L’ADDESTRAMENTO PER LA CACCIA

Bene, siamo arrivati al punto in cui è necessario iniziare i nostri allievi al loro nuovo lavoro: essere i nostri ausiliari nella caccia al colombaccio. Diciamo subito che il lavoro che si richiede non abbisogna di grande addestramento, sempre naturalmente che siamo determinati ad usare la ribaltina.

A questo proposito voglio aprire una parentesi. I cacciatori del’adriatico, umbri e marchigiani hanno sempre usato il colombaccio sulla ribaltina. Questa scelta a mio avviso risponde a più di una esigenza: in primis far fare al colombaccio un lavoro che sia minimale, contando sul fatto che avere un colombaccio sull’attrezzo piuttosto che un piccione dà di per se garanzie di attrattività, e poi perchè attrezzi diversi, quali lo stantuffo o anche il rullo hanno necessità di un lavoro che io personalmente reputo non adatto al colombaccio e dirò perché.

Lo stantuffo prevede di sollecitare il richiamo verso l’alto per avere un ritorno ad ali aperte sul piattino. Se consideriamo che nemmeno tutti i piccioni sono in grado di fare un lavoro decente immaginiamoci un colombaccio;

Il rullo, potrebbe essere ottimo ma io vedo grandi difficoltà nell’assicurare il colombaccio all’attrezzo in maniera che questi non si possa rovinare il piumaggio.

Quindi anche se ho notizie di qualcuno che usa i suddetti attrezzi con un “certo successo” io propendo per la ribaltina senza se  e senza ma.

Ma allora, se abbiamo convenuto che il lavoro da fare richiede un apprendimento meno che modesto dove sono le difficolta? Prima di tutto si tratta di stabilire in quale maniera dobbiamo assicurare il nostro richiamo all’attrezzo ottenendo due risultati: comodità del soggetto e lavoro ottimale. Esistono scuole di pensiero che vanno per la maggiore e che affermano che il colombaccio “va legato corto” e questo per evitare che, sfrullando, come possono fare anche i piccioni, si rovini, di volta in volta, il piumaggio della coda. Altre motivazioni io non ne vedo perchè il colombaccio che tu hai posizionato sulla ribaltina è “figlio” tuo nel senso che ha un imprinting tale da essere sempre docile, immobile al sopraggiungere dei colombacci, insensibile al rumore dello sparo etc etc insomma un piccione. Se non è così abbiamo fallito nel nostro addestramento. Quindi passiamo allora ad esaminare la cosiddetta “legatura”.

Io ho visto numerosissimi sistemi, tutti validi ma per me allo stesso tempo non funzionali al “mio” modo di gestire il colombaccio.

Sebbene sia necessario abituarli, nella fase di svezzamento ad essere afferrati, con delicatezza, in caso di bisogno io trovo che questa pratica va limitata drasticamente pena avere un soggetto con il piumaggio non a posto.

Il perchè è di tutta evidenza, quel giorno al nostro gli girano le scatole, tu non sai perchè ma lui si, e allora non se ne sta buono buono nella tua mano, ma si contorce con tutta la sua forza che, vi avverto, è ben altra rispetto ad un piccione. Risultato? Penne e piume dappertutto, lui si arrabbia, tu pure e la frittata è fatta.

A questi proposito vorrei fare un “avviso ai naviganti”. Allevando il colombaccio, anche se  hai il c….o , pardon la fortuna di Gastone, vai certamente incontro ad una serie di insuccessi ai quali darai riparo, nel tempo, con l’esperienza, che però non basta mai. Quindi diffidate da chi vi dice che a lui va sempre tutto bene.
Allora dicevamo che è bene cercare di “maneggiarlo” il meno possibile e quindi spostarlo facendolo stare sulla tua mano.

Vi descriverò il mio sistema che potrà piacere o meno ma che ha  un’indubbio merito: funziona!!

Cominciamo con il dire che io adopero fascette di pelle morbida chiuse con un automatico. Le vende il  mitico Renzo a Poggibonsi, mai aperta una.

Al mattino assicuro alla zampetta priva dell’anello la fascetta alla quale, tramite un anellino, è assicurato un cordino da 1 mm, lunghezza diciamo 15 cm, che termina con una girella. Il colombaccio entra in cassetta da solo, e più avanti vi spiegherò la cassetta, e al momento dell’impiego non resta che alzare appena lo sportello, prendere la girella, assicurare un moschettone che è il terminale del solito cordino da 1 mm, lunghezza 50 cm per evitare strattoni bruschi   nel caso di involo, e che è fermato al mio polso con un cappio scorsoio. Poi si apre lo sportello, si invita il colombaccio a salire sulla mano, in piena sicurezza,e lo si dirige verso l’attrezzo dove lui salirà da solo.

Sul piattino è legata una girella da pesca a tre vie, con il vertice basso che affonda nell’occhiello a centro racchetta, e che è fissato con il solito cordino. Ai due bracci laterali vi sono due fascette di pelle morbida uguali a quella usata per la cassetta. Non resta che agganciare la zampa libera, poi sostituire la fascetta “di trasporto” con l’altra sull’altro braccetto. Più difficile a dirsi che a farsi.  Il tutto comporta naturalmente che l’attrezzo va fissato, per il tramite di un elastico o similia, al primo ramo utile.

Questo metodo risponde quindi a due esigenze: non si tocca il colombaccio, e lo si assicura all’attrezzo abbastanza “corto” perchè non si rovini e lavori bene rimanendo sempre a suo agio. Infatti la girella ruota sempre libera, a filo piattino, assecondando i movimenti del colombaccio. Mai visto un soggetto che si beccasse nervosamente le “calze” come  spesso fanno i piccioni, segno questo che non prova il minimo disagio.

Bene vi è ancora molto da dire e lo rimandiamo alla prossima puntata. ciao