancora che uno degli ospiti aveva portato un pointer acquistato da poco. Era stato addestrato per le gare, così gli era stato assicurato, a mio modo di vedere era stato psicologicamente distrutto, ebbene, fatto scendere dall'auto e fatti alcuni metri, rimase in ferma ed il padrone non fu più capace di farlo muovere. Dovette prenderlo di peso e rimetterlo in macchina. Poveretto, sentiva dappertutto e con tutte le botte che aveva probabilmente preso in passato, non si azzardava a muovere una gamba!
Tornando indietro, alla vista di un bel campo di medica, vi indirizzai il Gem. Un paio di azioni su fagiani e poi una ferma molto più espressiva. Cane immobile, i minuti passavano, mi avvicino ma non parte nulla. Poi un frullo collettivo di una famiglia di quagliardoni perfettamente maturi e si spandono per il grande campo di erba. Saranno stati una quindicina con i genitori.

Chiedo al guardiano se posso cacciarli, mi risponde di si, probabilmente pensando che il cane non li avrebbe ritrovati.

Ebbene il Gem iniziò a incrociare perfettamente il campo, ignorando volutamente i fagiani e pescando uno dietro l'altro con ferme da manuale i quagliardoni.

Cosa veramente da non credere, ma quella era la selvaggina su cui era stato addestrato!

Poi, dopo sette/otto, il povero guardiano, sbalordito, fu costretto a farmi smettere.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 02/07/2012 - 22:42
Negli anni 70, quando ero nel pieno delle mie facolta visive e uditive, e avevo una gamba avvezza alle grandi distanze, ero solito aspettare giornate di pioggia o di nebbia (o tutteddue)per andare a cacciare i colombi in sosta in grandi territori boschivi.

Una mattina di gennaio del 1969/70 non ricordo bene l'anno, mi incamminai bardato di giacca, pantaloni e stivali di gomma verso le "grotte dei partigiani" e anche più in là?.Indosso una vecchia cacciatora e la cartuccera con dentro una ventina di cartucce di plastica piombo 6 e 5 e tre quattro cartucce a pallettoni, un pezzo di pane e salame, due o tre noci, un mandarino e via.

Era abbastanza freddo e una pioggerella fitta mi accompagnò per tutto il tragitto, in giro non c'era anima che potesse disturbarmi, tanto erano proibitive le condizioni atmosferiche, tant'è che arrivato sul posto la pioggia aumentò e a tratti comparvero anche banchi di fitta nebbia.

Sapevo che stazionavano in quei luoghi un buon numero di colombacci, e la mia attrattiva e curiosità? era quella di scoprirne il comportamento e la cacciabilità? in tali condizioni. Mi soffermai a ridosso di una lecciaia, con alcune grosse querce vicine, ormai prive di foglie.

In queste condizioni tutto sembra deserto, non senti una merlo, nè un pettirosso, non vedi una volpe nè una martora, e non hai la minima percezione che ci siano segnali di vita selvatica.Da racconti di Rimescolo (babbo) rifletto e decido di perlustrare una vecchia strada di confine interdetta a qualsiasi motore a scoppio.

Ho finalmente raggiunto il luogo di sosta del colombaccio, sotto la pioggia ancora battente iniziano a partire dai lecci con sordi e cupi battiti d'ala, tipiche di volatili con piume bagnate, piccoli contingenti di favaccioni.

Mi sforzo oltremisura per avvistarne qualcuno all'interno delle lecciaie, non ci riesco, mi volano via tutti....il tempo passa, continuo in punta di piedi e a testa in su, l'ennesima ispezione, improvvisamente sento dei rumori, non conosco l'origine scruto in basso e scorgo due cinghiali che trotterellano in lontananza, non provo nessun interesse, sarebbe stata una follia sparargli.

Sta piovendo lievemente, e una brezza di vento inizia a scuotere i lecci intrisi d'acqua, la nebbia si dissolve.Sono "molle"(bagnato) di sudore, gli impermeabili dell'epoca erano delle torture, non c'era traspirazione, o non avevo soldi per comprarne di migliori....

In pochi minuti (saranno state le 11/12)il cielo si rischiara e inizia il risveglio della foresta, è tutto un volo di colombacci alla ricerca del cibo.

Il volo iniziale sordo e cupo velocemente diventa sibilante e melodioso, e riesco a colpirne alcuni che mi si posano nelle vicinanze, principalmente sulle querce alte e spogliate.

Rientro a casa con le giuste prede e un pizzico di esperienza in più, bagnato e felice,

con i panni affumicati per aver tentato di asciugarli al fuoco.

In seguito e fino a pochi anni fa, ho ripetuto questo tipo di caccia in solitario, piano piano ho sorpreso alcuni soggetti impiantati sotto la pioggia, ho avuto catture di altre prede, cinghiali, volpi, martore, caprioli.

Sotto la pioggia, in cerca di selvaggina, in solitario, una realtà? che dovresti assaporare. Nel bosco non c'è deserto, mai! anche i topi si possono vedere e sentire, basta essere soli, consapevoli e curiosi di scoprirne tutti i segreti della sua popolazione.Questa la vera difficoltà? di caccia con conseguente soddisfazione interiore.

Non vorrei avervi annoiato,

con rispetto saluto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 05/07/2012 - 12:55
Grande Renato, quello che ti scriverò e per farti capire che capisco e anche con molta semplicità? quello che vuoi trasmettere.

Nato come già? sai a Livorno il 18/09/71 intorno alla apertura generale giù di lì.Avevamo una sblendida casa chiamata fattoria il leccione località? Castellina Marittima sotto il Monte Vaso, andavamo li ogni fine settimana e l'estate dopo la chiusura delle scuole ci trasferivamo li per mesi.Il mio primo mondo ,la mia prima foresta e stata quella che ci circondava non occoreva allontanarsi piu di tanto da casa,la casa stessa faceva parte del grande mondo foresta. Fin da piccolo ero attratto da tutto quello era in natura,ho incomiciato con le formiche cercavo di capire le diversità? delle speci ed il loro comportamento, per esempio quelle ROSSE sono molte piu aggressive e unite di quelle NERE nonostante quelle NERE sono di una mole e forza maggiore.Man mano che crescievo " studiavo " con naturalezza ogni essere vivente che mi circondava andando in giro da SOLO nel bosco( solo mia madre e mio padre potrebbero dirti quanti coccoloni gli ho fatto prendere nel cercarmi )ma nonostante sapevo poi di prenderle era piu forte di me!ero inebriato dal bosco e dei suoi abitanti. Questo per farti capire che una persona nasce con un certo istinto non puoi farci niente e troppo puro e naturale.In tutte le mie passioni( caccia pesca funghi asparagi tartufi ceche in parte tutto quello che la natura ci da )ho sempre dato il massimo , nel caso caccia e pesca i prescelti da insidiare sono stati studiati fino al punto di sapere i loro pensieri e puoi capire che sei arrivato al massimo  soltanto quando riesci ad anticiparli VIVENDO nel loro mondo.

Un abbraccio

Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 05/07/2012 - 18:49
Caro Flavio, ho solo 14 giorni più di te e venti anni...

A Castellina ci sono stato quattro anni fa a caccia al cinghiale, nella fattoria del terriccio, con amici di Vada, il capo caccia era un certo Piero.

Per tre anni consecutivi, nel mese di giugno, sono stato a pranzo con i cinghialai di Castellina nella bella e attrezzata struttura che il comune ha destinato alle associazioni e ai gruppi sportivi e culturali che ne facciano richiesta.

Veramente eccellente, con cucina professionale inox, bagni, ecc...capienza circa 180 persone!!!un luogo d'incontro che tutti i piccoli comuni dovrebbero poter disporre.

Sugli interessi di natura e caccia ti faccio i miei complimenti, con il consiglio di cercare un equilibrio (ma forse l'hai già? trovato) e di saper distinguere le "passioni"., non aggiungo altro, sei intelligente per capire.

Un abbraccio,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 05/07/2012 - 22:27
ahah ahah

Sono svenuto!!!!!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 08/07/2012 - 22:37
Sfumati ricordi, più odori, di quando assillavo il nonno, mi rimangono, daltronde avrò avuto un cinque sei anni.

La pulizia delle gabbie, la preparazione del pastone per i turdidi con farina di granoturco, crisalidi di baco da seta ed uvetta passita. Scagliola e rapetta per i fringuelli, girasole per il frosone con quel suo mastodontico e buffo becco. La chiusa, con le progressive chiusura degli "scuri" prima, e riapertura poi.

Poi al capanno di legno, sotto casa, tra filari di vite con tutori di oppio, alcuni ulivi, un pero, un melacotogno, perelle, allori, si respirava l'odore acro della polvere del 24.

Il lavoro per rivestire di alloro il capanno mi metteva frenesia.

Il canto squillante dei fringuelli batteva sui timpani incessante e si trasformava in una melodia ammaliante con l'attacco del verso.

Il merlo e la merla si cercavano, e lui si esibiva gorgheggiante e melodioso.

I canti dei tordi nostrali(bottacci) prima, e roscioli(sasselli) poi completavano il quadro.

La disposizione delle gabbie, tassativamente sempre la stessa, la copertura dei tettini in caso di pioggiarellina e la raccolta delle prede mi entusiasmavano, mi facevano sentire necessario e forse  già? grande, ed il nonno, come tutti i nonni, mi lasciava fare.

I primi colpi dalle piccole e troppo alte per me bocchette del capanno non furono facili, lo sgabello dava sempre l'impressione della precarietà?, ma poi ci presi mano.

La zia mi raccontava di quando anni prima portava a mezzogiorno il pranzo, preparato dalla nonna, al roccolo sotto al crocefisso dove il nonno, insieme ad un paio di amici/colleghi, era impegnato con richiami e reti.

Si, altri tempi, tempi duri, dove la fatica era tanta, e si faticava per mangiare, e naturalmente spero che non tornino più, ma certamente c'era più serenità?, più gioia di vivere, forse il benessere che abbiamo avuto non abbiamo saputo utilizzarlo al meglio!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/07/2012 - 17:20
Firenze, anni 60, era la fine di febbraio e già? da alcuni giorni un tramontano insistito, ghiaccio come la morte, faceva la barba ai monti intorno alla conca in cui si adagia la città? del fiore. Erano i giorni del ripasso dei tordi e vicino Mercatale val Di pesa,(UNA VENTINA DI KM) c'era una pinetina tutta scoscesa che si infilava in un canalone che si perdeva nell'orizzonte azzurrino. Da lì  la sera salivano i tordi, prima bottacci, poi sullo scuro, ormai ombre radenti le chiome dei pini, strisciavano i sasselli. Il posto era stretto e ci stavano solo 3 fucili, per gli altri, i ritardatari, solo pippole. Mio padre, che forse ha amato la caccia più dei suoi figli, ma non è un rimprovero, è solo una constatazione, non aspettava il mio ritorno da scuola per timore di perdere il posto e si avviava con la 500 familiare, color piombo, con gli sportelli che si aprivano in avanti, splendidi per tirare alla lepre lungo strada, ma questa è un'altra storia. Io tornavo trafelato e mentre piombavo in cucina sapevo già? che non c'era. Non parlavo nemmeno, mi cambiavo furiosamente, senza ascoltare mia madre che cercava di farmi mangiare qualcosa. Poi, e qui viene il bello, prendevo la mia Graziella,che altro non è che un tentativo mal riuscito di bicicletta, con due ruote che sembrano due piatti da minestra, e giubbotto, cappello di lana, e stivali di gomma, attraversavo tutta Firenze, mi facevo il Sangaggio, la salita infinita di San Casciano, a volte a piedi perchè il mezzo non consentiva di affrontare una salita di 5 km tutta sui pedali, e poi finalmente, dopo un tempo infinito, fischiavo a lui che venisse a mettere la bicicletta piegata in due (avete capito perchè la Graziella?)in macchina e poi ero lì, zirlo in mano, neanche sudato, pronto a fiondarmi tra le scope per raccogliere il primo tordo. Ed era un freddo che mangiava le mani, ma io avevo dentro un calore che scioglieva la neve perenne, frantumava i ghiacciai e l'universo, la vita, mi sembravano tutta una favola se potevo essere lì, accanto a lui, finendomi gli occhi per avvisare quell'ombra veloce, che saettava tra pino e pino prima di venire strappata al cielo da una fucilata che sembrava un miracolo. Quanti ricordi, ancora vivi e intatti, come intatta, dopo tutto questo tempo che sembra infinito, è ancora la mia voglia, grazie babbo per aver amato la caccia almeno quanto hai amato me, perchè ci sono passioni che segnano la vita di un uomo e non si possono ridurre in parole, forse è più semplice evocarle con un sorriso, mentre scende la sera ancora, di un giorno di caccia. Ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 10/07/2012 - 20:14
Guasticce!! già? il nome a un suo perche. Il posto piu bello per la caccia in palude  che avevamo fino a una quindicina di anni fà? a Livorno. Per me e il mio amico di caccia di quel tempo era il nostro territorio , come avevamo un ora libera andavamo lì.

La sera ci trovavamo dopo cena  per rimanere d'accordo sull'orario e per preparare stampi e germani da richiamo . Alle 2 di notte pronti , il posto era abbastanza vicino da casa circa 10 minuti di macchina ,durante il tragitto c'era una spece di struggimento non dicevamo nulla fino a che arrivati in zona parcheggio alla vista di nessun altra macchina esultavamo .. e vaiiii via sbrighiamoci prima che vengha qualcuno( CLASSICA FRASE ) la posta da noi preferita era chiamata LA TAMERIGI che era l'unica pianta in tutta la zona. Era posta proprio davanti al filo delle anatre che uscivano dal LAGO DELLA CONTESSA ( AL TEMPO OASI ) era la meglio posta anche perche guardava verso le luci della citta e come si muoveva un anatra riuscivamo a vederla, quando non ci toccava LA TAMERIGI ripiegavamo o alla posta dei LUCCHESI O alla posta del CUCUZZOLO distanti  150/200 merti una da l'alatra. Era uno spettacolo appena arrivati sentivi cantare Beccaccini e Alzavole che smettevano man mano che caminavamo con li stivali a coscia nell'acqua per arrivare alla posta, mettevamo gli stampi secondo il vento e  sacondo la razza ( uccelli neri, Folagha,moretta e Moriglione belli strinti e in bella vista invece gli uccelli bianchi , Alzovola Fischione, Germano ec ec belli larghi e sempre in penombra  lasciando parecchio spazzio per le buttate), poi mettevamo i germani vivi( il maschio dietro il capanno per non fargli vedere le femmine che invece erano posizionate sul davanti)questo perche il maschio chiamasse le femmine non vedendole e le femmine a lora volta gli rispondessero.  Solo ricordi sono rimasti di quel magnifico posto ,ora hanno costruito da una quindicina di anni il famoso Interporto Amerigo Vespucci ,dove a spregio secondo me lavoro.Nussuno ,WWF,Lipu,ed altri hanno mai fatto niente per non far distruggere un posto che era unico e ineguagliabile. Un saluto a GUASTICCE.... e un Ricordo!!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/07/2012 - 11:00
Io non sono tanto bravo a scrivere, ma vi ringrazio tutti per le emozioni da voi vissute e trasmesse nei vostri racconti, che mi fammo affiorare i più bei ricordi di una caccia, che non esiste più fatta di tanta fatica, attrezzatura scarsa e reperita nella macchia, tanta tanta passione e rispetto per la natura e per gli altri cacciatori.

Lancio una proposta perchè di tutti questi bei racconti non si scelgono i migliori e si prova a farne un libro/libretto da vendere per il club, per far capire a tutti che il Cacciatore con la C maiuscola non è come ci disegnano gli anticaccia quel diavolo sanguinario privo di ogni sentimento.

Saluti DELDUE
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/07/2012 - 19:30
Deldue carissimo, questo post rischia di essere monopolizzato (seppur positivamente) da pochi narratori improvvisati, ma sinceri e sensibili.

L'idea è interessante, ma sarebbe auspicabile una più ampia partecipazione.

con affetto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/07/2012 - 20:00
anche io penso che l'idea sia interessante ed i racconti, smpre secondo me, dovrebbero andare a braccetto con le altrettanto numerose poesie.
quando incontrerò gli amici el direttivo del club lancio l'idea...
un abbraccio a tutti. E' un piacere legervi.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 12/07/2012 - 06:16
Ciao Renato, il fatto che a scrivere siano sempre i soliti (me compreso) dipende senz'altro sia dal pudore che qualcuno può provare nell'esternare propri momenti di vita sia dal fatto che, anche se non conta niente ai fini della bontà? della lettura, c'è chi si sente meno portato a scrivere, chi non lo sa o non lo vuol proprio fare. Non tutti, ad esempio, hanno la sensibilità? di Ciccio che riesce a comporre versi senza esser mai banale o scontato, ma insomma l'importante è provarci e se si riesce a diffondere un briciolo di emozione che ciascuno magari prova nel comparare quello che legge alle proprie personali esperienze, beh! in fondo non solo è positivo, ma nel nostro piccolo mondo anche un'esperienza nuova. ciao un abbraccio.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 12/07/2012 - 11:00
ovviamente, e allora chi più ne ha più ne metta, con il giusto rispetto per tutti.

un abbraccio e un saluto particolare ad "ORESTINO" e ai suoi "paperini".
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 21/07/2012 - 20:43
La passione.
Che dire, ogni uno di noi la vive alla sua maniera.
Fine Dicembre del 2005, fino a metà? mese il brutto tempo fece da padrone, per me che potevo cacciare colombi solo il sabato e la domenica era un brutto periodo sebrava non volesse smettere di piovere. Era piu il tempo che stavo in macchina a "PREGARE" che smettesse che fuori.Ma quella domenica, dopo essere stato tutta la mattina piu le prime ore del pomeriggio di nuovo in macchina, smise di piovere. Non vedevo lora, venne il sereno  e incominciai ad incaminarmi lungo il confine della riserva, sentivo in forte odore di "bagnato" lungo il viottolo che stavo percorrendo e ancora vedevo cadere gocce dalle piante , nè aveva fatta quanto nè voleva. Sapevo che arrivato in cima ad un posto che io chiamavo OSSERVATORIO avrei visto sicuramente qualche colombo,era due settimane che volevo andarci "maledetta pioggia".Dopo un oretta di cammino arrivai sul posto ( chiaramente ero bagnato tutto grazie allo sgocciolare delle piante), mi misi a sedere sul "MIO"solito masso e tirai fuori dallo zaino il binocolo."MALEDETTA PIOGGIA" non feci neppure a tempo a metterlo a fuoco che gia vedevo "GRIGIO" di colombi il poggio di fronte, lo sapevo era da anni che in quel periodo succedeva la solita cosa poi con il fatto che era 15 giorni che pioveva nessuno gli aveva visti e ancora meglio nessuno li aveva disturbati. Era già? le quattro di pomeriggio per di piu di Domenica. Rimasi oncora un po ad osservalri ( erano convinti di essere sepre in riserva)incominciarano a rientrare verso il dormitorio a brancchetti, non finavano piu... saranno stati un paio di mila circa, uno settacolo. Il mio cervello subito mi disse " domani ferieeeeeeeeeeee" ma ritornai subito sul pianeta Terra quando dopo la telefonata al ex principale ,mi disse !! Flavio domani non è possibile abbiamo un lavoro da finire per venerdi. Maledetto anche "LUI" dopo la pioggia. E io che 5 minuti prima già? mi vedevo lì con un paio di aste e un volantino. Non vi dico la faccia che avevo durante il viaggio di ritorno. Passai tutta la settimana pensando a quella scena vista .. mi sembrava passato un mese e invece era giovedi. Il venerdi sera ero già? vestito da caccia da tanto avevo dentro da sfogare,chiaramente non chiusi occhio al pensiero di cosa poteva succedere l'in domani e poi avevo come una paura di non rivedere la solita scena o che qualche cacciatore aveva visto e rovinato il tutto. Alle 2 di notte preso dal pensiero (panico) presi tutta l'attrezzatura e via partito , sembrava che qualcuno mi rincorresse da tanto andavo.... avevo sempre in mente quella brutta scena di trovarci una macchina prima di me. Ma in realtà? nessuno gli aveva visti e tanto meno disturbati. Cacciai tutto il sabato e la domenica come un ""RE"". BRUTTA BESTIA LA PASSIONE!!
iL FAINA. :evil: :twisted:
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 23/07/2012 - 11:41
Preapertura del 2007 a Vicchio , dopo 2 mesi ad osservare un bel branco di colombi e le loro abitudini finalmente ci siamo,nottata insonne , sveglia alle 0400 con il terrore che sia tardi ,arrivo nel bosco almeno 2 ore prima che sia giorno,non c'è nessuno,sigaretta,sistemo la parata,caffè,panino.I primi cinguettii del bosco che si sveglia,l'aria fresca ,l'adrenalina che sale.Non ho mai cacciato in questi boschi,mi sono trasferito da pochi mesi e sapere di tanti colombi a settembre mi pare impossibile. Arriva altra gente sul crinale ma so,o credo di avere il meglio posto.Ecco il primo branchetto e la prima padella,sbucano dalle quercie come stucas in picchiata ,al secondo tiro mi vendico e raccattarlo e baciarlo l'è un tutt'uno. Dopo 2 ore di guerra tutto finisce , solo fucilate in lontananza.Che fare restare o cambiare posto ?Decido di spostarmi più in basso accanto a un campo di grano già? mietuto dove spesso nelle ore più calde li avevo visti buttati su delle cascie .Fino a mezzogiorno nulla, sto per mollare,come hanno fatto tutti in zona,ho gente a cena ,la mi donna sicuramente già? incazzata sola con i bambini,i viveri scarseggiano ,ma se c'è una cosa che ho imparato a caccia al colombo è che quando non se ne può più è proprio il momento di insistere,non c'è una ragione precisa è come se ti stessero mettendo alla prova . e infatti una mezz'ora dopo 2 colombi a fermo sulla cascia,ne becco uno e poi un altro a volo più tardi. ringalluzzito a palla caccio tutto il pomeriggio riuscendo a fare anche una coppiola a fermo(1 fucilata precisa al primo e mitragliata al secondo li accanto).Alle 18.00 arrostito dal sole decido di mollare .Dopo anni passati in parata al passo a prendere freddo nebbia e acqua finalmente li ho sconfitti , 11 colombi in carniera .
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 23/07/2012 - 17:01
Evvai ragazzi, timidamente vi siete espressi....bei racconti, ma quello di Pigeon ha dell'inverosimile, per chi non è cacciatore!

Bravi e continuate insieme ad altri a testimoniare azioni di caccia che non sembrino patetici ma trasmettano emozioni.

un caro saluto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/09/2012 - 06:16
Lunedì 10 settembre 2012, Lucca.
Finalmente arriva il gran giorno! l'allevatore mi chiama dicendo che i colombacci sono pronti, sono molto pronti hanno una forma strepitosa e mi da appuntamento alle 18:30 per andarli a prendere.

Arrivato in loco provvediamo a fare tutta la parte legislativa, denunce ecc, poi dopo pochi minuti erano li, li stava cambiando di gabbia in gabbia.. li ho solo intravisti ma una cosa splendida, I MIEI PRIMI COLOMBACCI!

Durante il viaggio verso casa non pensavo ad altro, al futuro a come li avrei visti su una racchetta, su una rullina, su una ribaltina come sarebbero stati i loro figli, insomma fremevo dalla voglia di arrivare a casa e metterli in voliera per potermeli gustare al 100%!

Arrivato a casa (abituato al comportamento dei piccioni), metto una mano nella cassetta per togliere un colombaccio, e in un batter d'occhio, l'altro, con una forza veramente assurda,  da una botta al portellino della gabbia e via.. direzione monte!

In quei pochi secondi mentre lo vedevo andarsene non potete immaginare la rabbia, il disprezzo, l'incredibilità? che mi stava mangiando dentro, non tanto per il soldi, ma per i miei primi colombacci, nemmeno il tempo di gustarmeli 10 minuti..

Fortunantamente uno l'ho tenuto ben saldo e adesso svolazza nella voliera bello tranquillo..

lo so magari per voi sono stupidate queste, vi sarà? successo a tutti mille volte, ma era per farvi capire quanto un animale del genere, possa influire così tanto nel nostro stato d'animo.. il re del cielo è riuscito ancora una volta a stupirmi e a emozionarmi!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/09/2012 - 11:12
rimescolo!
aspettiamo di leggere un tuo racconto. Ciao.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 15/09/2012 - 21:42
ha finito l'inchiostro!!!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 23/10/2012 - 13:15
Renato, questo e quello che scrissi 5 mesi fa!! e tu mi dicesti di non fare paragoni e posso solo ringraziarti.... Dea mi stà? dando delle grandi soddisfazioni con i suoi primi colombacci. Per la apertura mi ha fatto penare le pene dell'inferno ma ora nelle ultime tre cacciate mi ha fatto emozinare non poco, a gia raccattato un ottantina di colombi con tanto di riporto direttamente nella posta, a gia imparato ad andare in direzione della fucilata e via. Sono tornato oggi per fare rifornimenti di provviste e riparto stanotte per rientrare direttamente domenica...E uno spettacolo sono su un filo di passo da brividi ,,,,siamo in caccia dalle 8 di mattina alle 6 del pomerigio.
Un abbraccio
Flavio :evil: :twisted:
l'ultima beccaccia.

 Lady setter bianconera di 15 anni malata di diabete da un anno, dovevo farli due punture al giorno .Fine stagione del gennaio 2006.Come tutti i fine settimana andavamo nella nostra casetta in campagna ( Chianni, Prov..di Pisa ). Il giorno succesivo mi svegliai alla solita ora (06:00)per recarmi in uno dei miei soliti posti. Uscito da casa fù travolto da un leggero ma "freddo" vento di tramontana, era una bellissima giornata, arrivato nel posto come sempre la vecchiona si sedette accanto a me alzando lo sguardo nella direzione da dove da anni vedevamo arrivare veloci ombre scure , ne vedemmo una soltanto ma passo cosi vicino che la vecchiona fece un mezzo salto e mi guardò, come per dirmi andiamo cerchiamola. Aspettai che facesse giorno e mi incaminai dove di solito la trovavo ( la rimessa ), chiaramente sapevo di non avere più il cane di una volta, però la sua esperienza e la sua passione erano superiori alla sua età? . Arrivammo alla prima rimessa e la vecchiona gattonando come se evesse paura di svegliarla si girò e mi guardò,come per dire qui non cè.Prima di arrivare alla seconda rimessa la vecchiona incomincio a cacciare strusciando il petto in terra e ad agitare la coda, gattonò per una quarantina di metri e poi entro in ferma.Al mio "Sù" dette la fogata e la Regina si alzò incolonnandosi verso le cime delle piante sfoglie, ma non gli detti tempo . La vecchiona colpì per l'ultima volta, morì l'estate seguente il 23/07/2006.Il vuoto lasciato da Lady fù immenso, non è stato facile separami da lei dopo 15 anni di convivenza.Edesso dopo 6 anni dalla sua morte ho avuto il coraggio di riprendere un cane, Dea Breton di 4 mesi.Non sò sè riuscirò a rifare un cane come avevo, i tempi sono cambiati e sono cambiato IO..

 Un saluto a Lady compagna di vita e di caccia.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 23/10/2012 - 20:14
Brutta bestia la passione!!! :evil: :twisted:
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 23/10/2012 - 21:13
Flavio, ricordo di averti consigliato di non avere fretta nell'addestramento di Dea, di farla giocare, di fartela affezionare, di farti eleggere a suo capo e compagno... ebbene è giunto il momento di fargli capire che deve lavorare in serenità? e con soddisfazione per lei e per te!

il tempo del gioco (non dell'affetto) è finito, ora devi fare sul serio sulla cerca e sulle ferme, e non essere tentato dall'insistere a beccacce "fuori orario", il cacciatore deve saper rinunciare al carniere per amore del suo cane, nel senso che prima che in bocca il cane desidera cacciare con il suo naso il selvatico di turno.

con affetto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 23/10/2012 - 21:16
Fra poco credo di poter scrivere l'ennesimo racconto, naturalmente con la tranquillità? e la speranza di non annoiarvi.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 26/10/2012 - 14:13
Credo di poter continuare i racconti con il medesimo intento di trasmettere conoscenze, azioni ed emozioni di caccia.

Non vogliono escludere nessuno, ma non devono essere intesi come testimonianza fra veterani, bensì come strumento di ricerca di condizioni necessarie per il mantenimento, lo sviluppo e la tradizione dell'arte della caccia.

Una caccia vissuta con strumenti occasionali e per certi versi poveri, ma arricchita da maestri e da ausiliari eccellenti e ricchi di valori, in un ambiente naturale di grande interesse.

E' difficile essere compresi da una generazione di cacciatori che ha l'opportunità? legittima di avere potere di acquisto e di movimento(seppure in ambiti territoriali), il mio desiderio è quello di poter riuscire a convincere il giovane che la vera (e non l'unica) passione ed arte della caccia la si può trovare anche oggi che ci consideriamo bistrattati e bastonati dai media in generale.

Esistono spazi ancora sufficenti, selvaggina ancora valida, compagni e amici disponibili, fedeli ausiliari che possono riempire giornate vuote o di scarsi carnieri.
Era una giornata di caccia programmata a selvaggina mista, (dalla cencina all'elefante), partiamo per boschi con il mitico "baffo".

La zona distante da casa è raggiunta con un fuori strada, "baffo", ancora a guinzaglio, avventa un selvatico.

Ispeziono lo stradello e scorgo una impronta di un cinghiale di media taglia, singolo.

Conosco la zona a menadito e indico agli amici tre o quattro possibilità? di sparo, giudico il selvatico accovato in una certa zona e dispongo le poste.

Libero il mitico e di lì a breve scova e inizia l'abbaio a fermo con melodie e metodo da brivido. Accosto e il cinghiale parte in direzione di un amico, sento lo sparo e il cane che prosegue in lontananza, mi avvicino e in una nuvola di fumo scorgo un amico che impreca per una cartuccia che aveva preso l'umido e non gli aveva permesso un tiro efficace.Si prosegue e dopo un po di tempo, baffo ritorna a cercarmi per scovare un'altra preda, che avviene puntualmente prima di pranzo.

Si ripete la disposizione della braccata e questa volta tocca a me fallire il bersaglio in maniera abbastanza clamorosa, il selvatico va molto lontano e baffo rientra verso la fine della giornata, affaticato e deluso ma con occhi umani comprensibili di un impegno oltre ogni limite.

Gli offro un pezzo di pane e due carezze, e si rientra verso la macchina distante alcuni km, baffo è libero di seguirci senza guinzaglio, ormai era stanco e pensavo io non più disponibile alla cerca.

Nell'attraversare un incolto, scova una lepre che viene puntualmente mancata da un'altro amico partecipante alla penosa giornata vissuta.

Morale: non è un racconto che trasmette emozioni, ma vuole avvicinare i giovani alla caccia, sì con strumenti moderni ma essenzialmente con l'ausilio di un cane fedele e capace di riempire una giornata vuota di carniere ma ricchissima di significato per la grande e infaticabile disponibilità? dell'amico "baffo", insostituibile nel suo modo di proporsi, con quegli occhioni umani che ti facevano sentire sempre e comunque "amico"suo, anche in quelle penose giornate che non gli facevi mordere la preda.

Aida, la breton che tengo in giardino, è intelligente e dal muso e gli occhi brillanti e felici, oltre che brava, ma gli occhi di BAFFO resteranno insostituibili.

Non rimpiango assolutamente, dobbiamo accettare la diversità? come ricchezza altrui, non vogliamo clonazioni dei nostri ausiliari, piuttosto più tolleranza e pazienza da dedicargli

un abbraccio con rispetto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 26/10/2012 - 15:57
Grande Renato, arrivi sempre allo scopo...... per lo meno per me e facile capire cosa vuoi trasmettere.
Un saluto al tuo "vecchio" Baffo.
Oggi ero alla ricerca di qualche colombo già? fermo in una zona che conosco,appoggiato comodamente alla macchina a guardare con il binocolo insieme al mio solito compagno di avventure, avevo tolto il guinsaglio a Dea per fargli fare i suoi bisogni ad un tratto dopo aver tolto l'occhi dal binocolo vedo Dea ferma e una trentina di merti da me...sembrava facesse un bisogno ..e invece la vedo gattonare per una ventina di metri e poi di nuovo ferma ,io e il mio amico increduli ci avviciniamo e  al mio "via" rompe e fa frullare prima una bella femmina e subito dopo il maschio tutto in un posto dove fagiani neanche mi immaginavo esistessero. Vedi e come dici te, il cane puo riempirti una giornata priva fino a quel momento di emozioni.
Un abbraccio.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 01/11/2012 - 21:35
Uno strano posto.
sono quasi 7 anni che non ci vado piu ,il motivo e stato la morte della mia fedelissima Lady 6 anni fà?. Non l'ho mai dimenticato spesso mi viene in mente come un vecchio amore lasciato in sospeso, ora posso tornarci grazie alla mia nuova compagna di caccia.Certo sara dura per entrambi far successi come hai vecchi tempi, Lady era una vecchia cacciatrice di beccacce ..Dea ancora non sa cosa gli aspetta.. ma promette bene grazie anche all'addestramento pesante fatto da Maggio a Settembre con insegnamenti comportamentali in bese alle mie "fisse" per un buon cane da cerca.. ma parliamo di questo strano posto e dei ricordi passati.
Da sempre fissato alla ricerca di nuovi posti per colmare l'animo del beccacciaio, non sai mai dove cercarla ti dai delle risposte in base alle esperienze fatte ma ogni volta "lei" ti smentisce..pensi di avere imparato un posto buono perche ne hai trovate diverse in pochi giorni ma l'anno dopo li non e uguale e ti accorgi che in un altro posto non lontano ci sono e dove le trovavi l'anno prima niente.... Gira e rigira una volta circa 15 anni fa dopo aver fatto non so quante prove in vecchi posti e altrettante in posti nuovi decido di andare in un posto che ogni volta che ci passavo con la macchina mi piaceva per come si presentava. E cosi feci ..parto da Livorno diritto come un treno per andar li..basta avevo deciso..e dissi per convincere l'anima faccio l'ultima prova poi tornerò hai soliti posti.... Arrivo sul posto di primo mattino e mi accolsi subito che un conto era aver dato un occhiata veloce mentre andavo in macchina e un altro era li a guardare quel ripido sceprone che scendeva giu a valle largo un centinaio di metri e lungo circa un kilometro prima di ricongiungersi al bosco sopra il poggio. La cosa che mi attirava di piu e che mi faceva fantasticare erano le circa 200 mucche maremmane allo stato brado lasciate nella zona, incomincia l'avventura Lady entra dentro la macchia sul lato sx dello sceprone io rimango parallelo a lei a bordo campo per i primi 200 metri porovai piu volte a entrare ma non cera versi ..era tutto marruche (per chi non conosce questo tipo di pianta dico... la marruca prima ti agguanta e poi ti buca)quindi decido di continuare cosi stando fuori.. Lady circa ogni 50 metri si affacciava per vedere dove ero e continuammo ad andare in su direzione bosco con la speranza che lassù la macchia fosse piu alta,improvvisamente non sento piu la campanella di Lady e dopo pochi secondi parte il bibip del collare aucustico..incredulo per dove era rimasta ferma cerco di avvistarla affacciandomi il piu vicino possibile verso il suono ma inutilmente la marruca non lo permetteva,Lady era ferma davanti a me circa30 metri , non potendo fare altro che sperare che al mio via il frullo fosse verzo di me, mi allargo un po in una visuale "migliore" ma risento un leggero tintinnio della campanella ..dico vai non agguanta la ferma ora parte .. niente di nuovo bibbip poi tintinnio e ancora bibibp ma sempre piu vicino fino al punto di intravedere Lady 3 o 4 metri in pelle alla macchia ferma...quella vecchia volpe si era accorta che non ero li come sempre dietro a lei allora lei porto il selvatico verzo di me servendomelo su un piatto d'argento.Basto una volta per far capire al cane come cacciare in quel posto, Lady in circa 700 metri fece altre tre ferme tutte con il solito stile....A differenza di altri posti ogni volta che andavo li trovavo sempre minimo una beccaccia ..da il primo di Novembre fino all'ultimo giorno di caccia sembrava che qualcuno ce le mettesse come si fa su i fagiani.. L'anno successivo non mi smenti e cosi fu sempre ogni anno fin oa l'ultimo che risale a sette anni fa.... In questo arco di tempo sono passato tante volte davanti a quel posto versandoci alcune lacrime per i suoi ricordi di sudore e gioie.
Sono sicuro che Dea riuscira a farmi sudare ancora.
Un saluto a Lady
Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 01/11/2012 - 21:35

Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 06/11/2012 - 16:27
bel racconto. Grazie Enrico!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 06/11/2012 - 18:06
Bellissimo,grandioso racconto a testimonianza delle  vecchie tradizioni ma anche  a testimonianza di una delle piu antiche caccie al Colombaccio: quella fatta sul valico dove la passione,la tenacia,l'attesa,la poesia,la voglia,l'amore per questo grande selvatico ,e la speranza di essere trasportati dal passaggio di uno o mille branchi e si legano e si fondono insieme  per formare una delle piu belle malatie : la malatia blu sul colle.
Grazie per questo racconto meraviglioso che mi ha trasportato indietro negi anni fino alla mia nasita di cacciatore di Colombacci.

 Li sui colli in attesa del passo  sono nato come cacciatore e li vorrei potere desoderare di morire sia come uomo  che come cacciatore  aspettando un ennesimo branco ancora prima della fine.

Commosso ringrazio nuovamente.

Grazie,grazie,grazie,Denis.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 06/11/2012 - 20:11
Credo che il racconto sia degno del rispetto di chi lo ha scritto e pubblicato, purtroppo non mi ha generato emozione nè ammirazione per uno "scempio" così eclatante...

ma chissa quanti "eletti" hanno fatto questi massacri.

con rispetto saluto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/11/2012 - 06:17
X Rimescolo
 il racconto non crea emozione ed ammmirazionee per il carniere fatto in due giorni da due cacciatori ma lo crea per quello che è  la caccia al passo sopratutto in un contesto come quello di un valico obbligato, vuoi per il vento,per la situazione orografica ed ambientale non in un posto qualsiasi ma sui Pirenei dove di Colombacci ne passano migliaia e migliaia a branchi uno dietro l'altro.In un girono opossono essser conteggiati fino a mezzo milione ed oltre di colombacci in un solo colle.

Contestare il carniere che sarà? sicuramente rimasto sui livelli bassissimi del 0,2% e forse anche meno di quello che è passato in quel racconto mi sembra di poca rilevanza.

Bisogna essere nato su un passo per capire quello che è la caccia al passo,poi se ce la immaginiamo sui Pirenei il tutto è piu chiaro.
Per quanto riguarda il carniere come ho detto altre volte non ho mai visto NESSUN FERMARSI ALLA QUOTA GIORNALIERA OGGIGIORNO( SI CHIAMA UN'ALTRO E SI CONTINUA) e quindi  penso che in quel periodo in quel luogo dove non esisteva e forse non esiste tuttora nessuna normativa di carniere giornaliero non esista nulla che toglie bellezza al racconto.

Faccio inoltre presente che nelle cacce tradizionali quando raggiungevano cento pezzi a giornata si faceva festa:questo a dimostrazione che il carniere non era affatto vincolante sull'etica della caccia in quei periodi e che sicuramente saranno anche andati oltre i cento pezzi tante volte senza nulla togliere alla bellezza di quelle caccie e cacciate.
Nel racconto vi è un  paragrafo dove si dimostra il rispetto verso l'animale ucciso andando a recuperare tutti quelli andati a morire nei dintorni o boschi adiacenti.
Il rispetto verso il Colombacccio non viene a mancare nel momento del carniere ma viene a mancare nel momento in cui si insiste troppo con pressione venatoria massiccia e con tempi di caccia troppo lunghi e magari chiedendo di cacciarlo dal 1° settembre  fino  febbraio compreso come auspica quualcuno  cioè 6 mesi= questo  si che è mancanza di rispetto dell'animale.

Mancanza di rispetto dell'animale è non lasciarli zone dove possa tranquillamente andare in pastura,lasciando che l'agricoltura intensiva faccia il suo scempio.

Mancanza di rispetto del Colombaccio è la mancata gestione delle popolazioni di svernanti. Mancanza di rispetto è pensare che basti solo  fare rilievi sulla migrazione e pensare che si è capito tutto del Colombaccio.

Ben vengano i rilievi di quelli nidificanti ed i rilievi delle migrazione ,ma mancano i rilievi dello svernamento e ricordiamoci bene che quelli svernanti sono quelli della migrazione dell'anno successivo.

Ricordiamoci bene inoltre che quelli che vengono cacciati d'estate in Romania da accompagnatori "toscani" ( i Monti Carpazi iniziano in Ungheria per terminare sul la foce  del Danubio )sono quelli che mancano alla migrazione Veneta,Emiliano-Romagnola dell'Abruzzo e delle Marche e qualcosa anche in ingresso da Tarvisio sul fianco delle Alpi.

Li si vien fatto il massacro delle popolazioni nidificanti di sicuro non dannoso per quei luoghi visto che trattasi dei luoghi canonici di nidificazione.

Li si che l'indifferenza è mancanza di rispetto verso il Colombaccio come lo è la caccia alle Beccacce in Crimea.

Penso che se esiste una caccia da non contestare è proprio quella fata sui valichi,poi se siamo sui Pirenei figurati un carniere di quell'epoca.

Ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/11/2012 - 19:34
Proviamo a scrivere pacatamente e in modo riflessivo, senza indurre nessuno a pensare negativo o sentirsi offeso, ne tantomeno a polemmizzare.

Ho letto educatamente il lungo racconto, accalorato ed emblematico.

La dimenzione dell'"avventura" non rientra nei miei parametri(popolari), le duemila cartucce a disposizione sparate in tre giorni, in un contesto di spettacolarità? ambientale e paesaggistica, con raffiche di 5 colpi a "struscio", tanto da far grigio un prato verde, di palombe abbattute, non mi muove un soffio di emozione, anzi mi crea un po d'imbarazzo. Tanto più se il racconto tende a giustificare un atto contestuale di "elemosina" verso una collettività? di per se povera e plebea.

No non è (ovviamente per la mia cultura ed etica di caccia)una bella e grandiosa testimonianza di caccia...

ENRICOc e DENIS, rispetto la vostra cultura e le vostre dimenzioni, ma in qualunque posto e in qualsiasi contesto vorrei permettermi di non essere in sintonia con le vostre o altrui esaltate azioni di mattanze.

Altrimenti il nostro faticoso percorso di educazione all'arte e all'etica, nel rispetto delle regole, va a farsi fottere....

Hasta la victoria, siempre!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/11/2012 - 19:55
Rimescolo,scusami ma va ti a rileggere tra "querce e palombe"  del Mazzotti e vedrai che di mattanze( come chiami tu il carniere ) ce n'erano anche sulle cacce tradizionali dopo di che vi facevano anche festa al paese esaltando appunto quel carniere.

io non ho esaltato il carniere del racconto ma tutto il racconto nel suo contesto di luogo,di epoca e di modalità? di caccia.

il carniere è in quel racconto insignificante come lo è quello delle caccie tradizionali raccontato dal Mazzotti.

Che vorresti dire che mancava l'arte e l'etica della caccia anche in Umbria e nelle Marche in quelle caccie tradizionali.

Che vorresti dire che manca e mancava l'etica sui Pirenei ed in tutto il sud/ovest della Francia dove in ottobre dilagava e dilaga ancora  la malattia blu e dove intere comunità? hanno vissuto e vivono tuttoggi con il guadagno del Colombaccio ucciso e lo fanno ancora tuttora a tal punto di considerare le Palombiere un bene culturale e tradizionale di quei luoghi, a tal punto di mettere all'asta i valichi( e questo lo fanno i singoli comuni).

Ma lo sai quanti Colombacci transitavano e transitano ancora sui Pirenei????

e poi te lo ripeto non ho mai visto nessun fermarsi alla quota da nessuna parte quando le condizioni permettono il carniere che comunque è sempre ogni volta insignificante su quello che è la quantita di Colombacci di quel giorno che ti permette di fare quel carniere.

ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/11/2012 - 20:18
No Denis, non si può mescolare l'acqua con l'olio, io sostengo una logica di comportamento e di "insegnamento" che esula la ricerca spasmodica del risultato numerico,

se hai seguito i miei racconti, avrai riscontrato un taglio di conoscenza, esperienza, ricerca e studio dei modi, dei tempi e dei luoghi di caccia.

Non ho basi scientifiche che mi permettono, come ad altri, di supportare tali azioni ed emozioni, ma l'indirizzo che mi sforzo di consigliare è diverso dal tuo.

Diverso per i tempi che ci attendono, per i giovani che ci seguono, per i selvatici che ancora ci permettono di esprimere la nostra arte nel rispetto delle regole.

E' positivo spero il nostro confronto, ma non credevo di affrontarlo solo per aver dissentito o non aver condiviso un entusiasmo, il tuo e quello di Enricoc.

Anche oggi purtroppo ci sono luoghi che permettono questi scempi, almeno io li chiamo così, ma non devono essere il desiderio e l'obbiettivo dei giovani, e se permetti io li contesto e non li ammiro.

Con rispetto ti saluto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 08/11/2012 - 06:28
Rimescolo
Ripeto quel racconto è bello ed emozionante per la situazione,per il periodo e sopratutto in un contesto come quello di un valico obbligato, vuoi per il vento,per la situazione orografica ed ambientale non in un posto qualsiasi ma sui Pirenei dove di Colombacci ne passano migliaia e migliaia a branchi uno dietro l'altro.In un giorno possono essser conteggiati fino a mezzo milione ed oltre di colombacci in un solo colle.

 Contestare il carniere che sarà? sicuramente rimasto sui livelli bassissimi del 0,2% e forse anche meno di quello che è passato in quel racconto mi sembra di poca rilevanza.

Non ho mai detto che si debba andare in giro a fare mattanze come dici tu,ed oggi giorno sui Pirenei questa cosa non esiste  più inquanto vendendo all'asta per tre anni il colle questo  viene disseminato di capanni che non fannno altro che allertare il branco di passaggio( se arrivano a fare 50 pezzi a testa in tutto il mese è molto).

e se hanno fatto mille colombacci in un mese in 10 e piu capanni ne saranno passati migliai e migliaia( non ci vedo nessun mattanza).

 Comunque ricorda che non hoi mai visto,in 34 anni di caccia al capanno, nessun capanno fermarsi quando le condizioni permettono di sparare al Colombaccio tutto il giorno.

Quando uno arriva alla quota chiama un'altro e per quel giorno la situazione di quel campo o di quel appostamento è sfruttata al massimo e se esiste situazione di un giorno con buon carniere il medesimo sarà? sempre sull'ordine del 0,qualcosa% sulla popolazione di colombacci presentatasi sul luogo,oppure ancora nell'appostamento vi è una tale presenza di cacciatori che permettono appunto il carniere alto,ma sempre insignificante sulla quantità? di Colombacci visti..

e su quel campo il giorno dopo poi solo raccogliere le piume perchè non viene quasi più Colombaccio.
Tu che fai sui migranti se un giorno ti va benissimo il giorno dopo te ne stai a casa perche sei sazio o perchè giudichi che il secondo giorno probabilmente buono per il passo sommato al primo  porterebbe ad una mattanza.

Te lo ripeto il rispetto e la tutela del Colombaccio si affrontano su altri fattori:

tempistiche di caccia e pressione venatoria troppo lunghe nell'anno venaatorio.Attrezzature elettriche da eliminare, AFV da controllare dandogli dei limiti,oasi a macchia di leopardo da istituire la dove mancano( quasi dapertutto),controllo dello scempio fatto dall'agricoltura intensiva nelle zone di potenziali svernamento ( vedi preparco Mesola),stop della caccia fino 10 giorni dopo lo scioglimento della neve,controllo delle popolazioni svernanti ecc.

Mi fermo per non allungarmi...........

Ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 08/11/2012 - 18:16
ciao Rimescolo e ciao Denis
saranno gli anni che passano (da giovane ero più "cattivo"), ma mi sento con l'anima più vicina a Rimescolo.
eccorre fare la marmellata di colombi per divertirsi???
per io mio modo di cacciare a di pensare 5...6 pose sono il massimo che posso chiedere.
poi, se le azioni di caccia si susseguono allo sfinimento "non te le ricordi più!!!"
e se non te le ricordi più... meglio darci un taglio. Questo il mio pensiero. Queste le mie esperienze... condizionate dal cacciare in un certo contesto ed in un certo modo.
ripeto, mi sono invecchiato.
e per Denis.. tu hai tanta esperienza... in qua... in là?... ma finisci per scendere al "gioco-Mesola" che non solo per i tuoi colombacci, ma anche per te... è molto creduto.
non so se mi sono spiegato.  insomma quando mi parli di alternanza ai capanni... forse non è un pò troppo.
proprio tu mi hai detto che uno dei miei colombacci giocati in montagna e posati come Dio comanda ne vale 10 a Mesola.
ecco... sarà? per questo motivo che io mi accontento, anzi direi "mi diverto" con meno... molto meno... (in tema di numeri s'intende).
un caro saluto a tutti e due. ed è interessante leggerVi. Ciao.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 08/11/2012 - 19:24
Aldorin

 Te lo ripeto uno dei tuoi ne vale dieci dei miei.

  Perchè voglio trovare un posto dove fare un appostamento perchè sono arrivato ad un punto che voglio trovare,anzi provare il difficile o meglio il più appagante ancora: stopparli su di un albero,poi magari gli faccio solo una foto,oppure ne scelgo uno a conferma dell'exploit. Troppo facile attirarli a venticinque/trenta metri e spararci di volo con tutti i danni che comporta verso la caccia stessa( questo è da capire,e non è per tutti.).Non mi diverto più come vorrei  anche se capita spesso  di tirare diritto oltre,oltre....ed è come una droga più ne hai e più ne vuoi anche se il valore e quello che è,e dè così per tutti: non ho mai visto nessun disfare il gioco per fermare la caccia in un campo dove i Colombacci continuano a calare giù inesorabilmente come succede a volte e anche troppe volte in certe giornate.

Dura battaglia,tenacia,esperienza, furbizia per trovare il luogo e la  posizione giusta ed a quel punto che vuoi fare andare via? quando sei al dunque continui e basta.

Poi a conti fatti so benissimo che uno dei tuoi ne vale dieci dei miei.

il problema è che devo trovare il posto dove fermarmi,ma non è facile, e lo voglio  trovare da solo, quando avrò il tempo  per poterlo fare e per studiarmi due vallate che già? ho individuato.

Tempo al tempo,ma ci arrivo.
Tornando al racconto di EnricoC trattasi di bellisimo racconto che va visto nel contesto dei luoghi,del periodo,della situazione meteo,ambientale ed appunto in un posto come i Pirenei.Quel signore anziano che racconta orgoglioso  e racconta una storia della sua vita vissuta sui Pirenei.Come tu sai in quei luoghi la morte del Colombaccio è fonte di vita, non per niente ancora oggi lì in ottobre si ammalano tutti di malattia blu.

Inutile e superfluo criticare il carniere di quel racconto ambientato in un epoca lontana,ed in quei luoghi mitici se non se ne conosce la storia.

ciao.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 08/11/2012 - 20:12
Bel mi Renato!!! :mrgreen:
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 08/11/2012 - 20:19
Questa è una discussione interessante, e osservato che il tono è finalmente consono alle nostre aspettative, vorrei dilungarmi senza imporre un opinione ma semplicemente onorando quello che il passaggio del tempo naturalmente ci insegna.

Il nostro obbiettivo rimane quello di mantenere e sviluppare una passione e un arte eticamente sostenibile, possibilmente nella socialità? e nella condivisione delle azioni e delle responsabilità? soggettive.

Logicamente ognuno deve essere libero di esprimersi e di godere le emozioni che derivano da un esercizio sviluppato su regole e comportamenti scritti e moralmente vissuti.

Non condivido la filosofia dell'essere "cicala"...ma non per questo mi ostino a rimanere formica, boh se riuscissimo a formare una generazione di cacciatori brillanti e rispettosi, artisti e poeti, generosi e goliardici, altruisti e impegnati.

Utopia? siamo avvezzi da tempo alle delusioni della socialità? di ogni natura, pubblica e privata. Che il nostro club sia un serbatoio di cultura, professionalità?, arte ed etica di caccia.I numeri sono importanti per legittimare un impegno fisico e un onere finanziario, ma non sono l'atto finale di un progetto, se tu sapessi Denis le nostre cifre probabilmente cambieresti opinione, il nostro quotidiano entusiasmo è ben diverso e molto distante da quelle "mattanze", ma non per questo ci sentiamo meno felici.

un caro saluto, con rispetto

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 08/11/2012 - 20:54
miracolo!!leggendo alcuni post precedenti mi sono trovato quasi d'accordo con i pensieri di denis..solo che poi ricasca nel filo integralista/proibizionismo e allora mi fà? tornare i dubbi..penso e ripenso..ma i colombacci sono una specie in pericolo?i metodi i modi e i tempi della loro caccia minacciano qualcosa?e piu' ci penso e piu' la risposta che mi viene è no.allora io vorrei chiedere a denis senza polemizzare..ma credi veramente che servano quelle regole quelle limitazioni che auspichi?in un mondo della caccia attuale già? pieno di restrizioni,di tempi di caccia risicati,di oasi, riserve ,preparchi e afv che piu' che una macchia di leopardo sembrano una pantera nera tanto sono limitati i posti cacciabili,a cosa pensi che servano tante altre limitazioni?soprattutto alla luce di una popolazione sempre piu in aumento.un abbraccio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 06:11
X Chiocco

Rispondo al tuo post fuorviante
Di questo ho parlato in un post di questa discussione:
 Tempistiche di caccia e pressione venatoria troppo lunghe nell'anno venatorio:

Gli diamo adosso sei mesi all'anno:

                       non ti sembra che forse è un po troppo????.
Attrezzature elettriche da eliminare:

    SE FATTI BENE I GIRELLI  I Colombacci che curano si ingrovigliano nelle stecche!!!!!
AFV da controllare dandogli dei limiti:

                non è quello che volevate tutti.!!!????.
oasi a macchia di leopardo da istituire la dove mancano( quasi dapertutto):
    Se vuoi che i colombacci rimangano in un area cosi deve essere, devono avere la    possibilita di stare in pace oltre che la notte anche  in certi momenti della giornata!!??     quale restrinzione sarebbe questa???
Controllo dello scempio fatto dall'agricoltura intensiva nelle zone di potenziali svernamento ( vedi preparco Mesola):

       non c'é bisogno di ulteriore spiegazione Quale restrizione è questa?????.
Chiusura della caccia fino 10 giorni dopo lo scioglimento della neve:

      mi sembra ovvio che appena si sciogle la neve si concentrano su quelle poche stoppie affamati e tu che vuoi fare : del tiro a segno!!!???????

               Non è  restrizione   è etica della caccia!!!!!!.

Controllo delle popolazioni svernanti :  QUALE RESTRIZIONE E QUESTA!!????
Vedi per favore di leggere e capire meglio  ciò che scrivo e di non vedere  restrizioni dove non c'è ne.

Ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 06:29
piccola considerazione personale : non entro in merito perchè ho da dar via all'officina e il tempo mi è tiranno,ma un plauso a --Rimescolo,Chiocco,Denis-- per i toni e la pacatezza di questi ultimi post è senza dubbio di dovere da chiunque persona ragionevole li legga.

bravi
Massi
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 07:37
Dico soltanto una cosa,nelle riserve si deve chiudere alla selvaggina migratoria,tanto si sa bene  tutti che le persone che devono controllare vengono comprate in più modi. Questo e il mio pensiero
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 07:42
Come apro bocca son polemiche...per fortuna Befa siamo sulla solita linea. non controllate ma chiuse...altrimenti non torna con il Leopardo!! Stanziale solo stanziale.
Cordialità?
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 07:45
ciao Giuseppe.....amicone Befa....io mi ricordo(a malapena èè) quando nella AFV nn era permesso la caccia alla migratoria,poi l'"evoluzione dell'ars venerandi" è andato nel senso opposto del ragionevol pensare e ritengo,purtroppo,che sia quasi impossibile se nn vera e propria utopia riuscir a far "riavvolgere lo spago" concesso.

Me ne duolgo ma il dio denaro è il primo attore della società? globalizzata,in barba a logiche elementari e ragionevoli criteri di gestione.

ps...nel mentre sè affacciato pure il dè Flavio e colgo l'attimo per salutarlo e appoggiare il suo post.

Massi
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 07:47
Buon giorno e Massy....
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 10:43
Abbiamo dirottato un po' dal tema principe della discussione. Siccome non si può imporre a nessuno un comportamento generalizzato, salvo il rispetto dei numeri legali, è utopico fare riferimento a sentimenti che sono diversi per ciascuno di noi. Dirò solo che avendo cacciato il colombaccio all'estero, mai come obiettivo principale beninteso, posso affermare con un certo orgoglio che io mi so fermare, e anche presto, perchè poi diventa un esercizio da poligono di tiro dove il fragore delle fucilate annebbia la mente e certamente dilava le sensazioni, fino ad un po' va bene perchè abbiamo tutti, perlomeno io, qualche "grinza" da lisciare ma poi devi posare il fucile e godere nel vedere, sia  per quello che hai fatto, sia immaginando cosa avresti potuto fare e nascondere un sorriso di soddisfazione perchè lo so che avrei potuto ma mi piace pensare che invece così sono un po' parte del tutto, che mi  circonda e mi avvolge e quello che voglio è che ci sia domani un'altra alba come questa.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 11:12
Caro massi e Flavio mi accingo a partire per Verona (lavoro ) quello che dici massi e vero anzi verissimo dio denaro fa miracoli,con parlo male delle riserve perché non ci posso andare anzi come ho sempre detto che molti amici miei hanno riserve per i colombi da capogiro,ma preferisco uno lottato fuori che venti in riserva o all' estero vi sembrerà? strano ma e cosi
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 12:44
oh! badger non è che ti stai trasformando lentamente in Francescano è.
No perchè da quello che scrivi ultimamente," ti sai fermare","godersi le curate e tirare a tiro","godere nel vedere" non che il tuo potter e le varie discussioni hanno aperto una breccia nel tuo cuore di colombaccio, e magari tra qualche tempo esce fuori che spari pure a fermo, no è! che dopo con chi si discute.
Sempre con il sorriso e senza polemiche, insomma per giocare, tra malati.

Saluti
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 12:51
X ILFAINA
Per il leopardo ho parlato di oasi ad hoc ( non fare orecchie da mercante) che aggiunte alla regolamentazione delle AFV fanno si di avere alla fine un territorio favorevole alla sosta del Colombaccio con tutto quello che ne deriva.
Il dio soldo ti impedirà? di vedere le AFV senza migratoria e come dice Colombaiosenese lo spago dato non verrà? mai più riavvolto.
Però ,però in questa AFV gli si può ben definire dei restrigimenti e delle modalità? e  gli si può ben definire dei parametri con tetti massimi di carniere e  modalità? in base al luogo,alla consistenza dei boschi, degli hettari di colture e tipo di colture ed in base al tipo di selvaggina migratoria .

Gli si DEVE  imporre dei controlli giornalieri fatti da guardie ad hoc venatorie,forestali e quant'altro  ( Con costi dei sopralughi  giornalieri da pagare per il titolare) e gli si mette in atto delle penalita,sospensioni giornaliere ,mensili,oltre che multe salate al titolare ed in caso di mancati rispetti alla normativa se poi recidive gli si stoppa la caccia l'anno successivo.

  Dire stop alla migratoria nelle AFV è solo battaglia persa,quindi bisogna giocare di astuzia chiedendo l'attuazione di ben chiari  regolamenti ad hoc per ogni azienda.

Non vedo perchè non si possa regolamentare la caccia alla  migratoria nelle AFV.  secondo me ci si riesce eccome.

Pensaci bene ILFAINA ,lagnarsi e pretendere l'impossibile non serve a nulla.

Le battaglie si fanno con strategie,argomentazioni e armi giuste altrimenti neanche partire perchè sono perse in partenza e si perde solo del tempo come sta succedendo.

Pensa però, anche, che li dentro la selvaggina migratoria ce la mandiamo noi perchè......perchè

(lo sai bene perché).

Ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 14:27
Parlando del racconto sinceramente a me è molto piaciuto e emozionato, non sicuramente per i numeri ma per il contesto in generale dati dal periodo in cui si svolge dal posto e dal tipo di caccia, che io sicuramente non farei perchè per me la caccia al colombaccio la vedo solo con i piccioni, per il discorso che si deve avere più zone di protezione, sicuramente la cosa dipende da regione a regione perchè qui in toscana se sei su un cartello di una qualsiasi riserva sicuramente non passa più di 500/1000 mt che ce nè un'altra, quindi come dicono giustamente Befa, IL FAINA, chiocco basta chiudere la caccia alla selvaggina migratoria nelle aziende faunistiche e abbiamo già? ritrovato lo spazio per far stare in pace il Signor colombaccio.Lo so che è utopia però sarebbe una grossa vittoria......

Un saluto a Tutti
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 17:29
Caro Del Due non ci conosciamo ma quello che scrivo lo penso dal tempo in cui, passati i furori giovanili, di noi che la caccia abbiamo fatto in tempo a vederla, (quasi) sono andato alla ricerca della qualità? come del Santo Graal. Solo che io non  ho la pazienza di Parsifal e siccome sono un liberale convinto, nel pieno rispetto delle regole (quelle almeno che hanno un senso), mi adombro subito quando ogni tanto sento propalare delle fole come se fossero la fonte a cui tutti si dovrebbero dissetare. Io chiamo il mio sentimento in questi casi "il complesso di masaniello" vale a dire che pur di confutare regole che per me non sono "regole" alzo subito i cani e tolgo la sicura. Perchè mi piace riaffermare una verità? che non si può disconoscere: a caccia si va per predare, fallo pure con il profilattico se preferisci, ma sei un predatore. Che poi ultimamente io provi   strani sentimenti quando raccolgo un colombo ferito è un problema mio che cerco di risolvere accantonandolo e scuotendo la testa. Detto questo sono perfettamente in sintonia con Rimescolo, la nostra situazione venatoria non può in nessuna maniera essere orientata alla quantità? ma solo alla qualità?, un poco per ragione di forza maggiore, non puoi ubriacarti se il vino scarseggia, un po' perchè centellinando un grande vino si sente il profumo dell'uva, della terra bagnata della vigna, insomma si riesce a sognare anche con gli occhi aperti. Ma ero, sono e sarò sempre cacciatore, cioè colui che in natura raccoglie delle prede. Ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 17:38
X badger

"Un grande vino si sente il profumo dell'uva, della terra bagnata della vigna, insomma si riesce a sognare anche con gli occhi aperti."
Questa frase e perfetta, rispecchia tutto quello che è la caccia al colombaccio, ma credimi per assaporare fino in fondo un gran vino ci vuole tanta pazienza, calma, e cognizione di causa, è proprio come far posare 500 colombi, o vederli sfilare tra le pose e sapere che non torneranno più, ed e proprio a questo punto senti il RETROgusto,hahahhah

Salutoni
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 18:23
EnricoC sei fortissimo!!!! Complimenti per il tuo originale racconto.

Come usa dire... me  son letto d'un fiato.
Deldue... una volta o l'altra spero di conoscerti...casomai seduti ad un tavolino con Badger ed un buon bicchiere di vino davanti a noi.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 18:34
Sei forte Enrico, mi immagino il sudore nei caapelli a la faccia binca e stanca al tuo risveglio.......CHE INCUBO!!!
Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 18:44
..EnricoC,ripiglio fiato ora............perdonami se col copia/incollo ti rubo il racconto per traslocarlo in una cartella del desktop.Devo rileggere e cercar di carpir ogni piccolo significato e/o sfaccettatura che sicuramente mi è sfuggita per rischiatasfissia...

veramente deliziato dei tuoi racconti !

Bravissimo............
Massimiliano
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 18:48
EnricoC sei troppo forte il racconto che dire fantastico.
X Aldorin mi conosci già? e che non metti a fuoco la mia faccia, per il bicchiere di vino sono sempre pronto pero mangiamoci anche qualche cosa.

Saluti
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 19:25
Dopo aver letto per la terza volta il racconto "fantastico" di Enrico...non ho piu parole!! Dici bene Massy...e ricco di frasi da interpretare....la Tua e un Arte amico Enrico......mozza fiato!!
Un abbraccio. eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeVai Enricoooooooooooooooooooo :wink:
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 19:53
Gran Befa, rispecchi pari pari i miei pensieri.....non ce sè non ce mà?..e vero che il passato ci a insegnato che ogni cosa tolta non torna indietro..però sarebbe una giusta battaglia provarci....
Denis, non ho fatto orecchie da mercante..mi fa picere che altri ti hanno gia detto che in Toscana il territorio libero e diventato veramente poco...ma poco...siamo circondati da paline (tabelle)divieti di caccia... fondo ciuso..a.f.v...zone z.p.s ... oasi.... parchi..pre parchi....a.t.c ec ec ec ogni mezzora di cammino ce un divieto...
E te pensa che la Toscana e una delle regioni( se non la prima) ad avere il maggior numero di seguaci di Dyana..... E la regione con piu colombite di altre.....per forza siamo sempre stati costretti ad "migrare" in altre albe..per dar sfogo alla nostra malattia.

Un saluto
Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 20:00
Flavio la Toscana e la Toscana,non so se tutti i cacciatori italiani sarebbero capaci di cacciavi con questi popo di divieti.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 20:02
X Il Faina non lamentarti troppo di quello che hai nella tua regione vieni a caccia nella mia, dove di terreno libero ci sta quanto ne vuoi ma di animali neanche l'ombra.
Come pensi di avere tutti i colombacci che avete svernanti in toscana se levate tutto i divieti riserve ecc.

Vieni nella mia bella bassa Umbria dove ci sono zone chiuse piccole come sputi e distanti km tra loro, vedi che penuria di selvaggina sia stanziale che migratoria.
Saluti
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 20:04
Sono pienamente d'accordo con te deldue
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 20:18
Non posso darti torto Deldue, la mia non era una lamentela era per far capire che divieti ne abbiamo fin troppi...ed e anche una fortuna se vogliamo vederla sotto l'ottica di un colombaccio e di chi come me lo caccia...ma e tutto un correre ..perche da noi se non rivi per primo ..trovi piumeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee.

Un abbraccio
Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 09/11/2012 - 20:24
E lo so, pensa che da noi neanche quelle hahahahah

Saluti
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/11/2012 - 10:47
X IlFaina
Ti lamenti del  brodo grasso.

Come dicono DELDUE e altri pìu tabelle ci sono e più animali hai.

Non per niente da voi in toscana svernano i Colombacci.

Magari vedessi più  tabelle di oasi o rifugio o di zone di ripopolamento in Emilia-Romagna e magari dovessi correre tutti i  giorni per trovare e prendere posizione dove vanno a mangiare o dove traccheggiano e poterli insidiare.
Per una cattiva gestione del territorio,per l'egoismo ed il non capire della maggioranza il bosco delle Mesola da ieri 10 novembre 2012 si presenta  completamente vuoto( Ho visto in tutto ieri  4  Colombacci) quando questo bosco potrebbe ospitare 80000 e più Colombacci in svernamento.
Questa maggioranza di incompetenti cacciatori e gestori dell'ambiente  non ha ancora capito che oltre che dormire il Colombaccio deve anche alimentarsi e trovare zone chiuse dove stare in pace dopo di che lo si vedrà? traccheggiare e lo si potrà? insidiare.

In fondo fondo questa situazione  è la giusta punizione  per tutti loro.

Ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/11/2012 - 11:14
Flavio, se togli le zone attualmente chiuse alla caccia addio colombaccio. Non ti è mai successo che aprissero una riserva? 4- 5 giorni di abbondanza e 20 anni di miseria. No quello che bisogna fare è attivarsi per impedire la caccia nelle AFV. Nei territori riservati non si spara, i signori concessionari dovranno inventarsi qualche altra fonte di reddito che non quella di affittare capanni ad un prezzo sempre più alto. Mi dispiace dirlo quella "riserva" vicino al mare che tutti conosciamo è una vergogna che grida vendetta al cospetto di DIO. Si uccidono più colombacci in un giorno che in tre anni sulla mia tesa. Io non sarei capace di cacciare così, è da incoscienti. Mentre ci accapigliamo sulla pre apertura che poi è un solo giorno, ci sono posti come quello che ho indicato dove si fanno più danni della grandine. Lasciatemi dire che evidentemente  basterebbero dei controlli assidui e già? la situazione si potrebbe ridimensionare.  Poi vengono a fracassarti gli attributi sei 10 metri troppo vicino ad un divieto e hai sforato di dieci minuti l'orario. Scusate ma di dover sopportare quotidianamente tutto il "troiaio" che c'è in questo paese mi profondamente incavolare, no scusate, volevo dire incazzare. Ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/11/2012 - 11:25
Ciao Denis, ti do ragione.. se non ha tranquillità? di avere un posto per dormire e un posto per mangiare non ha ragione di rimanere li.... Noi in Toscana abbiamo molti posti dove il nostro comune bene amato puo trascorrere l'inverno "indisturbato". E questo e un punto a nostro favore, basta stargli dietro osservando i suoi movimenti fino al giorno che non commette l'errore di passare il confine della riserva pensando di essere sempre dentro.. Ma per sua fortuna basta una volta sola per fargli incidere in memoria sua la pianta da non passare piu.Comunque ci sono posti e posti, ci sono riserve e parchi enormi che permettano al colombo di svernare tranquillo e riserve piu piccole che permettano degli spostamenti da una all'altra dondoci a noi la possibilita di  cacciarlo.. Non posso lamentarmi delle mie terre.... l'unica macchia nera non di poca importanza...sono i troppi fucili e l'aumento degli improvisati colombaccia...Prima quando trovavo una trentina di colombi che andavano a mangiare ghiande in un posto, passavo ad altro cercando da altre parti un po piu di consistensa nel numero... poi gli stavo dietro se andavano in progressione non mollavo l'osso fino al giorno che gli avevo fatto prendere fiducia in quel posto e intervenivo "deciso" altrimenti passavo ad altro finche non trovavo questa situazione... ora la troppa pressione non me l'ho permette piu.. se trovo 15 colombi mi fermo do un occhiata veloce e le caccio... altrimenti domani troverei solo piumeeeeeeeeeeeeeeeeeee.
Ti saluto.
p.s facciamo contento Ciccio.....almeno proviamoci...tanto un si firma mia un contratto!!!

Badger, come darti torto.... e come dici tu.. e cosi deve essere altrimenti sarebbe la fine.
Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/11/2012 - 12:53
Ripeto Badger, che hai pienamente ragione... l'ostacolo piu grosso a far capire che per il bene dei loro figli stessi dovrebbero smetterla di andare a cacciare nelle riserve... ma il menefreghismo e il non sacrificio nel dare i soldi hai padroni delle stesse fa si che continui questa cosa immorale.. non mi sentirei un vero cacciatore ad abbattere in un solo giorno in riserva quanti ne potrei abbatere in tre anni sul territorio libero. Dove e l'arte, dove sta la passione  e l'amore di questo splendido e unico animale..
io comune mortale tutto quello che ho come attrezzatura e tutto quello che so su questa caccia me l'ho sono sudato, sospirato, atteso, ho fatto dei sacrifici per comprarmi un oggetto e ho speso non so quanto tempo libero per il mio sapere...pur piccolo che sia per me e grande. Consapevole di spenderne ancora di sacrificio per non smettere mai di imparare..
Non e invidia credimi .....ma chi a soldi da buttare..e pagha fior di quattrini per un appostamento in riserva poi pagha il piccionaio e addirittura ce gia sotto il capanno gente pagata per raccogliere gli abbattuti... a me mifanno pena... non sanno cosa vuol dire costruirsi una racchetta, non sanno che passione e amore ce dietro a un piccione nell'addestrarlo e accudirlo.. non sanno cosa vuol dire desiderare una cosa che ha me ci e voluto due anni di sacrificio per averla e loro un assegno..non sanno il comportamento del colombaccio non hanno niente per essere veramente colombacciai.... Mi fanno pena e tanta rabbia.. ma punta invidia!!!
Maledetto Dio denaro.
Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/11/2012 - 15:01
Vedi io non ho nessuna invidia per chi ha di più, ci sono tanti che hanno di meno. Ma poichè, diversamente per esempio dalla Gran Bretagna, in Italia la selvaggina è Res Communitatis, cioè in pratica appartiene allo Stato, bisogna proibire la caccia nelle zone riservate. Questo per impedire le mattanze che sappiamo. Poi se uno ha i soldi da spendere potrà? sempre avere il capanno in una zona migliore, oppure migrerà? periodicamente laddove può ammazzare quello che gli pare. In una situazione come la nostra è impensabile permettere certe situazioni. Bisogna proporre, non so se scopro l'acqua calda, ma vi assicuro che può anche bruciare, a livello Club, per salire poi di livello, Associazioni Venatorie etc, che venga pensata un'azione di pressing sui legislatori toscani per bloccare questa vergogna. L'ho già? detto smettiamola di cercare di capire se un colombaccio è nato la notte di Hallowen e cerchiamo di rendere ragione agli sforzi di chi vuole che questa caccia rimanga entro un confine di rispetto verso il cugino selvatico di Potter, è vero, gli sparo ma amo anche lui. ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/11/2012 - 19:44
dai badger... ti aspettiamo al prossimo incontro del club per trattare questo argomento e per fare il "ruggito del topo" almeno provare a farlo... ciao e conto di conoscerti in quella occasione (parlo del 1^ sabato di febbraio, almeno così è di solito).
l'invito è esteso a chi vorrà? esserci... logicamente.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/11/2012 - 21:58
Per quanto riguarda le riserve è necessario puntare sui controlli e sugli orari. Credo che altro non si possa fare ma sarebbe già? tanto.
Un saluto ....Levante
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/11/2012 - 22:34
Certo si potrebbe cominciare con il richiedere di vietare (ammesso e non concesso che ciò fosse possibile in Italia) la caccia al colombaccio nelle AFV perchè ne prendono troppi e perchè non tutti hanno la possibilità? di andarci.

Si potrebbe poi continuare a richiedere di vietare l'uso dei richiami perchè permettono di ingannare i colombacci e prenderne troppi.

Si potrebbe poi continuare a richiedere il divieto degli appostamenti fissi perchè non tutti possono permetterseli e perchè se ne prendono troppi.

Poi si potrebbe passare a quelli temporanei.

Poi ecc.ecc.

Alla fine non andremmo più nessuno a caccia.
Ma mi domando, dove vivete?

Che poi certe proposte fuori tempo e logica economica vengano da chi è fautore della trasformazione da "proprietà? indisponibile dello stato" a "proprietà? del padrone del fondo", sembra veramente incredibile.
Battute a parte, il compromesso raggiunto anni or sono tra gestione pubblica e privata della caccia fissando delle percentuali di territorio per ognuna è bene non rimetterlo in discussione perchè non potrebbe che peggiorare per la parte pubblica.

Ugualmente pretendere che chi investe risorse economiche non possa cacciare come nei territori a gestione pubblica è certamente utopistico.
Unica cosa veramente da farsi è quella di sollecitare gli appositi enti ai dovuti controlli, ed ancor di più esposti alle Procure della Repubblica sia per eventuali abusi e sia per i mancati controlli.

Ma certo, bisogna avere il coraggio di farlo!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/11/2012 - 22:35
Dici bene levante, il problema pero e proprio il controllo delle guardie stesse..quale guardia dipendente delle riserva stessa farebbe rispettare la legge?? Domando a chi spesso frequenta delle riserve o a chi delle volte vi e andato....quante volte vi e capitato di essere controllati da forestale o provinciale????
Slt
Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 12/11/2012 - 06:25
Regolamenti : vi ho suggerito un enormita di volte dei regolamenti da fare applicare nelle AFV.

Andate a rileggerveli.Quella è l'unica strada da intraprendere.

Regolamenti con multe e penalità? tipo la sospensione in caso di recidive sia per il titolare che per il cacciatore.

Il dio soldo impedirà? qualsiasi altra guerra.

Usare il cervello anziche la forza: cosi si vincono le guerre come quella  in atto con questa crisi inventata dalle banche americane che avevano fallito qualche anno fa coadiuvate ore da certi personnaggi (POLITICI) che fanno propaganda di questa falsa crisi o meglio inventata crisi per indebolire tutti i popoli dell'area Euro.
IL CERVELLO E NON LA FORZA.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 12/11/2012 - 07:15
Caro Giamp tu non sei toscano e quindi ti perdono le inesattezze. Noi abbiamo avuto in un recente passato prima il divieto di cacciare la migratoria nelle afv poi siamo passati a 1 capanno ogni, mi pare, 250 ettari, e poi e poi. Silenziosamente siamo arrivati al mercato libero. Non mi sembra affatto utopia ritornare allo stato quo ante. Basta modificare il regolamento sugli appostamenti che viene invero ritoccato spesso. Sarei capace anche di allearmi con il WWF per questo. Non è impossibile, basta trovare i tasti giusti. Anzi credo che questa dovrebbe essere la prima battaglia da fare, sinceramente prima della pre apertura. Come al solito si fa la guerra dei bottoni. Aldorin, può darsi, se sono in Italia, che venga, anche per il piacere di conoscerti personalmente, vedremo. Ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 12/11/2012 - 11:31
La storia è lunga "badger", da quando è stato abolito il Testo Unico sulla Caccia e si è passati ad altre leggi le situazioni sono cambiate sia in fretta che in modo contraddittorio.

Ora non ricordo esattamente e sinceramente non ho voglia di andare a scartabellare ma una delle leggi successive al T.U. addirittura prevedeva l'abolizione delle Riserve Private, attuali AFV,e con la loro trasformazione automatica in oasi ma non si raggiunsero i tempi previsti che subito un'altra modifica fece marcia indietro.

Quello che volevo dire è che attualmente non vi sono le condizioni politiche e sociali nè per restringere la caccia all'interno delle AFV nè tantomeno per abolirle.

Anzi, se si va a toccare questo tasto, è più facile che si ottengano risultati opposti a quelli prefissati.

Attualmente la legge quadro nazionale per quanto riguarda gli appostamenti fissi rimanda tutto alle Regioni, sia se contemplarli e sia come.

Ora andare a chiedere un restringimento della caccia all'interno delle AFV rispetto al territorio a caccia programmata degli ATC ritengo sia anacronistico, tant'è che invece la tendenza è proprio l'opposto, vedere il prolungamento dei tempi di caccia ai fagiani rispetto agli Atc in qualche Regione.
Ripeto, per me l'unica strada è far rispettare le normative esistenti intervenendo sui Comandi delle polizie provinciali, delle forestali ed informando anche l'Agenzia delle Entrate delle possibili evasioni fiscali.

Come anche informare le Procure della Repubblica dei mancati controlli di pubbliche autorità?.

Cordiali saluti.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 12/11/2012 - 18:20
Ciao Amici; come detto in fase di presentazione sono di Arezzo e caccio prevalentemente in pastura nella Si 19, sabato 10/11/12 con le mie due racchette ed una decina di stampi ho fatto curare un branco di circa 200 colombi che sono calati oscurando tutto quello che mi circondava.Abbagliato da cosi tanta bellezza non sono riuscito nemmeno ad imbracciare il fucile....questo è amore!!!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 12/11/2012 - 18:26
Mi domando se cacci in pastura spareresti ad un branco di 200?????????????????????????
dici amore..
Gigino amico mio dove sei!!!!! cosa ne dici...
Slt
Faina
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 13/11/2012 - 09:18
X Alecinghi

I primi piu confidenti ti piombano adosso come sassi,il resto del branco cala inserorabilmente ma molto più sveglio, ti girano attorno inebriandoti, sfarfallano titubanti ma vogliosi dell'atterraggio,qualcuno si abbassa fino a terra e qualcuno riprende leggermente quota,qualcuno più sospettoso allunga ma rientra perchè è troppo gregario ed è tutto uno sfarfalio.Riesci perino ora a vedergli il colore degli occhi sepellito nel capanno come una statua, ma stai vivendo lo spettacolo piu affascinante che lui ti possa regalare al punto che puoi avere l'impressione di volare insieme a loro e  che tanti aspettino  che il tuo gioco riprenda  il volo insieme a loro.

Indelebili quelle scene nella memoria per sempre,ma stai attento che se ne vuoi almeno uno devi esssere molto rapido perchè nel momento in cui scatterrano sarà? il panico totale a fare morire una scena indimenticabile.

Ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 13/11/2012 - 09:58
Grazie Denis, per me era la prima volta, si vede che è capitato anche a te (chissa quante volte!!!)hai fotografato perfettamente quei 10 secondi ed il mio stato d' animo.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 13/11/2012 - 12:48
Vedi Denis, la differenza che ce fra una cosa di "istinto" tra un Francescano e un Diavolaccio..... io allo scritto dell'amico alecinghi...ho dato subito un interpretazione diversa dalla tua... nel senso ...che se uno caccia in una zona di pastura (quindi animali che per abitudine di alcuni giorni vanno li per mangiare) mi e suonata subito strano il desiderio dello sparo in una circostanza simile... Mai uno che caccia in pastura deve sparare in un branco superiore alle 30/50 unità? ..... a meno che in quella pastura non ci vada un migliaio di colombi in grossi branchi di 100 o 200 per volta.... ma se non e cosi l'unica cosa da fare e battere la mani scacciandoli... con la speranza che rivengano piu tardi a branchetti poi spiccioli...altrimenti se spari in un branco di 200 abbattendone 1 o 2 i restanti 180 non le vedi MAI piu!! Poi anche io sento l'emozione che tu hai descritto sopra... ma di istinto........
Un abbraccio
Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 13/11/2012 - 13:36
x ILFAINA

 Quindi tu che sei ??? mi sembrava avere capito un diavolaccio.
Non mi insegni niente,ma i tuoi consigli possono andare bene perche siamo in tanti a leggere e sono utili per tanti..

Io non sono ne francescano ne diavolaccio.

io sono uno che quando è ora ci meno di brutto ( ciò non vuole dire però che sparo ad un branco  grosso quando  so che devono venire al campo alla spicciolata).

Vedi io manderei a casa tutti quelli che sparano ai branchi che escono per fare la semplice volata dal bosco della Mesola senza nessuna cognizione  che quei branchi sono quelli che poi alla seconda uscita,quella vera, dovranno scendere in pastura sulle piane che hanno sorvolato al mattino.

Dicevo che non sono ne francescano ne diavolaccio ma uno che ci da dentro quando è ora ed anche uno che smette quando è ora.

Gli animali ( adulti però e senza allusione alcuna)vanno cacciati quando ci sono perchè quando ci sono ci scappa anche il carniere che è sempre sull'ordine del 0,qualcosa% della popolazione di Colombacci che ti hanno fatto visita.

Ma posso diventare francescano quando dico che non dobbiamo esagerare con la pressione venatoria di sei mesi sulle popolazioni svernanti oppure quando dico che dopo la nevicata non si deve accedere sul territorio appena scoperto perchè sai bene che si concentreranno sulle prime stoppie che trovano.
A proposito a Mesola ci sono giorni e situazione dove i branchi che ti visitano sono sempre sui cento pezzi minimo e quindi te li godi come faccio io il più possibile e poi ne cogli qualcuno sulla coda che si allontana,opure spari perchè la tua posizone obbligata  è tale che a 2/300 metri c'è comunque uno che spara ai suoi e li spaventa tutti.A proposito dopo soli 3 giorni di caccia li disurba perfino una fucilata a cinquecentometri.

Io personalmante  cerco posizioni dove non trovo questo problema delle interferenze con l'aiuto di una cultura in atto a fianco a me oppure una strada ,oppure il confine dell'oasi oppure una casa ecc.,che impediscano  ad altri di appostarsi nelle mie vicinanze e considerando da dove e come mi arriveranno ecc.......

Ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 13/11/2012 - 13:48
Grazie Flavio per la dritta!!!il mio istinto ha superato le mie conoscenze(scarse)!!!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 13/11/2012 - 13:53
Non mi sogno minimamente di insegnarti niente!!!per amor di precisione!!
Era solo una osservazione fatta... come vedi abbiamo due ottiche quasi simili.... caro mio "scanolaccio" permettimi la battuta... Giusto trovare posizioni che evitano cacciatori "improvvisati"   sopratutto al campo..sarebbe inutile che te non spari a un grosso branco per farlo tornare piu tardi spicciolo e altri accanto a te fanno fuoco....
Dimmi... ma facciamo pace ..anche per far contento il Grande Ciccio.... mettendo una pietra sul passato???? ho dobbiamo far finta di essere amici''
uN ALTRO ABBRACCIO
Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 13/11/2012 - 14:57
Guarda che ti sto parlando anche da amico oltre che da conoscente del forum se questo ti può fare piacere.

Non  mi insegni niente era solo per dire che quello che scrivevi era giusto e che appunto i tuoi consigli andavano lo stesso bene perchè potevano servire a qualcun'altro come ho scritto.

A volte il modo di parlare di ognuno di noi  può dare esito di  sbagliate interpretazioni  del senso delle parole scritte.

"Scanolaccio" però non so proprio cosa significa.

Non faccio finta di essere amico e non porto rancore per natura.

Poi che ci guadagnere?.

Quindi Contento il Grande Ciccio per primo,tu per secondo ed io non ultimo dopo tutto il forum.

Ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 13/11/2012 - 15:11
Grazie Denis, mi fa un gran piacere sentirti dire queste parole.. e sono d'accordo con te .. che delle volte non e facile scrivere ........ti da la mano..e facciamo punto e a capo....
UN altro abbraccio..... ho oggi ho abbracciato piu te che mia moglie...... scherzo e!!!

dimenticavo e un incrocio tra francescano e diavolaccio...
Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 13/11/2012 - 15:31
Cavolo non c'ero arrivato:  ......scano   .....laccio.
Ciao e smetti di abbracciarmi.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 30/11/2012 - 19:15
CI SEI MANCATO
Dopo un estate calda e prolungata, finalmente era giunto il momento nel quale ogni cacciatore ritorna ad assaporare la natura nella maniera più ampia del termine.

Avevo apportato, con il consenso degli amici, alcune modifiche alla tesa, dimezzato i richiami, utilizzato alcuni stampi in penna, invertito le postazioni di sparo (capanni di ribattuta). Al MORO avevo montato un trampolino proprio accanto a me, per avere un supporto quando sarei sceso per i recuperi dei colombacci, e per reinserirlo nel mezzo e al centro del gioco dei richiami.

A Emiliano avevo predisposto un piccolo gioco con stampi e due piccioni a stantuffo e ribaltina, ma la sua ubicazione strategica gli avrebbe permesso un coinvolgimento più attivo e determinante per la riuscita del gioco di squadra.

Ado aveva scelto il terzo capanno di ribattuta, più adatto al recupero, ai tordi e al rimonto.

I volantini rassicuravano la "squadra", due fili lunghi veramente operosi, racchette e ribaltine decisamente valide. Solo in corso d'opera e a inizio passo ho dovuto cambiare "romano", un bravo volantino ma con il grande difetto di volare da solo incontro ai colombacci vicini, ovviamente per spaventarli e difendere il suo territorio, almeno così l'ho interpretato.

Aida, la mia breton, graziosa, fedele e ubbidiente era in ottima forma, anziosa e bramosa di cominciare i recuperi.Le piante del capanno incredibilmente rigogliose e vegete, parevano inchinarsi e sorridere alla nostra gratitudine, al nostro desiderio di trascorrere con loro il magico ottobre, parevano vestite a festa, tanto erano brillanti i loro vestiti di verde colorati.

La nostra dimora autunnale era stata pulita e la cucina rinnovata per potere cucinare di volta in volta i quotidiani pranzi con gli amici anche di altri capanni e con i simpatici coniugi tedeschi di Montorsi, INGRID UND HOLGER.

La cambusa era stata rifornita con la solita parsimonia e attenzione, pasta, passata di pomodoro fatta in casa, olio extra vergine di oliva, tonno sott'olio dell'amico pescatore Emiliano, scatole di fagioli, spezie varie, forma di formaggio, salumi, caffè, dolci, frutta secca e fresca, e una credenza ben rifornita di ottimo vino inbottigliato sia bianco che rosso, oltre a bitterini e prosecco con stuzzichini per gli aperitivi, un brik di vino da 5 litri per le colazioni.

Tutto era pronto, e allora, presi da così stuzzicante e incontenibile desiderio di avventura, decidiamo di inaugurare la stagione, sabato 29 settembre!

La giornata è bella, c'è tutto quello che serve e si possa chiedere per trascorrere il periodo della migrazione, siamo pronti ad attendere il nostro amato colombaccio.

Ogni mattina successiva e fino al 4 ottobre siamo assidui frequentatori, il Moro ed io facciamo il viaggio insieme, mi aspetta vicino casa, lo carico sul mio pick-up e via al capanno, la stagione è calda , nel bosco nascono i primi porcini e ovuli, e a vicenda ci alterniamo alla cerca, Lui li fa nascere!!!!

Arriva velocemente il 3 ottobre, il primo colombo è incarnierato...il giorno successivo ancora con temperature elevate il Moro accusa un po di stanchezza, trova alcuni giovani porcini e decidiamo di farci un buon risotto, dopo aver incarnierato una coppia di colombacci venuti al gioco, scendo dal capanno e lo lascio ai comandi, avvista un branco di passo ma non curano.

Nel frattempo cucino il risotto che consumiamo parlando del più e del meno, con la promessa che il giorno successivo sarebbe andato dal dottore per una visita di controllo, ti voglio in forma, gli dico. Prepariamo uno scherzo per gli amici che verranno a pranzo sabato 6 ottobre, avevamo un'intesa istintiva, una bella complicità?, dopo aver bevuto una ottima bottiglia di vino, ci siamo guardati e ammiccando il bric da 5 litri che utilizzavamo per le colazioni, è scattato immediatamente il travaso.

Il giorno successivo, 5 ottobre 2012 venerdi, ci ha lasciato per un infarto fulminante. Le sue ceneri sono vicine al capanno, per sua volontà?, lo ricordiamo con grandissimo affetto, per le sue sottili e puntuali battute, per la sua serietà? e amicizia, per la capacità? che aveva di stare in mezzo agli amici e legare con la "squadra", un vero amico di caccia e di vita.

L'ottobre è trascorso, malinconico e orfano di un amico che lo avrebbe vissuto con rispetto e passione, ammirando per intero ogni sua magica espressione di arte e convivialità?. Grazie MORO per averci tenuto compagnia nel tuo breve ma significativo percorso di vita,

Con immutato rispetto e affetto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 30/11/2012 - 19:56
Renato, mi hai fatto venire un nodo alla gola...... enorme....so cosa vuol dire perdere un VERO AMICO uno di quelli che puoi fidarti..uno di quelli che basta uno sguardo e ci siamo gia capiti.Avrete affrontato insieme non so quante avventure!! E da quando e nato Lorenzo che vedo il mondo in un altra angolazione, ci sono giornate che dico "dentro di me" per fortuna che oggi ci sono e posso godere a pieno questa giornata...dobbiamo essere piu consapevoli..che ogni giorno che passa eeeee passato e non torna piu...uguali non ce ne sarà? mai a quello... Sei una BRAVA PERSONA RENATO.... il MORO aveva visto giusto con chi condividere la sua passione. Ti abbraccio forte....
Un saluto di cuore al Moro.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 30/11/2012 - 20:01
Mia moglie mi domanda perche ho quelle lacrime agli occhi..... e mentre cerco di spiegargli il tuo racconto.. mi inceppo .non riesco..
Sembro un bambino piccino........
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 12/12/2012 - 20:19
Oggi è il momento di rispondere all'amico Flavio.

L'esprimere i sentimenti e le emozioni è un segno di grande forza, non debolezza!

La tua sensibilità? e' sincera e si percepisce chiaramente, ama la tua famiglia oltre ogni limite, e gli amici sicuri.

Ricordati e ricorda ai giovani che prima di essere cacciatori, si nasce e si esce uomini uguali dalla stessa porta della vita!

Sei grande!!!!!

con affetto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 14/12/2012 - 13:03
E te ancora di piu.........
Con il solito affetto e stima.
Ti abbraccio.
Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 16/12/2012 - 22:16
E' QUASI L'ORA DELL'ALBA (prima parte)

di diego baccarelli
Ancora qualche istante e»?poi»? anche le tanto sospirate «selve di mezza montagna a novembre»?, che Annibale Bocchiola mirabilmente  descrive nel suo fantastico racconto «Una Beccaccia per Mirò»?, potranno tornare ad essere quella  stupenda  «tavolozza  d'un pittore impazzito»? che io, con sempre rinnovato stupore e ardente entusiasmo, mi accingo nuovamente ad esplorare, andando alla ricerca della mitica, misteriosa creatura.

E' l'alba del due novembre, giorno di commemorazione dei Defunti, ma anche un   grande giorno per tutti quelli che, come me, amano commemorare  i  propri Morti il dì dei Santi, per poi andare al tanto atteso incontro con la intrigante Signora dal profumo di bosco e dagli occhi stupendi.

E' Il primo appuntamento di una stagione che si preannuncia prodiga di relazioni, ma presumibilmente avara di risultati, anche per le attenzioni, fin troppo audaci, che le vengono rivolte, per il suo carattere sempre più elusivo e beffardo e per  le crescenti difficoltà?  legate all'ambiente in cui Lei, la  Beccaccia, da sempre, con cronometrica puntualità?, torna ogni anno ad attizzare  il fuoco della passione, alimentandolo con i fantastici colori della natura.

E' in questa stupenda esplosione cromatica, tipica dei nostri boschi nel periodo autunnale, che mi ritrovo a spegnere il motore del fuoristrada, nel preciso istante in cui le luci del giorno si accendono sulle cime degli alberi, illuminando definitivamente il sentiero da dove, tra qualche istante, il vecchio, insuperabile Jago  e il  giovane Jimmy, suo promettente rampollo, andranno a dare vita ad una nuova, entusiasmante stagione di caccia, lanciandosi alla ricerca della tanto sospirata Regina.

Il clima della giornata non è quello tipico di novembre, ma somiglia più a quello che accompagna i giorni classici dell'apertura.

E' caldo, faccio fatica ad inoltrarmi nel folto della macchia e a seguire il lavoro frenetico dei due ausiliari che ho cercato di indirizzare nella stessa zona in cui, il 31 gennaio scorso, giorno di chiusura della caccia, ero riuscito a cogliere, grazie ad una stupenda ferma di Jago, l'ultima, fantomatica Beccaccia della stagione. E la scelta sembra subito rivelarsi quella giusta, poiché, dopo l'ennesimo perentorio allungo di Jimmy, il beeper di Jago inizia ad emettere le sue note cadenzate, inconfondibilmente sintonizzate sulla frequenza della ferma.

Jimmy, capìta  l'antifona, vola verso il beeper dell'esperto genitore, arrestandosi, a debita distanza, in cauto, spettacolare consenso.

Nel risalire faticosamente il sentiero, riesco ad arrivare in prossimità? del mio vecchio campione che subito si rivela al mio cuore impazzito, con una ferma, a dir poco, stupenda!

Jimmy, a sua volta, con fare sospetto, si avvicina, strisciando, di quel tanto che basta, per non disturbare la ferma del suo consumato maestro.

Ancora un breve, entusiasmante intermezzo di»? deliziose note musicali,  ed ecco»? la Regina librarsi pigramente in colonna, per poi cadere un poco più in là?, letteralmente fulminata dalla impietosa dispersante del mio calibro 20 Benelli «Beccaccia»?.

Con il riporto spavaldamente ostentato e lungamente insistito di Jago, preceduto dall'incedere gioioso e invadente di Jimmy, si conclude felicemente il rito, del primo rapporto ravvicinato  dell'anno con la intrigante Signora.

Confortato dall'esaltante successo del primo incontro, continuo  spedito  nella  esplorazione  della  macchia  e dei suoi punti strategici, alla  ricerca della seconda struggente rivelazione. (fine prima parte)
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 17/12/2012 - 19:56
Una giornata di dicembre piena di pioggia fredda, martellante, con il bosco che sembra spengere i propri colori sotto l'assalto dell'acqua incessante. Ci vuole il mio cervello matto per eesre q Spiove, prima piano, poi in maniera più decisa e subito si materializzano centinaia di colombacci, sembrano indecisi, galleggiano ad una mezza altezza, quasi invitando la botta. Ma poi le ronde sembre più intriganti, ammaliate dai tocchi dati al piccione, uno sparo due, cinque, sempre a cogliere un fiore grigio sbocciato d'improvviso in mezzo ai rami spogli d'un cerro. Complice la nebbia che si alza improvvisa la giornata si spenge, e' l'ora di raccogliere, legare, ingobbirsi di tutto ciò che serve alla caccia e via su per un erta che sembra non avere fine, fradicio di pioggia e di sudore, è ormai quasi buio quando finalmente arrivo alla macchina, Santo Iddio non ce la facevo proprio più. Dietro di me in basso la sera ammanta il bosco di silenzio. Non è un racconto è solo la cronaca di oggi 17 dicembre 2012. Ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 17/12/2012 - 19:56
Una giornata di dicembre piena di pioggia fredda, martellante, con il bosco che sembra spengere i propri colori sotto l'assalto dell'acqua incessante. Ci vuole il mio cervello matto per essere qui, da solo, in questa infinita distesa di cerri dove sono arrivato al buio, letteralmente a tronca macchia" . Spiove, prima piano, poi in maniera più decisa e subito si materializzano centinaia di colombacci, sembrano indecisi, galleggiano ad una mezza altezza, quasi invitando la botta. Ma poi le ronde si fanno più intriganti, ammaliate dai tocchi dati al piccione, uno sparo due, cinque, sempre a cogliere un fiore grigio sbocciato d'improvviso in mezzo ai rami spogli d'un cerro. Complice la nebbia che si alza improvvisa la giornata si spenge, e' l'ora di raccogliere, legare, ingobbirsi di tutto ciò che serve alla caccia e via su per un erta che sembra non avere fine, fradicio di pioggia e di sudore, è ormai quasi buio quando finalmente arrivo alla macchina, Santo Iddio non ce la facevo proprio più. Dietro di me in basso la sera ammanta il bosco di silenzio. Non è un racconto è solo la cronaca di oggi 17 dicembre 2012. Ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 17/12/2012 - 21:42
Vedere gli occhi sprigionare gioia a un amico e un emozione bellissima.
Abbiamo preso il porto d'armi insieme ,siamo andati per i primi due o tre anni insieme e poi come succede spesso da giovani le strade prendano due direzioni diverse.
A quel tempo cacciavamo anatre in palude, eravamo sempre insieme i classici culo e camicia,poi io incominciai ad andare a colombi con la banda dello zio Duilio e non ci siamo piu frequentati.
Ma un bel giorno di questa estate passata, mi suona il cell e una voce "familiare" mi dice., indovina chi sono?, erano passati un bel po di anni ..una quindicina, ma l'ho riconosciuto subito.
Lui a continuato ad andare a paperi e io solo colombi , quest'anno in ottobre e venuto una settimana di fila con me a caccia e sembrava un bambino davanti a una vetrina dei giocattoli..incredulo di quello che facevo.
Domenica (ieri) e venuto a caccia con me e Gabri, era tutto eccitato del posto ,avra detto cento volte ..che spettacolo questo bosco di querce secolari.. Poi abbiamo fatto due capanni a un centinaio di metri di distanza , ogni uno a badare la direzione di colombi in arrivo.

Lui era con me nel capanno, la mattinata era favolosa.
Aspettavamo il giorno nel bel mezzo del bosco , il capanno era pronto , i piccioni piazzati a stringere il gioco di buttata su una gigantesca quercia con sopra messo a mestiere il mio giolly, ( un colombo nato a Luglio ) su una ribaltina, da toccare a l'ultimo.
Il colore delle querce dava un tocco magico alla mattinata che doveva nascere..Lui tutto eccitato mi domandava come era possibile cacciare colombi da dentro un bosco del genere, non gli tornava il fatto che si sarebbero buttati proprio li,su quella grande quercia , mi domandava ..ma a che ora sbloccano , cosa devo fare.. e gli si leggeva chiaro in faccia che non sapeva neanche immaginare cosa stava per succedere.. Ecco il primo branchetto ,alto e veloce.. gli dico stai pronto guarda da dietro.. dopo un paio di cimbellate piegano a sx sparendo dalla vista tra le chiome se pur semi sfoglie negano il seguirli.. continuo con un piccione messo piu in alto dell'altro, ecco che le vedo venire da dietro in planata ..tocco il giolly e come per magia 4 dei sette si buttano sul quercione .. gli dico al tre... e come dico tre i due sotto tiro cadano cenciati per la gioia di Dea che non gli fa toccar quasi terra... Lui mi guarda con uno sguardo incredulo ,, gli occhi brillavano.. e mi dice ..che spettacolo... abbiamo visto buttare su quel quercione un bel numero di colombi durante la mattinata, altri si sono posati fuori tiro ,altri sono andati a diritto ignorandoci, ogni spesso sentivo Gabri sparare... ci sono abituato hai colombi, ci sono abituato a questo tipo di caccia con tutti i paesaggi che ci offre ogni volta..ma non ero abituato a vedere piu una espressione di gioia e contentezza da un compagno che non conosce questa meraviglia di caccia. Mi avrà? ringraziato non so quante volte...Sazio e con un benessere nuovo mi saluta alla prossima avventura.
Ciao Manuele quando vuoi.
Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 28/12/2012 - 20:30
A caccia con "RIMESCOLO"
Il clima Natalizio, i commensali più giovani, le parentele che si affacciano nella mia accogliente sala da pranzo, la cruda realtà? e consapevolezza che mia moglie ed io siamo i "rimasti" di una famiglia unita e numerosa, mi rattrista e mi allieta e mi fa ritornare indietro, molto indietro nel tempo.

Mi allieta per saper vivere e continuare la tradizione delle feste in famiglia, vero fulcro della società? e dell'economia, mi rattrista perchè il tavolo ha posti vuoti...

Impossibile non ricordare le grandi tavolate, l'armonia e le giocate a tombola con i parenti, i minuscoli regali natalizi che non scalfivano minimamente l'evento religioso.
Le vacanze natalizie erano ormai agli sgoccioli, il babbo aveva promesso che mi avrebbe portato al lellero ai merli, a quel tempo il frutto di edera non era conosciuto e ambito dai colombacci, era eslusivamente a disposizione dei merli, tordi, capobigi, sasselli e qualche cesena.

Mi era stata regalata qualche cartuccina,(si chiamavano così le caricate con piombo 10/11), e finalmente una sera Rimescolo mi dice di preparare il "tascapane" per la mattina successiva.

Avevo 9 o 10 anni, le notti d'inverno erano lunghissime al termine rosso, non c'era energia elettrica, solo candele per le camere e una lampada a gas per la cucina, che veniva spenta appena finito di cenare. Il bagliore del camino rendeva piacevole e caldo il breve periodo prima di andare a letto e sempre dopo aver ascoltato qualche racconto dello zio, era stato prigioniero in Africa.

Il letto era riscaldato da un piccolo "cardano" con brace di legna, che veniva fissato ad un telaio di legno fatto ad uovo ed inserito sotto le coperte, detto "PRETE".

Ovviamente prima di entrare nel letto veniva tolto e disposto in altri letti da riscaldare, fino ad esaurimento letti e brace.

Ma torniamo al tascapane, la mamma me lo aveva preparato con pane fatto in casa, un "pezzetto" di salciccia, un "pezzetto" di cacio, qualche noce, un "pezzetto" di cioccolata rimasta dei regali, da dividere con il vecchio Rimescolo.

Di buon ora ci alziamo e ci incamminiamo in direzione di Sassetta, ad un grande lellero

che era situato in un fosso delle "loppole". Il tempo è freddo e piovigginoso, e ci accompagna e ripara un vecchio ombrello di incerato(tela verde cerata).

Arriviamo all'alba, siamo abbastanza caldi, 5/6 km percorsi a passo svelto, ma dopo poco il babbo è costretto ad accendermi un piccolo focherello all'interno del capanno, mi ero infreddolito.

I merli non tardano ad arrivare, sparo un paio di colpi, il babbo ne fa un discreto mazzo, consumiamo il pranzo frugale, al pomeriggio ci spostiamo piuttosto inumiditi verso un altro lellero, pochi tiri e via per il ritorno, cartucce finite.

A metà? strada ricordo che era avanzato un "pezzetto" di pane, dal tascapane ormai fradicio lo tiro fuori e lo mangio con tanta soddisfazione da rimanermi impresso a tal punto che ancora oggi non disdegno di inumidire il pane in un ruscello e assaporarlo con il ricordo di quella giornata di caccia di 50 anni fa, ma è un altra cosa.

Avete capito bene, il ricordo mio indelebile di quella giornata di caccia con Rimescolo, non furono nè il carniere nè i pochi spari che effettuai, ma il grandissimo sapore di un pane ammollo, avanzato!!!!!!

Non ricordo di aver mai patito la fame, un "pezzeto" di qualcosa si trovava sempre...ho voluto raccontare un episodio che è stato parte integrante della mia adolescenza, che ho vissuto con la caccia e ho tratto da questa, ammirazione e rispetto per tutto ciò che è intrinseco in essa.

Viva i giovani che si avvicinano a questa disciplina, con arte, etica, passione e rispetto.
Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 29/12/2012 - 17:46
Renato sei un GRANDE, scrivi un libro, ho fai una raccolta di tutte queste storie di vita vissuta, della caccia dei bei tempi, quando un cacciatore era visto da tutti in un altro modo.
"Il prete" a casa ne ho ancora uno, lo usavano i miei nonni e mio padre, quando si erà? un pò più poveri, ma più ricchi dentro, ed il vicino di casa se serviva ti allungava una mano, ma no per rubare come oggi.
Saluti Grande Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 29/12/2012 - 19:34
Caro Renato ha ragione Deldue: aspettiamo un tuo libro di ricordi.
Il "prete"... lo avevano i miei genitori. Io scaldavo i piedi con una borraccia militare inglese che mia madre riempiva d'acqua calda e che aveva ricoperto con un panno soffice.
Altri tempi... altra gente...
Ti ricordi com'erano arzigogolati i vetri di mattino con tutti quei cristalli di ghiaccio.  
Pensiamo al domani che è meglio.
Oggi due germani e lunedì vado in un bel posto... chissà?!!!???
Un abbraccio.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 29/12/2012 - 21:15
Caro Renato il tuo bellissimo racconto mi ha riportato indietro negli anni quando anche in umbria i mesi invernali erano veramente freddi e le temperature di notte, quasi sempre, erano parecchio sotto lo zero termico. Quando nei mesi di gennaio e febbraio del 1956, me lo ricordo bene, i spalatori del comune tutte le mattine erano davanti a casa mia per liberare la strada dalla neve che copiosa cadeva tutto il giorno e il freddo era veramente tanto. Mia madre, allora avevamo anche la stufa a legna, tutte le sere prima di ritirarci metteva la brace nella pentola del "prete" e poco dopo tutti andavamo  a letto. Ancora oggi sento il calore e gli odori di quel letto, non nascondo che l'idea di mettere ancora il "prete" mi viene ogni volta che accendo il camino, ahh! quanto mi piacerebbe sentire ancora quel tepore, ma le temperature di questi tempi non fanno battere i denti come allora e, i brontoli di mia moglie, forse, riusciranno a lasciare il "prete", per sempre, nel libro dei ricordi.
L'idea di DELDUE mi piace, raccogliere tanti di questi bellissimi racconti in un libro devo dire che mi piace veramente.....
Un abbraccio e, tanti AUGURI di Buon Anno a Te e Famiglia.

vasco.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 30/12/2012 - 07:53
E' veramente singolare, se ci pensate un attimo, che i ricordi si focalizzino sempre intorno a due elementi significativi, il freddo, e gli odori, i profumi se preferite. Il freddo che chissà? perchè è rimasto scolpito nelle immagini di allora, con quei boschi di gennaio che, alla luce di una pila, sembravano caverne di ghiaccio, con il disagio pungente alle mani e poi, più tardi, ai piedi protetti in maniera come dire, un po' arrangiata, secondo i mezzi di allora. Avevo un paio di stivali di gomma nera, che erano tutto ciò che si poteva reperire all'epoca per un ragazzino di 8-9 anni. Ci si moriva dal freddo e un giorno i primi di ottobre (sic) sull'appennino modenese con un passo di tordi e di merli impressionante davo calci ai sassi per cercare di ridare sensibilità? ai piedi. E poi gli odori, quelli del camino delle grandi case contadine di allora che ci accoglievano nel tempo di caccia, dove nella cucina immensa si viveva la maggior parte della giornata, con l'acquaio di pietra e la madia per il pane. Forse è la mente che appanna il lucore dei ricordi, chissà?, ma sembra che tutto fosse più buono, più vero, certamente più sentito, voluto, vissuto. E nella semplicità? di un letto riscaldato con il "veggio" che altro non era che una versione diversa del "prete", almeno a Firenze, tutto diventa da vivere, da godere attimo per attimo. Certamente come ha detto qualcuno più grande di me "se si intenerisce il core" è perchè non siamo più giovani, ma forse e dico solo forse, pur nella ristrettezza dei mezzi, nella penuria del di più, perchè non è mancato mai quello che veramente serviva, c'era tanta voglia di vivere, contentandosi del poco, che sembrava così bello. E credo sinceramente che chi, beato lui, è giovane oggi, purtroppo non avrà? questa ricchezza che ormai ci appartiene per sempre: quella del ricordo di giorni così diversi nella loro semplicità? da sembrare di un altro mondo e finchè l'odore buono del fumo di un fuoco di legna, alla sera, ci riporterà? a quei giorni, ci sentiremo sempre un po' più vivi. Ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 30/12/2012 - 08:34
Fosse solo quel "pane ammollato" - per Te legato al ricordo...come un filo che tirato...

ripropone sbrogliandola,chiara ed indimenticabile,una matassa di vicende passate...ed ammalia una commozione infrenabile.

Perdonami,non per screditare il Tuo "saggio pane ammollato",ma c'è in questo racconto,forse più che negli altri,l'IMPRONTA di ciò ch'è stato e che NON tornerà? mai più.

Hai cominciato nel ricordare il NATALE di una volta,quello che veniva desiderato,atteso,bramato...quando la tavola era allestita di leccornie diverse...non comuni...quando solo a Natale "si proponeva"un pasto vero,diverso,quando anche NOI credevamo a Babbo Natale.

La "tradizione delle feste di famiglia"...ed i posti vuoti che tanto "rimbombano nel petto quanto le parole sagge" ed i visi a Noi cari...riproposti,al nostro ricordo,in

atteggiamenti soliti e riconosciuti in sequele di atteggiamenti "propri di ognuno".

L'IMPORTANZA del regalo...seppur 'misero'...ma atteso.

Poi...le candele e quella lampada di "rappresentanza" che di regola veniva spenta al termine della cena.

I racconti dello Zio...anche quelli,per me sconosciuti,danno adito alla curiosità? in 'mistero'.

Quel "cardano"...tanto di dialettale ed il 'PRETE',il marchingegno per non far ardere le lenzuola -pesanti,ricordi- e che ricordando la forma delle "cupole" delle chiese sono state battezzate con quel nome -allora il prete era una delle persone più notorie

che incuotevano rispetto e si imponevano alla NS mente,quale pensiero ossessivo da non

trascurare o dimenticare.

Da non dimenticare il "tascapane" e la saggia accuratezza dell'amorevole "mamma" nel

prepararlo...quale regalo da scartare e gioire al momento del bisogno...ogni cibo aveva

un sapore 'proprio' indescrivibile...quale Storia di un 'momento'.

Ed ancora l'unico ed autentico "RIMESCOLO - PADRE -" lasciamelo dire,per il bene che

Ti voglio e per quanta ricercatezza LUI ( e LEI)abbiano adoprato nel 'forgiarTi',quale

persona Tu oggi sei agli occhi di TUTTI.

La SAGGEZZA che Ti rappresenta deriva da questo "mosaico di vita" a cui hanno preso

parte le vicende di vita vissuta al fianco di "quei posti vuoti"...di sicuro la STORIA

E'MAESTRA DI VITA.

Ringraziarti è 'banale'...averTi in cuore...è Storia di vita.

N.B.Di sicuro appoggio l'idea del "LIBRO dei RACCONTI"...del resto il nome di LORD -

per chi non l'ha in mente - è stato da me coniato...come il "Comandante".

Un abbraccio forte e sincero... cicciodelibero.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 30/12/2012 - 16:44
Caro deliberoCICCIO gurda che se il "LORD" scrive il libro dei racconti a te tocca quello delle poesie, magari vendibili entrambi sul nostro sito, e magari parte dell'incasso devoluto proprio alla nostra causa, radiotrasmettitore(radiocollare, chiamatelo come volete) per colombacci.

Saluti
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 30/12/2012 - 17:07
Grande onore davvero a chi ha vissuto momenti semplici ma appaganti, ed oggi nel ricordo ci fa apprezzare con nostalgia sapori persi ma forse dai più giovani nemmeno assaporati. Grande entusiasmo nel leggere questi racconti oppure ascoltati un pò in tutte le nostre famiglie dai più anziani e sempre "Cacciatori".

Credo che il Cacciatore unito alla Semplicità? ed al Contatto diretto con la Natura dia origine a queste belle storie. Ancora oggi rispettando i valori fondamentali si può vivere dei bei momenti da ricordare e trasmettere sentimenti nobili ai più giovani.

Una bella raccolta di questi racconti è davvero un bel ricordo ed uno stile di vita non solo per i più giovani ma anche per chi talvolta non ci rispetta.

Saluti,  Alessio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 30/12/2012 - 22:00
Grazie a tutti coloro che dimostrano interesse, e si emozionano con i miei racconti di vita e di caccia. Grazie perchè avete capito che ciò che scrivo di "getto" è frutto di una realtà? vissuta, semplice, genuina, integra, povera ma dignitosa.

Tutti abbiamo bisogno che ognuno si manifesti nella sua espressività? etica e morale, non per convincere ne per imporre, ma semplicemente per far conoscere (come dice Alessio) uno stile di vita per chi talvolta non ci rispetta.

Grazie Ciccio, la tua sensibilità? e la tua cultura è quanto di più utile possa essere desiderato in un forum di cacciatori specialisti e "speciali".

Per la raccolta dei racconti sono con voi, con le vostre idee, aspettative e progetti.

I racconti sono a disposizione del club del colombaccio, così come eventuali introiti.

Un felice, prospero e sereno 2013
P.S Saluto con ammirazione e rispetto Enrico Gianardi, che sottovoce con la sua delicatezza riesce ogni anno ad elevarsi con le sue iniziative sociali.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 31/12/2012 - 00:23
Caro Renato,

si può essere anche poveri e non è il tuo caso, ma straordinariamente ricchi di valori spirituali e umani e questo è proprio il tuo caso, che ti rende capace di esprimere, con semplicità?, acume e saggezza, le storie e le sensazioni di vita vissuta, proponendole con grande modestia e con altrettanto spirito di osservazione all'attenzione e, soprattutto, alla riflessione degli amici. E gli amici, caro Renato, te ne sono molto grati.

Complimenti e auguri a te, Silvia e Luca per uno splendido 2013.

diego
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 31/12/2012 - 17:25
x ALDORIN DETTO ORESTINO .. DA PARTE DEL COMANDANTE CI PUOI CONTARE ..che non mancherò a tale festa e penso di portare tanti seguaci diavolacci di livorno a tale festa organizzata da Enrico Gianardi, che ammiro   e stimo come persona, anche non conoscendolo ma chi fa del bene al prossimo merita di essere rammentato e stimato fra di noi come persone rare al mondo di oggi ... LORIS..
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 31/12/2012 - 15:58
Caro Renato
facendo cenno ad Enrico Gianardi (ancora una volta...) hai fatto centro.
"Con la sua delicatezza" da 10 anni a questa parte ha donato a nome del club italiano del colombaccio una somma che ha dell'incredibile al Gaslini di Genova.
Con Enrico ho un rapporto d'amicizia privilegiato! Non me ne voglia il nostro Francesco Paci, ma per me Enrico è il "mio" presidente.
A breve Enrico mi comunicherà? la data della sua festa, del suo annuale appuntamento.
E quest'anno sarà? il decennale.
A Gianardi tutti noi dobbiamo una particolare attenzione... e mi spiego meglio.
La festa che Enrico organizza tutti gli anni è denominata Sagra del Club Italiano del Colombaccio... ( o qualcosa di simile), ma purtroppo per lui di espositori o venditori di richiami o materiale annesso alla nostra passione ce n'è stati sempre pochi.
Questo il suo più grande cruccio.
Ecco, quest'anno (ricorre il decennale!!!) chiedo a Voi Toscanacci una particolare attenzione per questo appuntamento e possibilmente una partecipazione numerosa di allevatori-venditori-espositori ecc ecc alla sua festa.
Quando avrò la data certa della sua sagra la comunicherò con dovizia di particolari e fin da ora spero che col Comandante e Rimescolo in testa, ma anche con l'aiuto di tanti altri amici del forum (per esempio Faina che da buon livorbese spero coinvolga tanti "Labronici"), si possa fare felice in nostro mitico Enrico. Insomma... gli si possa noi finalmente fare un bel regalo.
Rendere la sua festa non solo una occasione di beneficenza, ma anche un bell'incontro tra appassionati.
Non penso al Game Fair... non penso al raduno nazionale a Poggibonsi, ma spero in un numeroso intervento di tanti e poi tanti addetti ai lavori con conseguenti buone presenze di appassionati della caccia tradizionale al colombaccio.
Si tratterà? di pubblicizzare bene il tutto e poi il risultato dovrebbe essere gratificante per tutti, in primo luogo per Enrico me merita, stramerita, questa nostra attenzione.
Tutto qua.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 01/01/2013 - 19:19
Non dimentichiamo questo importante impegno, io ci sarò, spero con alcuni amici.

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 19/01/2013 - 21:04
Non aveva ancora due anni Gem, ma già? aveva ampiamente dimostrato eccezionale potenza olfattiva, potenza di lavoro e grandissima passione, caso più unico che raro nella razza Spinone, come purtroppo nei decenni seguenti dovetti amaramente constatare.

Il cacciatore era molto giovane e di conseguenza ancora acerbo, più preso dalle focosità? giovanili che dall'osservazione dei dettagli.

Metà? ottobre, cacciata in una vallatella con pendenze elevate, il cacciatore, dopo un paio d'ore pomeridiane infruttuose, sfiduciato si sedeva a tre quarti delle collinette, il Gem continuava imperterrito a cercare.

Iniziava la sistematica ispezione di un siepone con querce. Arrivato quasi in cima, scomparso dentro, prima che il cacciatore capisse, un vecchio fagiano maschio, sgaggiolando a più non posso, si buttò giù per la collina scoscesa.

Il giovane cacciatore inesperto, rialzatosi in piedi, cuore in tumulto, lasciò andare un paio di colpi ma, data la distanza e la velocità? del vecchio, non capì.

Lo vide arrivare al fosso, sorvolarlo e girare a sinistra dietro a dei pioppi.

Sguardo fisso ma non lo vide sorpassare quel gruppo di piante, ergo doveva essersi rimesso lì.

Scese di corsa i trecento metri scoscesi rischiando di rompersi l'osso del collo, attraversò il fosso ed indirizzò il cane in quel tratto di roveto sovrastato dai pioppi, ma il Gem non ne voleva sapere e tendeva a risalire a monte.

Il nembrotte lo richiamò, lo rimbrottò, si incavolò, alla fine, visto che non c'era modo di far cercare il cane in quel tratto, completamente sfiduciato, lo lasciò fare.

Il Gem risalì risoluto il fosso, a circa 3-4 cento metri andò in ferma, non un muscolo si muoveva, naso al vento, immobile.

Il cacciatore dopo qualche minuto si portò dietro al cane, cercava un punto con visuale ottimale ma un canneto non si voleva spostare. Non pensò minimamente di attraversare il fosso e prendere posizione dall'altra parte.

I minuti passavano, un sudore freddo bagnava la fronte, le braccia incominciavano a tremare, nulla mutava. L'acerbo cacciatore non resse, prese una zolla di terra e la lanciò nel canneto.

Uscì inveendo basso coperto dalle canne, un colpo a vuoto, il vecchio scese lungo il fosso e poi virò a sinistra per un laterale stretto ed interamente coperto da rovi, piante ed arbusti.

Imboccato il fosso laterale, fatto un centinaio di metri, si iniziò una battaglia all'ultimo sangue tra il Gem ed il vecchio fagiano ferito ed oramai non più in grado di volare.

Cinquanta metri dentro al forteto, si sentivano entrambi, poi il Gem usciva sul campo, seguiva l'usta per un 10-20 metri e poi di nuovo giù dentro, e così via.

Era entusiasmante ma anche estenuante. I sole era calato.

Poi il giovane cacciatore si ricordò che a monte vi era una strada da trattore che attraversava il fosso. Lasciò cane e fagiano, si mise a correre e raggiunse l'attraversamento, si piazzò in mezzo, gambe aperte, fucile puntato in basso, e tra se si disse: da qui non passerai!

Li sentiva entrambi mentre procedevano una cinquantina di metri a valle, a tratti. Non arrivavano mai, sembrava un'eternità?. Poi risentì il procedere del cane a pochi metri, i muscoli si tesero, ma il fagiano sembrava scomparso. Improvvisamente il becco e la testa si materializzò fra le gambe, il vecchio tentò una svolastrata a sinistra ma oramai, ferito e sfinito, di poco effetto, ed il giovane cacciatore ebbe facilmente la meglio. Un attimo dopo lo Spinone bianco arancio emerse da quell'intrigo di rovi, erbe ed arbusti ed uscì nello stesso punto, per recuperare soddisfatto il vecchio.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 20/01/2013 - 22:52

Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 20/01/2013 - 01:23
giamp, onore al cacciatore, ora un po' meno giovane e al promettente Spinone per la bella, entusiasmante azione di caccia da te mirabilmente descritta. E' la meravigliosa storia della caccia, il miracolo che si ripete, si rinnova e si ripropone per la gioia del cacciatore e del suo fedele, inseparabile Amico a quattro zampe.

Complimenti.

diego
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 20/01/2013 - 23:03
Da poco tempo ero andato ad abitare in quella zona e, senza importunare, cercavo di prendere contatti e conoscenza con chi ci abitava e con i cacciatori della zona.

Il mio più prossimo vicino, per così dire essendo a circa 300mt, era un tipo un pò originale. Mi dissero, narrandomi degli episodi, pronto anche a passare a vie di fatto se offeso o quant'altro, senza tante remore.

Poi, iniziando a conoscerlo, mi resi conto che era anche un uomo di gran cuore, sia Lui che la Sua famiglia.

Quando passavo avanti casa sua, se lo vedevo, mi fermavo per fare due chiacchiere.

Quel giorno lo vidi col braccio sinistro imbragato al collo, pensai subito che fosse caduto con la moto, dato che non la guidava con la dovuta prudenza e visti i precedenti.

Invece mi raccontò, con la mia massima incredulità? e con il dubbio che mi prendesse in giro, cosa gli era capitato il giorno prima, giorno di apertura della caccia.

In compagnia di altri due amici battevano con i segugi le collinette ad est di casa mia, sul tardi i cani entrarono in una vecchia vigna, di quelle basse poco curata con erba alta tra i filari.

I due compagni erano posizionati in alto, mentre lui si fermò in basso alla fine di un filare.

I segugi, entrati nella vigna, iniziarono qualche scagno. Poi levarono e si scatenò l'inseguimento con tutta la potenza della sinfonia cagnesca.

Il leprone, un maschione vecchio e grosso, prese il filare dove in fondo era posizionato il mio vicino ed, incalcalzato da vicino dai cani, quando si trovò di fronte Giannetto, questo era il suo nome, spiccò un salto andando ad impattarsi sulla sua spalla sinistra e rimanendovi anche aggrappato per qualche secondo.

Mentre mi raccontava cercavo di rimanere serio, conoscendo i suoi trascorsi, ma mi sembrava talmente incredibile che non capivo se mi prendesse in giro.

Poi, conoscendo bene i suoi due compagni di caccia, mi confermarono il tutto e, per diverso tempo, ricordando l'episodio, ci sbellicammo dalle risate, sempre naturalmente in assenza dell'attore principale temendo qualche reazione istintiva e primordiale.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 20/01/2013 - 23:41
Insomma giamp quel fagiano ti ha fatto camminare non poco, conoscendo il territorio marchigiano immagino che sudata fece allora, quel giovane nembrotte. Bello giamp....

Un abbraccio.

vasco
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 21/01/2013 - 12:40
Mah, che vuoi Vasco, a quel tempo, se la memoria non mi inganna, 1.973, non vi erano certo problemi di sudate!

Sai, sono ricordi del passato che ogni tanto riaffiorano, ricordi che rimangono impressi nel profondo dell'ammasso delle cellule neurali (si dirà? così?), ovattati ma indelebili per l'emozioni che hanno a suo tempo suscitato. Ciao.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 25/01/2013 - 19:13
Era la terza/quarta mattinata che scarpinavo dietro la Lilla, setter inglese neanche del tutta pura, nel tentativo di riuscire ad arrivare al covo di quella leprona.

La Lilla si era dimostrata gran specialista sulla lepre e già? mi aveva dato numerose soddisfazioni. Presa la passata non mollava ed una volta arrivata nei pressi del covo ispezionava ogni palmo di terreno e difficilmente gli sfuggiva.

Si lo so, la vera caccia alla lepre è con i segugi, però se si ha la fortuna di avere un cane da ferma con il pallino della lepre il divertimento è grande ugualmente e le soddisfazioni anche.

In più di un'occasione mi dimostrò le sue doti superiori sulla lepre dando della biada anche a squadre di segugisti.

Ma quella lepre sembrava irrangiungibile, mangiava in un campetto di erba medica, attraversava un paio di boschetti, bighellonava vicino l'argine del fiume, entrava in un grande campo di arato, faceva visita alle tre quercie girandovi attorno e poi, in un intreccio indecifrabile di passate, scompariva nel nulla nel gran campo di arato.

Anche quella mattina, più o meno, la Lilla fece la stessa strada, ma quando arrivammo alle tre quercie nell'arato non vi si dilungò più di tanto.

Stranamente rialzò la testa, allargò di un 2-3 cento metri disegnando un semicerchio. Subito mi prese il dubbio che l'avesse levata, ma non uno scagno, arrivò quasi all'argine del fiume, rimise naso a terra, doppiò una recinzione, prese una stradina bianca per un cento metri, saltò in un'altro arato e dopo alcune decine di metri iniziò la sua solita cerca metodica, zolla per zolla, di quando riteneva essere arrivata in vicinanza del covo.

Ero alle stelle, mi aveva fatto faticare una settimana, ma oramai ero certo che fosse lì, era solo questione di minuti, dovevo solo stare attento a mantenere una visuale di ampia gradazione poichè a volte qualcuna tende a sgaiattolare via non vista.

La Lilla accelera un pò con due traverse poi raddrizza verso un palo di fili elettrici, accenna la ferma rompe e salta. Ma stranamente non sento il belare tragico della Lepre. Corro, la Lilla continuava ad annusare a dritta ed a manca tra pezzi di pelliccia e spezzoni di piedi.

Rimango impietrito, il volpone mi aveva preceduto, chissà?, forse anche lui la teneva sotto osservazione da giorni!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 01/02/2013 - 21:13
SANTINO.....
Il fatto risale al settembre 1967, prima licenza di caccia.

Il vecchio e astuto Santino che ho già? citato in un altro racconto, faceva parte della folta schiera di maestri di caccia che avevo l'onore di seguire nelle prime annate venatorie, durante le quali non c'erano limiti di carniere, di orari da rispettare, di silenzi venatori, di involucri che "nascondessero" il fucile, di fondi chiusi che ostacolassero il libero circolare nei terreni altrui, sempre con il massimo rispetto per la proprietà? e per i derivati da essa.

Esisteva una sorta di complicità? con i piccoli proprietari terrieri, o contadini che dir si voglia, spesso erano loro stessi che ti indicavano la presenza di selvatici (nobile stanziale o migratoria).

I cinghiali non avevano ancora fatto la loro comparsa, e quei pochi esemplari di "maremmani" se ne stavano ben nascosti nelle macchie folte e intricate, difficilmente cacciabili e veramente selvatici, erano capaci di avvertire la presenza umana a distanze considerevoli, e con una sbruffata di avvertimento si dileguavano nel folto.

Ma torniamo a quella mattina di settembre che con Santino eravamo a cercar lepre in località? Piaggie/Poggio al Lupo.

Freccia, la canina di Santino, dava voce sulla pastura notturna, in una oliveta tutt'ora esistente, ma ahimè abbandonata e piena di rovi, (ora spesso dimora di cinghiali), e non troppo distanti da noi, ma nel versante opposto della collina, altri due cacciatori stavano probabilmente cercando la stessa lepre, una bella femmina di circa 4 kg.

Santino seguiva la cagna negli spostamenti e suggeriva percorsi e posizione ad entrambi, un vero conoscitore delle abitudini della "baffona".

Alle spalle, a circa due/trecento metri, c'era la riserva del "MARUZZI", che a onor del vero irradiava in territorio libero una bella consistenza di selvaggina nobile stanziale, la storia evidenzierà? che fu un grave errore combattere quelle gestioni private, sull'onda di una paventata speranza di equità? sociale! così non è stato!

A metà? mattinata, sento provenire dalla collina due cani in seguita, cerco di osservare nella direzione della riserva e di seguire la voce dei cani, quando scorgo la leprona che mi viene dritta.

Uno sparo deciso e la capriola tipica del sevatico colpito di "punta", mi fanno sobbalzare di felicità?.

I due cani che evidentemente avevano la padronanza del territorio, non seguirono la traiettoria insolita della lepre ma andarono dritti in riserva, dove normalmente ogni selvatico scovato in terreno libero, cercava rifugio.

Non vi era dubbio, Santino arrivò da me in un baleno, e senza indugio costruì con lo scarpone un covetto dietro una "tignamica" vicino ad un ulivo.

Ti è scappata dal covo mi disse....

Ovviamente di li a poco incontrammo l'altro mio grande maestro che chiamavano "Professore", Perfetto di nome, il quale con grande naturalezza e maestria si limitò a chiedere se la lepre fosse femmina o maschio, senza batter ciglio.

Fra i due non correva grande intesa, ma il compagno di battuta di Perfetto non digerì che avessimo ucciso la lepre palesemente scovata dai suoi cani e fu necessaria la verifica del covetto costruito all'occorrenza.

Alla verifica assisterono il babbo del compagno di Perfetto detto il professore, un altro cacciatore neutrale e il sottoscritto che dovette mostrare il luogo e la spelata della lepre con la traiettoria di fuga dal presunto covo.

Con stupore il vecchio Angiolone e il neutrale Panizzi misero a tacere la presunta frode, io tenni la parte per amor di Santino, ma il Professore non credette alla bufala, sapeva che al Poggio al lupo pascolava una grossa lepre femmina che era facilmente riconoscibile dai cacarelli tondi e chiari.

Con questo racconto non credo di aver fatto torto alla furbizia e scaltrezza di Santino, fu una bella e buffa parentesi, uno strattagemma che riuscì a convincere quasi tutti, ma il PROFESSORE era di un altro spessore....

Non ho conclusioni pretestuose, è la verità?, ad ognuno di voi l'interpretazione giusta per quell'epoca....oggi sarebbe un'assurdità?.

Con rispetto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 02/02/2013 - 00:27
Bel racconto di "Rimescolo" dei tempi che furono. Anche dalle nostre parti allora capitavano, sebbene nella maggior parte vi era rispetto e collaborazione, bischerate simili dovute od a beffe od a mancanze di simpatie personali.

Più o meno in quegli anni cacciavo di frequente nella vallatella sotto casa, che però era frequentata anche da un cacciatore di mezza età? dirimpettaio di collina con i suoi due compagni, invidioso e grande ropiballe, cercava sempre di saltarti davanti.

Quella mattina sentii la classica canizza della levata e li vidi qualche centinaio di metri in basso sulla sinistra. Oramai lepre e cani erano fuori tiro e la furbona veniva proprio nella mia direzione.

Io mi trovavo ad un terzo della collina su di una spianatina e di fronte a circa duecento metri vi erano le tabelle della zona di ripopolamento, a pochi metri un profondo fosso di scolo. Feci due salti e mi catapultai dentro il fosso con il cane.

Poi iniziai a pensare, se gli sparo quell'invidioso mi vede e poi, lui grande ed in compagnia ed io ragazzetto e da solo, me la prenderà? sicuramente. No, mi dissi, la soddisfazione non gliela voglio dare.

Feci arrivare la leprona ad una ventina di metri, balzai fuori dal fosso col cane sbracciando.

Alla furbona momenti gli prende un colpo, gira di botto di 90°, copre in un baleno quei duecento metri, si infila tra le tabelle e se ne va sicura su per la collina della zona di ripopolamento.

Quando il rompiballe arriva vuol sapere perchè non avevo sparato, gli rispondo che avevo il fucile in sicura. Si fà? una risata ma nel profondo amara e si consola sparlando con i suoi compagni dei giovani cacciatori.

Avesse saputo di quanto invece mi sentivo soddisfatto ...
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 02/02/2013 - 00:28
prova
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 02/02/2013 - 21:19
Agire d'istinto, a volte non corrisponde alla giusta risposta che uno vorrebbe dare.

Fra le due azioni vissute, sono convinto che la migliore fosse stata quella di consegnare le prede ai legittimi "scovatori", come spessissimo è risuccesso, ma comunque anche il tuo atteggiamento è risultato pronto, furbesco e di temperamento.

Un saluto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 02/02/2013 - 22:00
Ogni volta che parcheggiavo la macchina in quel posto ( tra l'altro l'unico posto nel raggio di un paio di k.m ) era inevitabile che Lirio venisse a vedere chi era, ma non cera versi ...facevo piu silenzio possibile.. ma lui sembrava mi aspettasse!! E bimbo, mi diceva , allora ne hai prese beccacce??? E rincominciava la solita storia... che quando era giovane lui bastava fare neanche un k.m di macchia per trovarne una diecina, poi quella volta che ne trovo una ventina tutte insieme a sbeciare allo sgrondo del castro del suo maiale e che con una botta ne prese 6 e poi e poi e poi.......io ascoltavo come un bambino ascolta una fiaba e mi immaginavo quello che avevano visto i suoi occhi.... Ma avevo una gran furia di andare a cercare la regina e lui mi teneva li prigioniero dei suoi racconti.. non mollava..Capivo che parlava poco con le persone perche abitava da solo con sua moglie in una casetta parecchio isolata e ogni incontro era una opportunità? di dare sfogo alle sue esperienze passate con quei racconti caricati da una vecchia passione..... Lirio era un uomo secco secco con un nasone gigante, lui diceva ..vedi la natura a voluto che io e la beccaccia ci assomigliassimo...e ci rideva....Il bosco per un raggio di tre o quattro k.m era pieno di viottole fatte da lui, ogni volta mi suggeriva dove cercarla ,di dove passare.. mi diceva poi taglia di li che ti ho fatto una nuova viottola per arrivare a quelle vecchie carbonaie in cima al poggio.....
Erano 6 anni che non andavo piu li in quella zona perche non avevo piu il cane, quest'anno a meta Novembre ci sono andato con Dea ,appena parcheggiato ho notato subito che la casa era tutta sistemata e recintata a dovere, mi sono detto... ma ma Lirio?? poi ho visto due macchine all'interno del cortile.... e poi e uscita una signora che mi dice ... ma non lascerà? mica la macchina li vero??? io rispondo perche da noia?? certo noi non vogliamo cacciatori qui vicino!!! io conto quasi fino a uno e rispondo... mi sa che allora avete scelto il posto sbagliato, prendo la macchina la sposto piu avanti ,la parcheggio alla meno peggio e vado .... appena entro nel bosco capisco che era morto gia da un po il vecchio Lirio.......... il bosco era rientrato in possesso delle belle viottole fatte da lui.....
Un pensiero a un vecchio beccacciaio.
Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 03/02/2013 - 12:10
Concordo con Te "Rimescolo", ma quando si ha a che fare con chi sistematicamente ha fatto della scorrettezza al fine di disturbare la propria condotta è dura mostrarsi eticamente superiore, si sa, siamo uomini!
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/02/2013 - 16:49
D.N.A DA CACCIATORE.
Fin dall'infanzia sono sempre stato attratto da tutta la natura, avendo avuto la fortuna di avere una casa in campagna e stato semplice per me crescere e approfondendo conoscenze e dando risposte a tutte le mie mentali domande..Ho sempre amato il vecchio vivere, il profumo della legna nel camino che lasciava un intenso odore hai panni che vestivo, la nonna che si alzava prima di tutti accendeva il focolaio  e mi preparava la colazione.. La vera colazione secondo me,un buon caffellatte in una bella tazza con fette di pane con su burro e marmellata da lei preparata con cura e con passione. Per dire la verità? ero sempre io il primo a svegliarmi da tanto volevo godermi la campagna andavo a letto con il pensiero e il desiderio che venisse giorno il più presto possibile, ma rimanevo sveglio nel letto in attesa di sentire il minimo rumore nel piano di sotto per poi scendere velocemente a dare un forte abbraccio alla nonna.. un amore indescrivibile.. Facevo colazione, prendevo la mia balestra ( strombola) il mio coltellino uno dei miei bastoni da me intarsiati e uscivo nel fresco del mattino. Che bellezza da tanto volevo fare non sapevo da dove cominciare, e tutti i giorni la solita storia.

La casa era un vecchio casolare enorme nel bel mezzo del bosco e la casa piu vicina ( non abitata) rimaneva ad alcuni chilometri poi il paese ( Castellina Marittima ) era lontano 7 chilometri.. ne avevo di territorio da scorrazzare senza limite, potevo fare quello che volevo nessuno poteva brontolarmi non vedendomi , perche non ero tanto un bravo e buono bambino ma ben si una vera peste con l'argento vivo nella pelle ne combinavo di cotte  e di crude tutti i giorni.
 Ma arriviamo al piccolo Flavino come venivo chiamato in famiglia, pronti si parte ,via su per il monte lungo un piccolo stradello mi facevo ore di cammino scrutando in silenzio tutto quello che mi circondava, che spettacolo la natura dicevo gia a quel tempo..rimanevo ore ad osservare il merlo, il pettirosso e qualsiasi animale volatile o no che incontrassi. Flavino ne a combinate tante che dovrei scrivere per giorni per raccontarle tutte e sicuramente mi scorderei qualcosa quindi ne cito alcune. Una mattina delle tante arrivo in cima al monte Vaso e nel tirar balestrate a dx e sx trovo per terra mezza sotterrata una gigantesca mina anticarro lanciata da un aereo in tempo di guerra non esplosa,era troppo pesa per portarla in braccio come trofeo a casa ,quindi l'unica cosa che mi venne in mente fu farla rotolare giù giù lungo la viottola fino a casa , arrivato vicino a casa dopo un oretta e mezzo di pedate e rotolamenti incomincio a urlare a mio zio che stava vicino alla stalla a tagliare la legna..zio corri vieni e darmi una mano..non vi dico le botte che presi da mio padre quando uscito da casa sentendomi urlare vide la bomba , ma sopratutto vide come la stavo facendo arrivare a casa.
Un altra volta sempre sul Monte Vaso trovai in una fossa franata non so quanti teschi e  ossa buttate li sempre durante la seconda guerra mondiale.. secondo voi cosa penso bene di fare Flavino , be le porto tutte a casa a far vedere alla nonna alla mamma e alle zie...tutte religiose e supestiziose ,immaginatevi voi la reazione..aribotte da orbi.Alla fine me le fecero riportare dove le avevo tolte con tanto di preghiere a acqua santa presa nella chiesa del paese.
Flavino poi e divento Flavio e avevo sempre più man mano che crescevo bisogno di sapere e di conoscere non mi bastava più il pettirosso con la balestra o lacciolo ,avevo bisogno di una quasi arma ,ecco che dopo aver limato il fegato di mio padre non so per quanto,spunto la mia prima carabina a pallini di piombo...Ora si che non mi ferma più nessuno pensai subito , volevo abbatterci un cinghiale poi visto che non gli facevo niente ( PERCHE CI HO PROVATO PIU DI UNA VOLTA) tornai in me dando la caccia a tutto quello che mi capitava nell'occhio, piccioni della nonna,i soliti pettirossi,merli, poi mi venne in mente di andare a tirare hai fagiani all'interno della voliera della riserva di monte Vaso per la contentezza di Gilberto la guardia della riserva. Che pensate che non abbia preso altre botte.. e come. Ma che mi importava a me , io andavo a caccia!!!.. botte e caccia per me andavano bene!! Era piu forte di me, ma proprio non ce la facevo..Non vi dico le lotte fatte perche non mi portavano a caccia i miei zii.. pensandoci bene avevano ragione, diciamola tutta ,non gli davo pace, volevo sparare per forza e cosi tanto per forza che alla età? di 11 anni spunto il mio primo fucile, il calibro 24 a tronchino..immaginatevi voi che cosa mi avevano dato in mano........ Al tempo in cima al monte cera un bel passo e i miei zii avendo la casa proprio sotto il monte andavano sempre li ,chiaramente io con loro..ci mancherebbe!! botte da orbi ..tante da indurre lo zio a darmi le cartucce contate altrimenti le avrei finite tutte in un giorno.
La sera non riuscivo ad addormentarmi per paura che io non mi svegliassi al mattino e gli zii approfittassero per non portarmi , allora trovai la soluzione.. dormivo nel salone proprio davanti al camino, dovevano per forza scaldarsi appena alzati e fare colazione...ed io ero li ..già? belle e pronto...

Flavio e diventato Flavione ed ha ancora stampato in mente tutti gli odori e sapori dei tempi andati.. Ora facendo tesoro del percorso della mia vita sono consapevole di essere nato cacciatore e come tale voglio rimanere fino al mio ultimo respiro.
Poi un giorno vi racconterò il resto.
Un abbraccio a tutti.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/02/2013 - 17:46
Bravo Flavio, e come si dice, anche te hai cagato nel Vaso....

bonaaaaa
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/02/2013 - 18:29
Amico Flavino,Flavio ed infine Flavione,mitico nelle "cappellate"; genuino nelle risorse affettive; intraprendente,con l'incoscienza dei ragazzi,nella scoperta ed annesso "rotolamento" dell'ordigno bellico...fino a casa in allegria di "fuochi d'artificio".Praticamente all'inizio la Tua vita era così "gettonata" - Panino con in

mezzo la Caccia - ma il primo era in genere costito da BOTTE.

Grazie di cuore del Tuo racconto e....penso che ci sia ancora da raccontare.

Un abbraccio cicciodelibero...Tuo fervente "estimatore".
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/02/2013 - 21:26
Amico mio poeta... ti ringrazio dei tuoi complimenti e sono felice che ti sia piaciuto il racconto di una parte della mia vita... Appena avrò un altra aspirazione darò seguito al mio racconto. Per me stesso..per te..Renato ad altri amici.
Un forte abbraccio.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/02/2013 - 16:33
L'ANTICO
Questo appellativo fù coniato per lo zio Luigi,(in realtà? zio di mio padre), perchè con le sue innumerevoli avventure di caccia e di vita ci inoltrava nei tempi andati, con delicatezza e mistero, innescando in me grande curiosità? e ammirazione per le sue gesta, di forte impronta caratteriale oltre che umana.

Un grande maestro di vita, gran tiratore, austero e infaticabile, sempre disponibile a racconti, consigli ed insegnamenti.

Era nato nel 1898! aveva partecipato alle due guerre, nell'ultima delle quali, deportato nei campi di sterminio nazista, incredibilmente sopravvissuto senza traumi, per aver dato libertà? alla sua profonda convinzione di essere e rimanere sempre se stesso in ogni tragica situazione. L'episodio avvenne in una grande mensa dove un soldato tedesco tentò di violentare una ragazza cuoca, non esitò ad intervenire con veemenza, procurando ferite all'aggressore.

Immediatamente arrestato e processato venne assolto per testimonianza diretta delle direttrici tedesche della mensa stessa, e destinato ad esercitare opere di interesse

di bonifica dei fiumi e fossi.

La moglie, (sorella di mio nonno) non mi vedeva tutto e immancabilmente ogni domenica a merenda mi faveva trovare pane bagnato e zucchero, lei diceva che faceva bene, a me piaceva il giusto.

Ma veniamo all'ANTICO, cacciatore. Notizie dell'epoca lo descrivevano come un eccellente colpitore, una sera al rientro dei tordi con 57 cartucce raccolse 54 tordi!! le cartucce non erano sue, ma di un armiere che conoscendolo gli fornì 100 cartucce rivendicando 50 tordi per un notabile del luogo.

Gli rimasero 43 a disposizione per usi propri!!!!!Altri tempi, altre necessità?, altri valori...

Era titolare di un palco per i colombacci sotto il Morticino, in seguito da me rilevato e "armato" fino al 1990.

La prima cattura di quaglia, la prima beccaccia, il primo colombaccio mi è stato offerto da lui con la sua doppietta a cani esterni cal.12 LIEGI, stai attento mi diceva sottovoce: non avere fretta, fallo arrivare a tiro, bada che cura è, piano non ti muovere, stai pronto, tiragli quando è a "pancetta".

Momenti interminabili, ma che si conclusero con la preda che cadeva a paracadute, subito mi disse, bravo gli hai bucato il gozzo...fu quello il primo catturato, praticamente intatto.

Cercai di restituire nel tempo le emozioni che tanto mi avevano incollato ai suoi racconti e alle sue gesta, l'ultima sua uscita risale al 1978, una meravigliosa mattinata d'ottobre, frizzante il giusto, con buone curate e catture.

L'avevo accompagnato in un trampolino davanti al capanno, che veniva utilizzato per soli , pochi eletti, conoscitori artisti.

Zio mi raccomando falli entrare gli dissi quasi con timore reverenziale, eheheheheheh annuì lui, vai vai falli venire.

Al primo branco di una cinquantina, sgranato, tutti in curata, ma con sette/otto in anticipo, sento una coppiola e vedo cadere due capi (dei sette/otto), zio esclamai venivano tutti! e lui di rimando: ma non ti bastavano cinque o sei? l'avevi a tiro è..

Ancora una volta aveva ragione lui, a volte per accontentare gli occhi perdiamo la razionalità? e freddezza che serve per la conclusione dell'azione di caccia.

Altro è per la posa!

Per i giovani lettori consiglio di "insidiare" anziani cacciatori, stimolate il loro sapere e fatevelo concedere, saranno fieri di trasmettervi l'arte e la passione, e voi vi arricchirete anche nell'animo.

Con rispetto ed emozione saluto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/02/2013 - 18:07
Bellissimo Renato.......odori e colori del passato!!!!!! bei tempi i tuoi.........
Grazie per quello che trasmetti..
Con stima ti saluto.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/03/2013 - 16:24
La riserva aveva un chiuso di 80 ettari di macchia con dentro Cinghiali ,Daini, Caprioli e Mufloni...Il mio era un chiodo fisso...prendere un Cinghiale..ormai dopo diversi tentativi era una sfida con me stesso.Il bello e che l'ho volevo prendere vivo....per che era troppo facile prenderlo morto no ????
Spesso ( tutti i giorni ) io e mio cugino Alessio andavamo attorno alla fattoria, noi le chiamavamo giri di perlustrazione..... io al tempo avevo 14 e lui 9 ed avevamo non una vera visione di quello che era la vita chiaramente.. Un giorno eravamo appostati lungo il recinto in un punto strategico secondo noi, si per che era il posto dove Gilberto dava da mangiare hai Cinghiali, lui arrivava con lapino pieno di cibo faceva un paio di versi strani urlando e dal bosco circostante apparivano i Cinghiali, sembrava facile, pensai subito...basta venire qui con un secchio di mele e pane e il gioco e fatto!!!
Quindi la mattina seguente di buon ora si parte per l'operazione Cinghiale,prima cosa arrivammo vicino alla fattoria prendendo una viottola che sbucava proprio sopra la casa di Gilberto, era ad annacquare l'orto ed aveva incominciato da poco, quindi avevamo un bel po di tempo.... di corsa giu verso il punto di ritrovo dei cinghiali del recinto con un secchio per uno di mele e pane. L'arma da adoperare era un pezzo di rete da pesca legato al recinto fino a farlo calare per terra,aspettare che i cinghiali arrivassero per mangiare il cibo messo su la rete e poi via tirarla il piu forte che potevamo....Tra il dire e il fare come sempre ce di mezzo il mare!! Arriviamo sul posto ..facciamo pari o dispari per chi doveva entrare nel recinto a stendere e legare la rete,tocca e me ad entrare..di Cinghiali neanche l'ombra..entro e piazzo il tutto,poi esco ed incomincio a fare il solito verso ,hoihoihoi....e butto un po di mele e pane, dopo poco incomincio a sentire dei rumori nel bosco e vedo spuntare dei Cinghiali,i primi a venire sono enormi..si avventano sul cibo leticando e facendo dei versi, piu in dietro cera una Cinghiala con i suoi cinghialotti..ma non si avvicinavano, allora ci venne in mente di scacciare i grossi brutti prepotenti cinghialoni per far venire i piu piccoli... mattonate ,bastonate urli..ma niente da fare finirono quasi tutto loro e poi si allontanarono... la cinghiala si avvicino ma non mangiava il poco cibo rimasto.. ci guardava ferma immobile e i cinghialotti dietro di lei facevano uguale..tutti fermi...dissi a mio cugino ma che succede?? ad un tratto la cinghiala fece un verso e di corsa tutti i cinghialini vennero e si misero a mangiare,a quel punto detti il via a mio cugino e incominciammo a tirare con tutte le nostre forze..ma erano troppo pesi, niente da fare...aspettammo un po e mentre si allontanavano feci finta di dargli altro cibo tirando una manata di ghiaia sulla rete..dissi a mio cugino pronto.... e appena il primo si avvicino per curiosare ..via urlai e finalmente riuscimmo a tirarlo su.....ma non avevo pensato come toglierlo incastrato tra le rete del recinto e la rete da pesca...incomincio a fare dei versi ...strillava come un matto..la mamma si avvicino dando un paio di fogate verso di noi....ma io e mio cugino non mollavamo la presa... fino al punto che sentimmo un urlo..ma non era la cinghiala ,ma era Gilberto che attratto da tutto quel chiasso venne di corsa a controllare.....
E inutile che vi racconti come andò a finire, botte da mio padre con tanto di punizione terribile..... il divieto assoluto di oltrepassare il recinto della nostra casa....
Quanto avrò resistito a non passarlo........... vi racconterò..piu avanti...
Un abbraccio a tutti...
Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/03/2013 - 17:29
Con Adriano....
Con Adriano ci siamo avvicendati più volte all'impegno associativo, per poi trascorrere felicemente e in armonia, una decina di anni al capanno delle "partacce".

L'appellativo fu coniato dall'amico Ado, circa 4 anni fa, per la mia abitudine di rimproverare i collaboratori, ovviamente non in maniera offensiva.

Adriano era un personaggio, pacato, riflessivo, tuttofare e farebene.

Mi aveva ospitato al suo capanno dopo che, per una scelta nuova di vita lavorativa, mi restò scomodo raggiungere per brevi periodi, il mio capanno situato a sette/otto km dall'abitazione.

Il suo, raggiungibile in cinque minuti, mi permetteva di assaporare quell'ora fatidica e magica dello spollo, per poi raggiungerlo in alcuni pomeriggi e la domenica intera.

Il resto dell'ottobre lo trascorrevo in negozio, a tagliar bistecche.

E pensare che il lavoro precedente, all'industria, mi permetteva di non perdere nemmeno un giorno dell'ottobre e di gran parte delle mie passioni.

Fu una scelta sofferta e desiderata, anche contro il volere della mia fam. ma tant'è che fu fatta e ad oggi è risultata giusta e realizzativa.

Questo lo scrivo per far capire agli amici e ai giovani che la caccia, seppure parte integrante della nostra vita, è subalterna e non impeditiva.

Con Adriano era un piacere condividere le emozioni di caccia, e le stesse giornate di preparativi o di attese, non erano mai vuote.

Con lui iniziammo l'arte del convivio, varie volte mi aspettava dopo l'ora di chiusura del negozio, brace ardente e tavolo imbandito, le carni che portavo "sfrigolavano" già? prima di essere messe sulla graticola, buon gustaio e grande estimatore dei sapori mediterranei, vino compreso.

Paziente oltre misura, preciso e ordinato non considerava mai una cosa terminata, sempre pronto a battere un chiodo, fare una legatura, spuntare un frasca, sistemare una racchetta, un comodo posatoio per i piccioni, una ricercata alimentazione per gli stessi.

Con Adriano avevo l'autorizzazione a sparare ai solitari, non prendeva nemmeno il fucile in mano, avevo la libertà? di dare il via in caso di più individui, mai in competizione, e sempre attento alle mie indicazioni, un Piccolo di statura ma Grande uomo rispettabile e rispettato.

Ma veniamo a quel fine settimana (13/15 novembre) di una decina di anni fa.

Il tempo si era messo a modo, l'alta pressione aveva proposto tre giorni chiari con leggera brezza da nord/est, proprio le condizioni migliori per il nostro capanno.

Unica nota negativa, ma importante: era sabato e per me giornata piena di lavoro.

Il venerdì mi anticipai con la preparazione delle carni , la mattina del sabato alle 4 sono in negozio, preparo di tutto punto il banco, alle sette arriva la moglie (già? si sapeva disimpegnare), parto per Montorsi, ore 7.10 primo branco e poi a seguire fino alle 8.30, ora che mi costringe ad abbandonare.

Corro a casa, un bagno veloce e via al negozio, ad Adriano raccomando di non scendere dal capanno, al ritorno, verso le tredici e trenta si recupereranno i colpiti.

La mattinata corre veloce per il lavoro,(meno male), di ritorno in Montorsi con due bistecche, Adriano mi viene incontro felice e sorridente come non mai.

Allora? domando come è andata e Lui entusiasta mi racconta che la brace è pronta, i colombi sono stati recuperati tutti e ne ha aggiunto un capo!

Ma quanti sono passati chiedo, boh risponde lui, non credo tanti, ma volevo recuperarli tutti....allora mi stupii, oggi capisco il messaggio!

La domenica fu una splendida giornata di caccia con il giusto carniere e la condivisione ampia e desiderata.

Capirete da questo racconto che "con Adriano", la magia del capanno viveva di contorni e valori al di sopra del carniere, con dettagli importanti di amicizia e convivialità?.

Anche Lui come il Moro, ci guarda e ci sta vicino dall'alto dei suoi insegnamenti.
Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 07/03/2013 - 18:21
Complimenti a tutti voi che riuscite a stramettere le vostre avventure e le vostre emozioni scrivendo e facendo goderne tutti noi, GRAZIE.

Concludo scrivendo un pensiero che ho avuto leggendo di un fiato le ultime due avventure.

Ho notato, e penso non solo io, che i racconti li leggo tutti di un fiato e con i cuore in gola, mentre i post dove ci sono le solite discussioni che non sto qui ad elencare, che mi hanno stufato, rifiuto di leggerli non è una cosa voluta ma è come un rigetto della mia mente.

Saluti DELDUE
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 08/03/2013 - 13:30
la Zoppina del campo col traliccio .

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AGOSTO 2010.APPOSTAMENTO PER CACCIA DI SELEZIONE N°188

Massy,swarovsky habicht 7x42,carabina Voere 270w,zaino e tutto l'occorrente per aspettar il capo da prelevare previsto dal piano di abbattimento e consegnatomi dal capoarea.Appostamento 'di terra'

Pomeriggio bellissimo,non afoso per il maestrale che leggero spazza via la calura dei giorni precedenti e rende il clima piacevole e confortante.

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ore 17.30 la giornata si avvia al tramonto e nell'attesa della Femmina adulta di capriolo...i pensieri ripercorrono la mattinata trascorsa con il super amico labronico,lU,sempre nel solito posto,con tanti avvistamenti,meravigliosi da osservare con le ottiche..ma ahimè fuori tiro o perlomeno a distanza nn eticamente corrette per staccar il colpo.Per il Massy-pensiero.

Lei..proprio quella che cervavo..che aspettavo..era apparsa lassù nel campino col traliccio,280 metri telemetrati...con il mio amico Lu..indecisi sul da farsi..lunghi minuti di riflessione e poi il" nn rischiare"l'aveva avuta vinta.Ferire a morte con un colpo maldestro e peggio ancora ferire e nn recuperare il capo,è quanto di + abberrante possa fare un selecontrollore serio e rispettoso delle severe norme del tiro a palla e dell'animale da prelevare.

Per di più con attacchi sopra l'arma non degni di fiducia.

Il dubbio di aver fatto bene o fatto male mi accompagna per buona parte del pomeriggio,in attesa della fatidica ora che tutti i folletti rossi,quasi contemporeanamente escon nel brucar tra stoppie e ributti freschi.

Ligio e severo ordine gerarchico,prima il maschio adulto,superbo e padrone del territorio che deve fare la girata nel suo homerange per il controllo di eventuali intrusori maldesiderati,i maschi giovani o sub adulti...maschi di 1 anno in cerca di femmine e territori per la costruzione del loro home.a seguire tutte le classi di età?,in ordine sparso e in svariate metologie.

Circospetti e sospettosi e sempre sul chi va là? gli eventuali "intrusori" maschietti....guardinghe ed apprensive le femmine adulte con i 2 piccoli a seguito...loro bischerelli e giocherelloni....sottili o femmine giovani,già? pronte per la riproduzione e spesso al centro delle nuove attenzioni di entrambi le classi dei maschi...femmine adulte senza prole,rare ma presenti anche loro nella splendida famiglia del "caprelus caprelus".

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Tutto lo sbinocolare,il fiato sospeso per l'individuamento e il riconoscimento dei capi, porta presto sulla via delle tenebre..il sole si appresta ad andar di là? del mare e come di incanto,nel solito campetto,sotto il solito traliccio,eccola LEI,la femmina giovane della mattina intenta nel brucar i ributti freschi della stoppia.

Sempre solita distanza metro più metro meno ma con andamento deciso nell'avvicinarsi verso il fatidico punto under 200.

si fà? buio alla svelta e lei si avvicina...mi decido....ci siamo e senza esitar molto,avendo preventivamente appoggiato l'arma sull'appoggio,scocco il colpo !

L'animale effettua un balzo in alto e poi prende di corsa verso il poggio entrando ben presto nel fitti della vegetazione.

Quasi buio,decido di nn aspettar i fatidici 10 minuti del dopo colpo e mi avvio verso l'entrata dell'animale nel bosco,certo di trovarla lì a pochi metri con il colpo basso che aveva terminato il proprio "sporco lavoro".

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Una speranza vana.Nulla di nulla sull'anschus,niente tracce di sangue di lì all'entrata nel bosco.Smadonno,ormai è buio,decido di rientrare alla macchina e di lì a poco son per la strada di ritorno.Cellulare,chiamo Renato col cane da traccia,il quale mi dice che la mattina seguente ha un impegno e non può venire per il recupero.Chiamo Fausto,altro selecontrollore col cane da traccia che mi sconsiglia la perdita di tempo perchè la femmina doveva essere lì,a pochi metri nel bosco.Senza traccia di sangue inutile metterci l'hannoveriano.

Mi GIRANO LE PALLE....Quel salto in alto era sicuramente significativo.La mattina seguente,con il mio vecchio,senza cani logicamente,andiam per vedere se piccole tracce fossero rimaste invisibili tra la stoppia nel calar delle tenebre....ma ahimè speranza vana..niente di niente.Mi metto l'anima in pace e spero Dio in una mia padella,senza sfioramenti alcuni..ma....

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Passa agosto e i giorni antecedenti l'apertura generale del 17-09,il mio vecchio decide di fare un'uscita all'appostamento n°188,quello della padella alla capriola,quello del campino col traliccio........al ritorno a casa la prima notizia che mi dà?,è che la capriola è sempre lì....con la gamba ripiegata al ventre,appoggiandosi sui 3 arti rimasti sani e sempre intenta a brucar erbetta dei campetti limitrofi al capanno.La distanza o altro,chissà?....ha indotto pure lui nel nn tirare.

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Da una parte il dispiacere per l'inutili sofferenze inferte all'animale ma da una parte il sapre che se l'era "sbarcata"se pur presa in una gamba,rasserenava un pò il mio umore.

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Passa l'inverno,a febbraio si riprende per il completamento del piano.....altra uscita nel solito appostamento,a rotazione si giran tutti quelli apparteneti al gruppo,sempre la sera,sempre soliti attacchi ballerani per l'ottica sulla carabina.Rieccola...la solita capriola.."Zoppina".. che esce nel solito campetto in alto..col traliccio nel mezzo...solita distanza + o -...solita defragrazione..di nuovo Padella.......

Non è possibile !!!!!! Incazzato nero(che qualcuno nn si alteri...nn son razzista)ripongo il tutto e me ne torno alla macchina deciso straconvinto che il destino ha dettato la sua legge.La "ZOPPINA" deve vivere...........e che così sia ! Ne parlo con l'amico labronico(che nel frattempo è intenzionato sempre + nel prendere l'abilitazione da selecontrollore)ne parlo con mio pà? e con gli altri selecontrollori che possono usufruire dell'apposatmento n°188 :la ZOPPINA merita di vivere.

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L'anno successivo la si vede in compagnia della prole..è divenata Adulta...la gioia che nonostante tutto sia riuscita a condurre una vita normale.....con tanto di gravidanza.

Bene....un'altra annata passa e lei di nuovo con prole e ligi "all'ordine"da me imposto,gli altri portano il dovuto rispetto alla ZOPPINA baciata dalla fortuna per ben 2 volte .

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Sabato 03-03-2013..l'Amico labronico,che nel frattempo ha preso l'abilitazione,viene a casa mia ed insieme decidiamo ove dislocarci per insidiare femmine e sub adulti di capriolo...

appostamento n°188 lui,quello della Zoppina e nell'altro lato del poggio,in linea d'aria a poche centinaia di metri,io..appostamento n°174....

Prima di scendere lui afferma con forza e vigore  : tanto se arriva la Zoppina nn la metto nemmeno nella croce !!!! d'accordo ???  ok LU..vai tranquillo......

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Tramontana sferzante che mi rasa le orecchie,sono su di una altana nn proprio eccelsa,dondolo què e là?,per radio riusciamo a malapena a parlarci,decido di spengere...2 sms con l'amico e poi mi concentro nello sbinocolare..caprioli ne conto quanto 2 mani aperte..di tutte le classi..400 metri..350 metri...vabbè mi godo le visioni..mi godo le palombe ai lelleri..mi godo il muflone M3 di là? del poggio.

Sella bianca,calzette bianche che bruca in compagnia di un maschio adulto di capriolo e 2 femmine.

Gioie della caccia di selezione..osservare gli animali !

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Arriva buio buio..stop...si ripone tutto e si torna a casa!

Scendo dall'altana,infreddolito e con la testa piena delle mille visioni e mi dirigo alla macchina..il tono del messaggio nel tragitto mi fà? soffermare un attimo. "PRESA".

Il colpo nn l'ho sentito per via del forte vento che portava via il colpo....di certo !

Faccio poche centinaia di metri e mi dirigo nella valle alla riscontra di Lu per dare una mano a recuperare l'animale e la sua attrezzatura venatoria.

Lo zaino è già? lì al posto macchina,ove l'ho lasciato..è buio e lo sento venir su..ansimare di fatica...mi dirigo a passo svelto verso lui e lo trovo in un vallino a riprender fiato.

Una cordicella sulla spalla che al margine cinge un capriolo ......sorrido per lui,mi complimento ma lo vedo strano..lo vedo nn entusuiasta come le altre volte che aveva fatto bene.

Stanco..sfinito... ma sopratutto triste.....

Non alza la testa verso di me !

Massy ??!!

dimmi Lu ??

tirami uno schiaffo..anzi tirameli 10 .....dee.........la ZOPPINA ..

non l'ho riconosciuta....

-

cala un silenzio assordante....

Una lacrima  ???

di certo no !!!

Era buio al campino col traliccio dell'appostamento n°188..........
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 08/03/2013 - 17:15
E' una strana passione la nostra, si può soffrire per la cattura di una preda, specialmente quando siamo consapevoli dell'errore, della non volontà?.

Errore che può capitare quando la scarsa visibilità? consiglierebbe di non sparare, anche se è permesso fino a un'ora dopo il tramonto, troppo dico io.

Tutti possono sbagliare da una femmina giovane ad una adulta, ma non se osservata bene e a lungo in condizioni di visibilità? ottimale, con ottiche e "lunga" appropriata.

Immagino la vostra delusione, ma per i dettagli e le particolarità? raccontate credo che nessuno avrebbe potuto fare diversamente, un selettore all'oscuro della storia, l'avrebbe considerato un abbattimento sanitario.

Buon proseguimento, ma credo che la carabina di Massy, necessiti di taratura....

Vai Massy, che racconti come questo fanno riflettere,

un caro saluto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 08/03/2013 - 21:30
Riallacciando il discorso si Flavio e la sua infanzia che mi ricorda anche un po la mia, apparte la passaggiate da piccolo con il nonno che altro non erano che i primi rudimenti della caccia(trappole, scrocchi, invisciature.....)ho in mente fatti:

- Uno che ancora mia madre mi racconta e cioe aver chiesto non sò bene per quanto tempo tutti i giorni la mattina appena alzato, la mitica doppietta con cartucce e cartuccera che veniva reclamizzata in tv che non sparava proprio niente ma faceva solo rumre, la risposta di mia madre era sempre quella DOMANI, sino ache mio padre una mattima disse e mo basta co sto tormento compragli questo giocattolo e basta non si puo più sentire sta lamentala tutte le mattine.

- Secondo aver rotto i coglioni a tutti i piccioni del mio paese e non solo praticamente da sempre, e i pomeriggi che avrei dovuto studiare chiuso in cameretta a far finta di sparare a qualsiasi uccello volasse in aria, e la produzione di fischi ricavata da due fondelli di cartuccia.

Quando uno nasce cosi muore anche cosi orgogliosamente e per sempre CACCIATORE.

DELDUE
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/03/2013 - 08:03
la rondine e il fusone

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il venerdì ha da sempre un profumo particolare...sin dagli arbori della mia vita lavorativa,notturna(woman and girl) e venatoria,il venerdì è sempre stato un giorno particolare e intenso da viversi.

Ci si prepara al sabato di caccia,urgono preparativi...piani e pippe mentali sul dove e come andare e fare.

Magico,per me è sempre stato magico.

Ora come allora,nulla è cambiato..difatti venerdì 08.03 2013 già? assaporavo un uscita al daino con tutto il mio ambaradan da selecontrollore (da nn confodermi con lo stereotitipo cacciatore di ungulati sud tirolese,crucco e/o trentino munito di cappello con piuma di cedrone,loden e madari pure fiocchino alla camicia.....NO,quello nn sono io)

tant'è che spinto pure dalla bramosia di una nuova scommessa su colombacci (ma questa è un'altra storia) del venerdì mattina,alle 18.30 mi metto a preparare tutto il Paje pronto per l'uscita dell'alba dell'indomani...

E vuoi vedere che sabato nn deve passare un cliente a fare quel pezzetto alla fresa ???  detto fatto,il vecchio me lo comunica prorio mentre mi accingevo ad andar a metter gasolio....

grrrr....e vabbè...onore e rispetto per i 46 anni lavorativi di babbo Piero,lascio a lui il diritto-dovere di andar nel bosco.Io rimango in officina.Non esulto di gioia ma nemmeno mi fustigo....andrò il pomeriggio,mi dico tra me e me !

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Come di consueto il sabato la sveglia suona una 15 ina di minuti + tardi,tantè che all1 7.20 son fuori dai miei 4 epagneul a far fare loro bisognini e sgranchitina di gambe......

Una controllatina alle voliere (dovrei pulirle un pò..ma aspetto smetta di piovere) e dopo 15 minuti mi riavvio verso l'entrata della ditta

opsss...una rondine ??!!!!!  miii..guarda te son già? arrivate  (a dire il vero era un baelstruccio)......

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la visione mi rallegrava,ammetto..un senso di primavera attraversa tutto me !

tricche ballacche in officina,fresa,tornio etc etc etc..che manco voglio ricordare,il cliente che puntuale come orologio svizzero arriva...lo sistemo alla svelta,lo impacchetto e lo rispedisco....

ovvià?à?.....mi dico,ora mi dedico alla ricarica!!!

le macchine vanno,lui è andato via contento...metto su un pò di polvere sulle 30.06 per il tiro al cinghialino e aspeto che torni il mì vecchio !

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Appena il tempo di pensarlo che arriva l'l200 al cancello..babbo e Beppe al fianco

....l'aria nn mi sembra delle più serene,rimescolo per la mi testa!

Difatti,Piero nn fà? a tempo a scendere che già? mi comincia a dire "tutto c'è successo stamani!!!!  !

Io mi avvicino e lui,con Beppe visibilmente afflitto e contrariato inizia a narrarmi il " betseller mattutino".

2 colpi mio pà?,partiti alla "dio bono",cioè con la furia di mettere dentro la croce per il poco spazio del sito,buttati lì nel giro di 2 minuti ad un gruppo di Daini.......risultato chiasso e basta !

Beppe e te ??  chiedo io ??
parla Beppe :
La femmina di Daino  mi è apparsa all'improvviso mentre ero lì che guardavo il palco splendido pulito del capriolo maschio adulto che mi ronzava attorno dalle 6.00!!!

M'è presa la furia,l'ho inquadrata ed ho lasciato proprio mentre entrava nel bosco !!!

mi sembrava che........70 80 metri....se la carabina non è di fuori come un cammello qualcosa devo averle fatto...dice lui !

--

scendo dopo 10 minuti e vado sul punto del colpo..

sangue

è. è.. è.. allora ti ho preso (sussurra beppe)

mi dirigo ove lei è scomparsa nel bosco e seguo le tracce di sangue,senz al'arma dietro (doppia scemenza,gli sussurroio calmo e senza alterarmi.....)

50 metri e lei è in terra,in vita a "diacè",mi vede e schizza via come un fulmine..ma tu vedessi come andava...m'è sembrato di vederle una gamba ciondoloni..ma andava come una saetta...!

alchè son ritornato verso il capanno..tanto questa va via...racconta Bepp...tu vedessi come andava ?!!!!1

Tanto ora ho da andare alla COOP con la mi moglie e poi comunque quella (la daina) è andata via arzilla arzilla

--

Lo guardo e già? un pò il sangue ribolliva....le 9.25 di mattina nn si può rischiar di lasciar un animale ferito agonizzant enle bosco.

CAxxO..Beppe  !!!!!???  ti rendi conto che l'hai presa e potrebbe essere giù nel borro a 3-400 metri da dove ti è ripartita e te te ne sbatti le palle perchè hai da andare alla coop ??

Maremma maiala..un si può fare di queste cazzate,con tono nn proprio tranquillo !

è uno spregio all'animale..almeno proviamoci ??!!!!!!!

Piero tace e ascolta il torpiloquio.

Macchèèèèèèèèèèèèèè....dice Lui..Beppe.....è andata viaa...gli ho rotto un zampuccio al ginocchioooooo.....

purtroppo l'"ignoranza culturale di noi cacciatori deficita enormemente sul proseguo della nostra attività?)

chissà? a quest'ora dove è entrata..nel demanio di certo !

Volto le spalle stizzito come una ghiandaia,entro in officina e chiamo diretto senza indugi il mio amico Renato...abilitato al recupero di ungulati feriti.

Cane da traccia e tanta volontà? mi spingono a non mollare.

3 parole con lui,Renato,grande amico di mio babbo che mi ha visto nascere (spesso mi ricorda di mio pà? all'indomani del fattaccio del mio concepimento...)..grande colombaio di vecchia data,di quelli che orgasmano nel manovrare i colombacci per farli posare e che lascian agli altri il boom.

Se si è messa ferma a "diacè" (seduta,allistrata) dopo 50 metri nn ha solo l'arto fratturato...il cacciatore esperto che parla,Renato al telefono..non quello della Coop(tra l'altro bravissima persona ma.....)

e alle 10 l'appuntamento per andar a tentare il recupero è stabilito.

Piero acconsente soddisfatto alla mia innata caparbietà?(però lui rimane a far le cose dell'orto..)

--

partiamo in 3 anzi 3 e mezzo..Beppe,io,Renato e Birbina, bassottina pelo forte.La grinta che gli si legge negli ochhi.

45 minutI e siam in zona.

Scendiamo giù in una strada abborrata che nn vi dico e una volta fermati,Renato inizia pa preparazione dell'occorrente.

La lunga,guinzaglio lungo 7-8 metri di cuoio per tenere a bada la Bassottina sulla traccia

2 bubboli se eventualmente fosse costretto a lasciarla per poi ritrovarla(nn di rado si allontanano dietro l'animale ferito che poi crolla a km e loro rimangan lì a far ..cena)

Zainetto con moduli da compilare

Carabina 30-30 a mò di winchester che,per l'assoluto stupore,affida a me.

--

Massy,stammi dietro come una mignatta..io devo assecondare la canina macchia o non macchia..e se siarriva lì e l'animale è ancora in vita..certamente nns tà? a salutarci..devi esser pronto !

Cazzo,penso tra me e me,a leva,col colpo nel caricatore,alla vista prima devo armare e prtare il colpo in canna e poi far boom...

sai dove passa l'animale..a Larderello !!!

2 rondini ci passan sopra la testa..le scorgiamo sia io che gli altri:sperima siano di buon auspicio,sussurriamo ..

Decidiamo di partire dal punto in cui l'animale si è rialzato,dopo il colpo,ed è fuggito come una saetta!Decide il conduttore,grande Reanto.

cerchiam di arrivar lì facendoci largo tra macchia gazzina e "strappaborse" e già? la bassottina inizia ad aumentare il passo,agitarsi.

Ecco ,l'ha già? sentita...dice Renato.

pochi metri e arriviamoin una grande spulita,grande sviaggio di daini e cinghiali,sottobosco praticamente ripulito dal transito.

Ecco ..era per lì a diacè ??  afferma Beppe

Birbina,sempre al guinzaglio,già? era a snariciare lì intorno.
Come una fotografia mentale stà? rivedendo il tutto.

Renato........ecco il sangue..ecco ..ecco...

Che occhio penso tra me e me...

Birbina prende una direzione.....un fulmine..Renato la segue...

ecco dell'altro sangue...

La canina romba di veemenza...

ora comincio a vederle pure io...

stò a fianco Renato..

non lo mollo....

lei,Birbina la bassottina avanti..Renato con 4 metri di guinzaglio..e al fianco io con il fucile di John Whaine..l'altro quasi alla coop...

una sbarza..la si prende di traverso..si scivola

L'animale prima ha puntato in alto poi...

poi..siccome ferito a morte chiaramente a preso all'ingiù..nel terreno scosceso a favore....fiancando il poggetto e dirigendosi verso il borro.

è un susseguirsi si agitazione convulsa.....le dà? guizaglio e la piccola si dirige verso il borro

Io nn mollo......

Renato la incita cautamente...da registrarsi il dialogo tra i 2..

"vai Bellina..vai che ci siamo...piano piano  che un ce la faccioo !!!"

ho il cuore a 2000...
stento a tener il loro passo

scivola Renato e io dietro lui quasi li finisco adosso..la carabina rivolta all'alto

la coop è dietro silente

siamo quasi al fosso..la macchia aumenta di brutto

un trattoio...

un flash..miraggio o realtà? ?

no no no..no ..è una sagoma nel mezzo...

"eccola urlo io "

mi imbraccio...cerco di metterre in mezzo tacca-mirino la sagoma

il Daino era lì....a 7-8 metri dentro il roveto lungo il trattoio

ma è inerme..immobile sull'ultimo respiro da lui esalato !!

Un'esplosione di gioia....

ce l'abbiamo fatta !!!!

Renato si volta verso di me con la bocca all'orecchi..sudato e rogato all'inverosimile !

l'abbaiata a fermo della piccolina..mordace verace veemente come un leone e piccola come una zanzara !

è lì che morde il sedere della bestia esamine..morDe e rimorde ancora senza mai staccarsi !
complimenti del conduttore alla piccola grande eroina...la soddisfazione del completamento di una azione di caccia degna di esser chiamata tale.

Lì immobile sull'altura a pochi metri da loro,assisto al connubio cane-padrone e la gioa-soddisfazione di entrambi per questa grnade azione.

Rimango senza parole,rimango col grumo alla gola,rimango con le gambe impietrite : mi Emoziono,Renato si rivolge a me,ed io,come davanti ad un film dramamtico,NON riesco a spiccicar parola se nn singhiozzando.
Ebbene si..il tutto,tutta l'azione di caccia mi ha commosso !
La prima volta in vita mia che partecipo attivamente ad un recupero...e poi con successo !!

Rivedo per un attimo la diffidenza e la mancata fiducia nel ritrovare la bestia,rivedo il silenzio prima e la spinta morale del mi vecchio dopo quando ho deciso di partire,rivedo le parole di Renato,saggio e cacciatore....rivedo Beppe e la Coop

tralascio i particolari del recupero,della fatica immane per tirar fuiro la preda di lì...fino al punto ove poter arrivar con la macchina

1000 volte più il valore di un'azione del genere che 100 colpi ad altrettanti animali.

..vi chiederete...ma nn doveva essere una daina per beppe ??

èèèèè ...si..vispi ed arguti....memoria ferrea..

ma Beppe e altri come lui,ahimè dovevano andare alla COOP.......

--

starring : Beppe(nome di fantasia),Renato conduttore reale.. Birba bassottina fantastica pure lei reale ...rondini e fusone..da sempre meraviglie della natura

ps ordine puramente random.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/03/2013 - 13:50
Bravo Renato (omonimo), ma soprattutto bravo Colombaiosenese (Massy) per aver saputo interpretare l'anschus, e con determinazione aver messo in moto la macchina del recupero.

L'etica vuole che sia recuperato ogni tipo di selvatico ferito o abbattuto, in qualsiasi disciplina di caccia.

Chi spara nel mucchio o senza il dovere del recupero non è degno della nostra categoria.

Che maturi anche da questo piccolo "pianerottolo", la cultura e il dovere del recupero, con ogni mezzo e in ogni situazione, questo è il mio messaggio, e quando leggo di racconti come il tuo, apprezzo molto, anche se dovrebbe essere una pratica "normale".

Davvero una bella testimonianza di un'azione degna di rispetto.

Alla prossima, con ammirazione

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 11/03/2013 - 15:18
Gratifica molto e forse anche di più,non per vanità?,sapere che esistono cacciatori che ne sanno di quel valore aggiunto e apprezzano  ........sopratutto apprezzano,sapendo di cosa stiamo parlando !
grazie Renato "Rimescolo" per i tuoi pensieri !
..e sorvolate chiudendo 2 occhi sulla grammatica insulsa  :D    nemmen lontano parente di Wilbur Smith   :
massy....
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 20/03/2013 - 17:19
PELE'...
Pelè era un setter Laverack, bianco nero, che avevo acquistato quando aveva 40 giorni, da un allevatore di Follonica.

Il nome che gli avevo regalato era solo un desiderio e un omaggio timido in onore del grandissimo calciatore brasiliano. Chissà? che questo suono del richiamo vocale non l'abbia gratificato e responsabilizzato, tanto da regalarmi meravigliose emozioni di caccia. Il suo metodo di cerca era coinvolgente, espressivo e caldo, il suo portamento regale, la sua obbedienza e il suo legame indiscutibile, la ferma solida, il riporto impeccabile. Ho già? raccontato di lui, ma quello che scrivo oggi è una testimonianza di affetto più ampia, in ricordo degli amici Ivan, Giovanni e del vecchio Rimescolo.

Il racconto è datato apertura di caccia del 1975, con Pelè che aveva poco più di un anno. Ben allenato e nel pieno delle forze, ci accingiamo a consumare una calda giornata di fine estate a fagiani nelle colline del mio paese, l'apertura generale della caccia! il rito si ripete! lungamente atteso da sempre!

Conosco due o tre posti, già? testati, nei quali v'è presenza di piccole covate di fagiani, già? sviluppati, da 7/8 etti in su.

Siamo in quattro "fucili" con il solo cucciolone che ci delizierà? nel corso della giornata, speciale e indimenticabile.

Il terreno è arido ma umido per la rugiada mattutina, il cane non realizza...gli amici non seguono allertati ne fiduciosi, il babbo invece sa di Pelè e conosce le difficoltà? ambientali. Arriva l'ora della colazione, ci sediamo all'ombra di un pino, in prossimità? di un piccolo vigneto.

Pelè è seduto insieme a noi, ansima e chiede continuamente acqua. Per non caricarmi di troppe responsabilità?, i due amici mi dicono che è normale, è un cucciolo, che vuoi pretendere...non si immaginano che da lì a poco inizieranno le danze!

Consumiamo pane, pomodoro e salumi, dopo mi dirigo verso la vigna per due chicchi d'uva, e Pelè nel seguirmi avventa il selvatico e si blocca in ferma.

Gli altri seguono l'azione e si avvicinano, il meno paziente è Ivan, mi ripete di farlo volare, io indugio, conosco il cane, lo accarezzo, lo spingo, ma il maschio di fagiano non vola fino a quando non decido di farmi avanti al cane.

L'insegnamento che avevo avuto per l'addestramento era quello di non forzare mai il cane per l'involo del selvatico e così feci anche in seguito.

Il primo capo fu incarnierato con un facile riporto, la giornata proseguì fra lo stupore degli amici, Pelè si comportò da vero campione, ausiliare ineccepibile e insuperabile fra ferme e riporti.

Verso sera, affrontò l'ultimo terrazzamento alternato da rovi, con la determinazione di un soggetto raro e irripetibile (per la giovane età?). Andò in ferma, ci avvicinammo e partì una femmina "vecchia", fu colpita e il cane non si mosse di un centimetro, calpesto avanti a lui e mi vola un'altra femmina, che colpisco.

Solo allora Pelè iniziò il recupero dall'ultima caduta, con meraviglia e grande trasporto emotivo degli amici e del babbo che sapeva...ma non in modo così bello e coinvolgente del grandissimo Pelè.

Altre uscite di caccia seguirono, anche con gli amici, sempre confortate e accompagnate da un legame e una intesa gestuale e vocale rara, un bel "testone" di setter Laverack, dagli occhi languidi che non lasciava niente al caso, sempre generoso e ispezionatore di ogni "rimessa" o pascolo.

A volte provavo a gettare il selvatico abbattuto in qualche anfratto, a sua insaputa, e proseguivo il cammino, dopo un po me lo vedevo apparire con la preda in bocca come a dire: ma che lo avevi perso?

Ho allevato tanti cani, più che altro da seguita, ma PELE'(setter) e BAFFO (segugio) hanno avuto il dono della complicità?, della capacità? e dell'affetto, che io credo di aver saputo ricambiare con l'amore.

Ogni cacciatore giovane dovrebbe avvalersi della complicità? e della condivisione delle azioni di caccia, allevando il cane che meglio si integra con la tipologia di caccia che intende esercitare.

Buona lettura, con rispetto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 22/03/2013 - 14:04
..ogni cacciatore che si rispetti..ogni cacciatore che merita di essere chiamato tale e nn solo per la quantità? di prede prese,ha una storia..un affetto..un ricordo particolare legato e riconducibile al nostro inseparabile Fido,e perchè no ai nostri insepaabili volantini !

Baffo..Pelè..Argo..Ettore..Nestore..il Verde...Diesel e mille altri nomi,razze e specie resterann per sempre dentro ognuno di noi.. nell'olimpo degli Dei.
Come altri han già? proposto in passato..perchè tutta questa "letteratura del cuore" non vada dispersa sarebbe grande cosa il riportare queste "speciali scritture" in un book (libro).. veramente emozionante !  (stasera mi sento buono dentro... :-)  )
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 04/04/2013 - 23:32
Fine anni sessanta, maggio/giugno, era la prima volta che il guardia mi portava alla posta notturna alla volpe.

Nei giorni precedenti aveva studiato il percorso, eravamo lungo il fiume, luna piena, mi aveva preparato un covo di erbe come sedile su un crociale di una quercia ad un 5-6mt di altezza, mi diede la lozione antizanzare e mi disse che quando sarebbe arrivata dovevo stare assolutamente immobile perchè qualsiasi minimo rumore l'avrebbe messa in allarme. Lui si sarebbe appostato sul boschetto un pò a monte.

Per fortuna che a quell'età? non vi erano problemi di crampi e mal di schiena, comunque la posizione non era delle più comode ma mi sforzavo di non muovermi. Ero seduto con le gambe ciondoloni a cavallo del grosso ramo sul covo di erbe con la schiena poggiata al tronco ed il fucile tenuto di traverso con la punta delle canne in basso a sinistra del grosso ramo.

Passarono un paio di ore, sarà? stato poco prima di mezzanotte, sento un leggero fruscio un pò avanti lungo il fiume. Muscoli tutti tesi, respiro ridotto al minimo, e la vedo arrivare lenta e guardinga. Ogni qualche passo si ferma, annusa ed avanza.

Ce l'ho proprio sotto di me, la visibilità? con la luna piena ed il terreno chiaro dell'argine del fiume è ottima, ha lunghe mammelle, si porta alla mia destra, non riesco ad indirizzargli il fucile, il grosso ramo mi è di ostacolo, debbo portare le canne a destra del ramo su cui ero accavallato.

Con la massima cautela inizio la manovra, lentissimamente alzo le canne per scavallare il ramo, ce l'ho quasi fatta, gli ultimi centimetri e poi posso sparare, un leggerissimo fruscio, la punta delle canne incontra le foglie di un rametto, mi si gela il sangue, la volpona alza il naso annusa ed in un attimo scompare. Fregato.

Quando torna il guardia non so come fare per dirglielo, ma poi confesso.
Poi, tornando verso la macchina, il guardia prende un pescatore di frodo con il tramaglio, non so se poi mandò avanti il verbale, allora c'era una certa tolleranza.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 01/05/2013 - 22:49
CACCIA ALLA VOLPE
Una tipologia di caccia, che merita di essere ricordata e descritta, per i giovani che non hanno e probabilmente non avranno modo di esercitarla nei tempi e nei modi di un passato ormai lontano.

Senza ombra di dubbio una delle cacce più difficili da interpretare, molto coinvolgente, da condividere con i segugi e con le abitudini ambientali del selvatico.

Ho praticato questa disciplina (con i cani), fin dal primo porto d'armi, e devo ammettere che le prime uscite non sortivano i risultati che desideravo.

Alcune volte, bensì avessi, allora, un super udito e una attenta osservazione della posta, dicevo alcune volte mi arrivava la canizza vicino e della volpe nemmeno l'ombra.

Sembrava un fantasma che normalmente si andava a materializzare da "PINO".

PINO era un cacciatore di pelo (volpe, lepre, cinghiale)molto tranquillo, mai sudato, mai visto correre, che in questa particolare forma di caccia, non aveva rivali.

Sempre dotato di ottimi cani, era solito scioglierli da una strada e dopo con la dovuta calma si dirigeva nei punti strategici e aspettava l'incontro con il "fantasma" che quasi sempre colpiva. Erano i miei primi passi, e non nascondo che avevo fretta di realizzare, domandavo una posta buona, ero attento ai consigli e ligio ai doveri, ma volevo sparare e "PINO" mi faceva un po rabbia e invidia, sparava quasi sempre lui.

In seguito, crescendo, ho imparato anche da lui alcune tecniche e astuzie per concretizzare e neutralizzare la volpe, mentre per la caccia al cinghiale ho avuto altri maestri. Nonostante ciò abbiamo cacciato nella solita squadra di cinghialai per tanti anni, con diversità? di vedute, scontri anche aspri, ma convintamente rispettosi delle esperienze di entrambi.

Ma torniamo alla emozionante tecnica di caccia alla volpe con i segugi, sia in estate che inverno, quella che descriverò la ricordo molto volentieri.

Partecipavano a questa battuta anche due guardie di una riserva di caccia, ormai deceduti entrambi, (racconto datato 1968/69).

IL luogo prescelto era il "Porione", la mattinata di gennaio era fredda e umida, "PINO" mi consigliò di andare a presidiare una "buca" (tana), che le volpi avevano ricavato in una scarpata di una strada sterrata, in mezzo ad una grande estenzione di macchia mediterranea.

Per raggiungere il posto, abbastanza scabroso, si doveva essere giovani ed io allora lo ero.

In poco tempo sono in posizione, osservazione abbastanza sufficiente e doppietta pronta e carica con piombo del 2 (veccioni).

La canizza non tarda a scovare il grosso maschio che prima di dirigersi alla tana si diverte a scorrazzare in lungo e in largo il bosco nell'intento di confondere i cani. Più volte mi passò vicino, senza scoprirsi, e altre volte percorse la solita "pista" con lo scopo di intricare la seguita dei cani, mescolandone gli odori e complicandone l'avvicinamento. Finalmente, quando i cani avevano rallentato la seguita, eccolo apparire molto circospetto ma deciso ad infilarsi fra le rocce della scarpata. La rosata lo colpi in pieno ad una distanza di una ventina di metri, il maschio di volpe rimase fulminato sul posto.

Mi avvicinai e lo raccolsi con stupore, aveva una pelliccia lucida e voluminosa, di colore grigio fulvo e sfumature di nero sul muso e sulle zampe, la coda molto "gonfia" terminava con un un ciuffo di colore bianco lattato.

Non la feci mordere dai cani, per il timore che la potessero spelare, e la portai sulla strada. Di lì a poco arrivò Pino e una delle guardie della riserva che alla vista del grosso maschio esclamarono un gradito "BRAVO" rivolto a me.

All'epoca usava vendere le pelliccie "conciate", che venivano impiegate per adornare i colli delle giacche o dei cappotti sia maschili che femminili, e il mio pensiero corse veloce immaginando quella meravigliosa pelliccia al collo della ragazza o della mamma, ma altrettanto veloce fu la richiesta che mi fece il capo guardia per l'intero soggetto, per farlo imbalsamare e donarlo al Conte Della Gherardesca.

Ricordo che non ebbi nemmeno il tempo per riflettere, perchè aggiunse che in cambio mi avrebbe concesso un paio di rientri serali ai tordi in Monte Pitti (in riserva).

Immaginate voi la risposta, l'egoismo personale prese il sopravvento sul nobile pensiero iniziale, ed accettai senza indugio l'offerta, che fu mantenuta e vissuta con l'entusiasmo di quel periodo. Altre pellicce di volpi ebbero destinazioni diverse, altrettanto belle, ma quel volpone del "PORIONE" è rimasto l'esemplare per eccellenza del pelo e per la varietà? del colore.

La cultura della concia della pelle di volpe, non viene più condivisa, anzi oggi è contrastata e vietata da un mondo animalista che non permette ostentazioni.

Permettetemi di affermare che la caccia alla volpe, tradizionale con i cani da seguita è e rimarrà? intesa e considerata come una disciplina di forti emozioni, impegnativa e degna di un vero cacciatore, da esercitare anche con lo scopo di contenimento e a  salvaguardia della selvaggina nobile stanziale.

Con rispetto saluto,
Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 06/05/2013 - 21:02
La passione, ogni uno di noi a le sua e le vive alla sua maniera....

Io ho la fortuna di averne due che si dividano per stagioni di per stesso... ho la caccia che mi prende la mente da Settembre a tutto Gennaio e poi ho la pesca che incomincia da Febbraio fine alla fine di Agosto, quindi posso tranquillamente viverle a pieno dedicandomi per ogni una con tutto me stesso...
Dopo alcuni tentavi di catturare la prima Orata di inizio stagione una mattina.......
Sveglia alle 4 del mattino per recarmi al solito bar dove da anni ci diamo appuntamento tra amici, ad aspettarmi era il Falleni detto Famfa e l'amico Enrico nostro allievo ancora vergine anche se va a pesca da una vita non ho mai visto all'azione due Diavolacci come noi..... Arriviamo sul posto a la mattina si prospetta bella solata anche se ancora fredda visto che siamo all'inizio della primavera, ci mettiamo a pescare ad una ventina di metri di distanza uno da l'altro, ormai abbiamo già? fatto diverse prove dove di questi tempi in passato prendiamo le prime  Orate ma dopo le terza uscita non ne avevamo prese punte degne di farsi chiamare Orate avevamo preso solo alcune di piccola taglia.
Ma quella mattina Nettuno volle premiare i sogni di un pescatore e guarda caso il fortunato fu proprio io... annesco tre canne a granchio ..dico non voglio pesciotti ...dopo una decina di minuti di pesca ecco che una delle mie Hulk ( note canne da pesca)si "accuccia".. ferro in un battito di ciglia e capisco subito di aver arpionato un bel pesce..dopo alcuni minuti di "lotta" porto a terra la mia prima orata di inizio stagione 3,800 kg, ma Nettuno oggi si rileva un vero scialone dandomi la possibilità? di ferrare subito dopo un altro bel pesce e poi tocca al Famfa e di nuovo io ..ancora il Famfa...eravamo davanti ad un montone di orate Big di entratura affamate...Enrico addetto a quel punto al guadino (rassegnato ma felice) per ciò che gli si mostrava hai suoi occhi in tre ore di pesca poso a terra 16 pesci per il peso complessivo di 29 kg , incredulo e stupito faceva delle facce che ci faceva morire dalle risate..ecco che spunto il sopra nome "cucciolo".
Da li in poi abbiamo incominciato a fare delle belle pescate ogni giorno, delle volte pese e delle volte un po piu leggere ma sempre da mettere in memoria...................
Buon inizio stagione..............................
un racconto e un racconto...sempre caccia e!!!!
Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 22/05/2013 - 18:24
Grande EnricoC, sei tornato tra noi a raccontarci emozioni da te vissute, il mio assoluto rispetto, ma come sai la mia filosofia di vita e di caccia è un po diversa, come è diverso il metro per la misurazione di una grandezza.

Ciònonostante vorrei conoscerti per farti apprezzare ed emozionarti per cose più "umili" e "leggere", che fanno anch'esse parte della grandiosità? di un uomo sia esso cacciatore o portatore di prede, poeta o sognatore, artista o manovale, dignitosamente vivente.

Con assoluto rispetto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 23/05/2013 - 16:33
Grazie Enrico, bel racconto di caccia sul Roncisvalle.... delle volte ci sono racconti che parlando di altre terre in altre nazioni ci sembrano piu fantasiosi e belli dei nostri racconti italiani.....secondo me, a noi cacciatori italiani ci piace il vecchio vivere e in nazioni come la Spagna Francia ed altre in materia della caccia e tradizione avendo radici piu robuste delle nostre ancora si respira quell'odore di vera caccia paesana o cittadina senza subire l'ingiurie della "civiltà? moderna"..
Povera Italia...
Grazie ancora del tuo racconto.
Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 23/05/2013 - 18:31
Mi dispiace EnricoC, gli appuntamenti che vorrei onorare sono a Poggibonsi e a Genova da

Enrico Gianardi per la nobile causa che ha sposato.

Ma continuerò a leggerti, con interesse e curiosità?.

Un caro saluto,

Rimescolo
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 24/05/2013 - 11:40
A
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 24/05/2013 - 11:43
Ancora con sapori e colori del passato....grazie Enrico..... il pianto delle Poiane la dice lunga............
Io Enrico avrei fatto come te ..credimi........ sparando alla luna!!!
Un abbraccio
Flavio
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 15/09/2013 - 20:20
Dodici anni suonati, una gran carriera alle spalle, una cagna che sarebbe stata sufficiente a due cacciatori per una intera giornata, tanta era la potenza , la passione e la generosità?. Recuperatrice formidabile tanto che non ho mai capito come facesse a recuperare in pochi minuti un capo in ogni posto anche senza assistere direttamente allo sparo, la mia Flok, Kurzhaar di grandissima genealogia nata a casa insieme ad 11 fratelli e sorelle, rivelatisi altrettanto bravi, dall'accoppiamento di due grandi soggetti cacciatori acquistati a suo tempo da cuccioli anch'essi dopo uno studio stressante di genealogie e risultati delle prove di lavoro nazionali ed internazionali durato un paio d'anni.

Al decimo anno ebbe il primo vero grande calo fisico.

All'undicesimo un'intervento chirurgico che naturalmente contribui negativamente.

Ora, da diversi mesi, dormiva quasi sempre salvo qualche sbaccaiata di notte se si accorgeva che qualche ospite indesiderato era nei pressi della recinzione. Qualche giretto intorno casa ma dopo pochi minuti rientrava nel cortile. Sorda come una campana.

Come tutti i grandi ausiliari che danno tanto finiscono presto.

Stamattina mi son detto, voglio portarla a fare due passi che probabile sia la sua ultima apertura. Convinto di doverla riportare a casa al massimo nel giro di mezzora.
Esco nel cortile, dormiva nella cuccia in legno, un paio di colpi con lo scarpone per svegliarla, e mi venne in mente quando capiva, e se del caso si preparava, dai movimenti che io facevo dentro casa se mi stavo preparando per andare a caccia od al lavoro!

Appena vede il fucile un paio di uggiolate. Mi precede di una quindicina di metri lungo la stradina, strano, cammina sicura, nessuna incertezza.

Con passo lento ma continuo cerca con pignoleria un'usta in ogni filo d'erba, in ogni zolla.
Entro in uno sporco (incolto) con erbacce di media altezza e qualche cespuglio. Nascosta dai cespugli la perdo di vista. La rivedo 30 metri più sù su passata di fagiano ed indirizzava verso il bosco che in quel punto è in forte pendenza.

Mi son detto, glielo devo, ed uno scatto di reni per portarmi a tiro perchè in genere il fagiano smaliziato, quando arriva in prossimità? del bosco, vi si butta a capofitto.

Difatti a dieci metri dal bosco la fagiana, nonostante la cagna fosse a debita distanza, si leva per infilarsi tra le chiome.

Una stoccata aiutata da una dispersante stronca il volo facendola piombare sopra una fitta spinara di biscanci, fuori dalla vista della Flok.

Non vado subito a recuperare data la caduta secca della fagiana, preferisco far finire l'esplorazione dello sporco, ci potrebbe essere qualche altro inquilino.

Dopo circa dieci minuti, non avendo trovato altro, entro con circospezione, dato le dolorose punture dei suoi spini, nella fitta spinara cercando con gli occhi in alto, la cagna mi segue. Naturalmente non l'avevo invitata ad entrare per evitargli fatiche oramai poco sostenibili.

Dopo pochi metri, la fagiana, ferita tra le punte della spinara, alla mia vista si butta giù in terra e la perdo.

Arriva Flok, s'inoltra nella spinara, prende la passata e la perdo di vista.

Faccio fatica a scendere nel ripido ed a trovare dei punti di passaggio. Una prima scivolata con battuta di chiappe.

Due abbai gutturali e cupi, segno che ha individuato la preda ma che non riesce ad entrare per prenderla, cerco ancora di scendere ed altra battuta di chiappe, mi fermo in ascolto. Dopo un pò sento il frusciare della cagna in risalita, la vedo, in bocca ha la fagiana. Arriva ai miei piedi e me la deposita delicatamente e mi guarda. Io non ho parole ma una lacrima di commozione sì.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 15/09/2013 - 22:29
Ma una bella tagliata di chianina, io si, e tu..... sono certo che l'avrai ricompensata a dovere povera bestiola. Che bella cosa un cane per amico.

Ciao giamp, complimenti per l'azione meritevole di applausi.
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vecchio Forum - 17/09/2013 - 11:06
La sera d'inverno, con ancora negli occhi il riverbero del sole precipitato giù dai colli di Campagnatico, mentre s'accendono le luci e tu percorri piano le stradine strette del borgo antico per raggiungere il nastro d'asfalto che ti ripoterà? a casa. E d'un tratto le narici si riempiono del profumo grato di un fuoco di legna, che si nasconde dietro le luci tremule delle finestre aperte nella pietra. Odore di ginepro, di scopa, che sa dei mille sapori della macchia. E L'animo si perde, la giornata è finita e quell'odore chiama alla memoria giornate andate ma mai dimenticate, volti sorridenti arrossati di vino che non ci sono più e l'eco dispersa di risate antiche gonfia di malinconia i pensieri e rallenti, ti vorresti fermare, perché quel profumo che sa di vite passate non ti abbandonasse mai.
Titolo: Re:RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: giamp50 - 07/12/2013 - 22:12
Più di 40 anni son passati ma ancora ricordo la tremenda gaffe che stavo per combinare.
Si, a quel tempo avevo i miei due spinoni e credo fosse marzo, stavo battendo dei fossi tra le colline marchigiane quando improvvisamente due Marzaiole, almeno credevo, mi sfrecciarono sopra la testa, venendo da dietro, e dopo un lungo volo a semicerchio si buttarono giù in un laghetto agricolo a poca distanza da una casa colonica.
Iniziai immediatamente la risalita della collina con l'obiettivo di portarmi sotto l'argine basso del laghetto così da non essere scoperto dalle due anatre in modo da poterle sorprendere sull'acqua.
Forse impiegai una ventina di minuti, a quel tempo le gambe andavano veloci, ero sotto l'argine, misi i guinzagli ai cani, strisciai fino a scoprire l'acqua, rimasi di stucco, tutto il laghetto era pieno di anatre, anatre domestiche di tutti i tipi.
Ed ora che faccio, mi chiedevo!
Da giovane inesperto pensavo che le due marzaiole fossero in mezzo a tutte quelle papere da qualche parte ma, per quanto mi sforzavo non riuscivo ad individuarle.
Dopo un pò, colto da impazienza, mi alzai in piedi ed iniziai a girare intorno al laghetto sicuro che le due marzaiole, spaventate dalla presenza mia e dei cani si sarebbero palesate alzandosi in volo.
Avevo già percorso una metà dell'argine ma le due non si decidevano a volare ne riuscivo a distinguerle dalle altre, già il dubbio che fossero ripartite senza che io le avessi notate mi assillava.
In quel mentre dalla casa adiacente arrivò un uomo di mezzetà, era il guardiano del podere, e mi gridò:
"stai attento che ci sono le anatre da richiamo di Sor Checco!"
Mi prese un mezzo accidente e ringraziai il Padreterno che le anatre non si fossero alzate in volo.
Figuriamoci se avessi ammazzato le anatre volantine del Sor Checco, gran cacciatore di nobile famiglia, detentore di grande Nocetta e di Guazzo, ed in passato di Roccolo, mi sarebbe convenuto espatriare, gli sghignazzi mi avrebbero accompagnato in Paese per decenni. 
Titolo: Re:RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Rimescolo - 17/02/2014 - 23:00
Inverno 1978/1979....

Il racconto che mi appresto a scrivere risale a molto tempo fa, un tempo nel quale facevano notizia le "imprese" dei cacciatori del paese, siano stati essi adulti o giovanissimi, bravi o meno bravi, "scafati" o "neofiti", per il semplice motivo che erano parte integrante del tessuto sociale della comunità.
Non avevamo giudizi o pregiudizi indirizzati contro e disprezzanti come succede in tempi moderni, eppure mi sento di affermare che non eravamo certo migliori di oggi, almeno dal punto di vista della conoscenza e della maturità culturale accresciuta responsabilmente, della materia, in un contesto sicuramente più ampio del concetto di prelievo sostenibile di selvaggina.
A quei tempi l'obbiettivo di un giovane cacciatore come me, (cresciuto in mezzo a tanti maestri), era quello di misurarsi e dimostrare che avevo seguito i consigli e gli insegnamenti da loro donati.
L'impegno che assumevo era tale che poteva sembrare eccessivo per l'esercizio di una disciplina di caccia, al cinghiale, concepita soprattutto come possesso di una preda da spartire a fini alimentari.

Ma veniamo al racconto, ricordo di un venerdì molto umido, con terreno adatto a scoprirne i passaggi di ungulati.
Non avevo molta esperienza ne approfonditi insegnamenti per questo selvatico che si era "affacciato" nei nostri territori da poco tempo, in compenso avevo un occhio ispezionatore molto sviluppato e non tardai nell'ispezione consigliata dal "Bertucci", (un cugino di Rimescolo, molto burbero ed esigente ma ottimo cacciatore), a scoprire il transito di un grosso cinghiale, rivelatosi poi maschio, con un evidente malformazione ad una zampa anteriore.
La "traccia" risultava anomala, l'impronta era caratterizzata da un "unghiolo" verticale divaricato.
La sera del venerdì riferisco la scoperta, ma non garantisco la sosta e quindi la presenza del solengo nel territorio ispezionato, e viene deciso di organizzare per il giorno successivo, sabato, una battuta distante tre o quattro km più a nord.
Più a nord era il terrorio dei maestri Eugenio ed Ernesto (abitavano in campagna), i quali oltre che amici, erano e non solo per me, dei punti fermi di riferimento, utilizzavano anche dei "mezzi" cani  per lo scovo, mezzi perchè erano piccoli e bravi a metà!
Il gruppo dei "paesani" composto da quattro amici e parenti, compreso Rimescolo, avevano acquistato LILLA, una segugia nero focata, pelo forte, molto lunga nella cerca e nella seguita, ottimo timbro di voce, intelligente e capace di affezionarsi ad ognuno, un tantino insufficiente nell'abbaio a fermo. Successivamente risulterà un ottimo acquisto per la squadra, condiviso anche dai primi dubbiosi, morirà di vecchiaia dopo un brillante percorso venatorio a beneficio della nascente squadra di cinghialai.

Ritorniamo alla battuta che ricordiamo svolgersi più a nord, e precisamente all'aione, a ridosso del Monte Calvi (632 m s.l.v), Lilla viene sciolta su una traversata dela notte, e si dirige decisa con marcata vocalità, verso sud, direzione le ferruzze.
A seguirla siamo in tre o quattro, ricordo bene del Bertucci, del nipote Renzo e di Ernesto che apparirà subito dopo che ebbi la fortuna della cattura del solengo.
Un particolare molto importante e determinante per la cattura fu in quel frangente, il comportamento che assunsi, e cioè:
- mi soffermai quando, seguendo Lilla nella passata verso lo scovo, giudicai prossimo lo scovo del cinghiale e interessante il "trattoio" dova mi trovavo, con buone possibilità di tiro.
Andò esattamente come mi ero immaginato, e il colpo che indirizzai fù mortale per il solengo.
Arrivò per primo Ernesto, si espresse con un sorriso di compiacimento misto a sottolineare la mia astuzia e felice intuito, di tutt'altra natura furono i commenti di alcuni componenti la squadra, ma la mia soddisfazione non venne offuscata soprattutto perchè da un esame attento della carcassa risultò essere il cinghiale che avevo tracciato il giorno prima in Montorsi, a 4 km di distanza, un verro che aveva una zampa anteriore ferita da alcuni anni, con un impedimento superficiale ma evidenziato da una postura anormale di adattamento.
Con il passare del tempo è cambiato il mio atteggiamento, mi spiego meglio, l'insegnamento dei cacciatori di allora era improntato allo studio dei luoghi, dei comportamenti dei selvatici, della conoscenza dei cani, della fiducia in noi stessi allo scopo principale di catturare il selvatico, qualunque esso fosse stato, per dividerlo con altri o da soli per scopo alimentare.
Successivamente con l'avvento di selvaggina grossa, e con la necessità di organizzarsi in squadre di cacciatori è maturata una cultura più ampia di socialità e condivisione di emozioni di caccia fra gruppi.
Ecco allora il rispetto del tiro e della cattura non solo come fine ultimo, ma ricerca di metodologie ed di etiche conformi alle nuove risultanze oggettive.
Ovviamente il desiderio e la voglia dello sparo o della cattura non deve mai venire meno per nessun cacciatore, ma sia questa accompagnata da un sano e rispettoso atteggiamento di condivisione e non di mero egoismo soggettivo.

Lilla e il solengo delle "ferruzze", un racconto vero che fece parlare il paese, e fece coniare a Eugenio, rivolgendosi ai componenti la squadra, la frase: quando sparano RENATO E MAURO, preparate il palo!
Espressione che significava cinghiale catturato, il palo serviva per il trasporto a spalla.
I tempi sono cambiati, i riflessi sono calati, ma soprattutto è calato l'udito, fondamentale per avvertire l'arrivo o la presenza dei selvatici, si dice a ragione che i cinghiali si catturano con l'orecchio, e i colombacci con l'occhio....
Spero di non avervi annoiato oltre il limite, perchè avrei ancora qualcosa da raccontare....

con rispetto,
Rimescolo


 

Titolo: Re:RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Diego Baccarelli - 18/02/2014 - 22:51
E noi, caro Renato, nel rallegrarci con te per il felice racconto e.....soprattutto, per il perfetto centro realizzato sul solengo, aspettiamo ansiosi il tuo prossimo racconto.
Ciao e a presto.
diego
Titolo: Re:RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Rimescolo - 27/03/2014 - 21:15
Giornata d'inverno con Marcello

Il racconto è stato vissuto intorno all'anno 200/2001 e vuole ricordare una delle numerose avventure di caccia alla beccaccia con gli amici specialisti, uno di questi Marcello si distingue per il carattere, la sapienza, la peculiarità e lo stile.
Rifiuta da sempre l'aspetto (non consentito)e maledice chi pratica questa penosa forma di prelievo della regina del bosco, inutile scrivere che chi non è della sua opinione, non va a fargli compagnia per boschi.
Non entra mai nella macchia per poche ore, ma sempre dall'alba al tramonto e con al seguito il "tascapane" con i viveri per la giornata, suoi e del cane, una boccia d'acqua e 1/4 di litro di vino rosso generoso che accompagni la pancetta o la rosticciana di maiale rigorosamente cotta alla brace nell'ora che va da mezzogiorno all'una. Marcello è meticoloso, e quando si avvicina l'ora di pranzo si procura una forcella, preferibilmente di scopa o di orniello, che servirà per infilzare la carne prescelta, salcicce comprese. Pane fresco di forno e alla fine siccome è anche "ghiotto", una noce non manca mai e soprattutto il dolce, che sia cioccolata o panforte,  panettone o pandoro poco importa, basta che sia dolce.
Marcello è un omone, sul metro e ottanta, con i suoi 95 kg di peso corporeo è un bel daffare per i suoi ginocchi, tant'è che spesso si aiuta con un bastone, dritto e leggero, non pensate di vedergli un bastone storto e pesante, no lui lo cerca dritto e leggero e sa sempre dove e come trovarlo...e lo trova. Le sue gambe hanno percorso migliaia di km per boschi e tagliate, sempre accompagnato dai suoi fedeli ausiliari, siano essi stati setter inglesi, pointer, o bracchi tedeschi, specialisti e specializzati, in cerca di beccacce.
Non ha mai amato grandi "combriccole", ben che abbia avuto tanti estimatori e amici, e la maggior parte delle giornate di caccia le ha trascorse e vissute insieme al suo amico inseparabile Franco, detto Coltellino, da poco tempo, ormai passato a miglior vita.
Il periodo che mi appresto a descrivere e a ricordare con tanta emozione e rispetto per gli attori coinvolti, per l'ambiente boschivo molto impegnativo, e per il degno e soddisfacente risultato finale, ci riporta in salita verso il Romitorio, Poggio Coronato, da S.Carlo, paese alle pendici del Monte Calvi.
Marcello vive tutt'ora a S.Vincenzo (LI) ma ormai da diversi anni, per raggiunti limiti d'età, non frequenta più attività venatorie, ma solamente meritati riposi e vacanze estive montane, con la moglie Rina.
Siamo alla fine di novembre, una telefonata mi raggiunge e concordiamo una uscita a beccacce con Dik, setter inglese bianco nero, taglia grossa, un bel "testone" e tanta, tantissima capacità di cerca e trattamento della regina in punta di piedi.
Il lavoro nella macelleria mi permette di assentarmi per alcune fughe di caccia, la moglie ormai è sicura di se e ha ricevuto una padronanza del mestiere che le permette di esercitare la vendita al dettaglio delle carni che mi premuro anticipatamente di disporgli nel banco frigo.
Orgoglioso di averla inoltrata in si grande responsabilità ed averne colto di riflesso e direttamente i risultati positivi, parto per l'avventura con Marcello, non prima di aver preparato salcicce (da me amorevolmente prodotte nel laboratorio), e rosticciana che metteremo a "sfrigolare" sulla brace a metà giornata.
Le sette, ora stabilita per la partenza, mi vede puntuale davanti al palazzo dove abita Marcello, che ovviamente si fa trovare pronto, con il pane fresco e il dolce, e con Dik che sembra non capire la mia presenza.
Più tardi, a metà mattinata, sembrò che ci conoscessimo da sempre, una vera delizia vederlo in opera, con accostamenti e ferme a "bloccare" la regina, quasi a ipnotizzarla, e con alcuni riporti decisi e rapidi.
Dimenticavo un dettaglio importante, Marcello mi invitò a usare un suo vecchio automatico cal. 12, (oppure glielo chiesi io, non ricordo)con canna da 60 cilindrica, e ad utilizzare cartucce caricate da lui, miste a qualche dispersante con piombo n°8 di JK6, la regina non avrebbe sofferto se investita da quelle rosate, e così fù.
La mattinata era decisamente fredda  e leggermente umida, decidemmo di affrontare i monti che vanno da S.Carlo verso Sassetta,  lato solatio, a ridosso della tramontana che soffiava leggera, in quota. Alle venelle incontrammo la prima beccaccia, una regina che aveva l'"argigno" da alcuni giorni in quel luogo e che era già stata scoperta in precedenza da Dik, il quale non esitò a bloccarla nella rimessa facilitandomi il tiro. Dik riporta e Marcello di pochi complimenti mi guarda come a dire lo sapevo, bravo, e si continua l'ascesa verso il romitorio. A ridosso del monte, in perfetta armonia di ambiente misto a rocce e toppe di macchia mediterranea, con sfondo di un paesaggio avvolgente vista mare, il campano di Dik resta muto.
Marcello, complice una sordità maturata durante gli anni di lavoro alla Solvay, e non ultimo alle numerose cartucce sparate alla regina del bosco, con risultati esilaranti per alcune performance ottenute nella lunghissima esperienza vissuta.
Marcello ama ricordare spesso che è stato uno dei pochi specialisti che abbiano avuto la possibilità di fare una coppiola "piena" e due "scempie" a regine involate contemporaneamente sotto la ferma del cane, bravissimo, i miei più sinceri complimenti.
Ma torniamo al campano che Marcello aveva disposto sotto il petto di Dik, tramite una "braca" artigianale di "vacchetta" che veniva indossata dal cane per evitare disturbi sonori all'orecchio  e per far sentire al conduttore la posizione dell'ausiliare in cerca.
Mi soffermo sul campano di Dik perchè era veramente da bovino adulto, forse acquistato in montagna durante le vacanze estive. Emetteva un suono cupo tipo don dorodon don .....ma facile da seguire e tale da non disturbare le regine che forse  lo confondevano come fosse indossato da mucche al pascolo!
Il campano era muto, e quando si verificava questa particolarità Marcello e ogni cacciatore specialista di beccacce, si accerta emettendo un leggero fischio di richiamo del cane, fiuuu fiuuu, e se questo non si muove o accenna un den, o don del campano, significa che il cane è in ferma sul selvatico.
Abbiamo localizzato il punto di silenzio, conosco il territorio, mi dirigo in fretta in una radura poco distante, Marcello accosta il cane e ad un mio segnale di pronto fa involare la beccaccia che colpisco facilmente. Dik riporta la regina al padrone e dopo i soliti sufficienti compiacimenti si riparte per la collacchia, dove è prevista una sosta pranzo a base di carne che avevo preparato di primo mattino.
Il pomeriggio vede Marcello a passeggio per le strade delle loppole, mentre Dik che nel frattempo si è fidato di me, mi porta ad ispezionare ancora delle rimesse.
La terza regina che avevamo "levato" in tarda mattinata, prima della pausa pranzo, era ritornata sulle sua, termine usato dai beccacciai per definire un ritorno della stessa, di sua spontanea volontà, nello stesso luogo dove era stata involata in precedenza.
Marcello dalla sua saggezza ed esperienza, era lì piazzato a mia insaputa, e con mia profonda e incommisurata soddisfazione, con un tiro di stoccata conquista la terza regina della giornata, la più bella, desiderata e assaporata.
Non abbiamo più spazio per le nostre emozioni, decidiamo di incamminarci per il ritorno, un lungo ritorno nel quale anche Dik sembra essere sazio e saturo di felicità, ci segue a trotterello in silenzio, il campano è stato tolto e il lavoro è terminato.
Il cammino è contornato da ricordi di azioni di caccia e di incontri fortuiti con altri selvatici, un branco rumoroso di colombacci, un lellero pieno di merli che si cibavano dei suoi frutti, un cinghiale che non voleva scappare ma che sembrava volesse giocare con il cane da ferma, uno scoiattolo curioso che saltellava sopra la querce, un temporale che ci aveva bagnato ecc..ecc..
Arrivammo a casa che era ormai l'imbrunire, anche un poco stanchi per il percorso ripido e variegato che avevamo ispezionato con Dik durante la giornata, ma sereni e felici di aver trascorso insieme momenti di autentica passione ed arte, di condivisione e realizzazione di emozioni, con Marcello, Dik, io, le regine e la maestosa natura, in assoluta tranquillità. Grazie Marcello

Titolo: Re:RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vasco - 28/03/2014 - 14:22
.....E grazie Renato.
Titolo: Re:RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: giamp50 - 01/04/2014 - 20:40
e la storia continua rinnovandosi ... nella speranza che nuove avventure si fissino nella memoria tramutandosi in nuovi racconti.

Ida 4° del Zeffiro, drahthaar di quasi tre mesi in ferma su fiocco.
Titolo: Re:RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Rimescolo - 02/04/2014 - 14:35
Bellissima!!!
Titolo: Re:RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: giamp50 - 02/04/2014 - 22:15
Grazie dell'apprezzamento Rimescolo,
speriamo che venga fuori anche brava.
Saluti.
Titolo: Re:RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Vasco - 02/04/2014 - 22:41
Allora è arrivata, bella e "elegante" usavo anch'io con il setter il sistema fiocco per iniziare la ferma, via ora ricomincia un'altra avventura, spero di vederla all'opera. I miei sinceri auguri a IDA e al "vecchio" Giamp.
Un forte abbraccio.
vasco
Titolo: Re:RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Rimescolo - 07/04/2014 - 20:40
Altra giornata con Marcello


L'amico Marcello, come già descritto in altro racconto, era uno specialista della caccia alla beccaccia, e come gran parte di questa nobile ELITE', disdegnava dividere con altri che non fossero degni conoscitori e rispettosi passionisti.
Il motivo è da ricercare ed accettare nella più assoluta certezza, della sobrietà e della gelosia che Marcello esprimeva verso quei cacciatori che non si approcciavano con la regina, nella maniera che lui considerava "vangelica". Ben che mi avesse visto crescere e fosse stato grande amico del vecchio Rimescolo , e della mia famiglia, non fummo mai attratti l'uno dall'altro in modo continuativo, complice la mia ricerca continua verso ogni forma di caccia di terra che mi attraeva oltre misura. Con i vantaggi che ottenevo dalle varie discipline, oggi a lepri, domani a fagiani, dopodomani a tordi, poi colombacci, poi d'estate c'era la caccia alla volpe ecc..ecc.., il tutto in piena libertà e con l'ausilio dei cani dello zio Giovanni.... non mi attraeva ancora la "Regina".
Ad oggi, in assoluta verità e consapevolezza, posso sostenere, dopo averla praticata per un buon tempo con l'amico Enrico, e per un breve periodo con Marcello, che la caccia alla regina del bosco è la più appagante, intrigante, passionale, sempre se condivisa con il proprio cane da ferma e con i migliori amici, dall'alba al tramonto, con tascapane a tracolla e fucile a spalla.
Il fucile più adatto per questa disciplina, a mio avviso, è la doppietta o il vovrapposto, cal.12, con canne da 60cm strozzature 4/2.
Riconosco e non mi vergogno di raccontare che in passato molto lontano, non ho avuto la possibilità di scelta di più armi, e la fortuna mia naturale mi permetteva di cacciare quasi tutti i selvatici con il cal.20 ( che ancora oggi a volte utilizzo, un vecchio Beretta A.300).
Il motivo pratico dell'utilizzo più appropriato dell'arma a due canne, è relativo al caricamento di ognuna con piombature e cariche diverse, in prima canna piombo 9/8 caricata con polvere DN( sparpagliona) e SIDNA o SIPE in seconda canna, più precise e più spinte, con piombo n° 7.
Resta da capire come potessero sfuggire a cartucce caricate senza contenitore, e con semplici borre di sughero o di feltro, orlatura tonda e pressioni quasi sempre soggettive, allora venivano accettate le varie ipotesi di insuccesso, oggi la ricerca esasperata  per il raggiungimento della preda ad ogni costo, ci mette nelle condizioni di subire le tecnologie e la scienza applicata alle armi e ai caricamenti dei proiettili. Abbiamo perso il gusto del dubbio....e della ricerca.

Marcello in tarda età si è "fidato", abbiamo concordato e vissuto giornate meravigliose insieme a Dik, suo ultimo artista, eccellente interprete di numerose azioni di caccia alla beccaccia.
L'avventura che sto per raccontare (anche se il mio adorabile cucciolo di springer me lo vorrebbe impedire, forse per gelosia, o più verosimilmente perchè vuole uscire in giardino, si è stufato che io stia al computer a scrivere di altri), è datata di un periodo fine Natalizio, intorno al 2000, sulle colline Sassetane, direzione Castagneto Carducci.
Conosco abbastanza bene il territorio, più che altro per averci insidiato colombacci sia svernanti che novembrini (code di migrazione), ma Marcello conosce ogni anfratto di bosco, misto a cerri, querce, lecci, carpini, ornelli, castagni, scope, corbezzoli, ginepri, sughere, tagliate, ed intervallato da stradicciole più o meno larghe, e fossati con rivoli d'acqua e due sorgenti, la fonte delle Loppole, e la fonte all'Oppio, passando per il sughericcio , la collacchia, il sodino e le gualazzine .
Territorio che la regina gradiva molto e in questo periodo dell'anno vi faceva sempre visita e sosta.
Un altra "pensione dorata" per la beccaccia era il poggio coronato, un po scomodo da raggiungere ma mai privo di questo meraviglioso e gradito ospite.
Ricordo benissimo di averci fatto una bella padella con Dik in ferma verso di me, beccaccia bloccata a circa 5/6 metri, che in un baleno si incolonnò e si dileguò dopo un colpo di stoccata del sottoscritto andato a vuoto. Altre beccacce ci hanno onorato in quel posto,ma quella non si trovò più...
Titolo: Re:RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Rimescolo - 07/04/2014 - 20:42
Solito appuntamento a S.Vincenzo e via di nuovo con viveri da me preparati "srupolosamente", (più tardi capirete) da cuocere sulla brace, forse ancora alla collacchia, tradizionale punto di ristoro.
Il mio adorabile cucciolo di springer spaniel, di 9 mesi, color bianco fegato insiste nel suo atteggiamento di ostacolo alla scrittura, la moglie acconsente, decido di farlo uscire....ha sostituito la dolce Aida, breton di 7 anni morta per aver contratto la lehismania.
Buk a dire il vero ha sostituito il mitico "Baffo", che ha vissuto in casa per ben 18 anni, mentre Aida viveva nel suo box in giardino, e solo saltuariamente faceva visita alla vicinissima sala da pranzo....
Alle ore sette, puntualmente mi faccio trovare davanti al palazzo dove abita Marcello, il quale ovviamente si fa trovare pronto e alla guida del suo Defender, che ha acquistato per dare un po di sollievo alle sue gambe, partiamo per la meta stabilita. Il "Defender" ci permette di avvicinarci notevolmente alle zone di ispezione, a volte impervie e difficili da raggiungere con altri veicoli.
La giornata è splendida, senza vento, temperatura intorno allo zero, terreno asciutto ma friabile, il meglio che si possa chiedere per una escursione venatoria a beccacce. Arrivati sul posto il rituale vuole che Dik scenda dalla macchina, faccia i suoi bisogni corporali e ritorni dal padrone per indossare la "braca" con il campano sotto la pettorina, per il momento reso muto da un foglio di carta pressato, di solito è la carta di forno(o sacchetto) che viene usata, si appallottola bene e fa presa per un giusto periodo di tempo. Ci incamminiamo verso le loppole, e Dik ci segue senza mostrare grande entusiasmo di cerca, Marcello, domando, ma Dik stamani non ha voglia? lascialo fare, risponde, lo sa lui quando entrare nella macchia...si prosegue per la stradicciola a passo lento, Marcello si aiuta con un bastone dritto e leggero, mah sarà che stamani si riesca a cacciare, mi chiedo!?
Finalmente dopo una ventina di minuti di cammino, il campano viene liberato della carta e dopo poco Dik entra nel bosco, ispeziona una leggera collina e va in ferma, quo, quo, fiuu,fiuu, a volte può bere ad una cioccaia, ma dopo i suoni convenzionali Dik non strappa e vengo invitato a dirigermi verso il cane, mi accosto, lo scorgo ma non trovo di meglio che una piccola radura, insufficiente per la stoccata alla regina che di li a poco si "leva".
Il cane torna dal padrone e si decide di continuare il cammino verso casa ai venti, li ci aspetta un'altra beccaccia molto furba.
Dik la conosce e la blocca a ridosso di una piccola altura, ci appostiamo entrambi, ma è già volata, eheheheheh pensavi fosse facile, esclama lo scaltro conoscitore, ma questa la ritroviamo sullo stradello del sughericcio, più tardi, ora si va verso le gualazzine e dopo si ricerca la furbacchiona.
Detto fatto, la terza beccaccia si fa trovare vicino alla strada, mi piazzo sull'argine inferiore, Marcello entra lentamente e accosta il cane, un fischio di avvertimento, segue Eccola e la regina esce allo scoperto a tiro facile, commentiamo l'esito favorevole, la sicurezza di Dik, senza dispendio di energie, è molto esperto e avanti con gli anni come il padrone, e si limita ad ispezionare solo i posti che ha memorizzato essere prediletti dalla regina.
Si usa dire che le beccacce siano come i funghi, vanno cercate sempre nei soliti posti, e questo Dik lo sa perfettamente in un'area molto vasta.
Ci avviamo alla collacchia, è ormai quasi mezzogiorno, e dobbiamo arrostire le bistecche, una forcella di ornello è bene in vista e Marcello non tarda ad accaparrarsela, bella dritta come al solito, la sua è una mania consolidata, ci vuole dritta altrimenti la carne non cuoce bene, quando la devi rigirare, o ti casca o ti si brucia ai lati, si si hai ragione dico ,.... per me è sufficiente una relativamente torta ahahahahah
Accende il fuoco, con legna secca e preferibilmente di scopa, prepara il pasto a Dik e io mi appresto a aprire il pacchetto di carne da arrostire alla brace.
NOOOOO esclamo a gran voce, ho scambiato la carne, ho preso le fettine di vitellone anzichè le bistecche di maiale...., poco male se fossero state insaporite con il sale e pepe, invece solo carne sciapa e insipida, porca miseria esclama lui e ora? io ho portato il dolce...una risata mista a delusione accompagna la cottura, la consumiamo ugualmente ma non è certo il massimo per entrambi, Marcello è abitudinario, razionale, concreto e pure aperto a gradite  e sostanziose sorprese, in alternativa non infierisce ed è pronto alla ricerca della beccaccia del sughericcio,
A Dik viene liberato nuovamente il campano, della carta di forno inserita per la sosta, trotterella sulla via, noi lo seguiamo da vicino, in prossimità di una carbonaia entra e dopo una ventina di metri il campano tace, fiuu, fiuu, muto, silenzio assoluto.
Mi guarda e mi indica di entrare in direzione del cane, con il cuore in gola,  e con il fucile pronto mi dirigo verso il "silenzio", scorgo il cane in ferma statuaria, il bel testone di Dik indica il selvatico a breve distanza, mi avvicino, un fischio a Marcello che è già in posizione, ancora un passo e la beccaccia si invola nella sua direzione, una mia stoccata fa cadere la regina ai suoi piedi un attimo prima che potesse premere il grilletto, bravo disse me l'hai bruciata.
Ancora una volta si era verificato quello che può sembrare facile prevedere in questa disciplina di caccia, la sedentarietà e l'abitudine ripetitiva di alcuni soggetti ormai "argignati"in un luogo, rende più facile l'esercizio di questa nobile passione, ma occorre sempre avvalersi di esperienze vissute sul campo, con al seguito validi e specialisti ausiliari che sappiano cercare con metodo, delicatezza e garbo, senza infastidire ne impaurire le regine del bosco, ovunque esse siano, che comunque alloggeranno sempre per loro scelta, nei posti e nei luoghi più "regali".
C'è ancora tempo, la giornata è chiara e limpida, abbiamo ispezionato gran parte del bosco in pianura-leggera collina, senza troppo dispendio di energia e mi chiede se voglio andare verso le razzine  delle buche al ferro, annuisco, ormai Dik si fida, Marcello mi aspetterà di nuovo alla collacchia, al fuoco rimasto dalla cottura veloce delle "sottili fettine", ahahahah aveva preparato una brace che ci si cuoceva un maiale intero ahahahaha, a posteriori è risultato un simpatico diversivo, tant'è che se lo ricorda sempre.
Senza tante domande capisco al volo che l'ispezione suggerita offre l'opportunità di un nuovo incontro, e così accadde, con conseguente cattura della terza beccaccia, quest'ultima ottenuta dopo due tentativi e con tre colpi sparati.
Al punto di ritrovo mi ricordo di aver trovato ancora fuoco, e un Marcello preoccupato ma contento per l'esito finale, quest'ultimo luogo era impervio e l'ora del ritorno prossima. Non ebbi nessuna necessità di riscaldarmi al fuoco, a dire il vero forse ero anche sudato, ci incamminammo verso il "Defender" dopo aver tolto la braca al meraviglioso e ormai "amico" Dik, setter inglese bianco nero, taglia grossa, un bel testone flemmatico e razionale, molto simile al suo padrone,"maniaco speciale"
un omone di poche parole ma con tanta sapienza, esperienza e umanità.
Concludo questa testimonianza,(ce ne sono state altre, ancora degne e ricche di ricordi), con l'affetto e con la stima che ci lega ancora, consapevole di essergli grato e altrettanto certo di avergli fatto gradita compagnia, in un periodo maturo per le nostre condivisioni di azioni di caccia, assaporate e godute nella loro completezza ed integrità etica e passionale.
Il nostro augurio, mio in particolare, è quello di poter trasmettere qualcosa che possa arricchire di rispetto, emozionalità, arte e passione questa disciplina di caccia, con il cane da ferma, per boschi, dall'alba al tramonto, in simbiosi con la natura, con il migliore amico, a pranzo insieme ad arrostire (carne di maiale rigorosamente e amorevolmente preparata la sera prima), sulla brace di scopa e di corbezzolo secco, su forcelle dritte e ben affilate, da poterle disporre a terra mentre si leva il pane fresco di forno dal tascapane, e si prepara il seggiolino ricavato sul posto con frasca, pietra o ceppo di legno che sia.
E in attesa che la carne cuocia si commenta la mattinata, si assaggia un sorso di vino rosso, rigorosamente rosso, che accompagni le carni.
Questa è la cultura della caccia che non deve mai essere dimenticata, che deve essere dignitosamente rispettata, goduta e divulgata ai giovani, vogliosi di vivere momenti di alto valore emozionale.

Con rispetto,
Rimescolo
Titolo: Re:RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Rimescolo - 07/04/2014 - 20:53
La lunghezza del racconto ha consigliato due invii....scusate se ho esagerato.
Titolo: Re:RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: levante - 07/04/2014 - 23:17
Belle storie Renato.....grandi momenti che non tutti abbiamo avuto l'opportunità di vivere....non ti stancare di raccontarle.

Un abbraccio...Levante
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Giorgio - 16/06/2014 - 17:22
Cari ragazzi,  mi fa enormemente piacere leggere i vostri racconti che testimoniano ancora l'esistenza di gente cacciatora. Roba dura, vera nel cuore, tradizioni che vengono da lontano, comportamenti che fanno onore. Purtroppo mi sa che siamo gli epigoni di questa tradizione romantica, e dopo di noi il diluvio. Ah! i cacciatori romantici di Cencio - alias Vincenzo Chianini, una razza in via d'estinzione, ma non ancora, non ancora. Mio padre è andato a caccia già? con la morte addosso e se potrò anch'io. Un famoso scrittore di caccia pregava che Dio lo rimeritasse facendolo morire nel sonno io invece vorrei morire con il fucile tra le mani perchè a Dio piacendo la caccia è stata ed è la più grande passione della mia vita. ciao
Vincenzo Chianini che citi è forse l' autore del libro dal titolo, se non erro "Cacciatori della valle dell' Arno?
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Giorgio - 16/06/2014 - 17:24
Cari ragazzi,  mi fa enormemente piacere leggere i vostri racconti che testimoniano ancora l'esistenza di gente cacciatora. Roba dura, vera nel cuore, tradizioni che vengono da lontano, comportamenti che fanno onore. Purtroppo mi sa che siamo gli epigoni di questa tradizione romantica, e dopo di noi il diluvio. Ah! i cacciatori romantici di Cencio - alias Vincenzo Chianini, una razza in via d'estinzione, ma non ancora, non ancora. Mio padre è andato a caccia già? con la morte addosso e se potrò anch'io. Un famoso scrittore di caccia pregava che Dio lo rimeritasse facendolo morire nel sonno io invece vorrei morire con il fucile tra le mani perchè a Dio piacendo la caccia è stata ed è la più grande passione della mia vita. ciao
Titolo: Re: RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Giorgio - 16/06/2014 - 17:26
Cari ragazzi,  mi fa enormemente piacere leggere i vostri racconti che testimoniano ancora l'esistenza di gente cacciatora. Roba dura, vera nel cuore, tradizioni che vengono da lontano, comportamenti che fanno onore. Purtroppo mi sa che siamo gli epigoni di questa tradizione romantica, e dopo di noi il diluvio. Ah! i cacciatori romantici di Cencio - alias Vincenzo Chianini, una razza in via d'estinzione, ma non ancora, non ancora. Mio padre è andato a caccia già? con la morte addosso e se potrò anch'io. Un famoso scrittore di caccia pregava che Dio lo rimeritasse facendolo morire nel sonno io invece vorrei morire con il fucile tra le mani perchè a Dio piacendo la caccia è stata ed è la più grande passione della mia vita. ciao
Titolo: Re:RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Giorgio - 16/06/2014 - 17:28
Vincenzo Chianini che citi è l' autore del libro il cui titolo se non erro è " Cacciatori della Valle dell' Arno" o qualcosa di simile?
Titolo: Re:RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: BADGER - 16/06/2014 - 18:53
Il libro che io conosco è "i cacciatori romantici" Dell'Avv. Vincenzo Cencio Chianini. Bella vita vagabonda come diceva Eugenio Barisoni
Titolo: Re:RACCONTI DI CACCIA
Inserito da: Giorgio - 16/06/2014 - 20:42
Ho solo sentito parlare di quel libro nei primi anni '70 per questo confondevo il titolo che esattamente è "l'Arno e i Cacciatori Romantici" del 1956. Ho cercato su Google e sicuramente si tratta di Persona di cui da miei parenti Cacciatori ho senti parlare. E mi spiego:
-la famiglia aveva proprietà alla Torre, fattoria sita in la Chiassa Superiore, con poderi anche in Montegiovi. In uno di questi, La Fonte, abitava tale Giovanbattista Ferdinando detto "Bista" che, a quanto raccontavano e raccontano parenti miei, erano inseparabili e non solo a caccia.Bista era fratello di mio nonno.
Nella lapide di Bista, nel Cimitero di Montegiovi, oltre alle epigrafi di rito, c'è un richiamo alla amicizia tra i due.
Di Vincenzo si racconta:
-che abbia fatto dono a Bista di un fucile "particolare" di cui altro non so
-che spesso andava a caccia a cavallo
-che Cacciatori del luogo abbiano visto per la prima volta in sue mani un fucile sovrapposto.
-che Bista, nel periodo di Caccia era "esentato" dal lavoro sui campi
Chissà se Vincenzo nei suoi racconti abbia parlato anche di Bista?!
Mi piacerebbe saperlo!
Come è piccolo il mondo!