Vita di caccia al campo

Era l’ultima settimana del mese di ottobre e passai il lunedì a riposare in previsione delle future fatiche dei giorni successivi.
Come di solito il martedì andai in perlustrazione attorno al Bosco della Mesola.
Era ormai fine mese ma di colombacci ce n’erano tanti quante le foglie di leccio dentro il bosco che appunto gonfiava e gonfiava da diversi giorni.
Era logico che loro aspettavano il giorno ideale per andarsene via tutti insieme e tutti insieme avrebbero fatto i dovuti rifornimenti qualche giorno prima.
Lì in quelle zone avrebbero dato spettacolo ed io volevo e dovevo per forza imbattermi in quei luoghi dove avrei potuto scattare foto oltre che scoprire il posto di caccia del giovedì.
Due le mete per quel martedì: scattare fotografie e trovare il posto di caccia.
La volata o prima uscita come al solito durò un’oretta circa e non mi rimaneva che perlustrare in lungo ed in largo tutte le aree attorno al bosco per scoprire quei colombacci spiccioli e quei branchetti calatisi giù nel mais di buon mattino.
Sono questi i colombacci che fanno da spia indicando bene che è il caso di tornare a vedere la situazione alla seconda uscita.
Ogni posto poteva essere quello buono e le aree da controllare erano tante mentre il tempo scorreva insieme al contachilometri della macchina.
Qualche fotografia al volo là dove i Signori del cielo mi permettevano di avvicinarmi per scattare e via di corsa a perlustrare ancora, ancora e ancora.
Fortunatamente quell’anno ero stato sorteggiato anche per l’area di preparco e quindi dovevo per forza perlustrare anche quelle aree verso Nord.
Un giro veloce prima in quelle zone a ridosso dell’oasi che circonda il bosco era doveroso per sfogare l’occhio facendo qualche scatto fotografico.
Anche se rientrati quasi tutti, tanti di loro traccheggiavano ancora dal bosco all’oasi sorpassando i confini per calare nelle stoppie di mais sul territorio aperto alla caccia.
Non si sa mai, pensavo, se non trovo altro ripiegerò in qualcuna di queste stoppie.
Mi era rimasto da controllare la zona del preparco verso Torre Abate a Nord del bosco e quindi mi avviai di corsa per non perdere eventuali avvistamenti di ritardatari della prima uscita.
Giunto sul posto, “BINGO”, pensai alla vista di tre stoppie di mais dove ancora frullavano un po’
di colombacci.
Il posto mi piaceva tra quel canale che faceva da confine con l’oasi di Santa Giustina e quella strada asfaltata che divideva il preparco dal ATC Fe3. Diverse case abitate e disabitate lungo la strada mi ispiravano fiducia per sbarazzare ancora meglio la concorrenza.
Mi avvicinai con l’automezzo il più possibile per osservare meglio. Lo spettacolo durò ancora qualche decina di minuti ma poi i colombacci presero a rientrare verso il bosco.
Bel posto sufficientemente lontano dal bosco e quindi fuori dal mercato del giovedì dove tutti si appostano.
Chissà? Forse merita? Bene! pensai tornerò a vedere cosa succede alla seconda uscita.
Passarono poi diverse ore e con il sole alto nel cielo il movimento di colombacci era ormai ridotto al nulla.
Sembrava che non ci fosse più nulla in quel bosco e bisognava aspettare ancora per la seconda uscita che le lancette indicassero almeno le ore 13,00 o 14,00.
Loro erano là nelle chiome a riposare in ombra. Non mi rimaneva che ripiegare dietro la chiesa di Pomposa per un piccolo spuntino in un chiosco bar. Di fotografia ne avevo fatte, gli occhi erano saturi di immagini ma il posto di caccia per il giovedì era ancora tutto da individuare.
Finito lo spuntino presi la via verso il Sud del bosco là dove erano usciti in maggioranza al mattino e difatti già si vedevano volteggiare avanti indietro sopra il bosco con qualche uscita laterale.
Mi premeva però andare a vedere quel posto nel preparco e puntai verso Nord di corsa sulla S.S. Romea e poi via via tra le capezzagne con il fuoristrada (fortuna mia) per fare prima.
Arrivai in tempo per vedere i primi arrivi: partivano dal bosco verso nord sorvolando tutta l’area in oasi di Santa Giustina per uscire ad ovest verso il preparco a Torre Abate da dove puntavano poi decisi verso le tre stoppie di mais. Stetti a guardare stando nell’auto posizionata dietro una casa (fortunatamente disabitata) per il timore di insospettirli ma di fatto non erano per nulla sospettosi della mia presenza e ciò significava anche che in quelle stoppie c’erano già da qualche giorno.
Il posto si dimostrava quindi buono ma non potevo stare lì ancora perché volevo ritornare verso le altre aree per vedere la situazione della seconda uscita. Imboccai quindi la strada che costeggia il bosco quando ad un certo punto lontano verso sud vedevo innumerevoli animali in volo pensando ad enormi branchi di storni. Andai verso la valle Giralda per accedere oltre più verso sud dove si vedeva tutto quel movimento mentre mi arrivava una telefonata dall’amico Paolo (un cacciatore locale di Bosco Mesola) che mi chiedeva: Denis hai trovato il posto per giovedì? Ma, si qualcosa ho trovato gli dissi mentre mi stavo portando verso quel “ bollirone” di uccelli per aria. E lui mi rispose: guarda, vieni qui dove sono io, é tutto un colombaccio.
A quel punto gli dissi sì ho capito dove sei e sto venendo anch’io sono già qui all’inizio della Giralda.
Ma tu sei sempre dappertutto rispose, rallegrato, salutandomi.
Pensate! Le strade che attraversano la Giralda sono lunghe circa 4 km e a quella distanza si vedevano i colombacci volteggiare sopra i campi. Arrivai sul posto per osservare uno scenario inimmaginabile. I campi erano letteralmente blu. I colombacci arrivavano in continuazione allargandosi sempre di più verso il nord della Giralda.
Da circa metà bosco percorrevano tutti sopra il bosco fino quasi verso sud per poi ripiegare verso ovest sulla Giralda distendendosi su tutte le stoppie di qualsiasi cultura fossero (erba medica, grano, mais, soia ecc…) ma puntando più che altro verso una zona che chissà perché gli piaceva di più. Via di corsa mi spostai seguendo il loro movimento verso Nord e giunto nella zona prescelta capì subito il motivo.
Dalla parte opposta a quella zona verso il bosco in quel punto esiste un piccolo rifugio che faceva da corridoio. Dal bosco avevano incominciato ad uscire direttamente in direzione ovest richiamando tutta la scia che era uscita verso sud per girare poi verso quella posizione.
Arrivavano bassissimi a circa 30 40 metri di altezza malgrado l’assenza di vento per scendere sopra delle stoppie di mais che pareva avessero la calamita. Dove guardavo c’erano colombacci dappertutto in aria, in terra con un costante ed interminabile arrivo dalla parte del rifugio e tutti calavano giù sul territorio di caccia.
Aihmé! i colombacci non erano i soli ad arrivare perché tutto quel movimento ben troppo visibile da lontano richiamò anche i cacciatori del posto. La zona in questione era molto ampia e permetteva a tanti di appostarsi lì per il giovedi.
A questo punto il dilemma era: dove punto io giovedì??.
Mentre ero sulla via del ritorno verso casa questo pensiero fisso mi tormentava. Troppi e tantissimi i colombacci visti e così alla fine decisi al 90% per la Giralda. Dovevo quindi tornare sul posto come minimo il mercoledì mattina per prendere posizione per il giovedì.
Pensate! Lì, abbiamo lunedì martedì e mercoledì che sono tre giorni di caccia chiusa con un’enormità di colombacci in pastura di martedì che avrebbero ripetuto la cosa il mercoledì il giovedì doveva per forza essere una giornata da calendario.
Era ancora ben notte quando partì da casa e mentre percorrevo i 100 km mi assillavo ancora di dubbi pensando alla mia scelta che non era definitiva per quel piccolo 10% mancante.
La macchina era piena di attrezzature, il gabbione pieno di volantini e zimbelli, il fucile c’era le munizioni anche, l’entusiasmo alle stelle ma mancava quel 10% di certezza per la scelta del posto.
Torre Abate era più verso Nord e quindi casomai se……….
Arrivai in Giralda prima che facesse giorno e puntai alle stoppie di mais davanti al rifugio ma logicamente non poteva mancare il più fanatico del posto già in posizione con la macchina ad indicare che il posto meritava (+ per lui che per me che ero mancante di un 10% di certezza). Cercai quindi di infilare con la macchina la capezzagna a circa 250 metri da lui anziché 150 onde eliminare comunque della concorrenza. Lui il fanatico appena mi vide, mi venne subito incontro.
Ciao gli dissi e lui salutandomi mi rispose che 10 minuti prima dove ero io c’era l’amico di Paolo che per vedere di un’altra posizione aveva perso il posto visto che ero giunto io.
Che fai Denis ?? pensavo tra me mentre non tardava ad arrivare Paolo e poi l’amico suo che aveva sbagliato ad andarsene.
Ci salutammo e poi loro iniziarono con buon maniere a dire: Dai !!Denis!! devi capire e magari mettiti più in là a 150 metri laggiù nella stoppia di mais a fianco noi.
Al che dissi: Va bene, per questa volta ragazzi tutto a posto, vado da un’altra parte.
Non la feci lunga in quanto l’altra stoppia era fuori dall’allineamento con il rifugio e sarei stato tagliato fuori dalle traiettorie.
No no ragazzi non vi preoccupate perché ho un’altra posizione di ripiego aggiunsi io andandomene .
Me ne andai salutandoli dopo vari ringraziamenti da parte loro ma però me ne andavo un po scocciato per avergli lasciato la posizione che se non avessi avuto (Torre Abate) il ripiego col cavolo che mollavo l’osso.
Mi avviai quindi verso Torre Abate e pensai : chi sa che quel 10% che mi assillava nella mente ? il ripiego forse stava per diventare la mia fortuna.
Tutto sommato non ero affatto turbato più di tanto di avere mollato l’osso.
Arrivai ormai quando era ben giorno alle stoppie vicino Torre Abate le quali erano blu ricoperte di colombacci di primissimo mattino e grazie al cielo non c’era nessun cacciatore.
Mi avvicinai per prendere posizione mettendomi dietro quella casa disabitata in angolo con le stoppie.
Il gioco era fatto, i dadi erano tratti ma dovevo fare in modo di non disturbare i colombacci in pastura e non compromettere la giornata del giovedì. Alla fine della volata andai a depositare l’attrezzatura dove volevo fare il capanno per prendere meglio la posizione e cioè a 200 metri dalla casa anziché 150 e a 250 metri dal canale di confine con l’oasi anziché 150 metri tutto questo per sbaragliare l’eventuale concorrenza che potesse giungere sul posto.
Passai la giornata a godermi lo spettacolo con un andirivieni continuo di colombacci i quali si avvicinarono fino ad 8 metri dalla macchina (vedi foto) e  mi permisero altri innumerevoli scatti fotografici.

205

Aspettavo che terminasse il pomeriggio ansioso di posizionare la macchina in mezzo alla stoppia per confermare ulteriormente la posizione presa.
Avevo quindi lasciato il posto fantastico della Giralda per un posto meno fantastico che era diventato sempre più fantastico fino a superare le aspettative del primo posto.
Si fecero le 16,00 circa quando i colombacci terminarono il loro andirivieni e a quel punto portai la macchina nella stoppia vicino all’attrezzatura depositata la mattina.
La luce inizio a diminuire e mi affrettai a raccogliere un bel mucchio di pannocchie che avrei poi sparso in mezzo agli stampi per allettare ulteriormente i colombacci. Mentre si stava facendo buio le zanzare aumentavano i loro attacchi e dovetti per forza andare in macchina.
Solo dopo le quattro di notte (così sono le regole nel preparco) avrei potuto posizionare il capanno e quindi tanto valeva farsi una bella dormita per recuperare del riposo perso nei giorni precedenti.
Non passò molto tempo quando fui svegliato dai fari di una macchina che puntava nella capezzagna di fianco. Era purtroppo un’altro che veniva prendere posizione e qui iniziava un’altro capitolo della serie vita vissuta a Mesola.
Andai oltre con la pila verso di lui per dirgli che lì non poteva mettersi in quanto non aveva verso di me le distanze regolamentari di 150 metri. Lui mi rispose che dovevo spostarmi io.
Io ero lì dal mattino e dovevo spostarmi!!
Gli dissi : no, vai tu di là oltre verso i campi arati dove tutto il giorno anche lì erano calati giù colombacci. Niente da fare, egli puntò i piedi rimanendo lì minaccioso di chiamare le guardie perché, secondo lui, sicuramente io avevo il fucile ed in area di preparo con il fucile il giorno prima della caccia non ci puoi stare come da normativa.
Li per li gli risposi fa quello che vuoi perché il fucile me lo portano domani mattina ma lui tornò nella sua macchina dicendo che non si sarebbe spostato.
Tornai quindi nella mia macchina anche io dovendo riflettere sul da farsi per risolvere la situazione.
Che scelte avevo??
1°) Rimanere lì e vedere cosa succedeva ma poi se arrivavano le guardie erano controlli a non finire o forse no perché il fucile lo aveva lui e non chiamava nessuno oppure no perché era uno che teneva il posto per un altro?
2°) Insistere a farlo spostare a lui ? ma subire magari le angherie del giorno dopo che tutti ben immaginate.
3°) Spostarmi io più indietro?
Forse era la soluzione migliore per evitare noie e angherie varie.
Mi decisi, ricaricai in macchina tutta l’attrezzatura pannocchie comprese, misi in moto la macchina uscì dal campo ed infilai con i fari alti la sua capezzagna puntando verso di lui.
Sceso dalla macchina gli dissi:
Stai a sentire, facciamo così, io sono arrivato adesso, tu sei già qui e mi dicci esattamente dove farai il capanno che io mi sposto di conseguenza a 150 metri da te.
Bene disse il tizio, io mi metto lì a destra dove il terreno è più basso.
Ok, risposi ma prima di andare gli chiesi che tipo di gioco avrebbe utilizzato.
Mi rispose che aveva due giostre e degli stampi di penna.
Gli dissi solamente : “ti faccio nero ho volantini e trecento stampi, buona notte” e me andai.
Fu sufficiente spostarmi di una sola stoppia. Certo, ero in seconda posizione dietro di lui rispetto al punto di provenienza massima dei colombacci ma ero dal lato dei campi arati ed i colombacci scendevano molte volte nei campi arati per poi passare nel mais e quindi forse in un certo senso ero io in prima posizione. Lui tra l’altro aveva scelto la posizione del capanno nel punto basso per essere più mimetizzato senza considerare però che il suo gioco sarebbe rimasto ben poco visibile ed in più in quel angolo di colombacci io ne avevo visti ben pochi in pastura.
Si fecero poi le due di notte e fui svegliato nel mio dormi-veglia dai fari di due macchine che andavano verso il tizio. Capì subito che lui era lì solo per prendere il posto. Un po di andirivieni con le macchine e poi un silenzio assoluto nel buio più pesto perché era scesa la nebbia. Verso le quattro mi misi a costruire il capanno ed a piazzare le attrezzature varie del gioco. Quando fù giorno piazzai i volantini lato campi arati, 80 stampi di penna e 80 stampi a conchiglia aspettando l’arrivo del compare che verso le sei circa portò su indicazioni mie i suoi 150 stampi vari ed una giostra da 24 stampi. Si, anche se non mi piace utilizzarla, avete capito bene una mega giostra dotata di perno centrale per 8 colombacci e di puleggia a 4 corsie per 4 satelliti da 4 colombacci trainati da rispettive cinghie e quindi avevamo sul campo un totale di 24 stampi sulla giostra con 300 stampi in terra oltre volantini e zimbelli vari.
L’amico mio avendo anche il cane andò di prima mattina a fare un giro a stanziale.
Si fecero le sette circa quando cominciarono ad arrivare i primi colombacci. Passavano sopra i miei rivali fuori tiro ( fortunatamente erano corretti) per poi calare giù verso il mio gioco.
Dopo una oretta e mezza avevo già a terra una decina di colombacci mentre loro non avevano ancora dato una sola fucilata.
Ad un certo punto uno di loro si avviò verso le macchine mentre nello stesso momento tornava il mio amico dal giro di stanziale e gli chiese come andava.
La risposta fu che se andavano ed il tizio aggiunse anche : “avete un gioco che è come la cacca per le mosche”.
Grande fu la soddisfazione per me. Avevano sbagliato tutto ma una cosa avevano sbagliato sopratutto: non avevano considerato che di prima mattina i colombacci arrivano sempre più altarini mentre calano la quota nel primo pomeriggio alla seconda uscita e chi sa quanto fastidio mi avrebbe dato se fossero rimasti lì.
La giornata prosegui senza nessun intoppo a parte la stanchezza verso il tardi pomeriggio che ci fece fare 5 bollette in fila ma ci potevano anche stare visto il confronto con il selvatico purtroppo per lui tutto a favore nostro.
In questa grandiosa giornata tra l’altro una delle più belle in trenta cinque anni di caccia al campo e che ricorderò per sempre vi é riassunta tutta la mia esperienza di caccia al campo.
Sarà per queste bellissime ed intense giornate di caccia vissute in questi ultimi anni al bosco della Mesola, sarà per l’esperienza acquista in 35 anni nei confronti con il selvatico, sarà per il volere e piacere di un ulteriore passo di qualità, sarà per un continuo e ricercato maggiore confronto anche più difficoltoso ed intrigante con il selvatico, sarà per tutto questo che ho deciso per ora di lasciare la caccia al campo per dedicarmi alla caccia tradizionale al colombaccio con sparo da fermo.
Dalla caccia sui colli al passo in giovane età alla caccia vagante di fine settembre nelle faggete dell’Appennino, alla ricerca di colombacci nel campo in ogni luogo meritevole in Europa passando per la Scozia, l’Irlanda, la Francia, la Romania e per l’Italia dalle Marche all’Abruzzo, dalla Romagna al Ferrarese, al Veneto e fino alla Lombardia.
Ogni istante vissuto per lui il colombaccio è la ricompensa dell’immensa passione che, alimentando anima e cuore, fa crescere l’acuto desiderio. Forte il sapore delle vittorie o forte il rammarico delle sconfitte ? Meglio sarà essere cosciente di una bellissima e meritata parità o meglio ancora essere consapevole di quella sua evoluzione parallela con già la speranza per delle prossime stagioni ancor più belle. Arrivederci ai prossimi anni “ Maestoso Signore dei cieli”.
Quanti confronti di ben più alto valore con il selvatico con questa scelta che faccio solo Dio lo sa. Lassù tra le fronde delle querce con la mia evoluzione di cacciatore a guardare l’orizzonte verso nord/est pieno di speranze un solo pensiero per lui : viva te Amato Colombaccio e la tua continua evoluzione. Denis