La “leva” di Piero

Il regalo che avevamo ricevuto era fantastico!

Di ritorno da Roma, (Piero ed io eravamo stati protagonisti di una trasmissione televisiva dedicata alla caccia ai colombi) avevamo fatto visita ad Angelo, il quale, con uno slancio d’amicizia davvero straordinario ci aveva donato due splendidi colombacci, per giunta allevati a mano. A me toccò una femmina, tutt’ora viva e vegeta, sfornatrice di una gran quantità di uova puntualmente non covate ed altrettanto puntualmente accudite dalla balia di turno. Il mio amico ebbe in dono un altro bel colombaccio che già il giorno a venire faceva mostra di se, ben sistemato su di una invitante “leva” , nel suo appostamento.

Piero è sempre stato un cacciatore “purista”, uno di quelli che sparano solo dopo la posa dei colombacci; io, in quei lontani anni, cacciavo ancora al volo, unicamente al volo. Ecco che il mio colombaccio finì dritto in voliera, il suo a far da richiamo.

Normalmente, quando si ricevono amici in un appostamento attrezzato per la caccia a “fermo”, la prima raccomandazione che si rivolge agli ospiti è quella di ben memorizzare la posizione degli zimbelli. Fu così che Piero, anche quella mattina, mostrando con orgoglio le sue più belle querce posatore, ebbe bene a mente di segnalare le poste dei singoli richiami, vale a dire di tutti quegli “azzichi”, “zimbelli”, insomma delle “leve” , come diciamo noi in Romagna.

”State attenti a quella di “ritorno! Mi raccomando, è senza occhiali e non vorrei…” Quest’ultima raccomandazione, se possibile, fu più accorata delle altre, poiché rivolta nei confronti di quel bel colombaccio ricevuto in dono proprio la sera prima.

Fece giorno. Giorno schietto. Il mare di verde sul quale galleggia il capanno di Piero è straordinario: un simile anfiteatro è in grado di ospitare numerosi colombacci che vi trascorrono la notte: così che alle prime luci del giorno non è rado avere qualche buona occasione. Quel mattino lo spollo andò bene, proprio bene.

Arrivò poi il momento della prima colazione che, da Piero, equivale ad un pranzo; a quell’ora già partono i primi tappi … Poi, di nuovo a scrutare, a lanciare volantini, a sollecitare le leve. Dire che il colombaccio avuto in dono fosse bravo è poco: appena un leggero tocco ed eccolo sfarfallare, docile ed elegante assieme, così naturale nei movimenti: così colombaccio!

Di lì a poco, un bel branchetto di selvatici s’andò a posare ad un metro , poco più … proprio sopra la sua più bella leva. “ Prontiiii? ” Chiese il capocaccia con un filo di voce. “ Siii” Fu la risposta. Cuuu cuuu e … braaammmm!!! Alle grida di gioia per l’esito della sincrona scarica, ben presto s’accodò uno scorato lamento: “ a jò mazz la leva “… Proprio “quella” leva, quel docile, splendido, accattivante colombaccio, appena ricevuto in dono, stava bettendo gli ultimi colpi d’ala, penzolando dal suo piattino. A malincuore Piero raccolse le prede; ancor più mestamente rilevò il suo ex zimbello.

Il peccato fu fatto, ma del “peccator” ancor oggi, non si conosce il nome.

Rinaldo Bucchi