Uccelli in Natura: diminuiscono o aumentano?

Tutti ben sanno che il numero di Colombacci che migrano – ed anche sono ormai stanziali nei nostri territori – è enormemente aumentato in questi ultimi anni.

Ma per altre specie aviarie non è così.

I vecchi o molto vecchi – come chi scrive- Cacciatori ricordano bene quanta abbondanza di Specie c’era negli anni “fine ‘40” e “primi ‘50 “, come ad esempio molti passeriformi migratori (ad esempio verdoni, cardellini, allodole, beccafichi, fanelli, passeri, strigli ecc.) ed uccelli stanziali (starne, coturnici, altri passeriformi) negli ambienti e nelle stagioni giuste. E poi gli anatidi e trampolieri, ovviamente.

Molte di queste specie sono solo un ricordo più o meno sbiadito o a volte appena rinverdito. Per chi scrive sono un ricordo “vissuto”.

Abbiamo avuto occasione di leggere – in colpevole ritardo – un corposo Lavoro del 2014 (J. A. Vickery ed altri Autori) che affronta con profonda analisi il problema del declino delle specie aviarie migranti presenti nel Paleartico Occidentale e che riguarda una dichiarata “massa aviaria” stimata tra 2,1 e 5 miliardi di Uccelli.

In questa enorme massa di uccelli gli Autori fanno riferimento a 126 Specie, ma nello stesso tempo evidenziano la complessità e “non sicurezza statistica” dei dati per lo più raccolti con metodologie diverse in singoli Paesi e quindi difficoltà di una visione analitica univoca. Il principale riferimento è a “Pan – European Common Bird Monitoring Scheme”. (https://pecbms.info/trends-and-indicators/)  ed in Tabella riportano le Tendenze (valori indicativi) di 38 Specie evidenziando declino in 27 (71%) Specie ed al contrario Incremento in 11 (21%) Specie di Migratori. In altra temporalmente differenziata valutazione (1970-1990) riportano 119 Specie e di queste 40 (33%) in declino significativo e 15 in incremento. Gli Autori affermano quindi che non tutte le Specie Afro-Paleartiche sono in declino ed alcune sono al contrario in incremento; evidenziano inoltre che per alcune Specie alcune sub-popolazioni della stessa Specie mostrano tendenze contrastanti.

“The decline of Afro-Palaearctic migrants and an assessment of potential causes”  Review article in IBIS The international Journal of Avian Sciences – 156,1-22,2014

Questo Lavoro https://academia.edu/resource/work/17990526 di ampio respiro analizza i dettagli di questi declini di Specie revisionati nella. Letteratura di oltre 40 anni, oltre ad approfondire le possibili cause che si sono sviluppate nel tempo e nei vari scenari territoriali nelle aree di nidificazione, di svernamento ed anche di stop-over.

Non è nostra intenzione riportare qui questi dettagli che sono ampiamente riportati on-line (con accesso specifico anche a traduzione automatica) in

“…vi è assoluta evidenza che popolazioni di uccelli migratori dell’area Afro-Paleartica hanno subito un declino in Europa durante le recenti decadi, spesso in misura più grande che non per gli uccelli stanziali e quelli a migrazione breve. Si identificano due fasi temporali: la prima negli anni  “60 -70” e la seconda negli anni “80 in particolare per gli uccelli che migrano nel Sahel( Africa Occidentale.)”

Diciamo subito che tra le cause del declino NON è individuata la Caccia, e questa analisi riguarda tutto il territorio Europeo ed in parte Africano e Medio orientale dove le attività venatorie si sono da sempre sviluppate ed autoregolate.

“…. Ci sono vari  fattori “chiave” nel determinismo del declino. Comunque – sebbene gli effetti della Caccia su alcune Specie possono essere considerevoli particolarmente in alcune aree del Mediterraneo Orientale (ad esempio a Cipro per finalità alimentari tradizionali con caccia con reti sui passeriformi-ndr), è probabile che la Caccia non debba essere considerata come importante fattore nel determinismo dei declini di Specie.” 

Quindi va ben sottolineato che anche indagini molto approfondite su lungo o lunghissimo periodo – studi pur condotti in ambienti di certo non favorevoli alla Caccia – riconoscono che le accuse rivolte alle attività venatorie, sono per lo più inconsistenti e prive di dati probatori.

Tutto il processo fenologico-migratorio delle Specie aviarie si svolge sugli equilibri della offerta e disponibilità di cibo nei vari territori in dipendenza della integrità o potenziamento (agricoltura) dell’ambiente “verde” e delle condizioni climatiche stagionali ed estemporanee nonchè della antropizzazione e sue conseguenze ambientali e temporali. Ogni “vulnus” su questi equilibri può essere fattore causale dei declini di Specie.

Oggi molto dei danni in natura viene addebitato ai cambiamenti climatici e relativa influenza negativa sulla biodiversità e relativi eco-sistemi ambientali. Il problema è quindi di grande attualità e di grande complessità analitica.

Per quanto riguarda i nostri interessi di Specie (non-passeriforme) e cioè Columba palumbus, credo siamo tutti d’accordo che l’incremento osservato in questi ultimi anni è davvero imponente. Personalmente per una esperienza sul campo per 70 anni posso azzardare – anche emotivamente e di certo non scientificamente – una stima molto molto approssimativa di un incremento percentuale in una forbice tra 200 %-300%, almeno nella mia zona di osservazione (Marche). Nell’ultima analisi di Progetto Colombaccio Italia (F.Merli) viene evidenziato globalmente in Italia un aumento del 110 % negli ultimi 10 anni. Molti altri dati relativi all’aumento delle popolazioni di Colombacci in Europa ed in Italia sono in Lavori del Club presenti su Italian Journal Woodpigeon Research.

Rimanendo sul tema della documentazione e quantificazione delle TENDENZE di Census sulla condizione della nostra Specie nel Paleartico Occidentale, abbiamo possibilità di verificare molti dati indicativi ricavati da Websites dedicati. Rimangono comunque tutti i dubbi di veridicità statistica, dubbi espressi chiaramente anche nel Lavoro di riferimento che abbiamo voluto qui revisionare. Basta pensare che i dati cumulativi di Specie varie sono raccolti separatamente in ogni Nazione, Italia compresa, dove agiscono Coordinatori di varia estrazione: ad esempio tra i rappresentanti Italiani (https://pecbms.info/about-us/national-coordinators/italy/) è presente un Ricercatore LIPU, e non ci risulta che da questa Associazione sia mai stata pubblicata una ricerca sul Colombaccio.

Comunque questo è quello che offre il Tableau scientifico Internazionale ed a questo correttamente facciamo riferimento: https://pecbms.info/wp-content/uploads/2021/12/europe-indicesandtrends-till2019.xlsx  e da queste tabelle in Excell rileviamo vari Indici di TENDENZA per vari decenni  quali LowerCL, Upper CL, Idex Imputed SE e per quanto riguarda il Colombaccio https://pecbms.info/wp-content/uploads/2021/12/europe-indicesandtrends-till2019.xlsx  rileviamo dal 1981 al 2019 vari incrementi degli indici per decenni con valori d’incremento tra +40,33% e +59,05% e per l’indice SE un incremento di valore di Tendenza dal 1981 al 2019 del + 98,55 %. Solo per comparazione in negativo (decremento-declino) nella stessa Tabella sempre per l’Indice SE riferito al Tordo Sassello abbiamo un valore di – 27,87 %.

Tutti questi dati – di non sempre facile lettura per non addetti ai lavori di Statistica- sono riferiti in buona parte ad una presenza di Specie “Columba palumbus” stimata (2012) tra 51.000.000 e 73.000.000 Colombacci in Paleartico Occidentale (Birdlife.org).

Tutti i dati disponibili confermano un forte aumento delle popolazioni presenti in Europa.

Abbiamo elementi per cercare d’identificare le cause di questo aumento?

Il rapporto tra biodiversità, condizioni climatiche (in aree di nidificazione, di svernamento e di soste migratorie) e capacità riproduttiva è alla base di ogni variazione di vita degli Uccelli, ed ancor più per i Migratori (ecologia della migrazione) ed ancor più per Migratori a lunga distanza.

Nella nostra revisione del Lavoro di riferimento

“The decline of Afro-Palaearctic migrants and an assessment of potential causes “ Review article in IBIS The international Journal of Avian Sciences – 156,1-22,2014

tutti questi aspetti sono ampiamente discussi.

Per ulteriori aggiornamenti di conoscenza, basta immettere su Google Search ”increasing birds Europe climatic changes” e si avranno molte opportunità di approfondimento, quindi aggiornato 2014-2022.

Nello specifico del nostro Colombaccio, è indubbio che le scelte di politiche agricole

 (culture intensive) nelle aree di nidificazione, di svernamento e transito hanno influenzato questo aumento globale. Inoltre l’elemento “aumento medio delle temperature” ha certamente influito sui tempi stagionali di maturazione dei frutti di boschi e foreste, fornendo un aumentata riserva alimentare naturale particolarmente nelle aree di svernamento, quindi garanzia di essere ben pronti per la risalita e primaverile e per la fase riproduttiva estiva. Non ultime queste modificazioni eventuali lungo i percorsi migratori hanno certamente influenza su decisioni di cambiamenti di Flyways corridoi principali di migrazione.

Ecco che in questa ottica di studio assumono grande importanza studi mirati anche ad identificare percorsi ed origini dei flussi migratori, studi oggi possibili con monitoraggi radar e/o satellitari e non ultimo con utilizzo “in corpo reale” delle metodiche isotopiche come nel nostro Progetto Hobson.

Questa Nota vuole solo dare alcune indicazioni di conoscenza sulla ecologia aviaria in particolare migratoria, e chi vorrà avventurarsi in dettagli ed approfondimenti potrà accedere a https://academia.edu/resource/work/17990526

Enrico Cavina

ecavinaster@gmail.com

Foto colombacci: https://drive.google.com/file/d/1LA1AH3IZUa5kd0rb_h3wYz_2orubK7x2/view?usp=sharing