FORUM Club Italiano del Colombaccio

aldorin

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Risposta #22 il: 19/12/2018 - 15:11
ben detto Denis!
Condivido appieno, specialmente l'ultimo capoverso.... ma tutto il tuo ragionamento!

Denis

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Risposta #21 il: 18/12/2018 - 21:13
Scusami Badger, lo so che sarò fuori tema ma quando ci vuole ci vuole.

Il richiamo uso caccia, ovvio finché lo sarà, é autorizzato dalla leggislazione venatoria in diversi paesi d’Europa come lo è l’utilizzazione del fucile uso caccia ossia uso predazione del selvatico.
Vi sono intere regioni sia in Italia che in Francia dove l’utilizzo del colombaccio avviene da secoli.
Vedi tutto il Sud-ovest Francese, vedi Umbria e Marche in italia.
In Francia hanno saputo davvero diffendere le loro usanze e tradizioni venatorie come l’utilizzo delle reti verticali,  rimaste oramai solo 9 le PANTIERE ( palombières con reti verticali) riconoscuite ed autorizzate.
Erano 10 fino a qualche anno fa ma poi per problemi di gestione dell’impianto e del personale parre abbiano dovuto rinunciare a proseguire con questo tipo di attività venatoria impegnativa costosa e non facile.
Abbiamo poi sempre in Francia anche le Palombières quelle con reti orizzontali e non sono poche ( sono migliaia e migliaia  le Palombières con reti orizzontali ) dove lì vengono anche utilizzati i colombacci ammaestrati.
Tutte palombières con reti autorizzate e riconosciute perchè trattasi di caccia tradizionale secolare ed ancestrale ossia ereditata da generazione in generazione per secoli.
Ciò significa che lo sono le attrezzature, le modalità ed anche l’utilizzo del richiamo colombaccio.
I Francesi stanno e riusciranno a fare diventare patrimonio culturale le Palombières e qui in Italia si sta a giudicare/criticare l’utilizzo del selvatico come richiamo.

Allora, per quanto riguarda i miei intanto sono uccelli nati in voliera ( addiritura di terza generazione nati in voliera) e non presicci e lì sta già una enorme differenza anzi trattasi di altra cosa.
Se non avessi iniziato a detenere la prima coppia di colombacci nati anche essi in cattività tutti gli altri non sarebbero ne nati, ne vissuti in voliera e tanto meno fuori in libertà come dice Badger.
Una cosa è certa questo sì, che il colombaccio se pure nativo in voliera non é per tutti.

A proposito anche i cavalli migliaia di anni fa erano selvatici liberi come anche mucche ecc..
Equus caballus fu ottenuto dall'allevamento selettivo prolungato di molte sottospecie di Equus ferus in Eurasia.
Non mi sembra di vedere i cavalli ( Equus ferus caballus Linnaeus) fuggire dai recinti e correre da qualche parte alla ricerca di chi sa quale libertà.
Equus caballus fu ottenuto dall'allevamento selettivo iniziato migliaia di anni fa in Eurasia.

La domesticazione dei moderni bovini ha avuto inizio circa 10.500 anni fa in Iran, nel Vicino Oriente, in quell’area che si estende dalle coste orientali del Mediterraneo e della penisola arabica fino ai confini dell’attuale Iran, a partire da un piccolo gruppo di Bos primigenius e non mi sembra di vedere i greggi di mucche in libertà nei pascoli di tutto il mondo scappare dai recinti per correrre verso l’Iran a ricercare chi sa quale libertà.

Poi che qualcuno voglia criticare nell’attività venatoria l’utilizzo del richiamo (su qualsiasi selvatico) perchè può rendere più facile l’inganno del selvatico ( ma ciò non sempre è scontato) pùo essere anche accettabile ma che si vengano a scrivere le castronate che ho letto qui nel forum la cosa diventa veramente fuorviante nel sito del Club italiano del colombaccio.
Buona sera, Denis



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aldorin

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Risposta #20 il: 18/12/2018 - 18:21
Sarà l'età? Caro Badger, cari Amici ...
Si ... per me, almeno per me, come l'acqua del fiume leviga, smussa, arrotonda i sassi nel suo alveo, così il tempo che scorre contribuisce a cambiarci dentro.
Per non andare fuori tema (cosa vale la vita di un colombaccio) confido che secondo me la vita di un selvatico deve (dovrebbe) valere il ricordo dell'azione di caccia.
A volte si vedono "lenzuola" di colombacci stesi a terra, allineati e coperti, (come si diceva in ambito militare) per la foto della giornata, ma la vita di un singolo selvatico dovrebbe almeno valerne il ricordo, il singolo ricordo.
Se si spara troppo (quand'è troppo? Troppo a mio parere è il limite concesso dalla legge) difficilmente si riesce a ripassare mentalmente le fasi della singola azione di caccia. M'immagino d'essere cacciatore di beccacce (non lo sono mai stato) e provo a metabolizzare la ricerca del selvatico (l'incontro non è mai garantito), l'azione del cane e solo alla fine, solo alla fine lo sparo. Poi il cane che corre, recupera e riporta. Infine... la beccaccia tra le mani ... il tempo per pettinarla... rimirala... deporla nella "saccona". A mio parere (si badi bene a mio parere) la nostra caccia può avere una tempistica più o meno simile. Certo di colombacci ce ne sono a migliaia, se non milioni, pertanto diviene difficile osare un parallelismo con la beccaccia, ma se pensiamo che i selvatici occorre vederli per tempo, giocarli, attrarli a tiro giusto, colpirli, raccoglierli ed alla fine rimirarli, ricomporli e depositarli nella "moscarola" beh... ci accorgiamo che tutta questa liturgia dovrebbe (ripeto dovrebbe) permettere l'elaborazione mentale di singoli ricordi. Ricordi che poi ci aiuteranno ad affrontare la vita di tutti i giorni avendo arricchito la nostra anima. Ecco perché la morte di un colombo può tramutarsi in "vita" per noi. Oltretutto la morte di un selvatico (qualsiasi selvatico) acquista un enorme valore aggiunto nel momento in cui diventa una squisita pietanza da consumarsi in convivialità, con gli amici più cari.
Esistono tante tecniche di caccia. A me piace posare i colombi e se non riesco in questa non semplice azione di caccia non sparo. C'è una specie di patto tra me e "Loro". Riesco a "batterli" fino a portarli dove voglio io ... bene ho diritto di sparare un colpo, un solo colpo senza ribatterli al volo; non sono stato capace di posarli e "Loro" mi passano in volo ad un metro dalla testa ... è giusto se ne vadano al loro destino.
Tengo a precisare che non sono un cacciatore tradizionale komeinista che si sente professorone perché posa i colombacci e che lancia anatemi nei confronti di chi spara al volo. SIA BEN CHIARO! Ognuno si diverta come vuole, come più lo aggrada. Anche fare una bella coppiola al volo... mica è cosa da poco!!!
A me piace posarli, perché mi sembra di aver alzato l'asticella della difficoltà della mia caccia e perché sparando a fermo... e beh... di feriti ne faccio pochi.
Poi, non so... proprio non so... cosa mi riserverà il futuro (?). Spero di vivere ancora qualche stagione di caccia in salute, questo sì; sta di fatto che quando esco di casa per andare al mio capanno (50km ogni mattina, 50 km ogni sera) spesso mi sincero di avere il fucile con me ... senza il quale non avrebbe senso tutto quanto ancora oggi faccio.
Devo però confidare che se (come in Francia) fosse possibile cacciare col le reti... forse (dico forse) sposerei questa tecnica di caccia perché, sempre a parere personale, ancor più difficile...
Alla fine della tenzone... cosa ho voluto rappresentare con queste mie masturbazioni mentali? Semplicemente che quando ero giovane se non sparavo mi incupivo, insomma non mi divertivo. Ora che sono mezzo cotto ( non proprio vecchio) anche se non sparo un solo colpo mi diverto ugualmente. Il divertimento dipende in particolare dalla persona/persone con le quali divido l'azione di caccia e sparando a fermo questo aspetto della liturgia diventa essenziale. La posa la si vive in grande comunione di animo, la conta pure, ed andare a raccogliere i colombi subito dopo diventa un rito veramente condiviso. Un attimo che resterà per sempre nei miei ricordi. Ecco: questo è il valore che personalmente riservo alla vita di un colombaccio.
Badger! At salut neca mè.... azi, av salut tòt neca mè.       

Badger

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Risposta #19 il: 18/12/2018 - 11:02
Naturalmente ognuno è libero di avere le proprie idee e le relative convinzioni. Tutto e niente può essere portato sia a sostegno che come argomento a controbattere. Certo che si potrebbe anche dire che "quel" colombaccio se non ci fosse  stata la possibilità e l'intenzione di adoperarlo ai fini venatori forse non sarebbe mai nato o no? L'interazione tra l'uomo e il selvatico risale alla notte dei tempi vedi "cum avibus" testo sacro per la caccia con il falco.Pochi giorni fa ho visto un documentario meraviglioso sulla caccia nelle steppe del kazakistan con il nomade a cavallo e un aquila sul pugno guantato spettacolarmente bello.  E allora? Allora niente chi vuol esser lieto sia etc etc Io credo che ogni paese abbia le sue peculiari tradizioni venatorie e che queste discendano da abitudini e consuetudini consolidate nella cultura della caccia. Non si possono fare paragoni di sorta. In Gran Bretagna non si usano richiami vivi, ma si spara al coniglio di notte e al colombaccio sempre anche durante la nidificazione, negli USA anche qui niente richiami vivi ma sono stati loro per primi ad inventare ogni sorta di richiami elettromeccanici in special modo per gli acquatici, in Francia si usano ancora le reti (poco) per i colombacci e gli acquatici si cacciano durante la notte e quindi ancora e allora? E allora io credo che un selvatico o presunto tale perchè il colombaccio che fuggito, ti ritorna in voliera tanto selvatico non è più, che interagisce con l'uomo, ne diventa un ausiliare e per questo riceve le attenzioni che si possono quasi riservare a un proprio caro insomma, tanto disgraziato non è. Non vogliamo mica buttarla in vacca e cominciare a parlare di diritto animalista vero? Perchè non ci sto proprio. Caccia vuol dire rispetto del selvatico, amore per il selvatico, gioia per essere riuscito a farlo tuo perchè va considerato un premio importante.Un colombaccio non è MAI un numero in più almeno per me. Detto questo la caccia è la caccia, ovvero atto di predazione che risponde a pulsioni profonde da sempre insite nell'animo umano e se un vecchio cacciatore (anche se tanto vecchio io non mi sento, almeno in termini di potenzialità fisiche, visto che per adesso nel bene e nel male faccio ancora pari pari quello che ho sempre fatto da 50 anni a questa parte e magari forse i tempi di recupero sono un po' più lunghi, ma mi alzo ancora 5 giorni a settimana alle quattro, guido per duecento km e sto sul capanno, senza scendere mai, fino al consentito. Anzi recentemente proprio per assecondare questo fuoco che mi brucia dentro da quando aspettavo con ansia il ritorno di mio padre per contare gli uccelli, ho rimesso il fisico in tiro, sono dimagrito 7  kili e vado ancora in su come una scheggia) se un vecchio cacciatore, dicevo, diventa un po' sentimentale, perchè forse come dice lo sterminatore del medio appennino modenese ndr., l'età sublima le sensazioni ed i sentimenti,non vuol dire assolutamente che i parametri siano cambiati: la caccia è stata, è e sarà sempre la mia passione indomabile ed è fatta di sangue, sudore e polvere da sparo. At salut (sempre dal lessico del suddetto sterminatore)

giamp50

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Risposta #18 il: 17/12/2018 - 22:10
Ehh,
52 licenze, chi mai le avrebbe immaginate, più i 3-4 anni di prelicenza.
Quanti ricordi, quante avventure, quanti scampati pericoli, quanti errori, quanti rimbrotti dei familiari Cacciatori alle intemperanze giovanili dei primi tempi.
Ma anche quanti esempi da seguire e su cui riflettere.
Si, non l'avrei mai creduto 40-30 anni fa di poterlo diventare, eppure ora mi rendo conto di esserlo, vecchio. Ma sempre aperto alla filosofia delle cose ed a piegarmi, se il ragionamento me lo dice, a nuove idee e cambiare, non per pietismi puerili ma per piena ed anche, a volte, sofferta convinzione, senza avere l'ardire della titolarità della verità ma solo la convinzione della giustezza.

L'ho fatta un po' lunga, ma vorrei precisare alcuni miei pensieri onde evitare fraintendimenti.

Io sono fermamente e convintamente contrario all'uso di presicci per richiami.
Si, li ho avuti, li ho utilizzati, ne ho goduto del canto melodioso ma anche toccato dal tono struggente.
No, troppa sofferenza. Non si può. E questo proprio per averli utilizzati.

Non sono favorevole ma neanche condanno l'uso di specie selvatiche allevate come richiami ma, non capisco la decisione di mantenere in cattività individui oramai non più necessari in una condizione di cattività che, per quanto possa avere le sbarre di oro zecchino, genera sempre nell'individuo profonda tristezza ed un anelare continuo al libero volo.

Tutto qui, poi naturalmente ognuno ...

Posto di caccia

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Risposta #17 il: 17/12/2018 - 19:26
Grande Giamp parole che dovrebbero toccare il cuore di tanti sparatori,  sarà che anche io ho raggiunto 52 licenze  ma la penso proprio come te,  si dovrebbe consentire la caccia e sparare solo ad animali in sovrannumero o dannosi e rigorosamente a tiro, ma tente' le leggi sono quello che sono e gli uomini (quasi tutti) pure. Anche non avendo un capanno fisso ma facendo solo caccia con l'asta al nostro selvatico mi sono sempre rifiutato di mettere in gabbia un colombaccio proprio perche' è un animale selvatico e tale deve rimanere.
un saluto e Buon Natale a tutti

Carlos

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Risposta #16 il: 17/12/2018 - 10:02
La chiamerei "la sindrome del vecchio cacciatore".
Non ho mai allevato colombacci, ma il problema esiste ugualmente. Quel vago senso di smarrimento che ti coglie nel momento che raccogli e che è amplificato quando l'animale è ferito.
Personalmente questo accade meno se l'animale è integro, come fosse addormentato, più forte per animali arruffati e scomposti. Da sempre mio nonno mi ha insegnato a fare tutto il possibile per non rovinarli e poi  riporli con cura, quasi con una forma di pudico rispetto. Mi ricordo una volta, ero con lui ancora ragazzino, che per un sacco di tempo cercò la testa di una beccaccia staccata dalla fucilata, perchè una beccaccia senza testa non l'avrebbe portata a casa. Forse siamo tutti matti.

giamp50

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Risposta #15 il: 16/12/2018 - 21:27
Quando i fiumi divennero delle fogne e sconsigliabile cibarsi dei pesci smisi di andarci a pesca.

Quando mi resi conto delle gravi difficoltà di alcune specie smisi di sparargli.

Il prelievo è corretto solo quando esistono precise condizioni, ne più ne meno come il "prelievo" delle specie animali allevate:

-specie in salute e prelievo senza intaccare il capitale;
-spoglie utilizzabili per l'alimentazione umana;
-specie opportunista non utilizzabile ma in eccesso provocando danni ad altre specie o danni eccessivi alle produzioni agro Silvia pastorale;
-utilizzare sempre tutti i dogmi e le accortezze per evitare inutili sofferenze.

Questi sono i valori che mi permettono di prelevare specie selvatiche, ne più ne meno, come utilizzo e mi nutro di una specie allevata.

Un soggetto di specie selvatica, selvatico od allevato, ha sempre lo stesso DNA, quindi i suoi istinti, le sue più profonde ragioni di vita e pulsioni sono sempre le stesse, potranno essere parzialmente attenuate da imprinting artificiale e trattamento, ma sarà sempre la sua base istintiva che gli genererà sempre lo stato di prigioniero e quindi di profonda infelicità perenne.

Ripeto, meglio un giorno di LIBERTÀ che una vita di prigionia.

levante

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Risposta #14 il: 16/12/2018 - 20:26
Ho riletto il tuo post iniziale Massimo ...non c'è nessun pensiero sbagliato, nessuna tristezza ingiustificata ....ci sono sensazioni precise che come dice nei sui saggi Raffaele Morelli...vanno " guardate" e "ascoltate" ....è la nostra interiorità che vuol comunicare con noi....Sono pensieri che in alcuni arrivano con la maturità..io credo. Personalmente credo che la vita di un colombaccio abbia più di un valore e non sto ad elencarli.... riconoscere questi valori per me vuol dire sparargli solo a tiro utile, fare di tutto per recuperarlo, assolutamente cibarsene o farne dono. In mancanza di tali presupposti meglio stare a casa. Un saluto Levante

Denis

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Risposta #13 il: 16/12/2018 - 20:01
Allora, con una profonda riflessione e cercando non facilmente una convincente e soddisfacente risposta mi viene da dire che hai detto bene dicendo che si tratta di un momento di smarrimento ma subito dopo avere raccolta e deposta la preda uccisa subentra nuovamente nel nostro inconscio l'eterna necessità di confrontarsi con il selvatico la quale ci mette nuovamente in riga per la ricerca di una nuova conquista.
Ovvio se il selvatico è ferito forse ........ma badger che ci turbi a fare con un pensiero così profondo



Come lo scalatore che ha raggiunto la vetta della montagna ma che ricomincia di nuovo su un'altra montagna per l'eterno confronto e per una nuova conquista.
Forse ???'.... No non ci siamo come dicevo cercando una risposta convincente  e soddisfacente   forse???
Non facile definire quel momento....

Badger

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Risposta #12 il: 16/12/2018 - 18:53
Vi ringrazio della partecipazione, tuttavia mi sembra che siamo andati leggermente fuori tema: si è focalizzata la discussione sull'opportunità o meno di liberare i colombacci qualora si rinunci al loro uso quale richiamo venatorio. Ma io volevo invece sapere quali sentimenti agitano i vostri pensieri quando e qualora vi soffermiate sul valore della vita del colombaccio che avete appena raccolto, sempre che abbiate la fortuna di rinvenirlo ormai "pass away" (visto che giro di parole per non usare la parola morto?)ciao

levante

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Risposta #11 il: 16/12/2018 - 18:25
Enrico voleva partecipare alla discussione con questa foto e mi scrive:.....è  una mia vecchia foto, premiata, iscritta in National Geografic, titolata " mi scusi , mi aiuti ....dov'è la Signora Libertà ?" " Sorry,..help me ...where is Mrs.Freedom? " . La scattai al volo nello Zoo di Kyoto in Giappone più di 20 anni fa'.

Denis

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Risposta #10 il: 16/12/2018 - 14:42
Infatti, Levante, è quello che dico : Se viene a mancare quel filo di collegamento con il colombaccio la loro vera natura ritorna a gala. Solo che lasciarli al loro destino comporta sicuramente destinarli ad una vita breve ossia quella di un solo periodo di caccia chiusa anche se lasciati in una oasi.
Non credo che saranno i meno confidenti allorché attirati da uno zimbello visto che nel loro passato hanno vissuto l'attività di caccia senza problemi o tutt'al più sentito il fragore delle fucilate mai rivolte a loro.
Saluti, Denis

levante

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Risposta #9 il: 16/12/2018 - 14:24
Sicuramente in un rapporto giornaliero come hai tu Denis,  i colombacci allevati a mano sono ancor più docili dei piccioni ed è pur forte il legame tra uomo e selvatico. Ma prova a non frequentarli per un po' è la loro selvaticità verrà fuori tutta. Inoltre il dubbio di Badger.... che un colombaccio nato in cattività non trovi da mangiare, non ha motivo di essere in quanto il loro esagerato istinto ad alimentarsi di tutto non li farà mai morire di fame...a maggior ragione se poi si liberano in una riserva o area protetta dove ci sono altri colombacci. Voglio dire a scanso di equivoci che l'allevamento ti ogni specie animale è una cosa molto bella e affascinante ...in certi casi provvidenziale....avessimo ancora nelle voliere la Colomba Migratrice estinta un secolo fa...ora per quanto riguarda il colombaccio...visto anche che lo caccio...ho maturato l'idea di non tenerli più in cattività. Saluti Levante

Denis

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Risposta #8 il: 16/12/2018 - 01:44
Si cambia con gli anni.....anche se in primavera sentirei il desiderio di allevare ancora colombacci, gli ultimi che avevo li ho liberati....come mi ero ripromesso.
Non mi piacciono più i selvatici troppo addomesticati ....non vivono il loro vero ruolo.
Inoltre  la  profonda selvaticità del colombaccio del colombaccio, pur  nato in cattività.... lo porta a cercare una libertà che non conosce ma che sente e verso la quale vola via appena ne ha l'occasione  ....e basterebbe questo per farci capire di cosa ha bisogno.  Notte... un saluto Levante

P.S. I piccioni ben addestrati vanno benissimo, se escono dalla voliera fanno di tutto per rientrarci e sono a tutti gli effetti i nostri veri e affidabili "cani volanti"


Secondo la mia esperienza considerando che se allevato a mano dal settimo giorno e scappa o meglio se esce per errore nostro dalla voliera molto facilmente, e quasi sempre, ritorna dopo qualche giorno alla voliera. Direi che non sono portati a cercare una libertà che non conoscono ma piuttosto cercano, individuano il luogo e tornano per volere mantenere quel contatto con chi li ha allevati. Penso però nello stesso tempo a quel contatto giornaliero che non deve mai mancare.
C'è in un certo modo un filo che li tiene legati non alla voliera ma alla nostra presenza (anche se di poche decine di minuti giornaliere) e se questa presenza quotidiana continua viene nel tempo a mancare quel filo si rompe ed è probabile che a voliera aperta lui si accorga davvero di essere libero di andarsene senza volere tornare.
Buona Domenica a Tutti domani, Denis.