VEDIAMOCI CHIARO!

Immagine La denuncia presentata dall’Atc 8 nei confronti della Francia, che applica la Direttiva Uccelli cacciando tordi e beccacce oltre il 31 gennaio senza incorrere in procedure comunitarie, apre una serie di considerazioni circa le differenze tra i diversi paesi dell’Ue, in relazione non solo ai dati utilizzati per il calcolo effettivo delle migrazioni in base a dati aggiornati, ma anche, e soprattutto, alla parte più politica della regolamentazione della caccia. Ovvero gli accordi strappati sulle date di prelievo poi stabilite dal famigerato documento Key Concepts del comitato Ornis, che come sappiamo aveva componenti diversi per ogni paese (rappresentanti istituzionali, ambientalisti e venatori). In pratica la Francia, pur appunto non avendo una situazione molto differente dalla nostra, ha ottenuto tempi di caccia più lunghi, il che comporta che non deve argomentare e giustificare alcunchè ad ogni stagione, come invece sono costrette a fare le regioni italiane. I Key Concepts, inoltre, avrebbero dovuto essere aggiornati periodicamente, ma il documento nazionale è fermo al 2001. Perchè? Come chiunque può facilmente verificare, si evidenziano diverse incongruenze tra i paesi Ue. Come è possibile che tre paesi, Grecia, Italia, Spagna, ad esempio, che si trovano più o meno sugli stessi paralleli, per specie molto comuni registrano epoche diverse per i movimenti di migrazione prenuziale, di migrazione vera e propria e di inizio della nidificazione? Non sarà mica un’anomalia da collegare alla diversa sensibilità ecologista dei cosiddetti “ricercatori” che vi si sono dedicati ? Se così fosse, bisognerebbe ridiscutere tutto, anche alla luce del caos che si è generato a seguito del diktat Galletti, mossa chiaramente politica. Chi avrebbe il dovere di aggiornare i dati? Spetterebbe all’Ispra studiare e proporre al Comitato della Direttiva Uccelli un nuovo documento sui Key Concepts, sulla base di tutti gli studi scietifici disponibili, compresi quelli pubblicati dal mondo venatorio di recente. Già, ma evidentemente manca la volontà istituzionale per farlo. E se qualcuno è ancora convinto che Ispra non abbia un atteggiamento di chiusura pregiudiziale nei confronti della caccia si faccia avanti. Ma prima si faccia un’idea su ciò che accade all’estero.