PIANO ANTI BRACCONAGGIO

Piano Anti bracconaggio sugli uccelli. Analisi e riflessioni.

Seguendo passo passo quanto è stato scritto su questo piano, che a quanto pare trova d’accordo tutte le istituzioni e che in linea di principio, con qualche distinguo, potremmo anche condividere, è chiaro che non possiamo evitare di fare attente riflessioni ed evidenziare argomenti che svilupperanno dinamiche tendenti a portare un inasprimento, anche e soprattutto, sulla legge della caccia.

Il principio di base di questo progetto è quello di considerare ogni azione illegale, perpetrata nei confronti degli uccelli, come un atto di bracconaggio.

La disamina ci fa vedere come molte delle infrazioni e dei delitti sono configurati durante lo svolgimento dell’attività venatoria e se facciamo un’analisi approfondita di ciò che leggiamo, notiamo che le vere azioni di bracconaggio, messe in atto con premeditazione da coloro che non hanno neppure la licenza di caccia, sembrano quasi poste in secondo piano o quanto meno messe al pari delle prime.

Ancora una volta non possono rimanere del tutto indifferenti alcune parti del documento che probabilmente sono estrapolate da  considerazioni ed articoli scritti da personaggi avversi all’attività venatoria  ( vedi tra gli altri Mammone Capria della Lipù), che invece di mantenere una condizione di equilibrio e neutralità, opportuna per la massima collaborazione di tutte le categorie interessate, compreso i cacciatori, stanno mettendo in cattiva luce alcune bellissime Arts Venandi, nonché tradizioni venatorie, tra le più praticate e permesse dalla normativa vigente.

Si evince quanto sopra perché parlando di alcune infrazioni, come l’uccisione di rapaci, non vedo nessuna reale necessità di dover evidenziare gli appostamenti per la caccia al colombaccio, ed ancora, parlando di richiami vivi, non vedo che bisogno c’era di enunciare il fotoperiodo che viene adottato per farli cantare. Probabilmente hanno messo in luce queste due pratiche della caccia per cercare di sensibilizzare e strumentalizzare emotivamente chi legge e nel contempo farle passare come se fossero la causa principale di alcune delle illegalità citate. Personalmente percepisco questo modo di esprimersi come un fine implicito per arrivare a scoraggiarle se non addirittura ad abolirle, ma facendo così stanno rischiando di creare confusione mescolando l’illecito con il consentito e non viene data una chiara visione del giusto spirito della causa. Purtroppo come spesso accade, anche l’ISPRA si presta al gioco.

Altre iniziative enunciate nell’accordo, che hanno contenuti poco o per niente condivisibili, è mettere in cattiva luce arti culinarie come spiedi di uccelli di specie cacciabili e catturati legalmente , arrivando addirittura a parlare di scoraggiare turisti, gente del luogo e nuove generazioni affinché perdano questi usi e costumi, poi, paradossalmente scrivono che la Polenta degli Osei può essere fatta anche con uccelli come allodole e turdidi e non necessariamente con uccelli proibiti dalla legge (!?!?). Ancor più sconcertante è cercare di mettere al bando, senza alcun comprensibile motivo, il piatto gastronomico tradizionale della Sardegna chiamato Grive al mirto, quando sappiamo che Grive è il nome del tordo anche in terra sarda, ed anche lì è specie cacciabile.

Probabilmente cercano di orientarsi verso questi assurdi obbiettivi perché al momento palesa una profonda mancanza di capacità nel combattere gli illeciti ed anche trovare soluzioni soddisfacenti per assecondare esigenze che se soddisfatte, eviterebbero tante cattive abitudini ed atti lucrosi (vedi reperimento richiami vivi). Un deficit che deriva da molti fattori e non da meno da quelli istituzionali ed è in virtù di questo, unito alla totale assenza di lungimiranza, che cercheranno di portare il legislatore a fare di tutta l’erba un fascio e magari colpire anche chi bracconiere non è.

Altri argomenti ed altre intenzioni preoccupanti si evincono dove si legge che verranno fatte pressioni per intervenire in modo solerte a modificare gli ART.30 e 31 della legge 157/92. Si richiede di aggiungere pene accessorie come la revoca definitiva del porto d’armi uso caccia anche per un solo reato penale oppure per qualche illecito amministrativo di rilevante importanza e ben che vada, per quest’ultima infrazione si parla comunque di sospensione della licenza.

La nostra coscienza ed onestà deve sempre e comunque condannare gli atti di bracconaggio e dopo verifica dei vari casi, anche accettare azioni repressive nei confronti di chi si prodiga in questi, ma nel contempo, penso che dovrà essere fatta una forte pressione sul legislatore per far capire che qualora volesse veramente porre in essere le modifiche di cui sopra, si debba anche adoperare per attuare una norma di buon senso, inevitabile e necessaria, che preveda di distinguere con estrema chiarezza, l’atto illecito colposo da quello premeditato ed intenzionale.

Non sarebbe accettabile, come irragionevolmente il testo vorrebbe, condannare colui che si trova a caccia alle tortore e per un semplice errore colpisce una tortora dal collare, oppure tirando ad un branco di colombacci per errore possa colpire una colombella, o ancora colpire una tordela durante una battuta di caccia alle cesene. Semplici e fatali circostanze di cui nessuno  può eserne immune.

Atti involontari che non possono dare ad un onesto cittadino l’appellativo di bracconiere e per questo condannarlo ad una pena pesante o addirittura irreversibile, qualora ci si ritrovasse sfortunatamente implicato.

I tempi sono fortemente cambiati, la società, la scienza e prima di tutto la natura reclamano una caccia svolta in forma sostenibile e coscienziosa e noi, se vogliamo appartenere alla schiera di onesti e consapevoli cacciatori, non possiamo esimersi nel condividere una ferma condanna verso atti di bracconaggio perpetrati con piena premeditazione, ma al contempo, dobbiamo esigere da chi sarà incaricato a scrivere o modificare le leggi, elevata onestà intellettuale e grande buon senso nei confronti di coloro che con le cattive azioni non hanno niente da spartire.

La caccia passata, presente e futura, è fatta di storia e di cultura e muove tradizioni venatorie, arti culinarie, usi e costumi dei vari luoghi. Modi di vita antropologici quasi da tutti amati ed apprezzati e non è giusto che per combattere chi è bracconiere, si vada a colpire contesti culturali fatti di buoni principi e sani valori da trasmettere anche alle future generazioni.

Terfiro

Cliccando sulla voce sotto, si ha la possibilità di consultare tutto il fascicolo del Piano Bracconaggio approvato dal Consiglio dei Ministri scaricando il PDF.

 

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