Perché i biologi si sporcano le mani

A saperle leggere, le feci sono un libro aperto sull’ ecologia animale. Per i ricercatori, un tesoro in tutti gli ambienti e a tutte le latitudini. E grazie ai progressi della genetica, è possibile studiare lo sviluppo e la diffusione di una specie
La maggior parte dei mammiferi ha abitudini di vita elusive, spesso notturne e difficilissime da osservare direttamente. Prima di inventare e applicare costose soluzioni tecnologiche come radiocollari, fototrappole, termocamere e visori notturni, ci siamo dovuti accontentare di studiare i nostri animali seguendo tracce su fango e neve e esaminando i resti di predazioni. Ma il vero scrigno di informazioni, per di più facilmente accessibili allo studioso, è un altro, e ci si può contare in tutti gli ambienti e a tutte le latitudini. Sono le feci che, per nostra fortuna, tutti gli animali lasciano con regolarità:, a saperle leggere, sono un libro aperto su tanti aspetti della ecologia animale.

Prima della crescita delle tecniche di analisi genetiche, le feci ci davano già informazioni dettagliate sulla dieta degli animali: ancora oggi, basta esaminare il contenuto delle feci a occhio nudo o con l’aiuto di un microscopio e possiamo riconoscere le specie (animali e vegetali) che sono state mangiate dai resti sminuzzati che passano il tubo digerente senza essere del tutto distrutti. Peli, ossa, unghie, resti vegetali, tutto il menu del nostro animale è scritto con chiarezza. Certo, la dieta non ci dice come l’animale si sia procurato quel cibo, se trovandolo già morto o predandolo, ma comunque è già un bel passo avanti per capire la ecologia alimentare di una specie.

Da dove e come gli escrementi sono stati deposti ricaviamo utilissime informazioni sul comportamento dell’autore delle feci, soprattutto nelle specie territoriali e sociali che usano gli escrementi come avvisi di proprietà della loro area privata. Ma è l’arrivo della genetica e delle sue formidabili tecniche ad ampliare in maniera straordinaria quantità e qualità dei dati ricavabili dalle feci. Nel passare attraverso l’intestino di un animale, le feci portano via una quantità sufficiente di cellule della parete intestinale da fornire una quantità di DNA utile ad identificare la specie, il sesso, l’individuo stesso che ha deposto quel particolare escremento. Questo dato ci permette non solo di attribuire con precisione l’escremento al suo autore, ma anche di applicare, attraverso un piano di campionamento ad hoc, una serie di tecniche di stima di abbondanza e densità delle popolazioni basate sul riconoscimento dei singoli individui, le cosiddette tecniche di cattura-marcatura-ricattura. In questo modo, ad esempio, si sta svolgendo la prima stima della popolazioni di lupo in Italia coordinata da ISPRA.

Tecniche più recenti e sofisticate di genetica e genomica permettono di studiare struttura delle popolazioni, la loro evoluzione, le parentele e le eventuali ibridazioni, sempre e solo dalle feci. Non c’è più bisogno di catturare gli animali, prelevare sangue o altri campioni, solo di avere campioni di feci fresche e ben preservate. Dall’esame del DNA delle feci di quella che si credeva una specie singola si è scoperto, in più di una occasione, che in realtà si trattava di più di una specie: animali apparentemente identici nella morfologia esterna, di fatto appartenevano a sottospecie o specie diverse e ben separate. Anche grazie a queste tecniche il numero di specie di lemuri in Madagascar è quasi raddoppiato in pochi anni, e così pochi giorni fa una specie di presbite (primati asiatici della famiglia dei cercopitecidi) è stata divisa in tre specie diverse, con tutte le immaginabili conseguenze sulle valutazioni del loro stato di conservazione.

E ancora, nelle feci si ritrova naturalmente anche il DNA delle specie mangiate e digerite. Anche se degradato e digerito quel DNA è sufficiente per segnalare la presenza di specie che forse ci erano sfuggite nella analisi dei resti al microscopio permettendo una analisi della dieta più accurata e dettagliata. Così stiamo studiando, ad esempio, la dieta di diversi branchi di lupo in Svezia che vivono diverse condizioni ecologiche nella diversità e abbondanza di prede.

Insomma, la ricerca e studio delle feci degli animali, lungi da essere una bizzarria o una curiosa deformazione professionale di biologi a corto di migliori dati, è un capitolo molto serio della ecologia animale, un passaggio obbligato per qualsiasi studente che voglia davvero capire chi è e come si comporta l’animale che sta studiando. Basta sporcarsi un po’ le mani.

https://www.repubblica.it/dossier/ambiente/biodiversita/2020/11/17/news/perche_i_biologi_si_
sporcano_le_mani-274610635/?ref=RHPF-BS-I270893213-P5-S2-T1

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