Veterinari cercansi per curare i cervi feriti sulle strade

Appello della Provincia di Belluno: gli ungulati aumentano e, senza corridoi ecologici, finiscono sotto le macchine. Ma non si trovano specialisti disponibili al pronto soccorso

di TERESA SERRAO

Ci stanno provando in tutti i modi. Avvisi pubblici, bandi su internet, appelli in giro per laprovincia. Ma per curare cervi, caprioli e daini, che a centinaia finiscono ogni anno sotto le macchine – si parla di 400 almeno-  non si trovano veterinari. E la Asl non ritiene il pronto socorso su strada di sua competenza. E’ da più di un anno che il Servizio faunistico della provincia di Belluno cerca specialisti che prestino attività di pronto soccorso e siano a disposizione ventiquattro ore su ventiquattro. Ben due bandi sono andati deserti. E adesso alla Provincia non rimane che aumentare l’offerta, in presenza di una popolazione di ungulati che cresce ogni anno, nonostante gli eventi atmosferici eccezionali come la tempesta Vaia.

Un censimento fatto nel 2018 in provincia di Belluno parla della presenza di 9.400 cervi, 13.650 caprioli, 7.150 camosci e 2.250 mufloni. Si tratta di numeri in continua crescita se si pensa che nel 2015 i cervi, ad esempio, erano 7.700 e i mufloni 1.700. Numeri che negli ultimi anni hanno fatto discutere su una vera e propria emergenza. Per quanto riguarda i cervi, secondo i dati forniti un mese fa sembra esserci stato un nuovo aumento rispetto allo scorso anno. 125 esemplari (senza Tambre); nel Basso Agordino di 460 (31% in più rispetto al 2018); zona Cismon 26; Destra Piave 155 (senza Sospirolo); nell’area del Grappa 183 (in calo del 22% sul 2018); nel Longaronese 70 (ma senza Longarone e Castellavazzo); sul Monte Avena e Vette Feltrino 62; in Sinistra Piave 467 (+25% rispetto allo scorso anno); in Valbelluna (senza Limana) 286 esemplari. Quindi 1833 in tutto, ma all’appello mancano alcune zone.

L’analisi del problema è presto fatta. “C’è un abbandono della montagna, delle zone periferiche e delle coltivazioni. Così è aumentato moltissimo il bosco dagli anni Sessanta a oggi. E quindi di conseguenza si è ripristinato l’ecosistema ancestrale. In questo contesto si inserisce anche il ritorno del lupo. Aumentano le prede e di conseguenza i predatori”, spiega Loris Pasa, dell’ufficio faunistico della provincia di Belluno.

“L’uomo deve convivere ogni giorno di più con la fauna selvatica: queste strade a fondo valle tagliano gli habitat – continua Pasa – Gli animali che attraversano le strade aumentano ogni anno. E non è solo un problema italiano, in Australia ci sono i canguri e nel Nord America le alci”.

Ma quali sono i rimedi? “Le recinzioni avrebbero l’ effetto di tenere dentro gli animali, ma poi diventa difficile uscire dal bosco per qualsiasi evenienza. La vera soluzione è creare corridoi ecologici, come possono essere un viadotto o una galleria. Nel centro Europa vengono costruite gallerie artificiali per connettere i due lati della strada che vengono poi coperte da alberi. Naturalmente sono metodi costosissimi. La natura è più veloce di noi”.
Per ora quindi non resta che curarli se malauguratamente finiscono sotto le ruote. Giovani veterinari, fatevi avanti.

https://www.repubblica.it/cronaca/2019/05/29/news/fauna_selvatica_belluno_veterinari-227454894/?ref=RHRS-BH-I227458509-C6-P6-S1.6-T1

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